Dopo innumerevoli anni di discussioni e vari tentativi di modifica purtroppo naufragati, torna di estrema attualità e finalmente oggetto di una bozza di decreto-legge al vaglio del Governo la normativa sull’esposizione umana a campi elettromagnetici.
I ritardi che incidono sulla competitività del Paese
Si tratta di un tema delicato che va ad impattare fortemente sulla progettazione e realizzazione delle reti 5G imponendo la proliferazione delle antenne e dunque un rallentamento del processo di infrastrutturazione derivante dalla necessità di individuare nuovi siti, ottenere autorizzazioni e contrastare eventuali ricorsi giudiziari, un maggior consumo di materiali, spazi ed energia e costi realizzativi decisamente importanti a carico degli operatori chiamati a realizzare le infrastrutture. Il tutto si traduce in una grave perdita di competitività per il sistema paese che tarda a beneficiare delle opportunità di crescita e sviluppo assicurate dalla disponibilità di reti 5G. Alla base del naufragio dei vari tentativi di riforma messi in atto sono state spesso richiamate considerazioni legate ad una presunta avversione della popolazione nei confronti dello sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione.
L’analisi di I-Com e Join Group
Sull’argomento I-Com e Join Group, nell’ambito del progetto Futur#Lab – il progetto promosso da I-Com e WINDTRE, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e INWIT – hanno recentemente condotto un’analisi tesa, da un lato, ad analizzare i benefici tecnologici, le opportunità di crescita e sviluppo assicurate dalla realizzazione delle reti 5G e a verificare la percezione ed eventualmente i timori degli italiani rispetto a tale tecnologia, dall’altro ad individuare gli ostacoli che rallentano lo sviluppo di tali reti e le conseguenze per il sistema paese derivanti da tale ritardo, tra cui figurano non solo procedure autorizzative lunghe e farraginose e numerose criticità applicative, ma anche limiti elettromagnetici troppo restrittivi.
Gli attuali limiti elettromagnetici: Italia isolata nel contesto europeo
Rispetto all’esposizione umana a campi elettromagnetici, i limiti internazionali sono stabiliti da una commissione scientifica internazionale denominata International Commission on Non-lonizing Radiation Protection (ICNIRP) il cui operato, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è a partire dal 1992 sottoposto a periodici aggiornamenti. L’ICNIRP ha pubblicato, nel marzo 2020, le proprie linee guida per l’esposizione a campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenza compreso tra 100 kHz e 300 GHz che hanno aggiornato quelle precedenti, pubblicate nel 1998, indicando un valore limite di 61 V/m, pari a circa 10 W/m2. Si tratta di limiti che rispettano il principio di precauzione, scientificamente quantificato con un fattore di abbattimento della densità di potenza dei campi elettromagnetici pari a 50 volte rispetto alla soglia minima in cui sono riscontrati effetti termici dannosi dall’esposizione di biosistemi a campi elettromagnetici.
A livello europeo, invece, il principale riferimento è costituito dalla Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999 (1999/519/CE) che ha elaborato limiti di base e livelli di riferimento per frequenze da 0Hz a 300 GHz che variano al variare della frequenza considerata e che si pongono sostanzialmente in linea con le indicazioni fornite dall’ICNIRP.
In Italia, il DPCM dell’8 luglio 2003 (successivamente modificato dal decreto-legge n. 179 del 2012) ha fissato il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità a 6 V/m mentre il limite di esposizione è fissato a 60 V/m per frequenze da 0.1 MHz a 3 MHz, a 20 V/m per frequenze da 3MHz a 3 GHz e a 40 V/m per frequenze da 3 a 300 GHZ. Il valore di attenzione di 6 V/m per il campo elettrico, in particolare, è da applicare per esposizioni in luoghi in cui la permanenza di persone è superiore a 4 ore giornaliere mentre l’obiettivo di qualità di 6 V/m per il campo elettrico è da applicare all’aperto in aree e luoghi intensamente frequentati, dunque praticamente in tutti i contesti urbani.
La fissazione di tali limiti pone l’Italia, ormai da molti anni, tra i pochissimi paesi a livello europeo a non essere in linea con le indicazioni fornite dall’ICNIRP. E infatti anche la Polonia, tradizionalmente ancorata a limiti molto restrittivi simili a quelli italiani, ha aderito alle ultime linee guida dell’ICNIRP a partire dal 1° gennaio 2020, mentre il Belgio, nella regione di Bruxelles, ha avviato un processo di modifica della disciplina in materia innalzando i limiti elettromagnetici da 6 V/m a 14,5 V/m.
