La crescita del settore dei servizi ad alto contenuto tecnologico, insieme alla robotizzazione di alcune parti della produzione e consegna delle merci, stanno portando ad una sempre maggiore diffusione dell’azienda-piattaforma. Imprese che si caratterizzano per vivere un rapporto continuo ed inestricabile tra tecnologia digitale, regolamenti e strutture organizzative.
La digitalizzazione dei processi aziendali ed organizzativi e la penetrazione della tecnologia nei modelli produttivi sono fenomeni ormai da tempo in corso [1].
Ecco cos’è l’azienda-piattaforma (o “plat-firm”, per usare la terminologia coniata da Cosimo Accoto).
Azienda-piattaforma: definizione di plat-firm
L’idea centrale da cui parte Accoto (2018) “è che – nell’era imminente degli ecosistemi di servizi, dei marketplace a piattaforma, dei business multilaterali, delle organizzazioni a reti decentralizzate e a microimprese – la co-creazione di valore si configuri come un processo catallattico (di scambio) e prolettico (di anticipo) modulare e scalare, emergente e dinamico, coopetitivo e sconfinante”. Gli effetti di questo cambiamento non tarderanno a farsi sentire, ed anzi sono già in essere nella coabitazione di cui abbiamo accennato e, quindi, nella vera e propria idea di azienda come pratica organizzativa vivente della produzione.
L’azienda-piattaforma, in questo senso, si caratterizza per essere un’impresa che prende pienamente coscienza della realtà tecnologica e co-produttiva in cui è inserita, abbandonando sopravvivenze culturali dei paradigmi socio-economici precedenti e ibridando in modo armonico tecnologia digitale, regolamenti e strutture organizzative.
Epistemologicamente ed ontologicamente, si tratta di passare da una visione ingenua e strumentale della tecnologia ad un approccio problematizzante e sistemico/ ecologico, in cui la piattaforma aziendale cesserà di essere un mero artefatto tecnologico, utile ai fini di una azienda che si intende temporalmente precedente ed eticamente prioritaria, per diventare il pezzo di un assemblaggio azienda-piattaforma che ridefinisce forma, confini, tempi ed etiche delle prassi lavorative.
L’unità di base del sistema produttivo, l’azienda, viene così messa “sotto-sopra”. Il suo fondamento strutturale non è più costituito dal perimetro degli spazio-tempi organizzati e delimitati, quali l’ufficio, la fabbrica, il sistema di ruoli e la settimana lavorativa. Ma diventa un intreccio di obiettivi, progetti, dati, comunità, servizi, regole e competenze, oggi vissuti come sovra-strutturali.
Il reshaping nell’era della fluidità dei processi interni
Il “re-shaping” spazio- temporale dell’azienda e della sua organizzazione, da forma rigida e definita con assetti interni cristallizzati (almeno formalmente) a configurazione ad assetto variabile in cui le fluidità dei processi interni permettono di produrre valore aggiunto significativo e continuativo, condurrà ad un necessario riconoscimento di quello che oggi viene visto esclusivamente come un “informale”. È così che, nell’azienda-piattaforma, sono i sistemi collaborativi e di gestione della conoscenza aziendale, più di ogni altro elemento, a vivere la più radicale trasformazione. Nel loro passare dall’essere oggetti tecnologici al venir considerati sistemi organizzativi, divengono rilevanti anche dal punto di vista giuslavoristico.
Lo status giuridico
Possiamo azzardare una prima previsione (di qualcosa che è già una realtà). Lo
status giuridico dell’azienda influenzerà la piattaforma tecnologica organizzativa e la forma della piattaforma tecnologica organizzativa influenzerà a sua volta la regolazione aziendale, generando un circolo rimodulativo di regole, confini e dinamiche di comportamento, nonché facendo confluire le normative da un patchwork di regole diverse (a seconda di funzioni, aree geografiche ed attività) ad un sistema di regolazione integrato.
L’effetto di questo scivolamento sarà un vero e proprio cambiamento di proprietà dell’organizzazione: le sue parti passeranno dall’essere considerate blocchi rigidi a disposizione del controllo gerarchico ad un tessuto omogeneo, fluido ed intelligente che si combina, coordina e consolida, sperimentando legami di autonomie variabili, secondo meta-regole di sistema. L’azienda-piattaforma, insomma, è un concetto che ci aiuta a mettere a fuoco che l’organizzazione del lavoro non solo si ricombina costantemente nelle sue proprietà interne, ma proietta anche la sua forma all’esterno in modo rapido e flessibile, massimizzando risorse economiche e cognitive e rispondendo alle pressioni (positive e negative) dell’ambiente circostante.
