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Il cyberbullismo si combatte nel metaverso: il progetto del Piemonte

I ragazzi e le ragazze che subiscono aggressioni difficilmente denunciano, spesso per via della vergogna di non essere riusciti a farsi rispettare. Per questo la Regione Piemonte sta sperimentando lo “Sportello contro il cyberbullismo” nel metaverso. Come nasce e gli obiettivi

Pubblicato il 30 Mar 2023

Maurizio Gomboli

Responsabile Marketing e Comunicazione CSI Piemonte

metaverso

Siamo ormai sempre più abituati a sentir parlare di metaverso, non solo nel settore ludico, per il grande interesse suscitato nell’industria della moda, o anche nella realtà imprenditoriale di numerose aziende e professionisti. Ma non c’è un solo “metaverso”. Ci sono tanti metaversi, sia per quello che riguarda i settori di attività (ci sono piattaforme, appunto, per la moda, per il gaming, per il campo manifatturiero, per gli spettacoli e così via), sia per il numero di mondi virtuali a disposizione delle persone.

E anche la Pubblica amministrazione sta cominciando a guardare a questo universo, per l’offerta dei servizi ai cittadini. Come nel caso della Regione Piemonte.

Il futuro della PA nel metaverso: come cambiano i servizi e il nostro rapporto coi social

Perché il Piemonte punta al metaverso per contrastare il bullismo

Presto, si prevede entro la fine di quest’anno, ad esempio, ci sarà infatti anche uno spazio dedicato ai servizi virtuali pubblici piemontesi, che non si occuperà di far provare scarpe o vestiti e nemmeno di far intrattenere le persone on line. Ma anzi, in linea con lo spirito più genuino della pubblica amministrazione, avrà l’obiettivo di aiutare i soggetti più deboli a trovare supporto psicologico in un momento di difficoltà. Si tratta dello “Sportello contro il cyberbullismo”, che la Regione Piemonte sta sviluppando insieme al CSI Piemonte e all’Ordine degli Psicologi del Piemonte.

Il perché ci si stia lavorando lo spiega l’assessore all’Innovazione del Piemonte Matteo Marnati. “È importante che la pubblica amministrazione stia al passo coi tempi ed è fondamentale, anzi opportuno, che la stessa possa anticiparli in modo da essere sempre più vicina ai cittadini”, spiega Marnati. “L’obiettivo del presente e del futuro è che il cittadino possa utilizzare strumenti più innovativi possibile rendendo così i servizi più facilmente fruibili. Per arrivarci vogliamo partire dal “sociale” e mettere a disposizione dei più giovani proprio uno sportello dedicato a un serio problema che necessita di nuove soluzioni”.

I numeri del bullismo e del cyberbullismo

I numeri del bullismo e del cyberbullismo, infatti, parlano da soli. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, infatti, il bullismo colpisce il 15% dei ragazzi (20% nei bambini di 11 anni, 10% in quelli più grandi), senza differenze significative fra le regioni italiane. Mentre aumenta il cyberbullismo nella fascia 11-13 anni, grazie soprattutto alla diffusione sempre maggiore dei social (in primis YouTube, Instagram e TikTok).

Secondo i dati presentati dal Moige (Movimento Italiano Genitori) in occasione dell’ultima giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, inoltre, il 22% degli adolescenti rimane collegato alla rete per più di 5 ore al giorno ed è cresciuta la percentuale di minorenni che lo fanno senza alcun controllo genitoriale: dal 59% del 2021 al 63% del 2022. Il risultato delle interviste condotte parla chiaro: il 54% dei ragazzi è stato vittima di bullismo (44% nel 2020) e il 30% di cyberbullismo (23% nel 2020).

Realtà virtuale e metaverso per curare i disturbi dell’immagine corporea: le prospettive

L’intercettazione delle vittime

In tutti i casi uno dei problemi principali è proprio l’intercettazione delle vittime. I ragazzi e le ragazze che subiscono aggressioni difficilmente denunciano, spesso per via della vergogna di non essere riusciti a farsi rispettare.

