gestire la complessità

Manifatturiero: così i dati diventano la chiave per affrontare il futuro



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Quando le aziende sono in grado di classificare e analizzare i dati sui processi produttivi, sulle catene di fornitura e sul consumo di energia, possono trarre conclusioni significative dalle informazioni, reagire più rapidamente agli eventi imprevisti e sfruttare il potenziale di efficienza. Ecco perché è importante il product lifecycle management

Pubblicato il 8 giu 2023

Luigi Salerno

Country Manager Aras Italia




L’industria manifatturiera europea si trova di fronte a sfide sempre più complesse. Il costo dell’energia in continua crescita, l’alto livello di inflazione e la sempre più marcata carenza di manodopera qualificata rappresentano le principali preoccupazioni delle aziende europee.

Secondo la ricerca Aras “La transizione delle aziende europee”*, il 91% dei dirigenti ritiene che le sfide che un’azienda deve affrontare non siano mai state così complesse. Inoltre, l’88% dei partecipanti si aspetta che i prossimi anni rimangano incerti e l’80% prevede un impatto significativo sulla prospettiva economica della propria azienda dovuto alla situazione di crisi.

Di fronte a questa complessità, le aziende non possono permettersi di aspettare passivamente tempi migliori. È essenziale che si adattino alle nuove sfide e che si pongano sulla strada della resilienza. La buona notizia è che la digitalizzazione offre alle aziende uno strumento potente per raggiungere tale obiettivo.

La gestione delle complessità con il product lifecycle management

Per affrontare le sfide quali l’aumento dei costi dell’energia o la mancanza di componenti di produzione, le aziende devono valutare proattivamente diversi scenari di crisi e adattare la loro catena del valore. Questo compito è troppo complesso per essere gestito con carta e penna o con un elenco Excel. Lo strumento scelto è il product lifecycle management (PLM). Solo analizzando e mappando tutti i dati rilevanti in modelli è possibile individuare il valore aggiunto e il potenziale di efficienza nella confusione di processi esistenti, silos di dati e culture aziendali.

L’esempio delle catene di fornitura mostra come tutto ciò possa essere realizzato nel dettaglio: otto partecipanti su dieci al sondaggio esprimono preoccupazione per la stabilità a lungo termine delle catene di fornitura. In risposta, il 40% sta già lavorando più strettamente con i propri fornitori, il 39% sta attuando misure adeguate e un altro 17% punta a una collaborazione più stretta in futuro. Dati che sono paragonabili quando viene indagato se la digitalizzazione delle catene di fornitura sia un’opzione per le aziende in risposta alle interruzioni delle catene di fornitura: il 36% l’ha già implementata, il 42% è in fase di implementazione e il 17% sta ancora pianificando di farlo.

L’obiettivo di una catena di fornitura digitalizzata è identificare più rapidamente i potenziali punti critici, individuare i fattori che incidono sui costi, determinare alternative alle fonti di approvvigionamento e mantenere sempre una stretta comunicazione con tutte le parti interessate. Questo approccio collaborativo richiede uno scambio reciproco di dati, che porta a un’operatività più fluida e a processi produttivi ottimizzati.

Maggiore produzione con minor consumo energetico

Di fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, è consigliabile effettuare un’analisi energetica sistematica con migliaia di dati. Per garantire che i dati non rimangano solo un’istantanea statica, il sistema PLM offre la possibilità di una valutazione dinamica in cui le informazioni sono correlate nell’ambito del sistema complessivo. In questo modo, ad esempio, le aziende possono monitorare il consumo di elettricità durante un processo di produzione specifico, ma anche simulare vari scenari. Ad esempio, come cambiano i costi dell’elettricità lungo il flusso del valore? Come influiscono i processi adattati o i componenti modificati sul consumo energetico complessivo?

Il PLM collega tutte le informazioni rilevanti sul prodotto e sull’azienda in un solido digital thread che costituisce la base per analisi significative e proiezioni future. Oltre a un’istantanea costantemente aggiornata del prodotto, che include un elenco di tutte le singole parti e i relativi costi energetici, ciò fornisce alle aziende una base informativa che il dipartimento di ricerca e sviluppo ha la possibilità di utilizzare per individuare nuovi potenziali di ottimizzazione già nella fase di progettazione.

Uno strato di Teflon digitale contro la crisi

Molte aziende hanno già compreso che l’analisi completa dei dati le aiuta a prepararsi meglio per eventi imprevisti. Pertanto, nove aziende su dieci che utilizzano già il PLM ritengono che questo continuerà a guadagnare importanza.

Quando le aziende sono in grado di classificare e analizzare i dati sui processi produttivi, sulle catene di fornitura e sul consumo di energia, possono trarre conclusioni significative dalle informazioni, reagire più rapidamente agli eventi imprevisti e sfruttare il potenziale di efficienza. La trasparenza dei dati e l’analisi agiscono come uno strato di Teflon digitale per le loro aziende: le crisi possono ancora creare situazioni complicate, ma non causano più disordine.

Conclusioni

In conclusione, la digitalizzazione offre alle aziende manifatturiere europee una via per affrontare le sfide attuali e prepararsi per il futuro. Attraverso l’implementazione di strumenti come il product lifecycle management (PLM), le aziende possono gestire le complessità, ottimizzare le catene di fornitura, aumentare la produzione con un minor consumo energetico e prepararsi al meglio per le crisi impreviste. La trasparenza dei dati e l’analisi approfondita consentono di prendere decisioni informate e di sfruttare al massimo il potenziale di efficienza.

In un contesto in continua evoluzione, la digitalizzazione si conferma come un fattore chiave per il successo nell’industria manifatturiera europea.

*L’indagine “La transizione delle aziende europee” è stata condotta alla fine dell’autunno 2022 e ha coinvolto 442 dirigenti di 19 Paesi europei. I partecipanti all’indagine operano in aziende con un fatturato minimo di 40 milioni di euro nei seguenti settori: automobilistico, aerospaziale e della difesa, ingegneria meccanica, medicale, chimico, farmaceutico e alimentare.

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