Una riduzione di un terzo del tempo dedicato dalle risorse umane interne alle imprese agli adempimenti burocratici, reimpiegato nelle attività produttive, comporterebbe un aumento della produttività aziendale tra lo 0,5% e l’1,1%. Il dato, che proviene da una analisi del Centro studi Tagliacarne, dovrebbe risuonare forte in questa fase della congiuntura economica nazionale in cui accelerare sul fronte dell’attuazione del PNRR è chiaramente una esigenza condivisa. Ed in cui è essenziale che le risorse deli incentivi arrivino ai diretti destinatari.
Perché questo sia possibile, è necessario anche dare una mano alle imprese.
Quanto incide la burocrazia sulla produttività aziendale
Le aziende italiane, in massima parte di piccole dimensioni, inevitabilmente possono incontrare difficoltà a cogliere le opportunità loro destinate. Non fosse altro che per il tempo impiegato per informarsi, capire, predisporre la necessaria documentazione, e quindi candidare l’impresa ai bandi disponibili. Il tutto producendo molti atti. E questo malgrado buona parte di questi documenti sia già in possesso delle pubbliche amministrazioni. Esistono però strumenti che sarebbero in grado di ridurre questa fatica. E sono strumenti digitali, già esistenti, potenzialmente già pronti all’uso da parte sia dell’imprenditore, sia della pubblica amministrazione.
Strumenti digitali per la gestione aziendale e degli incentivi
Ne cito due, che potrebbero essere resi utilizzabili a questo scopo con un minimo intervento da parte del legislatore.
Il fascicolo informatico d’impresa
Il primo è il fascicolo informatico d’impresa. Nel 2016 ne è stata affidata la formazione e la gestione alle Camere di commercio, ed è lo strumento che consente a tutte le Pubbliche Amministrazioni di accedere direttamente a documenti ed atti relativi alle attività svolta dall’impresa, senza doverne richiedere copia ulteriore. Ad oggi, i fascicoli sono quasi 1,8 milioni e conservano poco meno di 22 milioni di documenti relativi all’impresa. Potrebbe essere utile, quindi, fare in modo che il fascicolo diventi anche lo strumento per la raccolta delle informazioni relative alla concessione ed erogazione degli incentivi concessi ad ogni azienda. In questo modo, 22 milioni di atti (e tutti quelli ulteriori che verranno prodotti) non verranno più richiesti.
La Piattaforma digitale nazionale dati
Il secondo strumento già disponibile è la Piattaforma digitale nazionale dati (PDND), l’infrastruttura tecnologica istituita dal Governo. Il sistema camerale realizzerà un servizio che collegherà le imprese alla PDND, assicurando loro la possibilità di effettuare controlli automatizzati sui dati che le riguardano e che sono gestiti dalle principali amministrazioni centrali competenti in tema di impresa, quali l’Anagrafe Tributaria, l’INPS, l’INAIL, nonché di acquisire certificati relativi a propri fatti, stati e qualità, da produrre ad altri uffici pubblici. Con questo servizio, realizzato da Unioncamere e InfoCamere, verranno messi a disposizione a ciascuna impresa dati e informazioni per partecipare ai bandi, ottenere agevolazioni, dialogare con le banche ecc. Un bel vantaggio per gli operatori privati che non saranno più chiamati a produrre autocertificazioni.
L’importanza degli incentivi fiscale per la ricerca e l’innovazione delle aziende
Questi suggerimenti nascono d’altronde dalla convinzione che oggi più che mai sia fondamentale fare in modo che tutti gli sforzi economici diretti all’ammodernamento delle nostre imprese vengano utilizzati al meglio. In uno studio su 20 Paesi, l’Ocse mostra che ogni euro concesso alle imprese in forma di incentivo fiscale per la ricerca e l’innovazione determina un incremento medio degli investimenti da parte delle aziende di 1,4 euro. Questo significa che gli incentivi servono, soprattutto alle micro e piccole aziende. Tant’è vero che, nel loro caso, l’effetto moltiplicatore è più elevato rispetto alle taglie maggiori di azienda.
Perché le aziende non sfruttano gli incentivi: il gap informativo
In Italia, però, viviamo un cortocircuito, come mostra una indagine di Unioncamere su 33mila realtà produttive, effettuata a fine 2020: solo una impresa su 5 conosce le misure di incentivazione e sostegno ad essa dedicate e, quando le conosce, è soprattutto grazie all’operato di consulenti e, in misura decisamente minore, dato il basso livello di digitalizzazione soprattutto delle aziende più piccole, attraverso i siti e i portali della pubblica amministrazione.
Morale, solo 4 aziende su 100 hanno davvero utilizzato le incentivazioni messe in campo. Troppo poche, evidentemente, anche se quelle che hanno ottenuto gli incentivi hanno fatto partire investimenti che altrimenti, soprattutto nel caso delle aziende di minori dimensioni, non avrebbero potuto fare.
Come superare il gap informativo
Per superare questo gap, sarebbe allora fondamentale introdurre tre obblighi per ogni nuovo bando reso disponibile: informativo, per accompagnare ogni misura con un’azione capillare sui territori che consenta di raggiungere soprattutto le imprese micro e piccole; di assistenza, per far superare gli ostacoli burocratici connessi alle richieste di incentivazione; di monitoraggio delle misure, per capirne l’impatto sulle imprese e tarare le azioni sulla base delle necessità espresse.
Conclusioni
Una chiave operativa decisiva per fare in modo che almeno alcuni dei problemi che ho esposto sia superato è l’ibridazione tra fisico e digitale: affiancare cioè ai siti e alle piattaforme informative online anche il contatto e confronto tra imprese ed operatori esperti, in grado di illustrare le misure e di affiancare l’impresa nei passaggi chiave della definizione delle domande di accesso ai bandi.
Una formula che le Camere di commercio già conoscono. Non a caso, sebbene le Camere si siano ridotte di numero a seguito della riforma del sistema, i presidi territoriali delle Camere sono rimasti gli stessi di prima, 165, e anzi sono stati rafforzati. Inoltre si stanno sperimentando sul campo forme originali di confronto con l’impresa. Ad esempio, con il CNR è stata realizzata una piattaforma per mettere a disposizione delle piccole e medie imprese numerosi gruppi di ricerca, ma sono state anche strutturate presso le Camere occasioni di scambio in presenza tra ricercatori e imprese. Sono veri e propri ecosistemi territoriali dell’innovazione, che ibridano reale e virtuale.