digitale e democrazia

Il voto elettronico può riavvicinare gli italiani alla politica? Ecco i pro e i contro

La digitalizzazione del voto potrebbe estendere il pieno godimento dei diritti civili e della democrazia e contribuire, dunque, a favorire l’accessibilità ai seggi e a riaccendere la fiammella della passione tra gli elettori. Il sistema necessita però di un’infrastruttura di cyber security efficiente. Il punto

Pubblicato il 06 Mar 2023

Maurizio Pimpinella

Presidente Fondazione Italian Digital Hub

Flat 3d isometric businessman hand putting voting paper into ballot box that come out from laptop monitor. Online voting and election concept.

Il diritto al voto è senza dubbio la più alta manifestazione di democrazia e di esercizio della cittadinanza che ci viene riconosciuto dalla Costituzione. Chiaramente, trattandosi di una scelta non condizionabile, ogni cittadino è libero di esercitarlo meno, ciò nonostante, è compito del legislatore pubblico creare tutte le condizioni necessarie affinché non si creino disparità nell’accesso a tale diritto.

Come noto, già con lo scoppio della fase acuta della pandemia, tra le altre libertà, avevamo rinunciato anche a qualche porzione di sovranità, accettando di posticipare alcune elezioni locali in attesa di tempi migliori ma sembra tuttavia che questo ed altri vulnus si siano ormai insidiati nell’affezione degli italiani nei confronti del voto. Un’affezione, peraltro, già di per sé ben poco salda se pensiamo che, al di là di sporadici eventi, nell’ultimo decennio abbiamo dovuto spesso fare i conti con dei dati in costante decrescita.

Voto elettronico, il gioco vale la candela? Ecco perché i rischi superano i vantaggi

Elezioni regionali, il vincitore è l’astensionismo

I deludenti risultati elettorali relativi all’affluenza delle due elezioni regionali delle scorse settimane – in cui tra l’altro ha votato solo un avente diritto su tre – in Lazio e Lombardia sono fortemente significativi e andrebbero analizzati in profondità. Certamente, come accennato, una componente rilevante nella spiegazione di questi dati va ricercata nell’ormai tradizionale allontanamento degli elettori dalla politica, non solo quella attiva (oltre al risaputo ridotto amore nei confronti di organi locali come le regioni), così come una qualche influenza sarà stata esercitata anche dall’arrivo di un fine settimana di tempo stabile dopo il freddo dei giorni che lo hanno preceduto.

I vantaggi della digitalizzazione del voto

Eppure, ferme restando queste componenti, sono sempre più fermamente dell’idea che la digitalizzazione del voto potrebbe contribuire sia a favorire l’accessibilità ai seggi sia a riaccendere in qualche modo la fiammella della passione tra gli elettori. Durante proprio la due giorni elettorale ho visto, sentito e mi sono stati riportati di numerosi casi in cui – per vari motivi – l’accessibilità ai seggi non era stata garantita a tutti e allora ho semplicemente pensato come sarebbe stato più facile poter votare da casa propria o con una maggiore capillarità territoriale in sedi di raccordo di prossimità. Sono stati, infatti, numerosi i casi in cui anziani, ammalati ma non solo che hanno avuto difficoltà a raggiungere il seggio elettorale, che in molti casi, tra l’altro, distava diversi chilometri dalla loro abitazione, a differenza dal solito. Il risultato è stato che anche quelli che avrebbero voluto votare sono stati impossibilitati a farlo o, in altri casi, sono stati fortemente disincentivati avendo – per così dire – dalla loro la scusa per essere pigri e non uscire di casa.

Ricorrere al voto digitale permette, di fatto, di estendere il pieno godimento dei diritti civili e della democrazia a chiunque ne abbia effettivo diritto e queste elezioni amministrative, caratterizzate da un fortissimo astensionismo, hanno poi evidenziato un fattore su cui l’e-voting potrebbe incidere facilitando numerosi aspetti logistici dei votanti, riducendo anche i costi in termini economici e di sostenibilità per lo Stato e per l’ambiente. Tra l’altro, sia che si tratti di una pandemia sia, della neve o persino delle difficoltà del singolo elettore, il voto elettronico permette di dare seguito al processo democratico senza che questo venga in alcun modo “congelato”, ciò che (ma non è ovviamente il caso dell’Italia) si eviti anche una sorta di commissariamento della politica.

I pericoli che frenano il voto elettronico

Se però il voto elettronico può rappresentare l’esaltazione della democrazia, i potenziali pericoli ad esso collegato possono invece essere un ostacolo al suo sviluppo, in particolare in un periodo come quello attuale caratterizzato da numerosi attacchi cibernetici. Avviare un tale sistema necessita di un’infrastruttura di cyber security efficiente anche perché i tre elementi che compongono il voto: libertà, segretezza e non manipolabilità devono essere sempre garantiti, e questo a prescindere dal luogo fisico presso il quale viene effettivamente espressa la preferenza dell’elettore.

Dobbiamo però accogliere questa come l’opportunità che è senza lasciarci, invece, scoraggiare dalle possibili difficoltà. In Europa, sono ancora rarissimi i casi in cui il voto elettronico è effettivamente utilizzato (tra questi si ricordano alcune votazioni minori in Germania, Regno Unito e per un certo periodo in Norvegia e Olanda). Non possiamo considerare un caso quindi che l’unico Paese in cui questo sistema abbia goduto di una certa diffusione – pur a macchia di leopardo – sia l’Estonia, uno dei paesi europei di punta per l’e-government.

In Italia, così come quando si parla in generale di digitale, l’accoglienza dell’argomento è spesso piuttosto tiepida, se ne parla tanto ma di progetti concreti ce ne sono ancora pochi (se si escludono poi anche le poche iniziative cui non è stato effettivamente un concreto seguito): eppure il voto digitale, magari basato su un avanzato sistema di DLT o su una delle già efficienti reti distributive a nostra disposizione, sarebbe davvero anche un potenziale vettore di digitalizzazione per il Paese assieme allo sviluppo dell’identità digitale di cui tanto si sta parlando recentemente e alla diffusione dei pagamenti elettronici.

Conclusioni

Le tecnologie potenziali su cui lavorare che possono ridurre costi, migliorare l’efficienza e contrastare l’astensionismo già ci sono, ora tocca alla politica (e a chi possiede competenze tecnico-normative) fare il resto per avviare i progetti e attrarre le persone alle urne, anche con una proposta politica accattivante e magari orientata verso un approccio più aperto verso le novità tecnologiche.

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