spionaggio elettronico

Palloni spia cinese, perché incombe una nuova guerra fredda

Questo tipo di sorveglianza rientra nell’ambito di Intelligence chiamata ELINT, ossia Electronic Intelligence, spionaggio elettronico tramite macchine. La Cina parla di incidente, in merito ai palloni spia abbattuti in Nord America, ma sembra poco credibile

Pubblicato il 07 Feb 2023

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab - Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference

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Un pallone spia di proprietà cinese è stato avvistato nei giorni scorsi sui cieli americani e dopo alcuni iniziali temporeggiamenti è stato abbattuto dagli Stati Uniti. Vediamo di cosa si tratta e quali ripercussioni potrebbero esserci sul rapporto, già critico, tra le due potenze mondiali.

U.S. downs suspected spy balloon

U.S. downs suspected spy balloon

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Spie cinesi sui cieli USA

Un pallone spia cinese è stato distrutto da un missile americano dopo aver sorvolato gli Stati Uniti per quasi una settimana. La prima reazione dell’amministrazione Biden alla scoperta del velivolo sui cieli americani è stata rimandare l’incontro in Cina che il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva con il presidente Xi Jinping proprio in questi giorni, spiegando che ora la priorità era la gestione di questo pallone spia e che la visita era solo rimandata in momenti migliori per un dialogo tra i due paesi, con l’invito di allontanare il velivolo dallo spazio aereo americano.

Un secondo pallone è stato poi avvistato sopra il Canada e messo sotto controllo dal North American Aerospace Defense Command Norad, e un terzo sull’America Latina.

Dal Pentagono, che ha individuato subito la natura del velivolo, sono arrivate rassicurazioni sul fatto che volasse al di sopra del traffico aereo commerciale, quindi non pericoloso per le persone a terra, e sulla protezione immediata delle informazioni sensibili a cui avrebbe potuto aver accesso.

La decisione dell’abbattimento non è stata tempestiva in quanto, essendo il pallone sopra aree popolate, avrebbe potuto provocare seri danni alla popolazione a causa della conseguente pioggia di detriti. Questo pallone aerostatico viaggiava ad alta quota, secondo quanto riportato dal Pentagono, esattamente sopra al Montana, sede di alcune basi nucleari USA, e pare che abbia proprio sorvolato la Malmstrom Air Force Base di Billings, uno dei tre campi di missili nucleari, anche se non sembrava comunque raccogliere informazioni che non potessero essere raccolte dai satelliti.

L’abbattimento è stato compiuto da due caccia della base aerea di Langley a circa sei miglia dalla costa della Carolina del Sud attraverso un missile Sidewinder nel momento in cui il pallone viaggiava ad un’altitudine tra i 60.000 e i 65.000 piedi e i detriti sono caduti in acqua.

La risposta della Cina e le conseguenze diplomatiche

Dalla Cina è stato espresso rammarico per l’accaduto, dato che si trattava di un semplice “aeromobile civile” a scopo di “ricerche meteorologiche e scientifiche”, che è finito fuori rotta per sbaglio a causa dei venti. Nella nota del Ministero degli Esteri cinese si legge che “si rammarica per il suo ingresso involontario nello spazio aereo statunitense per cause di forza maggiore.  La Cina continuerà a comunicare con gli Usa e gestirà adeguatamente questa situazione imprevista causata da forza maggiore”. Secondo, invece, un alto funzionario dell’amministrazione USA, si è trattato di un pallone di sorveglianza che doveva volare sui siti militari sensibili americani e canadesi e Pechino avrebbe potuto tenere sotto controllo la sua rotta.

Al rinvio della visita di Blinken in Cina, il Ministero degli Esteri cinese ha risposto che “In effetti, nessuna delle due parti ha mai annunciato che ci sarebbe stata una visita. È una questione statunitense aver fatto il loro ultimo annuncio e noi lo rispettiamo”.

Sull’abbattimento del pallone spia, secondo la Cina, la reazione degli USA è stata comunque eccessiva e potrebbe comportare ulteriori risposte da parte di Pechino. Il Ministero degli Affari Esteri cinese, in un comunicato, ha dichiarato che “Gli Stati Uniti insistono nell’uso della forza armata: è chiaramente una reazione eccessiva che viola gravemente le convenzioni internazionali […] La Cina difenderà con determinazione i diritti e gli interessi legittimi delle imprese coinvolte e si riserva il diritto di rispondere ulteriormente”.

