La recente decisione di Reddit di monetizzare sulle API messe a disposizione degli sviluppatori ha sollevato un polverone mediatico che porta con sé riflessioni più profonde sul futuro del web e sull’idea di internet come mercato in contrapposizione all’idea di internet come diritto.
La monetizzazione delle API
Il trend era stato inaugurato lo scorso febbraio da Twitter, che nell’era Musk si contraddistingue per la governance erratica, con l’annuncio che il social network avrebbe iniziato a richiedere delle fee per mettere a disposizione le API alle imprese che lavorano con i dati del social network.
Ad aprile scorso però una mossa simile è stata annunciata da Reddit, un “social network” particolare dedicato alla raccolta per argomenti di contenuti, notizie, discussioni, etc.
Il social, che secondo molti sta cercando di migliorare con questa mossa la propria solidità economica in vista di una quotazione sul mercato (sarebbe il secondo tentativo in questo senso), ha giustificato questa scelta affermando che senza monetizzare le API numerose aziende anche di grandi o enormi dimensioni, avrebbero potuto sfruttare gratis il valore creato da Reddit.
Al contempo il CEO dell’azienda aveva annunciato che per alcune tipologie di utenti le API sarebbero rimaste gratuite (come nel caso di finalità di ricerca o di creazione di strumenti di moderazione), annuncio cui ha fatto seguito la notizia che alcune app non commerciali e mirate all’accessibilità avrebbero potuto continuare ad accedere gratuitamente alle API (in reazione alle critiche per le annunciate chiusure di alcuni client per Reddit specializzati ad esempio nell’accessibilità per utenti ipovedenti).
Il dibattito sul potere delle piattaforme
Le critiche non sono però finite qui e gli utenti del social si sono riuniti nel subreddit (una sorta di “canale” all’interno della piattaforma) r/Save3rdPartyApps per progettare iniziative volte a denunciare le conseguenze negative di questa decisione, tra cui il recente “sciopero” di molti subreddit dal 12 al 14 giugno.
La previsione di fee per l’accesso alle API ha acceso la discussione sul tema del potere delle piattaforme di imporre scelte e di decidere unilateralmente prezzi e sugli effetti di questi sviluppi, con le piattaforme che per cercare di rendere appetibili le (costose) API saranno portate ad uno sviluppo teso a soddisfare i soggetti che acquistano le API, con il rischio di polarizzare ulteriormente i social network che esplorano questo nuovo modello di business.
L’avvento dell’intelligenza artificiale
Tra i motivi che hanno spinto Reddit a questa mossa va annoverata una preoccupazione specifica che potrebbe spiegare perché la “via” aperta da Twitter sta facendo (e potrebbero continuare a far) proseliti, ovvero il sempre maggior sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale che, proprio tramite le API, consentono una sempre più efficace estrazione di valore dai dati contenuti sulle grandi piattaforme social.
In particolare, Reddit, proprio per la sua peculiare natura di divulgatore di contenuti suddiviso per pratici “canali” tematici e per i suoi format più noti come gli AMA (ask me anything), è noto per essere una preziosissima fonte di informazioni per i vari chatbot AI che prendono dal social le informazioni.
Spesso quindi Bing, Google Bard e chatGPT traggono le risposte che ci forniscono anche tramite l’accesso (tramite API) a Reddit e i proprietari del social (così come molti loro omologhi) non intendono tollerare oltre la situazione.
Cosa sono le API
Per un utente standard l’accesso API non è una necessità, ma per molte imprese, start-up, ricercatori e anche per semplici sviluppatori e appassionati che realizzano ad esempio un client gratuito per un social che ne riorganizza i contenuti in un modo migliore per certi utenti, è una necessità imprescindibile.
Per dare una definizione estremamente grossolana del concetto, le API (application programming interface) sono delle funzioni che consentono di mettere in comunicazione un programma con un altro.
Quindi ad esempio un login con account di altre piattaforme, un bot che interagisce con il social, una estrapolazione di dati massiva, un client di terze parti fanno tutti affidamento sulle API per funzionare.
Per comprendere meglio l’utilità di questa tipologia di accesso intermediato alle piattaforme possiamo pensare all’esempio di un ricercatore che voglia studiare le tendenze che emergono dai post su Twitter su un determinato tema, ad accedere al social in questo caso non sarà un utente, ma un altro programma che, comunicando tramite API, estrapolerà i dati di interesse sulla base delle regole indicate dal ricercatore.
Chiaramente l’accesso alle API costituisce anche un profilo estremamente delicato in quanto i database dei social network sono estremamente importanti non solo per ricercatori e sviluppatori di innocue app di terze parti, ma anche per soggetti interessati a raccogliere dati al fine di individuare e sfruttare le debolezze degli utenti.
Proprio attraverso le API di Facebook (e grazie ad una loro configurazione estremamente permissiva) è stato possibile per Cambridge Analytica distorcere le elezioni USA del 2016.
Gli effetti avversi della monetizzazione delle API
La prospettiva liberista statunitense si sposa con una scelta come quella di Reddit e Twitter, ma questo nuovo scenario apre anche inquietanti prospettive.