Come cambia la struttura del lavoro
La seconda previsione è che la diffusione intelligente, istantanea ed economica di dati, informazioni, sapere e know-how stanno cambiando la struttura stessa del lavoro, consentendo a lavoratori e lavoratrici di poter cambiare (facilmente?) mansioni, anche fra attività manuali ed intellettuali. Gli stessi lavoratori, infatti, potranno sempre più utilizzare le risorse della azienda-piattaforma per prestare i propri servizi all’esterno del perimetro aziendale classicamente inteso. Allo stesso modo, aziende esterne potranno coordinare le proprie attività in piattaforma portando risorse economiche e competenze dall’esterno. Nell’azienda-piattaforma, in cui l’organizzazione del lavoro è mediata dalla tecnologia digitale, ancora prima che da un sistema di ruoli e funzioni, insomma, non solo cambiano le attività e la loro distribuzione, ma anche i confini organizzativi stessi. Porosità e sfumature, attraversamenti.
Una nuova contrattazione collettiva nell’azienda-piattaforma
La terza previsione è anche un auspicio ed un obiettivo di lavoro concreto ed immediato. Tutto questo avrà un impatto diretto sulla remunerazione dei lavoratori e sui costi aziendali. Se non è più quello che succede nell’ufficio o nella fabbrica a determinare costi e ricavi dell’azienda, ma anche (o soprattutto) quello che succede sulle piattaforme, l’impatto della tecnologia sull’organizzazione del lavoro andrà incardinata in un nuovo modo di pensare alla contrattazione collettiva nazionale del lavoro, di modo che possa adeguatamente rappresentare, regolare e governare questo nuovo scenario.
La nuova contrattazione collettiva potrebbe partire dal presupposto, discusso inizialmente, per cui l’organizzazione del lavoro (in un’azienda) diventi il frutto di una relazione tra un insieme di dati, progetti, obiettivi, persone e servizi che vengono registrati e gestiti in piattaforma. La piattaforma sarà quindi l’ambiente “informale formalizzato” in cui avverranno le comunicazioni al lavoratore, l’accettazione di cambiamenti organizzativi, la gestione del regolamento interno, la regolazione delle questioni legate a qualità e sicurezza, l’ingaggio e la circolazione nei diversi progetti e attività eccetera.
Si tratta, insomma, di ripensare ogni aspetto dell’organizzazione (e contrattualizzazione) del lavoro in un contesto in cui la prestazione lavorativa avviene in diversi spazi, in altri tempi, su una certa varietà di prestazioni. Un totale ribaltamento rispetto all’attuale “situazione contrattuale” in cui le aziende sono spazi fisici in cui il personale si impiega in tempi determinati su attività specifiche. Questa innovativa formula di contrattualizzazione dovrà preoccuparsi di definire il valore degli obiettivi che saranno distribuiti in piattaforma e che diventeranno l’architrave del sistema, sostituendo i tempi e la presenza, rimodulando il significato di ferie, permessi e tempi di disconnessione, semplificando i temi amministrativi ed offrendo una maggiore autonomia, liberando potenzialmente energie per la partecipazione creativa e proattiva all’intrapresa lavorativa.
Conclusioni
Nuovi mestieri, una nuova cultura e una nuova identità di comunità professionali e di lavoro in piattaforma attendono di essere discussi e definiti, gestendo rischi e rendendo attuali opportunità sociali, economiche ed ambientali di questo nuovo senso del lavorare. La definizione e lo sviluppo di azienda-piattaforma è, per noi, uno degli snodi principali della trasformazione digitale del lavoro e della società, se non il cuore principale della questione. Per alcune aziende, questo futuro è già qui. Per altre, è molto vicino. L’unica cosa che dovrebbe essere vietata è farsi trovare impreparati e spiazzati dal mutamento economico e sociale che già viviamo.
Bibliografie
[1] Si vedano le analisi di Josh Bersin per maggiori approfondimenti.