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ChatGPT a scuola può fare bene: ecco come



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Dopo ChatGPT, la scuola non potrà più essere come prima. Ne sono consapevoli studenti e insegnanti. E questi ultimi, che negli Usa e nel mondo anglofono avevano alzato le barricate, ora stanno tornando sui loro passi

Pubblicato il 12 mag 2023

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



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Si continua a parlare di ChatGPT, tra divieti e blocchi, tra chi sostiene la sua rilevanza in molteplici ambiti, tra cui quello didattico e pedagogico, e chi ne declina i difetti e ne evidenzia minacce reali e potenziali. Un veloce sguardo alla cronologia degli eventi, da quando ChatGPT è apparso, a fine novembre del 2022, ad oggi segnala che a livello globale la risposta di scuole e università è stata rapida e decisa.

Infatti, pochi giorni dopo il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI il chatbot è stato ampiamente denunciato come uno strumento gratuito per la scrittura di saggi e l’esecuzione di test che rendeva evidente la facilità di imbrogliare nei compiti.

La stampa nordamericana dice che la Los Angeles Unified, il secondo distretto scolastico più grande degli Stati Uniti, ha immediatamente bloccato l’accesso al sito web di OpenAI dalla rete delle sue scuole. A gennaio 2023, i distretti scolastici di tutto il mondo anglofono avevano iniziato a vietare il software, da Washington, New York, Alabama e Virginia negli Stati Uniti a Queensland e New South Wales in Australia.

In Europa, diverse importanti università del Regno Unito, tra cui l’Imperial College di Londra e l’Università di Cambridge, hanno rilasciato dichiarazioni che hanno messo in guardia gli studenti dall’uso di ChatGPT per imbrogliare.

Dal panico al cambio di opinione

Il panico iniziale del settore dell’istruzione è dilagato: come comportarsi con ChatGPT, disponibile al pubblico tramite un’applicazione web, che è in grado di rispondere a domande e di generare blocchi di testo eleganti e ben strutturati di diverse migliaia di parole su quasi tutti gli argomenti che gli vengono richiesti? Oltretutto chi l’ha sperimentato o ne è diventato un utente frequente ha facilmente potuto verificare che ogni scritto breve o lungo prodotto è unico, anche quando gli viene riproposto lo stesso quesito, e altro dato significativo è che la sua paternità è quasi impossibile da individuare.

E tuttavia, a ormai a cinque mesi dal suo ingresso, le prospettive sembrano essere molto meno fosche. Come rivela il giornalista statunitense Will Douglas Heaven sulla rivista MIT Technology Review “ho parlato con diversi insegnanti e altri educatori che stanno rivalutando il significato di chatbot come ChatGPT per il modo in cui insegniamo ai nostri figli. Lungi dall’essere solo una macchina da sogno per imbroglioni, molti insegnanti ora credono che ChatGPT possa effettivamente contribuire a migliorare l’istruzione. I chatbot avanzati potrebbero essere utilizzati come potenti ausili in classe per rendere le lezioni più interattive, insegnare agli studenti l’alfabetizzazione mediatica, generare piani di lezione personalizzati, far risparmiare tempo agli insegnanti nell’amministrazione e altro ancora”.

E a dare conferma all’opinione dell’esperto della testata del MIT, c’è la presa di posizione di aziende di tecnologia educativa, come per esempio Duolingo e Quizlet, entrambe utilizzate da metà degli studenti delle scuole secondarie negli Stati Uniti, che hanno già integrato il chatbot di OpenAI nelle loro applicazioni, grazie anche alla collaborazione di Open AI con gli educatori per redigere una scheda informativa sul potenziale impatto di ChatGPT nelle scuole. Niko Felix portavoce di Open AI ha detto a Heaven che l’azienda ha consultato gli educatori e ha aggiunto: “crediamo che gli esperti di politiche educative debbano decidere cosa funziona meglio per i loro distretti e le loro scuole quando si tratta di utilizzare le nuove tecnologie e ci stiamo pertanto impegnando con gli educatori negli Stati Uniti per informarli sulle capacità di ChatGPT”.

E ugualmente sfidante è l’opinione di Richard Culatta, CEO dell’International Society for Technology in Education (ISTE), un’organizzazione no-profit che sostiene l’uso della tecnologia nell’insegnamento che sostiene “dobbiamo chiederci che cosa dobbiamo fare per preparare i giovani – gli studenti – a un mondo futuro che non è poi così lontano. È troppo presto per dire quale sarà l’impatto duraturo di ChatGPT: non è ancora in circolazione da un semestre intero. Quello che è certo è che i chatbot per la scrittura di saggi sono qui per restare. E diventeranno sempre più bravi a sostituire gli studenti in scadenza, più precisi e più difficili da individuare. Vietarli è inutile, forse addirittura controproducente. In un modo o nell’altro, l’intelligenza artificiale entrerà in classe. È fondamentale che lo facciamo nel modo giusto”.

