Un evento tanto desiderato quanto atteso, con collegamenti da tutto il mondo come Stati Uniti, Brasile, Giappone, Perù, Israele e tanti altri, aventi sensibilità e filosofie di vita diverse nel segno della condivisione, del rispetto e reciproca accoglienza non a caso il titolo “Not Alone” (#notalone). Così è svolto il primo meeting mondiale sulla fraternità umana, durato cinque ore.
In un momento in cui migliaia di esperti (anche membri dell’industria, vedi Sam Altman di OpenAI) parlano di rischi esistenziali connessi all’intelligenza artificiale, è importante tenere fermo il punto su ciò che ci lega (e ci àncora) come esseri umani su questa Terra.
Fraternità e fratellanza: due termini per un bene comune
L’incontro sulla fraternità umana (organizzato dalla Fondazione vaticana “Fratelli tutti” per la promozione della pace) trasmesso in mondo visione, è iniziato proprio con la distinzione, ben definita dal Cardinal Gambetti, vicario generale del Papa, tra fratellanza e fraternità.
La fratellanza, dice il Cardinale, “esprime dei legami che attingono alle radici di un comune genere quello umano e nel quale ci possiamo già ritrovare tutti”.
La fraternità invece, continua il Cardinale, fa un passo oltre attingendo alle radici, “anche di una scelta libera cosciente di riconoscere tutti come fratelli fondando questa scelta sul riconoscimento e consapevolezza che non c’è differenza di cultura, di religione, di etnia”. La diversità, infatti, non deve creare divisioni né sezionamenti. Ciò è possibile nella misura in cui, e lo capiamo bene dalle parole del Cardinale, riconosciamo un’origine trascendente che ci accomuna tutti: la paternità di Dio, quel Dio potente e glorioso creatore del mondo e di tutto ciò che ci circonda.
L’obiettivo del meeting: “…rilanciare la fraternità in tutto il mondo”
Il meeting sulla fraternità umana si poneva come obiettivo, di fatto raggiunto, di superare, in piena armonia con l’enciclica papale “Fratelli tutti”, quella visione che “…vincola l’amicizia sociale a legami etnici o di sangue”.
L’incontro, non a caso chiamato #NotAlone, intendeva coinvolgere tutti: dai giovani alle loro famiglie, le scuole, i premi Nobel (invitati) e, più di tutti, coloro che oggi si trovano in difficoltà, ai margini della società: i poveri, sempre più poveri.
La fraternità vista con la lente delle Associazioni
Circa cinquanta Organizzazioni/Associazioni a scopo umanitario, si sono trovate a vivere questa prima esperienza di fraternità. Tutte si sono interrogate sul tema della fraternità giungendo alla conclusione che “non può esistere giustizia sociale e ambientale senza riconoscimento dei diritti”. Diritti che, aggiungiamo, valgono per tutti e non privilegi di pochi. Da qui, l’accoglienza della diversità, senza paura e libera da pregiudizi. La differenza (qualunque essa sia) costituisce sempre una ricchezza.
Al centro del meeting: la “dichiarazione della fraternità”
Al centro del meeting c’è stata la lettura della “Dichiarazione di fraternità” sottoscritta, a nome della Chiesa e del Santo Padre (non presente poiché ancora ricoverato) dal Cardinale. Si è tratta di una dichiarazione redatta da alcuni grandi premi Nobel per la pace in cui si legge che “…ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella, sempre vogliamo vivere insieme da fratelli e sorelle nel giardino che è la terra, è il giardino della fraternità, la condizione della vita per tutti (come tutti) siamo testimoni di come in ogni angolo del mondo l’armonia perduta rifiorisca quando la dignità è rispettata, le lacrime vengono asciugate, il lavoro è remunerato equamente, l’istruzione è garantita, la salute è curata, la diversità è apprezzata, la natura è risanata, la giustizia è onorata e le comunità abbracciano: solitudine, paura e insieme scegliamo di vivere le nostre relazioni basate sulla fraternità che è alimentata dal dialogo e dal perdono che non implica il dimenticare, ma il rinunciare ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva di cui tutti soffriamo le conseguenze”.