I canali di relazione “tradizionali”, per esempio gli sportelli di ascolto a contrasto del bullismo e del cyberbullismo, presentano caratteristiche che in alcuni casi possono essere frenanti rispetto ai soggetti a cui sono dedicati. I ragazzi colpiti e/o coinvolti da queste violenze spesso dimostrano reticenza a presentarsi fisicamente e a esporre disagi che percepiscono come molto privati se non disturbanti. “Il metaverso quindi – prosegue Marnati – può essere uno strumento che li aiuta ad aprirsi e a raccontare cose che nel mondo reale non racconterebbero”.

Distaccarsi da sé ed essere ascoltati in un ambiente virtuale sicuro

Come ha spiegato lo psicologo Andrea Lazzara durante un recente convegno organizzato su questi temi da CSI, Regione Piemonte e Associazione Bullismo No Grazie (“Educare per prevenire: strategie di contrasto al bullismo e cyberbullismo”), “La realtà virtuale permette di entrare in un altro modo, è importante dal punto di vista psicologico. Si assume una identità transitoria, quella dell’avatar, che permette di distaccarsi da sé stessi e dalla propria sofferenza, favorendo il contatto”. I ragazzi che ne avranno bisogno, poi, saranno accompagnati in percorsi più strutturati.

Il tema dell’ascolto è fondamentale, come ha ricordato nello stesso appuntamento Fabio De Nunzio, presidente dell’associazione «Bullismo No Grazie». “Abbiamo incontrato in un anno e mezzo 35mila ragazzi e 10mila genitori. E abbiamo capito che c’è poco dialogo. I genitori parlano sempre meno con i propri figli e non conoscono i rischi che questi possono incontrare in rete”. Come nel caso delle cosiddette “challenge”, sfide ai limiti del rischio che possono andare dal mangiare cibi estremamente indigesti (“la patatina più piccante al mondo”) ad atti di vero autolesionismo, come pizzicarsi lo zigomo fino a provocare un ematoma (“la cicatrice francese”). Il tutto per riprendersi in rete e sfidare altri ragazzi, all’insaputa dei genitori.

Il metaverso per un nuovo dialogo con la PA

Dal punto di vista del business, invece, “il metaverso è un nuovo modello digitale in cui i grandi protagonisti del settore ICT, come Amazon, Apple e Facebook hanno investito finora enormi quantità di denaro”, aggiunge Pietro Pacini, Direttore Generale del CSI Piemonte. “Nel futuro potrà diventare anche il “luogo” in cui si metteranno a disposizione servizi a favore dei cittadini”. Sarà insomma un nuovo canale fra i tanti che oggi le persone hanno a disposizione per parlare con la pubblica amministrazione, cambiare il medico di base, pagare tributi o iscrivere i figli a scuola.

L’iter del progetto

In attesa che tutto questo diventi realtà, il primo step che verrà messo in pratica si rivolge ai ragazzi delle scuole superiori maggiori di 13 anni e vuole sperimentare uno spazio di ascolto in un ambiente virtuale sicuro, dai confini ben definiti e gestito da personale clinicamente specializzato. Gli aspetti che si stanno approfondendo al momento sono molti e, come si può intuire, tutti estremamente delicati. Il gruppo di progetto, infatti, ha attivato un tavolo dedicato agli aspetti legali, di privacy, sicurezza e compliance GDPR, aspetti fondamentali data la fascia di età coinvolta e la tipologia di servizio.

“Le tappe – conclude Pacini – sono serrate. Avviato ufficialmente lo scorso settembre, il progetto ha visto una prima fase di sperimentazione e set-up del servizio nel mese di marzo 2023, con la messa a punto degli ambienti tecnologici e delle modalità di gestione”.

Sarà quello il momento, per esempio, di coinvolgere un primo gruppo ristretto di ragazzi, selezionato dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte, con l’obiettivo del lancio del servizio verso le scuole per l’inizio del nuovo anno scolastico.

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