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Le Linee Guida Ue 2023 per la banda larga: ecco cosa cambia per l’Italia

Le nuove linee guida sugli aiuti di Stato per le reti a banda larga tengono conto dell’evoluzione del quadro tecnologico, di mercato e regolamentare che è alla base delle ambizioni del Digital Compass 2030. Gli elementi di novità, le semplificazioni introdotte, l’impatto sul nostro paese

Pubblicato il 19 Dic 2022

crisi telco

Dieci anni dopo la prima edizione, da gennaio 2023 entreranno in vigore le nuove linee guida sugli aiuti di Stato per le reti a banda larga.

Le linee guida definiscono il quadro dei criteri da adottare per la valutazione delle misure a supporto dello sviluppo delle reti di nuova generazione nei Paesi membri. I precedenti orientamenti erano coerenti con gli obiettivi dell’Agenda Digitale 2020, mentre la nuova versione tiene conto dell’evoluzione del quadro tecnologico, di mercato e regolamentare che è alla base delle ambizioni del Digital Compass 2030.

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Le novità 2023

Gli Orientamenti 2023 considerano il nuovo quadro di riferimento, ma anche le numerose esperienze maturate in questo decennio, che hanno visto l’Italia tra i Paesi protagonisti con le misure a supporto della banda larga e ultralarga. Di conseguenza, i nuovi Orientamenti rappresentano, di fatto, un aggiornamento, un’integrazione e un aggiustamento della versione del 2013.

L’obiettivo di fondo rimane quello di dotare l’Unione Europea delle più avanzate e capillari infrastrutture per le comunicazioni elettroniche, ma la prima esigenza è di garantire un ulteriore salto di qualità prestazionale, verso la Gigabit Society. Il secondo elemento di novità è invece associato all’integrazione degli obiettivi per le reti fisse e quelle mobili per garantire l’ubiquità dell’accesso alle reti a banda ultralarga. Infine, l’esperienza maturata ha evidenziato la necessità di chiarire alcuni aspetti e di porre una maggiore enfasi sul take-up dei servizi.

In particolare, gli elementi di novità sono riconducibili a cinque aspetti:

  • l’aggiornamento delle regole per le reti fisse;
  • l’introduzione di nuovi capitoli dedicati alle reti mobili e al take-up dei servizi;
  • la semplificazione per favorire l’applicazione degli Orientamenti;
  • l’integrazione di alcuni principi guida;
  • la definizione di una struttura di riferimento per la valutazione di impatto.

Verso la Gigabit Society passando dalle aree bianco-grigie

Mentre i precedenti Orientamenti traguardavano il superamento della soglia dei 100 Mbps in download (“reti ultraveloci”), l’obiettivo è quello di garantire il raggiungimento di 1 Gbps in download (e 150 Mbps in upload) in modo diffuso per le reti fisse e un salto prestazionale significativo anche per le reti mobili, anche in considerazione della pervasività applicativa delle ultime generazioni delle reti mobili.

Innanzitutto, permane la tri-ripartizione tra aree nere (2+ reti ultraveloci esistenti o previste), quelle grigie (1 rete) e bianche (nessuna rete ultraveloce prevista), ma viene introdotta un’ulteriore tipologia, vale a dire quella delle aree miste (“bianco-grigie”) per le quali è possibile ipotizzare sovrapposizioni fino al 10% con le aree grigie. L’effettiva applicazione di tale approccio appare però di difficile attuazione e la Commissione si riserva di “valutare caso per caso”…

La soglia del Gbps vale per le aree nere, mentre per le altre l’obiettivo è più flessibile ed è di “almeno triplicare la velocità della rete esistente” attraverso un ingente investimento infrastrutturale.

D’altra parte, vengono definite le condizioni per il salto di qualità sulle reti mobili, che sono state più recentemente oggetto di interventi per la realizzazione di reti di backhauling e nuovi siti. Anche in questo caso la formulazione delle condizioni per garantire il salto di qualità in termini di “disponibilità, capacità, velocità e concorrenza dei servizi mobili che posso favorire l’adozione di nuovi servizi innovativi” presenta evidenti gradi di libertà, anche se viene in soccorso il lavoro definitorio fatto dal BEREC (l’organismo delle Autorità di settore europee) sulle reti ad altissima capacità e un nuovo quadro di valutazione della compatibilità.

L’apertura al finanziamento pubblico si estende, infine, anche alle reti di backhauling, che sono state spesso l’anello debole delle precedenti misure e per le quali gli interventi ammissibili sono fondamentalmente orientati alla creazione di collegamenti in fibra ottica o che possono garantire prestazioni analoghe.

