Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia totale, dalla Sindrome della Noia Assoluta”, perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base di copertura su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
“Ma proprio tutto?…”
“Si proprio tutto! Tutta la galassia, ormai.”
“Ma c’è stato il famoso gran ictus mnemonico! È passato quasi un anno ormai… sono state staccate, annullate, distrutte le memorie connesse… senza memorie connesse si spegne ogni creatività… lo sappiamo! Ogni mutazione artistica di colline, fiumi, laghi, montagne…“
Tutto era opera d’artisti. Ogni montagna. Poderosa. Quieta. Silente. Affranta. Emulata. Ogni albero. Svettante. Inquieto. Assente. Corposo. Annoso. Nodoso. Ogni prato. Accarezzato. Affamato. Segnato. Pensato. Assuefatto. Spiritoso. Geloso. Ogni insenatura. Abbracciata. Affasciata. Accolta. Attratta. Distratta. Baciata. Offesa. Ogni riva. Distesa. Contesa. Amata. Piegata. Assorta. Accorta. Imbarazzata. Ogni erba. Cresciuta. Pasciuta. Silente. Gemente. Tessuta. Vissuta. Ogni dirupo. Arrembato. Attento. Scontento. Dilaniato. Mendace. Ardito. Ogni giraffa. Volante. Stordente. Prudente. Perplessa. Appassionata. Nascosta. Ogni nuvola. Interrogata. Dilaniata. Assetata. Disegnata. Agguantata. Affrettata. Ogni ghiacciaio. Assolato. Assalito. Assestato. Lievitato. Gemente. Ogni vento. Potente. Saldo. Solitario. Acceso. Arricciato. Annusato. Ogni isola. Pensata. Variegata. Affaticata. Concessa. Collezionata. Sensata. Ogni fiume. Piegato. Ammarato. Afroso. Scontroso. Mestato. Genuflesso. Ogni collina. Evanescente. Appassionata. Bisbigliata. Pensosa. Sfumata. Ogni scogliera. Fiera. Squassata. Sassata. Attratta. Anfratta. Perigliata. Sofferta. Rabbiosa. Ogni lago. Rimpianto. Accarezzato. Tormentato. Parlato. Camminato.
“C’è quella passerella che è molto sospetta, agenti… funziona ancora… perfettamente…” verbava la comandante Akila Khaspros. “Per un’opera così devono esserci migliaia di memorie connesse ancora funzionanti… sarebbe un bel bottino, agenti!” “Mi scusi comandante ma quella passerella non ha mai avuto bisogno di memorie connesse, funziona così da oltre tre secoli!… come tutto il resto ormai… le memorie passano, gli artisti durano, se così posso dire…” inanellava Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della squadra. La comandante tristiva. I tripli vetri si riempivano. Di lago. È là fuori che insistono i profumi. Frastornano le malinconie. Aggregano le solitudini.
“Dunque tutto! Anche questa antica passerella?” l’acqua scura. Limpida. Testimone. Di miliardi di piedi.
“Certo! Questa è stata il vero inizio di tutto…” Il bus rosso posteggiato. Sulla strada. Lungo la riva. Si vergognava. Della sua banalità.
“Chi era l’artista?”
“Si chiamava Christo.”
(124 – continua la serie. Episodio “chiuso”)
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