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Come migliorare le norme sugli investimenti verso PMI e startup

Il decreto è ancora in fase di discussione, pertanto questo è il momento di suggerire proposte operative. Un primo suggerimento potrebbe essere quello di aumentare l’importo percentuale di investimento detraibile per i Business Angel, i quali non godono di alcuna riduzione di imposizione fiscale in caso di cessione di partecipazione plusvalente, né hanno la possibilità di dedurre differenziali negativi rivenienti da una liquidazione, in caso di investimento non di successo

Pubblicato il 20 Giu 2016

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Incentivare gli investimenti verso le PMI e le startup attraverso la detassazione, così da aumentare l’innovazione e la ricerca e quindi la competitività del sistema produttivo italiano. Questo l’obiettivo che si prefigge il Governo con il decreto Finanza per la Crescita 2.0, annunciato pochi giorni fa ma non ancora diffuso. Le stime presentate affermano che l’esenzione da imposizione fiscale sui proventi conseguiti da privati che investono in strumenti di risparmio per finanziare l’economia reale porterebbe ad attivare risorse fino a 10 miliardi l’anno, da destinare alle piccole e medie imprese che hanno bisogno di capitali per fare ricerca e investimenti. Il risparmiatore potrà quindi scegliere di investire in prodotti finanziari dedicati ad investimenti in imprese e ottenere sgravi fiscali sul provento conseguito. Vantaggi anche per le società quotate: previsti sgravi fiscali per quelle aziende che decidono di acquisire e detenere per almeno tre anni una partecipazione (la quota dovrebbe essere non inferiore al 20%) in startup fondate da non più di cinque anni.

Il decreto è ancora in fase di discussione, pertanto questo è il momento di suggerire proposte operative, soprattutto per quanto riguarda le persone fisiche e giuridiche, che già godono di benefici fiscali mediante detrazione (deduzione, per le persone giuridiche) di una parte della somma investita dall’imposta dovuta. Come sempre l’Associazione IBAN è a disposizione per un confronto con i tecnici per trasferire l’esperienza empirica degli operatori sul territorio. Un primo suggerimento potrebbe essere quello di aumentare l’importo percentuale di investimento detraibile per i Business Angel, i quali non godono di alcuna riduzione di imposizione fiscale in caso di cessione di partecipazione plusvalente, né hanno la possibilità di dedurre differenziali negativi rivenienti da una liquidazione, in caso di investimento non di successo. Una seconda proposta riguarda le exit per i Business Angels: se si sostiene un mercato secondario fatto di co-investimenti pubblici e privati o investimenti del Venture Capital aziendale, si permette di ridurre il periodo di tempo per l’exit, aumentando le capacità di reinvestire risorse in nuove società e quindi accorciare la filiera degli investimenti. Siamo sicuri che il piano di Calenda sul riordino degli incentivi annunciato pochi giorni fa a Trento andrà sempre più nella direzione di aiutare le piccole e medie aziende, in particolar modo quelle innovative, ad aprirsi ai capitali degli investitori,E altrettanto incisiva potrebbe essere la proposta di detassazione delle plusvalenze, realizzate dalle persone fisiche o giuridiche mediante disinvestimento, qualora le somme incassate fossero reinvestite in una startup entro un ridotto arco temporale. In un momento in cui la Borsa non è più così conveniente, questa misura farebbe probabilmente convergere importanti investimenti, anche da parte di assicurazioni e risparmio gestito, verso le idee innovative.

Va inoltre incentivata la Filiera di Finanza che colleghi i Business Angel con il corporate venture capital, le aziende (in tutte le declinazioni dell’open innovation: outside-in, inside-in e coupled) e il capitale di debito. Oltre a incentivare e potenziare anche il ruolo delle Regioni e delle finanziarie regionali, con una regia centrale, nell’ottica di co-investimenti con privati. Da questo punto di vista ci sono già esempi di best practice in cui, grazie a finanziamenti europei dedicati alla ricerca e all’innovazione per la competitività delle PMI, partiranno percorsi formativi delle nuove generazioni e si potrà accedere a contributi e crediti specifici per la promozione della ricerca, dell’innovazione e della tecnologia oltre che a sgravi fiscali e a edifici pubblici dedicati alla nascita di start-up.

Misure a più ampio respiro riguardano l’aumento auspicato dei Business Angel nel prossimo futuro, attraverso campagne di promozione, informazione, reclutamento e formazione degli stessi, la costituzione di sindacati e network a livello europeo. E proprio ad un mercato Europeo i Business Angel devono puntare attraverso un passaporto europeo che favorisca gli investimenti transfrontalieri e chiedendo di uniformare i criteri e i requisiti per essere startup innovativa.

In ritardo ne approfitto per fare gli auguri a Carlo Calenda per il nuovo impegnativo incarico. Avrà già molti dossier sulla scrivania, ma confidiamo nella prossima pubblicazione dell’annunciato decreto sull’Industria 4.0.

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