Negli ultimi anni si sente sempre di più parlare di welfare aziendale e delle soluzioni che le aziende adottano per prendersi cura dei propri dipendenti e trattenerli in azienda. Questo fenomeno, fortemente in ascesa negli ultimi anni, non è più solo un trend, ma assurge a divenire parte dei meccanismi intrinseci di un’azienda, che tenta di essere sempre più vicina alle esigenze dei propri dipendenti.
Welfare aziendale, rispondere ai nuovi bisogni dei lavoratori
Oggi il welfare aziendale sta diventando un vero e proprio must in uno scenario animato da molteplici mutamenti: questi ultimi hanno avuto luogo soprattutto dopo la pandemia, per rispondere alle nuove esigenze delle persone e hanno ridisegnato le priorità.
Sono emersi così nuovi bisogni da parte dei lavoratori che hanno iniziato a valutare la propria azienda in un contesto globale onnicomprensivo, prendendo in considerazione non solo il punto di vista lavorativo, ma anche quello del benessere psicofisico. Le aziende si sono dovute così adattare a tali mutamenti e si sta assistendo ad un’evoluzione del vecchio mindset legato al mondo del lavoro.
Welfare, un concetto in evoluzione
Il concetto di welfare non è statico bensì evolutivo, si evolve in modo naturale a seconda dei cambiamenti delle abitudini delle persone e degli assetti del paese: tante sono le modalità in cui il welfare si dispiega, chiave di un guadagno utile all’azienda stessa e, in quest’ottica, si interseca perfettamente con i cambiamenti che attraversano il mondo del lavoro e dell’impresa. Da una ricerca dell’Osservatorio Welfare 2022 a cura di Edenred Italia, si evince che il 47,8% della spesa welfare riguarda l’istruzione, la previdenza e l’assistenza sanitaria e per i familiari.
Di cosa parliamo quando parliamo di welfare aziendale
Quando si pensa al welfare aziendale non si fa riferimento solo a beni materiali o servizi spendili: esso, infatti, non si circoscrive solo a prodotti e servizi, ma si traduce anche in una serie di attività sanitarie ed assistenziali che coinvolgono in primis il lavoratore, nonché i suoi familiari. Inoltre, può anche associarsi al territorio grazie al suo forte potere sociale.
Non sempre è facile tradurre adeguatamente tutto ciò: non bisogna dimenticare che la prima forma di welfare parte dall’ascolto, dalle risposte dei datori di lavoro ai bisogni dei dipendenti. Le strategie aziendali da realizzare devono essere misurate, pertanto, sui dipendenti stessi, partendo dall’assunto che il welfare è mirato al miglioramento dell’equilibrio e della forte sinergia tra vita privata e vita lavorativa.
L’importanza di un piano di welfare integrato al disegno aziendale
L’adozione di un piano di welfare integrato al disegno aziendale giova inoltre all’azienda stessa in termini di produttività, clima aziendale e maggior engagement ed è fondamentale anche per mitigare il fenomeno delle grandi dimissioni, altro tema dibattuto, soprattutto all’estero in questo periodo. L’employee retention può crescere a seconda del piano di welfare che l’azienda adotta e diviene così essenziale in ottica di attrazione dei talenti.
Le macro-tendenze 2023
Si può delineare un quadro generale delle macro-tendenze di quest’anno partendo sicuramente da uno dei principali trend in materia: i fringe benefits.
I fringe benefit
Benefici accessori o benefici in natura, i fringe benefits costituiscono una delle modalità più comuni e si possono tradurre nelle forme più disparate da buoni pasto, buoni carburante, buoni regalo o anche servizi di mensa, macchina e telefono aziendale. Questi benefits riscuotono spesso il gradimento più alto poiché sono tangibili e facilmente accessibili.
Volontariato no profit durante le ore lavorative
Sempre più aziende poi promuovono e organizzano attività di volontariato no profit durante le ore lavorative: si definisce così un altro macro trend, quello del volontariato d’azienda. Il volontariato deve essere considerato altresì come un’opportunità poiché è uno strumento che permette di apprendere nuove conoscenze, di mettersi in gioco e migliorare il clima aziendale. In particolare, ci sono due sfaccettature: il suo carattere collettivo lo rende al tempo stesso una forma di team building più sostenibile; dall’altro lato invece si aggancia alla responsabilità sociale d’impresa,identificandosi come un gesto che ha un forte impatto sociale e ha profonderipercussioni anche in termini reputazionali per l’azienda.
Corporate social responsibility
Possiamo parlare poi di responsabilità sociale, identificando così altri due macro trend: la corporate social responsibility e la formazione sulle soft skills. Nel primo caso si può fare un esempio pratico: Olivetti aveva creato biblioteche e servizi per i dipendenti ed i loro familiari, privilegiandone le esigenze con forti effetti anche sul territorio. Si tratta quindi di una pratica consolidata che affonda le sue radici nel boom economico italiano ma che oggi, ancora di più, trova un connubio favorevole tra obiettivi economici, sociali e ambientali, nell’intento di svolgere così anche una mission sociale.
Formazione
Dal punto di vista della formazione, invece, ogni azienda dovrebbe mettere a disposizione dei dipendenti piani formativi su diversi temi, spesso infatti i CCNL prevedono corsi di formazione e sono pertanto i datori di lavoro a dover trovare il modo di organizzarli. Vengono così elaborati piani formativi o erogati voucher per iscrizioni a corsi o acquisto di materiali. Anche in questo caso si può parlare di responsabilità sociale: il continuo miglioramento delle risorse induce a valorizzare i talenti e quindi il territorio stesso.
Miglioramento delle soft skill
Spesso le aziende particolarmente attente al benessere dei propri dipendenti promuovono attività formative anche per migliorarne le soft skills e per creare un bacino di personale qualificato con le competenze necessarie all’azienda, cercando in tal modo di evitare il miss-match tra domanda e offerta di lavoro. Tra queste possiamo citare il caso Loccioni, azienda che prevede la formazione prima, durante e al termine del rapporto di lavoro. L’azienda ha comunque un ritorno: la formazione conduce ad una crescita continua e a un miglioramento della vita lavorativa e dei risultati organici.
Benessere mentale e fisico
Infine, il quinto macro trend individuato ha come focus il benessere mentale e fisico: altro tema di grande valore, quello della salute mentale e fisica, che costituisce una delle frontiere del welfare più importanti. Non si tratta di una novità dell’ultimo anno, si è a lungo parlato di terapia sul luogo di lavoro ma la pandemia ha accelerato i tempi imprimendo una spinta considerevole a questa dimensione, che oggi è divenuta una priorità. Sempre più aziende hanno inserito al loro interno la figura dello psicologo o mettono a disposizione dei dipendenti piattaforme ad hoc.
Allo stesso modo anche la salute fisica è fondamentale e si traduce con l’adozione di riduzioni per visite o check up annuali o assistenza sanitaria integrativa. Ad esempio, lo Studio Furfaro ha voluto intercettare le esigenze dei suoi dipendenti un massaggiatore che si occupa di migliorare le problematiche posturali, anche dovute al lavoro d’ufficio.