Già dal governo Trump erano stati emanati divieti per la Cina di accedere a tecnologie avanzate e si erano verificate attività militari intimidatorie intorno a Taiwan, ricordiamo nello scorso agosto le esercitazioni militari su vasta scala intorno all’isola che Pechino ha messo in piedi, violando le regole Onu che vietano la violazione delle acque territoriali, durante la visita della presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi e l’attacco cyber alla catena di supermercati 7-11 di Taiwan, ai siti web governativi appartenenti all’ufficio presidenziale, ai ministeri degli Esteri e della Difesa e a infrastrutture, fino ad arrivare agli schermi delle stazioni ferroviarie.

Errore o intenzione?

Secondo il Pentagono, la versione cinese che parla di errore di rotta non è plausibile per le dimensioni del pallone, per il cambiamento di rotta, che dimostra la capacità di manovrare del velivolo, per il posizionamento proprio sopra i silos del Montana che contengono 150 missili intercontinentali americani. La presenza, poi, di altri due palloni sospetti, conferma ancora di più la tesi americana.

Funzionari americani hanno riferito anche che già in tempi passati, con Trump al potere, la Cina aveva fatto uso di palloni spia e probabilmente la denuncia è arrivata solo adesso che uno di loro è stato trovato proprio a sorvolare una base missilistica e in un momento delicato dal punto di vista dei rapporti tra USA e Cina, probabilmente con intenzioni precise utili a servizi segreti e politica.

 

Una nuova guerra fredda?

I colloqui rinviati dovevano servire a testare l’apparente desiderio della Cina di ridurre le tensioni bilaterali e a far sentire a Xi come Biden considera i principali nodi nella relazione. Tra questi, il sostegno americano a Taiwan, gli sforzi dell’amministrazione Biden per limitare l’accesso della Cina a tecnologie avanzate ad uso militare e il sostegno della Cina alla guerra della Russia in Ucraina.

Secondo Daniel Russel, ex assistente del Segretario di Stato e consigliere per l’Asia dell’amministrazione Obama, ora all’Asia Society Policy Institute l’obiettivo era quello di evidenziare i comportamenti cinesi suscettibili di inasprire le tensioni e di suggerire azioni che potessero ridurle. Russel ritiene che i due Paesi si trovino in un territorio “inesplorato”, mentre cercano di raggiungere un nuovo equilibrio, bilanciando obiettivi e visioni del mondo spesso incompatibili con una profonda integrazione economica. Secondo Russel, il viaggio di Blinken doveva essere uno “sforzo non scherzoso per guidare Xi attraverso la nostra politica, piuttosto che lasciarlo con qualsiasi interpretazione distorta che possa ricevere dai suoi servizi”. Russel spera che la visita possa essere riorganizzata al più presto.

Anche alcuni studiosi cinesi sperano che i colloqui vengano riprogrammati. Da Wei, direttore del Centro per la sicurezza e la strategia internazionale dell’Università Tsinghua, insiste sul fatto che la Cina vuole stabilizzare le relazioni con l’America. Oltre a evitare i conflitti, la Cina cerca normali legami commerciali e scambi di persone, afferma il professore. E sfida gli analisti occidentali che pensano che la Cina stia conducendo un’offensiva di charme perché rimpiange le sue precedenti politiche di linea dura. Secondo lui, invece, la Cina stava aspettando che l’amministrazione Biden fosse pronta a impegnarsi, una volta che l’America si fosse sentita più forte all’interno e più sicura dei suoi alleati. Da Wei vede in quest’anno una finestra di opportunità per i colloqui, prima delle elezioni americane del 2024. Ripone caute speranze in funzionari “ragionevoli”, dirigenti d’azienda e accademici di entrambe le parti che cercano ancora di cooperare. Ma ha visto pochi segnali di una gestione efficace della crisi del pallone da parte dei due Paesi. “Sia in Cina che negli Stati Uniti ci sono ancora persone che lavorano per relazioni bilaterali stabili, ma sono una minoranza”, teme.

Una nuova guerra fredda sarebbe diversa dalla prima. L’America e l’Unione Sovietica facevano pochi affari tra loro. Al contrario, gli scambi commerciali tra Cina e America ammontano a circa 2 miliardi di dollari al giorno. E tuttavia, gli scambi commerciali non sono più quel viatico di comprensione reciproca che erano prima.  In primo luogo, i politici americani sono sempre più diffidenti nei confronti degli investimenti cinesi in settori che vanno dall’alta tecnologia ai terreni agricoli. Nel 2020 le imprese di proprietà cinese hanno impiegato solo 120.000 lavoratori in America, in netto calo. Da parte loro, i capi del Partito Comunista definiscono i sospetti americani “isteria anticinese”.

La strada per un dialogo è in salita, soprattutto ora; ma non è preclusa.

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