Non solo copertura, ma anche take up

Per evitare l’effetto “cattedrale nel deserto” la Commissione pone l’accento anche sulle misure per favorire l’adozione dei servizi, attraverso meccanismi che riducono le barriere all’adozione economiche, ad esempio il finanziamento dei canoni mensili, dei costi di set-up, di eventuali interventi di cablaggio dentro gli edifici, fino al contributo per l’acquisto degli apparati di accesso.

Vengono ipotizzate due modalità di intervento. La prima modalità riguarda i voucher “sociali” destinati a categorie di consumatori in condizioni economiche più svantaggiate (famiglie a basso reddito, studenti, etc…). La seconda è incentrata più in generale sui voucher per stimolare la diffusione dei servizi non solo presso le famiglie, ma anche le piccole e medie imprese. Nel primo caso l’intervento può riguardare anche larga parte dei costi ammissibili e non solo l’acquisto, ma anche il mantenimento dei servizi. Nel secondo caso il contributo copre solo una parte dei costi ammissibili (25-50%) e viene chiesto di dimostrare che le misure contribuiscano allo sviluppo di un’attività economica (prima condizione) senza alterare indebitamente le condizioni degli scambi in misura contraria all’interesse comune. In altri termini, deve essere dimostrato il “fallimento di mercato” nella diffusione dei servizi a banda larga. Inoltre, la durata dei voucher per la connettività non deve di norma superare i 3 anni.

In tutti i casi viene naturalmente confermato il principio della neutralità tecnologica delle soluzioni finanziate e la destinazione delle risorse ai clienti finali.

Semplificazioni e chiarimenti

La semplificazione del processo di applicazione delle linee guida passa essenzialmente dalle condizioni di accesso ai servizi all’ingrosso e dalla costruzione delle reti di backhauling. Per quanto riguarda i servizi all’ingrosso, l’ampiezza dei dell’offerta dipenderà dai diversi contesti territoriali, ma l’orientamento è quello di garantire servizi che vanno da quelli passivi (tralicci, cavidotti, fibra ottica, etc…) a quelli attivi, includendo sia i servizi bitstream che VULA (Virtual Unbundling Local Access). Allo stesso tempo, saranno i singoli Paesi (le Autorità nazionali) a decidere quali benchmark adottare per la definizione dei prezzi (cost-based, prezzi regolati, etc…). Viene anche semplificata l’analisi per la valutazione di eventuali reti di backhauling wholesale only, con il vincolo di dimensionare gli interventi in chiave a prova di futuro, per soddisfare le esigenze prospettiche.

Un’altra novità riguarda il processo di valutazione, che mantiene la struttura generale precedente (dalla mappatura e la consultazione pubblica, fino ai meccanismi di clawback e la rendicontazione), ma puntualizza alcuni aspetti. In particolare, viene definita in modo preciso la metodologia da applicare per una corretta mappatura, nonché posta una maggiore attenzione alla sincronizzazione tra la mappatura e l’avvio dei piani, così come agli orizzonti temporali rilevanti. Il processo di selezione deve anche comprendere dei criteri qualitativi riferiti all’impatto ambientale ed energetico. Inoltre, viene chiarito come l’infrastruttura finanziata possa essere ampliata con risorse private da parte di soggetti terzi. Infine, vengono chiarite le informazioni da inviare alla Commissione ogni due anni in merito sia allo sviluppo della copertura che al take-up dei servizi.

L’impatto sull’Italia

Cosa cambia per il nostro Paese? Di fatto, molto poco visto che la maggior parte delle novità trovano proprio spunto dalle luci e ombre dell’esperienza italiana e le ultime misure adottate in Italia sono state costruite sui criteri sopra richiamati. Tuttavia, da gennaio le informazioni rilevanti da comunicare alla Commissione saranno applicabili anche alle misure approvate in precedenza.

I prossimi appuntamenti riguarderanno la revisione della Direttiva sulla riduzione dei costi per la realizzazione di reti a banda larga, della Raccomandazione sull’accesso alle reti NGAN (Next Generation Access Network)e quella sugli obblighi di non discriminazione e le metodologie di costo per promuovere lo sviluppo degli investimenti nelle reti a banda larga, per finire con il quadro di riferimento per le analisi dei mercati rilevanti.

Nel frattempo, l’Italia è alle prese con l’avvio dell’ambizioso piano 1G per l’ammodernamento della rete nelle aree grigie e in particolare il superamento dello scoglio dell’annosa mancanza di dati affidabili sulla reale consistenza e natura degli indirizzi civici che sono alla base della pianificazione di rete. Sfortunatamente si tratta di un problema noto e annunciato.

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