In particolare, desta preoccupazione il “potere” di questi social di sconvolgere dal giorno alla notte il modello di business di tanti “piccoli” sviluppatori e/o di aziende “tradizionali” che nulla possono contro le decisioni unilaterali del “custode” della piattaforma su cui loro devono necessariamente essere presenti.
Ma le preoccupazioni riguardano anche un profilo più ampio, ovvero le opportunità (oggi negate) alle attività di ricerca. L’accesso alle API di Twitter è stato ad esempio fondamentale per scoprire alcune cosiddette “troll factory” tracciando il comportamento di bot che cercavano di influenzare strumentalmente il pensiero degli elettori e consentendo poi di estendere questi risultati ad altre piattaforme, contribuendo così a migliorare il sistema democratico.
Le piattaforme hanno reagito cercando di garantire (entro certi limiti) libero accesso ai ricercatori, ma non è abbastanza, specie se pensiamo al controllo di certi paesi autoritari verso l’attività di ricerca, che non aspettano altro di poter influenzare l’accesso alle API fornendo (o non fornendo) la necessaria documentazione.
In buona sostanza questa rivoluzione del mercato delle API potrebbe rendere Internet un posto peggiore, e ci mette di fronte all’ennesimo esempio dei pericoli che derivano dalla gestione privata di servizi in un certo senso pubblici come i social network.
La prospettiva che si contrappone a quella liberista e che fa di internet un nuovo diritto fondamentale porta con sé il corollario della tutela degli utenti anche sotto questo profilo, ma è chiaro che ad essere tutelabili siano solamente gli abusi nel “pricing” e non invece l’idea in sé di proporre un pagamento per i servizi di queste compagnie, “minacciate” dalla sempre più difficile monetizzazione sui dati personali degli utenti.
L’Unione Europea, tradizionalmente in prima linea nel limitare lo strapotere di questi giganti del web, risponde a questi pericoli con il nuovo pacchetto di misure europee costituito dal Digital Services Act e dal Digital Markets Act, che propone numerosi strumenti di controllo a tutela degli utenti e degli operatori commerciali che interagiscono con loro, sebbene ovviamente non si spinga ad obbligare questi servizi a fornire le API in maniera gratuita.
In Europa come in USA, quindi, la misura di contrasto più efficace di fronte a queste iniziative è senz’altro la reazione degli utenti, che sei sufficientemente forte spinge le aziende a ripensare queste iniziative.
Proprio per questo Twitter e Reddit hanno ri-orientato le loro iniziative di monetizzazione non sugli utenti, bensì sul gruppo molto più ristretto degli sviluppatori, al fine di ridurre l’impatto negativo sulle loro piattaforme che questa decisione impopolare avrebbe certamente creato.
Proprio per questo motivo quella che lo scorso febbraio sembrava un’iniziativa isolata di Twitter (social che peraltro si era storicamente contraddistinto per l’approccio generoso in tema di accesso alle API), adesso sembra aver fatto scuola “contagiando” altre piattaforme.
Prospettive
È però evidente che, alla base di queste iniziative, vi è una situazione in chiaroscuro, con da una parte il paradosso per cui grandi compagnie (e le grandi intelligenze artificiali) possono utilizzare gratuitamente dati per loro preziosissimi tramite le API di social network a cui sfugge questo prelievo di valore, mentre dall’altra parte ci sono iniziative lodevoli , socialmente utili, di controllo diffuso dell’operato di queste piattaforme e del loro impatto sulle nostre vite che rischiano di essere limitate, proprio perché i soggetti più meritevoli spesso non hanno le risorse per versare gli importi pretesi dai social network nel momento in cui, pensando alle realtà commerciali e alla misura dei loro tornaconti, fissano delle fii insostenibili per altri.
Banalmente anche il semplice fatto di dover documentare di ricadere nell’eccezione meritoria della ricerca accademica o del progetto volto all’accessibilità, appesantisce lo sviluppo e in certi casi ferma progetti di ricerca non “accreditabili” per tutta una serie di motivi con conseguente rischio concreto di una deriva di questi social verso un loro utilizzo sempre più orientato ai grandi “pagatori” delle API.
L’Unione Europea con il Digital Services Act e con il Digital Markets Act ha cercato di impedire che queste grandissime piattaforme possano sfruttare la loro posizione dominante sul mercato con finalità anticoncorrenziali, senza però arrivare a dire che la monetizzazione nei confronti degli utenti o nei confronti degli utenti commerciali sia di per sé illegale.
Se la via però è quella tracciata da Twitter e Reddit è evidente che si porrà un problema di gradualità e correttezza del prezzo applicato agli operatori commerciali.
Il problema, infatti, consiste nella sostanziale situazione di oligopolio dei dati e di oligopsonio dei servizi di sviluppatori terzi che caratterizza la posizione di queste piattaforme e le lascia libere di fissare un importo a cui vendere un qualcosa che per loro è a costo zero come dimostra la diffusa gratuita delle API fino ad oggi.
Conclusioni
Resta da vedere quale approccio adotterà il legislatore europeo nei confronti di questi fenomeni, che potrebbero cambiare le piattaforme web per come le intendiamo oggi forse anche proprio in risposta (anche) all’irrigidimento normativo propugnato dall’Unione, che rende sempre più complesso per questi grandi fornitori monetizzare sui dati personali degli utenti e sulla loro minuziosa profilazione.