la fuga di notizie

La cyber guerra russa in Ucraina: attacchi ai satelliti Starlink, disinformazione

Centinaia di migliaia di profili fittizi per diffondere informazioni false sull’esercito ucraino e sugli effetti collaterali dei vaccini. Strategie di disturbo dei satelliti Starlink per interromperne il funzionamento e creare così problemi all’esercito ucraino. Sono le strategie emerse trapelate grazie al “Discord Leak”

Pubblicato il 28 Apr 2023

Davide Agnello

Analyst, Hermes Bay

guerra ucraina ue

Nelle scorse settimane, il Washington Post ha pubblicato dei documenti estrapolati dall’applicazione di messaggistica Discord dai quali sarebbero emersi particolari importanti, e inquietanti, sulle strategie russe per destabilizzare l’occidente e indebolire l’Ucraina e i suoi alleati.

Oltre all’acquisizione di maggiori capacità per veicolare campagne di disinformazione sulle reti sociali, il Cremlino starebbe cercando di sabotare l’accesso a Internet delle forze ucraine prendendo di mira i satelliti Starlink, soprattutto tramite il sistema Tobol.

Ucraina, perché i documenti USA sono finiti online? Tanti punti che non tornano

Come si muove la macchina della disinformazione russa

In particolare, sarebbero stati creati centinaia di migliaia di profili fittizi per diffondere informazioni false sull’esercito ucraino e sugli effetti collaterali dei vaccini.

Nelle discussioni su Discord, gli utenti russi di questi account si sarebbero vantati di essere stati rilevati solo nell’1% dei casi. Questa circostanza ha suscitato le preoccupazioni di ex funzionari governativi statunitensi ed esperti all’interno e all’esterno delle aziende dei social media.

Secondo Thomas Rid, studioso di disinformazione e professore presso la School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University, sebbene l’affermazione dell’1% possa essere fuorviante, questo dato dimostrerebbe che la Russia starebbe riuscendo ad eludere le misure di sicurezza adottate dalle piattaforme social.

Mosca sarebbe quindi diventata più abile nel diffondere le proprie opinioni a consumatori inconsapevoli rispetto al 2016, quando avrebbe combinato profili bot con propagandisti umani per cercare di influenzare il corso delle elezioni presidenziali statunitensi.

In base a quanto riportato dal Joint Chiefs of Staff, dal Comando Cibernetico e dal Comando Europeo degli Stati Uniti, le operazioni sarebbero coordinate dal Centro di Calcolo Principale per la Ricerca Scientifica (GlavNIVTs), il quale lavorerebbe direttamente per l’amministrazione presidenziale russa. La rete per la gestione della campagna di disinformazione è nota come Fabrika.

I lavori per il miglioramento di tale infrastruttura sarebbero iniziati alla fine del 2022; si ritiene inoltre che gli sforzi probabilmente miglioreranno la capacità di Mosca di controllare il proprio ambiente informativo interno e di promuovere le narrazioni pro-russe all’estero.

I bot impiegati sarebbero in grado di visualizzare, mettere “mi piace”, iscriversi ai canali, ripubblicare i contenuti, e manipolare il numero di visualizzazioni per far salire i contenuti nei risultati di ricerca e negli elenchi di raccomandazioni. In altri casi, Fabrika avrebbe inviato contenuti direttamente a utenti ignari dopo aver raccolto i loro dati, come indirizzi e-mail e numeri di telefono, dai database.

Gli obiettivi delle campagne di disinformazione

Gli obiettivi di questa campagna avrebbero incluso la demoralizzazione degli ucraini e lo sfruttamento delle divisioni tra i Paesi NATO.

Un documento, proveniente dallo stesso archivio di Discord, riassumerebbe sei campagne di influenza operative o pianificate per la fine del 2023 da una nuova organizzazione russa, il Centro per le Operazioni Speciali nel Cyberspazio. Tale gruppo starebbe prendendo di mira soprattutto gli alleati regionali dell’Ucraina.

Tra queste campagne ce ne sarebbe una progettata per diffondere l’idea che i funzionari statunitensi nasconderebbero gli effetti collaterali dei vaccini, con l’obiettivo di fomentare le divisioni in Occidente. Un’altra campagna avrebbe diffuso la notizia che il Battaglione Azov stia conducendo operazioni di rappresaglia contro gli abitanti del Donbass.

Altre notizie, rivolte a specifici Stati dell’area, sosterrebbero che la Lettonia, la Lituania e la Polonia vogliano rimandare i rifugiati ucraini a combattere; che il Servizio di Sicurezza ucraino stia reclutando dipendenti delle Nazioni Unite per portare avanti operazioni di spionaggio; e che Kiev stia usando manovre di influenza contro l’Europa con l’aiuto dell’Alleanza atlantica.

Un’ultima campagna intenderebbe rivelare le identità di presunti propagandisti ucraini.

I satelliti Starlink nel mirino

Tra le informazioni acquisite dal Washington Post sulla guerra ibrida condotta dalla Russia in Ucraina, ci sarebbe altresì un documento classificato dei servizi segreti statunitensi secondo cui il Cremlino starebbe cercando di sabotare l’accesso a Internet delle forze ucraine prendendo di mira i satelliti Starlink, soprattutto tramite il sistema Tobol.