I limiti del campo elettrico
Fonte: documentazione audizione Asstel e Politecnico di Milano presso IX Commissione Camera dei Deputati del 9 aprile 2019, GSMA, EMF health
Il decreto in discussione
La bozza di decreto circolato prevede – finalmente – l’innalzamento dei valori, nelle zone dove si renda necessario, in linea con le politiche di sviluppo dei paesi dell’Unione Europea, le indicazioni della Commissione Europea e le linee guida ICNIRP sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, aggiornando conseguentemente le tabelle di cui all’allegato B del decreto del DPCM dell’8 luglio 2003. Probabilmente memore del naufragio dei precedenti tentativi di riforma per il fallito accordo tra i vari soggetti competenti in materia, la bozza prevede l’aumento a un valore di 24 V/m nel caso di mancato raggiungimento di un’intesa entro 120 gg dall’entrata in vigore della legge. L’incremento dei valori sarebbe tuttavia subordinato a un’attività di monitoraggio sui valori reali di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico ambientali, e gli attuali livelli di emissioni delle reti mobili svolta entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge dalla Fondazione Ugo Bordoni in collaborazione con le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale. Sempre in capo alla Fondazione Bordoni sarebbe il compito di istituire una rete di monitoraggio nazionale con lo scopo di informare in modo corretto ed efficace la cittadinanza sui livelli di campo elettromagnetico effettivamente presenti sul territorio, fornire alle Regioni ed agli enti locali dati e informazioni utili per migliorare il processo di localizzazione e controllo degli impianti sorgenti di campi elettromagnetici al fine di mitigare l’impatto elettromagnetico.
Il falso mito della paura dei cittadini
Non è mai mancato nel dibattito nostrano sul 5G e sul connesso tema dei limiti elettromagnetici, il richiamo a presunte paure della popolazione rispetto allo sviluppo delle infrastrutture di TLC ed al potenziale impatto sulla salute derivante dall’esposizione ai campi elettromagnetici.
In mancanza di evidenze scientifiche che dimostrino reali pericoli per la salute, al fine di verificare la percezione degli individui rispetto allo sviluppo delle reti TLC e del 5G in particolare, I-Com e Bytek hanno condotto un’analisi sulle ricerche effettuate sul motore di ricerca di Google in termini di argomenti correlati alla paura verso il 5G. Ciò che è emerso è innanzitutto l’interesse degli utenti del web nei confronti delle reti di quinta generazione ed un andamento delle ricerche sul 5G correlate ad un sentimento di paura fortemente condizionato dalla crisi pandemica che, tra il quarto trimestre del 2019 e il secondo del 2020, ha determinato un incremento di tali ricerche di oltre 12 volte negli USA e in Spagna, di oltre 10 in Italia, di 5 volte in Francia e di oltre tre volte in Germania per poi subire un repentino calo nel trimestre successivo e poi un progressivo appiattimento.
Andamento delle ricerche sul 5G correlate ad un sentimento di paura
Molto limitato, invece, è apparso l’interesse nei confronti delle antenne e dell’inquinamento elettromagnetico. Nel 2022 le ricerche sulle antenne correlate a un sentimento di paura sono state infatti 9,5 per 100.000 abitanti, mentre quelle sull’inquinamento elettromagnetico sono state 12,3 ogni 100.000 abitanti.
Le prospettive
Le infrastrutture di TLC e in particolare il 5G rappresentano un volano di sviluppo irrinunciabile per il paese, chiamato ad affrontare la transizione digitale in un contesto generale di fortissima accelerazione. La fissazione di limiti elettromagnetici così restrittivi da parte dell’Italia, in una fase storica che esige il rapido sviluppo delle reti 5G, rappresenta un ostacolo allo sviluppo infrastrutturale ed impone al paese un grande sforzo. Limiti elettromagnetici troppo stringenti impongono, infatti, la proliferazione delle antenne in un contesto in cui scarseggiano gli strumenti di pianificazione, è sempre più difficoltoso individuare nuovi siti e le procedure autorizzative continuano ad essere lente, farraginose e non un uniformi sul territorio nazionale. All’aumentare delle antenne si accompagnano maggior consumi di spazi, materiali ed energia, maggiori costi realizzativi e maggiori impatti sul paesaggio cui corrispondono spesso ricorsi giudiziari e dunque ulteriori rallentamenti che posticipano il raggiungimento degli obiettivi di connettività fissati a livello europeo e nazionale e la possibilità per l’intero paese di beneficiare delle opportunità di sviluppo connesse alla disponibilità di reti 5G. I dati del European 5G Observatory rivelano come di quasi 54.000 5G Base Stations che risultavano essere state installate in Italia a febbraio 2023 solo circa il 28,7% (11.358 5G Base Stations) sono aggiornate alla tecnologia 5G TDD (Time Division Duplex) che necessita di una porzione di spettro riservata alle sole connessioni 5G, a dimostrazione di quanto la strada sia ancora lunga.
Conclusioni
In questo contesto il tentativo di riforma attualmente in discussione è senza dubbio perfettibile, necessita di maggiori chiarimenti circa i presupposti abilitanti l’innalzamento dei limiti e anche in merito alla soglia indicata – 24 V/m – in caso di mancato accordo dei vari soggetti coinvolti, ma presenta l’innegabile pregio di aver rimesso al centro dell’attenzione la questione dell’adeguamento della normativa italiana alle indicazioni europee e internazionali e di aver affidato un ruolo centrale, sia per l’attività di monitoraggio sia per la comunicazione alla cittadinanza, alla Fondazione Ugo Bordoni e dunque ad un ente tecnico terzo in possesso delle necessarie competenze e della credibilità indispensabile ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza delle comunità locali.
È necessario adesso tenere la barra dritta, non perdere la rotta e partendo dalla consapevolezza di quanto il 5G possa incidere sul presente e sul futuro del paese, portare a compimento il tanto atteso processo di riforma della normativa sui limiti elettromagnetici come leva di sviluppo e competitività delle aziende italiane nel contesto globale.