Employee Engagement

Stop al turnover, consigli pratici per un’azienda più accogliente



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Attrarre nuovi talenti e trattenere quelli già presenti in azienda: questa è, oggi, la sfida nel mondo del lavoro. Ma come creare un ambiente coinvolgente e migliorare il benessere psicologico, la motivazione e la soddisfazione dei dipendenti? Il cambiamento deve partire dai vertici

Pubblicato il 25 lug 2023

Laura Fornaroli

Marketing Specialist di MobieTrain Italia



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Un motivo di dibattito molto sentito nel mondo del lavoro e della formazione riguarda il benessere dei dipendenti e il loro coinvolgimento nell’attività dell’azienda, attraverso una partecipazione attiva e una visione condivisa.

Cos’è l’employee engagement

L’Employee Engagement, ovvero, come lo definisce Glassdoor1, “la misura di coinvolgimento del dipendente da un punto di vista emotivo, cognitivo e fisico nello svolgimento del proprio lavoro”, sta diventando un vero e proprio tema caldo quando si parla di gap tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Le aziende si interrogano sempre più spesso su quali siano gli step necessari affinché i collaboratori si sentano parte integrante della vision globale e quali siano invece le strategie per far sì che i talenti siano attratti da una determinata posizione aperta e dalla loro realtà. In questo articolo, andiamo ad analizzare proprio le strategie messe in atto dalle aziende per coinvolgere il personale e quale ruolo assume il manager in una nuova ottica fondata sull’affinamento delle cosiddette “soft skill”.

Attenzione al singolo piuttosto che alla collettività

Una nuova cultura aziendale improntata all’attenzione e alla valorizzazione delle persone all’interno del team, si sta facendo strada in maniera netta nel mondo del lavoro. Dallo studio dei nuovi trend in materia, emerge uno scenario in divenire, che, da una realtà legata al vecchio concetto di leadership e di carriera, si evolve verso un approccio fondato sulle “soft skill” e sull’attenzione al singolo piuttosto che alla collettività. I fenomeni della “Great Resignation” e del “Quiet Quitting”, partiti dagli Stati Uniti per poi arrivare prepotentemente anche in Italia, hanno come spostato l’attenzione degli imprenditori e stanno portando ora a un’inversione di tendenza.

L’Employee Engagement come strumento per arginare il turnover

Il coinvolgimento del collaboratore negli obiettivi strategici a livello aziendale, definito come Employee Engagement, lo rende anche più attivo e produttivo sul campo operativo. Essere parte integrante dell’organizzazione e del raggiungimento dei risultati e percepire il proprio ruolo come significativo all’interno dell’impresa, spinge il dipendente a sentirsi più realizzato sul lavoro e più collaborativo in un’ottica di miglioramento collettivo, dimostrandosi così un vero e proprio Ambassador dei valori aziendali.

Uno studio condotto da Gallup2 ha dimostrato che i dipendenti che si sentono più coinvolti sono il 21% più produttivi di quelli meno coinvolti. Inoltre, i dipendenti motivati sono generalmente più soddisfatti del proprio lavoro e hanno un minore tasso di assenteismo. Secondo Glassdoor1, il 54% dei dipendenti sarebbe addirittura disposto a rinunciare a un aumento di stipendio del 10% in cambio di un ambiente di lavoro più coinvolgente. Questi dati diventano ancora più significativi nel momento in cui il focus viene spostato sul personale a contatto con il pubblico, spesso troppo distante dalla realtà e dalla cultura aziendale, ma soprattutto dai meccanismi decisionali.

Tecniche da utilizzare per ingaggiare il dipendente

Diverse modalità sono messe in atto da grandi aziende e PMI italiane per rendere l’ambiente di lavoro coinvolgente e far sentire il dipendente al centro dell’organizzazione. Employer branding, team building, premiazioni del best performer della settimana o del mese, giornate di ringraziamento per il contributo al successo dell’azienda, riconoscimento ufficiale dei meriti tramite Digital House Organ o social media, empowerment e responsabilizzazione del singolo rispetto agli obiettivi generali, formazione per accrescere le competenze e lo sviluppo delle soft skill sono solo alcune delle iniziative promosse. Tutto per rendere la propria azienda capace di attrarre nuovi talenti e mantenere – motivati e coinvolti – quelli già presenti.

L’importanza della formazione nel coinvolgimento del personale in prima linea

La formazione e lo sviluppo dei dipendenti diventano cruciali in ogni processo di Employee Engagement. La possibilità di ampliare le proprie competenze e potenziare il proprio percorso di carriera all’interno dell’azienda può essere un forte incentivo per i collaboratori. Il ruolo della formazione quindi, e del coinvolgimento del personale in prima linea, a diretto contatto con il cliente e spesso non coinvolto nelle strategie decisionali, rappresenta un modo per avvicinare il collaboratore ai valori aziendali.

I tool digitali, in particolare, offrono un’opportunità di visibilità e connessione semplice e immediata, aiutando a fornire al team tutti gli strumenti di cui ha bisogno per migliorare le proprie performance, e a creare così una cultura aziendale inclusiva e attrattiva per i talenti. Un’esperienza di apprendimento immersiva, efficace e coinvolgente permette alle aziende di mantenere alta la motivazione delle persone, potenziandone al tempo stesso le competenze e aiutandole a creare una customer experience da manuale.

Un nuovo ruolo per il manager

Da questa nuova prospettiva, è necessario innanzitutto che le figure manageriali, a partire da quelle dirigenziali, cambino la mentalità con la quale si approcciano al dipendente. Comunicazione interna, definizione di percorsi di carriera chiari e ben strutturati per i neoassunti, sostenendo la loro crescita sia professionalmente che personalmente: questi i punti da cui partire per creare quella che viene definita una “leadership gentile”, fenomeno di cui oggi si discute molto e che sta ridisegnando il profilo del ruolo manageriale in molti settori.

Al centro di questo nuovo tipo di atteggiamento, troviamo la cura e l’attenzione per le persone, dei clienti sì, ma anche dei colleghi. Una posizione privilegiata in questo scenario spetta ancora alla formazione, non soltanto dei dipendenti, ma anche e soprattutto dei manager, che dovranno sviluppare in particolare le “soft skill”: imparare come poter comunicare, ingaggiare, motivare il collaboratore, al di là del proprio ruolo. Nasce l’esigenza, quindi, di creare percorsi di coaching e di feedback che vanno a mettere l’attenzione su come approcciare, comunicare, creare quel grado di interesse e motivazione, usando parole che possano evocare positività e gentilezza. Operare insieme al proprio manager diventa così sinonimo di creazione di un proprio piano d’azione e di sviluppo, per poter lavorare al meglio.

Conclusioni

In conclusione, un ambiente di lavoro coinvolgente può dunque migliorare il benessere psicologico, la motivazione e la soddisfazione dei dipendenti, portando benefici all’intero business. Molte aziende si stanno interrogando su quali metodologie adottare per attrarre nuovi talenti e mantenere quelli già presenti. Fondamentale risulta però non solo il coinvolgimento del collaboratore negli obiettivi strategici dell’azienda, ma anche e soprattutto una riforma dall’interno, che parta dai vertici, nella formazione del personale in prima linea e anche del manager che deve necessariamente imparare un nuovo modo di interagire con il proprio team e con i colleghi.

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