Secondo uno studio di The Space Review del novembre 2020, l’infrastruttura per questo progetto sarebbe stata costruita presso una serie di strutture di localizzazione satellitare appartenenti al Complesso di Comando e Misura (KIK), gestito dal Ministero della Difesa.

Un documento ufficiale contenente un elenco di progetti di costruzione militare identifica Tobol come uno di una serie di “complessi di guerra elettronica per scopi spaziali”. L’appaltatore principale sarebbe stata la Russian Space Systems (RKS), un’azienda con sede a Mosca che svolge un ruolo di primo piano nello sviluppo di hardware per le stazioni di localizzazione satellitare.

Il contratto governativo per il Tobol-1 è stato firmato tra il Ministero della Difesa e RKS il 3 maggio 2012, ma ci sono indicazioni che il progetto potrebbe essere iniziato prima.

Nella revisione di una tesi di dottorato pubblicata nel 2013 si legge che il sistema è dotato di apparecchiature per il monitoraggio dei segnali dei satelliti di navigazione con l’obiettivo di proteggerli da “interferenze a banda stretta”. Inoltre, si dice che è in grado di determinare “la modulazione dei segnali di navigazione con un’accuratezza del 90% a un rapporto segnale/rumore di 30 decibel”. La revisione è stata scritta da Vladimir M. Vatutin, Direttore di un dipartimento all’interno della RKS e identificato come il progettista principale di Tobol.

Il jamming orbitale

Un’analisi dell’aprile 2023 della Secure World Foundation, un gruppo che si occupa di sicurezza e sostenibilità dello spazio, ha evidenziato che sarebbero emerse prove suggerenti che la Russia potrebbe pianificare una nuova versione o una modifica del sistema Tobol in grado di attaccare le trasmissioni satellitari straniere, anche agendo come un disturbatore di uplink per il GPS.

Nel caso dei segnali satellitari, il disturbo è spesso caratterizzato dalla presenza di segnali in uplink o in downlink.

Il jamming in uplink, o orbitale, si verifica quando un segnale di interferenza si rivolge direttamente al satellite. La maggior parte dei sistemi di comunicazione ha la funzione di nodo di rilancio che ritrasmette i segnali emessi da terra. Un’interferenza in uplink può avere origine ovunque all’interno del fascio dell’antenna di ricezione e sovrascrive il segnale, in modo che quello ritrasmesso dal satellite e ricevuto dagli utenti a terra sia composto da rumore indecifrabile. L’impatto può essere diffuso, in quanto tutti gli utenti che si trovano nell’area di servizio del satellite (il cosiddetto “footprint”) sono interessati.

Il jamming terrestre

Invece, il jamming in downlink, o terrestre, ha come obiettivo l’utente a terra, trasmettendo un segnale a radiofrequenza che sovrasta quello satellitare destinato ai ricettori in una determinata area. Nel disturbo downlink, il satellite non subisce alcuna interferenza, né gli utenti al di fuori del raggio d’azione del disturbatore.

Nel documento di cui è venuto in possesso il Washington Post, si descrive la conduzione di “un esperimento militare operativo della Russia per colpire il sistema di comunicazione satellitare Starlink sull’Ucraina con il Tobol-1 ” e si identificano tre località all’interno della Russia (una fuori Mosca, una vicina alla Crimea e un’altra nell’exclave russa occidentale di Kaliningrad) dove sarebbero stati condotti i test. Il centro da cui sarebbero state dirette le sperimentazioni si troverebbe vicino a Bakhmut, città dell’Oblast di Donetsk e teatro di pesanti combattimenti tra le forze russe e ucraine.

Secondo la valutazione dell’intelligence statunitense, gli esperimenti, lanciati a fine settembre, sarebbero dovuti durare 25 giorni. Il documento non dice tuttavia perché l’esperimento si sia protratto oltre, se Mosca abbia incontrato problemi o se l’operazione abbia avuto l’effetto atteso.

Sebbene il posizionamento dei complessi Tobol in tutta la Federazione Russa possa far pensare che siano utilizzati a scopo difensivo, i siti rilevati sono le strutture più vicine all’Ucraina, il che li renderebbe adatti a un’operazione offensiva.

Secondo Brian Weeden, Responsabile della Pianificazione dei Programmi della Secure World Foundation, la copertura di questi siti sembra avvolgere tutta l’Ucraina.

Malgrado possa risultare difficile disabilitare tutti i satelliti Starlink posti a copertura del Paese, Bart Hendrickx, un ricercatore amatoriale residente in Belgio che ha scoperto i documenti russi sul Tobol, ha affermato che interrompere anche solo alcuni di essi potrebbe creare seri problemi fra le truppe ucraine.

Ad ottobre 2022, le forze di Kiev avevano riferito di aver subito disservizi mentre si muovevano verso le posizioni russe durante le controffensive nel sud e nell’est del Paese. I funzionari avevano suggerito che SpaceX avesse limitato l’accesso a Internet in quelle aree per impedire ai russi di utilizzare il servizio.

Allo stesso tempo, erano state avanzate ipotesi secondo cui le interruzioni sarebbero state il frutto degli esperimenti russi con il Tobol o con altri sistemi di disturbo come il Tirada-2 montato su camion.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3