Il passaggio più rilevante della lettera con cui la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen comunica che TikTok è sotto osservazione da parte delle autorità garanti dell’Unione è forse quello meno “istituzionale”. Il fatto in sé, infatti, non è nuovo e la lettera della Presidente costituisce, quindi, un passaggio politico, in asse con gli USA. La novità, piuttosto, risiede nella condivisione della lettera di Von der Leyen da parte del Commissario della Federal Communications Commission degli Stati Uniti, Brendan Carr.
NEW: The President of the European Commission, Ursula von der Leyen, confirms that #TikTok’s data transfers are under investigation & object of several ongoing proceedings.
This comes after concerns raised by Members of the European Parliament about data access from inside China https://t.co/aWlVl6hnXJ pic.twitter.com/dhOCojKKOW
— Brendan Carr (@BrendanCarrFCC) November 22, 2022
Il messaggio che arriva dal comunicato “condiviso” è un altro: e cioè l’alleanza strategica tra UE e U.S.A. nel contrasto a TikTok come strumento di ingresso delle società cinesi nel mercato occidentale, non solo inteso come piazza commerciale, ma anche come contesto sociale.
La lettera della Von der Leyen
Che la Presidente della Commissione europea faccia sapere che alcune autorità garanti (in particolare quella irlandese) stanno verificando la compliance della app TikTok è una notizia interessante, ma non per il contenuto.
Che la app di proprietà della società cinese ByteDance sia stata interessata, in più occasioni, da provvedimenti della autorità garanti per il trattamento dei dati personali europee – ed anche dal garante italiano – è un fatto notorio: lo è da almeno due anni.
Vero è che alcuni parlamentari europei avevano sollecitato un intervento della Commissione nei confronti di TikTok, ma il comunicato sembra comunque esorbitante rispetto a queste richieste.
La scelta della Presidente Von der Leyen, quindi, pare avere altre finalità rispetto alla semplice comunicazione istituzionale.
La condivisione su Twitter di Brendan Carr
La condivisione della lettera della Presidente Von der Leyen da parte di Brendan Carr è interessante per molti motivi.
Va ricordato, infatti, che anche il trasferimento dei dati da Ue a U.S.A. è considerato uncompliant con il GDPR, a causa delle numerose ipotesi di accesso delle autorità pubbliche statunitensi (in particolare agenzie di intelligence) ai dati degli utenti europei trattati da società con sede negli States (si pensi alle problematiche relative all’utilizzo di Google Analytics 3).
La questione, quindi, va oltre il trasferimento dei dati in Cina, posto che TikTok aveva anche reso noto il cambio di privacy policy sul punto, ad ottobre 2022, impegnandosi, step by step, a gestire la compliance con il G.D.P.R. e preparandosi, di fatto, all’entrata in vigore del DSA (Digital Security Act).
Il messaggio, quindi, è piuttosto l’alleanza tra Europa e Stati Uniti nel contrasto a TikTok come strumento di ingresso delle società cinesi nel mercato occidentale.
E per “mercato” non si deve intendere solo il contesto commerciale, ma anche quello sociale: TikTok è diventato il social più utilizzato al mondo ed il rischio è che possa essere utilizzato per influenzare ampie fasce di popolazione – in particolare i più giovani – per orientare l’opinione pubblica occidentale o per ingenerare comportamenti sociali di vario tipo.
Negli USA TikTok è utilizzata più di Google per la ricerca di informazioni in rete, con evidente rischio di disinformazione, a causa dell’algoritmo che regola il social cinese, che premia i feed più che il fact-checking.
I giovani si informano su TikTok: i pericoli della nuova tendenza
Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, società che ha manipolato i dati di Facebook per “pilotare” le elezioni presidenziali del 2014 a favore di Donald Trump ed il referendum britannico sulla Brexit, seguito, di recente, dalle problematiche di Twitter con il cambio di proprietà, nulla vieta che TikTok possa essere impiegato per finalità politiche.
Conclusioni
TikTok non è mai stata trasparente nella gestione dei dati dei minorenni – non è mai riuscita a chiarie come facesse a distinguere tra utente maggiorenne e minorenne – e nella politica di trasferimento dati all’estero (in particolare in Cina).
Problematiche simili, però, vengono registrate anche dagli altri social network, seppure in misura minore e con modalità meno impattanti sull’opinione pubblica.
Il DSA regolerà, una volta entrato in vigore, buona parte delle problematiche ora evidenziate con riferimento a TikTok: resta però aperto lo squarcio sulla diffusione dei social e sul loro impiego distorto, che difficilmente può essere prevenuto, se non con un diretto controllo delle autorità statali nei board delle società di hosting.
Questo, però, significherebbe sovietizzare il mercato digitale; l’alternativa, ora, è cercare di limitare i danni con interventi normativi e con ispezioni delle autorità garanti.