Da quando a marzo 2023 OpenAI ha presentato GPT-4, l’ultima versione del modello linguistico di grandi dimensioni che alimenta il chatbot, le reazioni e il dibattito nel mondo nord americano sono di nuovo andate in escalation, soprattutto quando si è dimostrato che è in grado di superare l’esame di stato, ha superato vari test standardizzati di biologia, storia dell’arte, scienze ambientali, macroeconomia, psicologia, storia degli Stati Uniti e altro ancora.

Ritornare sui propri passi

In questi giorni il mondo dell’education negli Stati Uniti ha cominciato a ritornare sui suoi passi, come ci raccontano le testimonianze raccolte recentemente dalla stampa statunitense e le opinioni di docenti, educatori e responsabili dei dipartimenti di didattica e pedagogia, che potrebbero anticipare un’analoga riflessione a livello globale.

“La gente è andata nel panico”, ha affermato Jessica Stansbury, direttore dell’eccellenza nell’insegnamento e nell’apprendimento dell’Università di Baltimora, “come ogni istituto di istruzione superiore, qui e nel mondo, l’Università di Baltimora sta pensando e parlando dell’impatto dell’intelligenza artificiale sull’insegnamento e sull’apprendimento. L’AI, in particolare gli strumenti di generazione di testo a focalizzazione ristretta come ChatGPT, è una minaccia per le interazioni degli studenti con i loro professori? Qualsiasi cosa generata, o anche solo supportata, dall’AI è intrinsecamente un imbroglio? L’introduzione di questa tecnologia nei college e nelle università creerà il caos?”.

IA generativa, la scuola non può più essere come prima

E tuttavia, gli insegnanti hanno ragione a vedere la tecnologia come quella supportata dall’AI come un cambiamento di gioco. Modelli linguistici di grandi dimensioni come ChatGPT e il suo successore GPT-4, così come Bard di Google e Bing Chat di Microsoft, sono destinati ad avere un impatto massiccio sul mondo. È arrivato forse il momento di essere consapevoli che è sempre più necessario conoscere questa nuova tecnologia e cosa può rendere possibile.

Inoltre, i nuovi modelli linguistici di grandi dimensioni trasformeranno molti lavori.

Un’indagine condotta negli Stati Uniti su 1.002 insegnanti e 1.000 studenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni, commissionata a febbraio dalla Walton Family Foundation, ha rilevato che più della metà degli insegnanti aveva usato ChatGPT – il 10% di loro ha dichiarato di usarlo ogni giorno – ma solo un terzo degli studenti. Quasi tutti coloro che l’hanno usata (l’88% degli insegnanti e il 79% degli studenti) hanno dichiarato che ha avuto un impatto positivo.

L’affermazione che sintetizza i risultati dell’indagine fa riflettere e ciò che più colpisce è che la maggioranza degli insegnanti e degli studenti intervistati concorda con questa affermazione: “ChatGPT è solo un altro esempio del perché non possiamo continuare a fare le cose alla vecchia maniera per le scuole nel mondo moderno”.

Helen Crompton, professore associato di tecnologie didattiche presso la Old Dominion University di Norfolk, in Virginia, dice: “le AI hanno un grande potenziale per rivoluzionare l’istruzione. In un sistema che si concentra troppo sui voti e troppo poco sull’apprendimento, ChatGPT sta forzando un dibattito che è in ritardo. È da tempo che vogliamo trasformare l’istruzione, afferma e aggiunge l’esperienza ci dice che funziona bene per trovare ciò di cui abbiamo bisogno: ci fornisce altre idee di ricerca e allinea i risultati a ciò che stiamo cercando.”

Le quattro tendenze principali da tenere in considerazione

Crompton identifica quattro tendenze principali da tenere in considerazione rispetto alla rivoluzione tecnologica rappresentata da questo tipo di AI.

  • Valutazione: può essere utilizzata per generare domande a vari livelli e persino per creare domande che corrispondano al livello di abilità di uno studente e che aumentino o diminuiscano la difficoltà a seconda delle necessità, in modo personalizzato.
  • Previsione: può utilizzare i dati per prevedere una serie di argomenti, come i risultati e la soddisfazione degli studenti in un corso, e anche quello di critica.
  • Assistente AI: può fornire assistenza agli studenti durante le attività, come ad esempio dare suggerimenti, indicare i passi successivi e rispondere alle domande.
  • Gestione dell’apprendimento degli studenti: può fornire agli amministratori un’elevata funzionalità nell’analisi dell’apprendimento e nella progettazione dell’istruzione.
  • Supportare le esigenze degli studenti con disabilità e bisogni speciali: può contribuire, migliorando le capacità di trasmissione vocale del testo, la possibilità di comprendere meglio la tipologia dei messaggi che si sta cercando di trasmettere.

Inoltre, se l’inglese non è la prima lingua di uno studente, i chatbot possono essere di grande aiuto nella stesura di un testo o nella parafrasi di documenti esistenti.

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