Come può la pubblica amministrazione aiutare ad abilitare le aziende verso il mondo digitale? Tema per niente facile, in Italia confuso, tanto più che si sovrappongono un’infinità di competenze. Facciamo un esempio pratico: la formazione. Se ne occupano ovviamente le scuole tecniche, le Universita, i Master vari disseminati nei territori, aziende private, fondazioni, parchi e incubatori, se ne occupano gli enti preposti alla formazione riconosciuti dalle regioni, se ne occupano gli enti preposti alla formazione riconosciuti dallo Stato, le camere di commercio, i sindacati, e potrei andare avanti per qualche capoverso per quanti soggetti che in maniera troppo spesso sovrapposta erogano formazione, tema decisivo e strategico per riconvertire il sistema industriale italiano.
Altro che il tanto agoniato sistema duale dei nostri vicini tedeschi, dove si fa dell’altro, anzi la scuola-lavoro è una pratica quotidiana.
Gli apprendisti tedeschi, giusto per citarne una, normalmente, trascorrono dalle otto alle dodici ore la settimana a scuola, mentre il resto del tempo lavorano direttamente in azienda…!
Quindi punto numero uno, eliminare sovrapposizioni tra soggetti diversi, Stato/Regioni, vari corpi intermedi pubblici e privatistici.
Due: l’altra grande partita per le nostre aziende è: come sostenere l’innovazione! E qui, a costo di andare controcorrente, più che chiedere soldi o incentivi, io credo che la cosa più importante sia togliere le incrostazioni della burocrazia. Ce ne sono a tutti livelli e le scopri ogni volta che vuoi partecipare ad un bando, ogni volta che vuoi ottenere un certificato, ogni volta che eserciti un tuo diritto. Invece proprio il digitale ci insegna e ci deve servire proprio a saltare la burocrazia. Non a caso sono i grandi burocrati i primi oppositori del nostro mondo digitale, i cosiddetti grandi frenatori…
Tutto il resto, credetemi (chi è in trincea nell’impresa tutti i giorni lo sa bene) viene dopo: il supporto tecnologico, la cultura digitale, Digital Single Market, l’alfabetizzazione, sono assolutamente decisivi, ma se in questo Paese non riusciamo a creare humus fertile per favorire le imprese non avremo ne aziende old stile ne nuove start up e di conseguenza non avremo occupazione, reddito, crescita e tante altre belle cose che significano la “felicità del sistema”.
Al Governo dobbiamo chiedere di andare avanti senza remore nell’eliminare le sovrapposizioni tra competenze disparate per un verso e ridurre, fino ad eliminare, le incrostazioni burocratiche insite nel sistema stesso, semplificando (grazie anche al digitale) procedure e comportamenti.
In una parola, l’unica possibilità che io vedo, è anticipare i frenatori, accelerare più di loro, costruire il futuro con gioia, con coraggio, con entusiasmo, per ridare futuro e una nuova visione del futuro!