Ancora, in comunione con Papa Francesco, “…la vera riconciliazione non rifugge dal conflitto bensì si ottiene nel conflitto superandolo attraverso il dialogo e la trattativa trasparente, sincera e paziente tutto questo nel contesto dell’architettura dei diritti umani”. Tutto ciò, aggiunge il premio Nobel, va gridato “…al mondo nel nome della fraternità, mai più guerra e la pace, la giustizia, l’uguaglianza a guidare il destino di tutta l’umanità e non la paura, la violenza sessuale domestica”; dicendo “…basta alle armi nucleari e alle mine antiuomo, mai più migrazioni forzate, pulizia etnica, dittature corruzione, schiavitù”.
Un messaggio forte, corale, che si commenta da solo.
La fraternità va anteposta all’intelligenza artificiale
La Dichiarazione tocca anche un altro aspetto molto in voga di questi tempi legato all’intelligenza artificiale che si deve fermare specialmente quando si fa o avviene un uso manipolativo del tecnologia dell’intelligenza artificiale. Che può essere usata per distorcere la verità, disinformare. Ma anche per degradare le prerogative dell’essere umano sostituendolo nelle opere e nelle identità con i prodotti della macchina: non solo più in fabbrica ma, con le nuove tecnologie tipo ChatGpt, anche nel cinema, negli uffici; nelle arti e nella musica.
La fraternità allora andrebbe anteposta allo sviluppo tecnologico. Di più: può essere antidoto alle degenerazioni dell’AI e servire a stella polare per dirigerne lo sviluppo.
Sul punto si ricordi il recente Call for Ethics firmato da tre religioni.
Allo stesso modo, ci si dovrebbe impegnare “…a bonificare la terra macchiata dal sangue della violenza e dell’odio dalle disuguaglianze sociali e dalla correzione del cuore all’odio, rispondiamo con l’amore, la compassione, la condivisione, la gratuità, la sobrietà e la responsabilità” tutti fattori, opzioni che “nutrono la fraternità personale”, quella del cuore facendo crescere il seme della fraternità spirituale.
Pari dignità per tutti, giustizia sociale, accoglienza e solidarietà
La Dichiarazione si preoccupa ancora di stabilire “uguale dignità per tutti” grazie ad una amicizia alimentata, ad un senso di appartenenza accresciuto sì promuovendo un’educazione che costituisca pari opportunità e condizioni di lavoro dignitose.
Non solo, occorre una giustizia sociale, così come un’accoglienza/solidarietà unita a una cooperazione economico-sociale e solidale che garantisca l’accesso al cibo per tutti.
L’innovazione sociale: una delle forme di manifestazione della fraternità umana
Quando pensiamo alla (parola) “innovazione” la immaginiamo solitamente agganciata soltanto a un processo tecnologico. Tuttavia, a ben guardare, limitarla a ciò, appare riduttivo, specie nel contesto che ci occupa.
Vogliamo dunque spingerci oltre pensando a una “innovazione” in termini sociali partendo da quella che potrebbe essere una definizione. Per “innovazione sociale” si suole intendere “l’amicizia sociale” che diviene “paradigma di fraternità, di giustizia e di pace”.
Solo così possiamo capire quanto detto ancora dal Cardinale: “…siamo persone in relazione, ogni giorno percorriamo pezzi di strada insieme: nessuno può essere lasciato indietro o escluso. Solo superando gli egoismi potremo aspirare a costruire una società più giusta ed equa, in cui vivere in pace gli uni con gli altri”.
Parole sagge, parole sante e perché si concretizzino in gesti concreti, nella nostra quotidianità, devono spingerci a recuperare il senso della collettività nella quale la fraternità rappresenta una dimensione relazionale molto importante.
A fine giornata, tra bilanci e spunti conclusivi
Al termine dell’evento, la cui organizzazione è stata complessa, il bilancio è stato più che positivo, anche solo per aver segnato l’inizio di un nuovo percorso secondo cui la fraternità umana è la via per costruire un mondo nuovo, diverso, di pace, e di solidarietà. Come tutti i semi gettati, questo è un primo seme che, grazie al tempo che farà il suo naturale corso, siamo tutti convinti che darà grandi frutti.