Il settore delle telecomunicazioni sta vivendo da diversi anni a questa parte una importante crisi generale dovuta ad un crollo generalizzato dei prezzi e dei ricavi: circa 10 miliardi di euro negli ultimi 10 anni. Nonostante ciò, gli investimenti degli operatori di settore sono stati costanti, 7 miliardi all’anno (di cui 3,1 miliardi circa solo TIM), a conferma della strategicità di un mercato che è il cuore della trasformazione digitale della nostra economia.
La crisi delle telco, le carenze della politica hanno fatto danni: ecco come rimediare
Indice degli argomenti
Le tlc di fronte alla tempesta perfetta
La necessità di interventi profondi a sostegno del comparto delle telecomunicazioni è chiara a tutti, a partire dalle istituzioni che a livello nazionale e comunitario hanno iniziato a ragionare su delle misure fondamentali riconoscendo la strategicità del comparto per il sistema Paese. Il Governo, in particolare, sin dal suo insediamento ha organizzato diversi tavoli per approfondire, con tutti gli operatori e con TIM, ciò che può essere fatto per rilanciare il mercato e competere al meglio con gli altri Paesi europei.
Bisogna considerare che il mercato domestico non ha eguali nel panorama europeo e mondiale: se nel resto d’Europa i prezzi sono calati del 16% negli ultimi 10 anni, in Italia questo calo è stato il doppio, con una flessione superiore al 30%. Ai trend negativi che già caratterizzavano l’andamento industriale, si sono aggiunti fattori macroeconomici esterni, legati, in primis, all’aumento dell’inflazione e, anche, alla guerra in Ucraina che ha e continuerà ad avere inevitabilmente impatti economici significativi anche sui paesi indirettamente coinvolti nel conflitto.
Come ha recentemente ricordato al Mobile World Congress di Barcellona il nostro Amministratore Delegato, Pietro Labriola, le telecomunicazioni si trovano oggi di fronte a una tempesta perfetta, con una situazione che va affrontata subito, in maniera efficace e con coraggio.
Quale cornice regolatoria
In questo contesto così complesso, la cornice regolatoria per le tlc è un pezzo fondamentale del puzzle da comporre per arrivare ad un eco-sistema digitale più bilanciato. Il contesto normativo e regolatorio deve adeguarsi alla velocità di evoluzione del mercato digitale e, per fare ciò, è necessario consentire il consolidamento del settore; incentivare il salto verso le nuove tecnologie; introdurre meccanismi per una contribuzione equa ai costi generati dalla crescita del traffico (su ogni rete tlc), attraverso il cosiddetto ‘fair share’ e consentire l’adeguamento dei limiti elettromagnetici ai livelli in uso negli altri Paesi europei, indispensabile per la realizzazione delle reti 5G. Abbiamo bisogno di condizioni di uguaglianza tra tutti gli operatori in termini di conformità e di applicazione paritaria delle leggi europee sulla sicurezza dei dati e sulla privacy. Infine, è indispensabile che anche il settore delle telecomunicazioni, in virtù dell’elevato consumo energetico, della sua strategicità e del servizio di pubblica utilità offerto, possa beneficiare delle agevolazioni previste per le società considerate energivore.
Regole privacy troppo stringenti
Se pensiamo alla gestione dei clienti, ad esempio, l’esperienza italiana non è paragonabile a quella di altri Stati, che sono decisamente meno regolamentati. Il nostro Paese, infatti, ha una normativa unica e particolarmente stringente che non consente di replicare le virtuose esperienze di altri. Prendiamo l’esperimento della compagnia indonesiana Teknomsel, che consente di attivare una sim prepagata da remoto. In Italia, in virtù della legge Pisanu, che prevede l’obbligo di identificazione del cliente, tale possibilità non è neppure ipotizzabile, se non modificando la norma. Più in generale, le regole sulle compagnie telefoniche appaiono essere più stringenti sulla privacy rispetto alle policy applicate in settori meno regolamentati, come quello delle applicazioni, con una conseguente limitazione delle possibilità commerciali per gli operatori di tlc.
Regole di concorrenza
Anche sul fronte della applicazione delle regole di concorrenza occorre tenere conto del contesto di mercato ed adeguare gli interventi in modo da consentire a questa industria di essere sostenibile. L’esperienza della fusione tra Wind e H3G e il contestuale ingresso del nuovo operatore, Iliad, ha dimostrato che l’arrivo del quarto operatore in Italia non ha determinato un significativo miglioramento delle condizioni di offerta per i clienti; invece ha certamente generato un abbattimento dei ricavi generali del settore contribuendo a determinare l’attuale insostenibilità dello stesso. A distanza di pochi anni, dunque, il risultato prodotto dall’intervento antitrust è che la qualità generale del mercato non è cresciuta e gli investimenti degli operatori sono sempre più a rischio. La stessa Iliad dichiara la necessità di aumenti dei prezzi e richiede interventi a sostegno del settore.
In altri casi sono state fatte scelte diverse: nei Paesi Bassi, a fronte della possibile fusione tra T-Mobile Olanda e Tele2 Olanda, la Commissione Europea ha scelto di lasciare sul mercato solamente tre operatori. Analoga esperienza si è avuta anche negli Stati Uniti dove nel 2020 T-Mobile US ha acquisito Sprint Corporations e si è passati da quattro a tre operatori nazionali. Quindi, anche per quanto riguarda il contesto italiano è auspicabile un maggiore consolidamento del mercato.
Conclusioni
In conclusione, è evidente come il mercato delle telecomunicazioni stia vivendo una fase di profonda trasformazione e i suoi confini siano ancor più indefiniti del passato. Una situazione del genere richiede interventi immediati e strutturali che rimettano al centro un settore vitale e strategico per il sistema Paese.