Finanza sostenibile

Migliorare la qualità dei dati ESG: l’aiuto viene dal digitale



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L’innovazione digitale si può rivelare un valido alleato per supportare le aziende nel loro percorso di transizione verso un modello di sviluppo sostenibile e nell’attività di reporting, consentendo di aumentare l’impatto positivo degli investimenti che si ispirano ai criteri ESG

Pubblicato il 29 mag 2023

Francesco Bicciato

Direttore Generale Forum per la Finanza Sostenibile



ESG

La gestione dei dati rappresenta una sfida cruciale soprattutto per le piccole e medie imprese, attori di primo piano all’interno del tessuto produttivo italiano, che presentano ampi margini di miglioramento per quanto riguarda la rendicontazione sugli aspetti relativi alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance.

Ed è qui che la digitalizzazione può venire in aiuto, contribuendo a una razionalizzazione dei processi aziendali e permettendo una rendicontazione di sostenibilità più precisa ed efficace.

Migliorare la trasparenza sui temi ESG

A partire dalla pubblicazione Piano d’Azione per la finanza sostenibile nel 2018, l’Unione Europea ha emanato una serie di provvedimenti normativi che si pongono come obiettivo principale quello di migliorare la trasparenza sui temi ESG (acronimo per Environmental, Social and Governance) e di incrementare la quantità e la qualità delle informazioni sulla sostenibilità riguardanti imprese, operatori e prodotti finanziari.

Una delle novità normative più importanti è rappresentata dall’entrata in vigore, lo scorso 5 gennaio, della direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che estende gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità a tutte le imprese di grandi dimensioni e alle PMI quotate.

La CSRD aggiorna la precedente direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (NFRD), ampliando notevolmente il perimetro di applicazione: le aziende interessate dalla normativa passeranno infatti da 11.700 a circa 49.000 (dati estratti dalla Valutazione d’Impatto pubblicata dalla Commissione Europea il 21 aprile 2021). Inoltre, viene introdotto il principio della doppia materialità, per cui le imprese dovranno divulgare informazioni sia sui rischi ESG a cui sono esposte, sia sugli impatti causati dalle attività aziendali sui fattori di sostenibilità.

Il tema della qualità dei dati

La mole di dati che le aziende dovranno gestire è destinata ad aumentare notevolmente. Centrale diventa quindi il tema della qualità dei dati che vengono messi a disposizione dei sempre più numerosi soggetti che li richiedono. Ci riferiamo agli investitori interessati a decarbonizzare i loro portafogli, che proprio sulla base delle informazioni divulgate dalle aziende prendono le loro scelte di investimento. Ci riferiamo poi agli istituti di credito, che sono tenuti a fornire informazioni in merito alla sostenibilità dei loro investimenti e dei loro finanziamenti, secondo quanto previsto dal terzo pilastro pubblicato dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) a completamento di Basilea III ed entrato in vigore il 28 giugno 2021. Ci riferiamo, infine, anche alle aziende che devono contabilizzare le emissioni legate alla propria catena del valore (emissioni Scope 3).

La gestione dei dati

Il mercato offre in questo senso una grande varietà di strumenti e piattaforme. È importante, però, per un’impresa di medio-piccole dimensioni condurre preliminarmente un’analisi di materialità per individuare gli aspetti legati alla sostenibilità più rilevanti per l’azienda e per i suoi stakeholder (investitori, clienti, fornitori) e per capire anche quali sono i limiti delle informazioni che possono arrivare dalla catena di fornitura; solo quando tutto questo è chiaro, si dovrebbe andare a scegliere la soluzione digitale che meglio si adatta alle proprie esigenze.

Tuttavia, sul livello di conoscenza e sull’applicazione concreta degli aspetti ESG da parte delle PMI la strada da percorrere è ancora lunga. Secondo la ricerca “PMI italiane e transizione ecologica: profili ESG e finanza sostenibile” realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Cerved Group e Cerved Rating Agency, meno della metà (41,5%) delle 415 piccole e medie imprese intervistate è a conoscenza del fatto che gli aspetti ESG saranno integrati nelle analisi del merito di credito e solo il 7,5% rende disponibili informazioni sui temi ESG ai dipendenti e agli stakeholder esterni.

Inoltre, rispetto ai rischi connessi a una crescente attenzione agli aspetti di sostenibilità, il 42,5% delle imprese si dice preoccupata per i maggiori costi di gestione, riferiti per esempio all’implementazione dei processi di reportistica.

Le opportunità del PNRR

Una grande opportunità per le imprese italiane è rappresentata senza dubbio dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che al suo interno prevede ingenti investimenti volti a sostenere la trasformazione green e digitale del tessuto imprenditoriale del Paese. Stando a quanto emerso dalla ricerca citata sopra, il 48,5% delle PMI intervistate si dichiara pronto a richiedere l’accesso ai fondi del PNRR: di queste, il 45% intende utilizzarli in prevalenza per la riduzione degli impatti ambientali di alcuni processi operativi, il 37% per la digitalizzazione.

La trasparenza è uno degli elementi sostanziali per dispiegare gli effetti della finanza sostenibile. L’innovazione digitale si può rivelare un valido alleato per supportare le aziende nel loro percorso di transizione verso un modello di sviluppo sostenibile e nell’attività di reporting, consentendo di aumentare l’impatto positivo degli investimenti che si ispirano ai criteri ESG.

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