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L’IA per rinnovare la scuola, dall’aula alla segreteria: le competenze che servono



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Una scuola basata su un uso consapevole dell’IA sarebbe completamente (e necessariamente) rinnovata nell’approccio all’insegnamento, alla didattica, alla gestione dei processi amministrativi: richiederebbe però un cambio radicale di prospettiva e una formazione adeguata di tutto il personale

Pubblicato il 28 set 2023

Anna Vaccarelli

Dirigente Tecnologo IIT CNR



scuola stem pnrr

Negli ultimi mesi il dibattito sull’intelligenza artificiale si è allargato a molti ambiti, grazie al successo e alla diffusione di ChatGPT, Midjourney e le altre intelligenze artificiali generative disponibili per tutti gli utenti della rete.

Si è discusso dell’uso della AI nel mondo del lavoro, del giornalismo, dell’arte, anche in relazione alle implicazioni legali relative, per esempio, al diritto di autore o alle responsabilità in caso di danno, e all’impatto che può avere sui posti di lavoro, o agli enormi benefici che potrebbe portare in medicina. E se ne è parlato, molto, anche a proposito del suo utilizzo nell’ambito scolastico.

Le proposte sull’uso dell’IA a scuola

Ci sono varie analisi e proposte formulate dagli esperti.

Personalizzare l’apprendimento

Si propone che possa essere usata per personalizzare l’apprendimento degli studenti, adattando i materiali didattici e il ritmo delle lezioni alle esigenze individuali. Questo approccio consentirebbe agli insegnanti di concentrarsi su aspetti più qualitativi dell’istruzione, come l’interazione con gli studenti e lo sviluppo delle competenze critiche, mentre l’AI si occuperebbe delle attività più ripetitive e standardizzate.

Supportare gli studenti in difficoltà

L’AI potrebbe essere utilizzata per identificare e supportare gli studenti in difficoltà. I sistemi di monitoraggio basati sull’AI possono rilevare segnali precoci di difficoltà di apprendimento e suggerire interventi mirati per aiutare gli studenti a superarli. Questo approccio proattivo alla didattica potrebbe contribuire a ridurre il tasso di abbandono scolastico e migliorare complessivamente il rendimento degli studenti.

Creare tutor virtuali

C’è chi immagina che l’AI possa essere utilizzata per creare tutor virtuali che guidino gli studenti attraverso il materiale didattico, rispondendo alle loro domande e offrendo feedback istantanei. Questi tutor virtuali sarebbero disponibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

Ma anche negli aspetti organizzativi l’AI potrebbe avere un ruolo: potrebbe automatizzare il processo di valutazione degli studenti, valutando automaticamente test, quiz e compiti, riducendo il carico di lavoro degli insegnanti e consentendo loro di concentrarsi su attività di insegnamento più interattive e creative. Inoltre, l’AI potrebbe fornire feedback dettagliato agli studenti, aiutandoli a comprendere meglio i loro errori e a migliorare le loro prestazioni.

Monitorare l’attenzione e l’impegno degli studenti

Addirittura, si potrebbe pensare che l’AI possa monitorare l’attenzione e l’impegno degli studenti durante le lezioni online. Attraverso l’analisi delle espressioni facciali e dei movimenti oculari, l’AI potrebbe identificare quando gli studenti sono distratti o stanchi e suggerire interventi per mantenere alto il loro livello di coinvolgimento.

Un supporto per la preparazione delle lezioni

Anche gli insegnanti potrebbero giovarsi dell’AI nella preparazione delle lezioni, fornendo raccomandazioni su materiali didattici, strategie pedagogiche e approcci per affrontare le esigenze degli studenti

L’IA applicata all’organizzazione delle scuole

Oltre all’insegnamento, l’IA potrebbe anche essere italiane. Attualmente, molte attività amministrative sono laboriose e richiedono tempo, come la gestione delle presenze degli studenti, la pianificazione delle lezioni e la gestione delle risorse scolastiche. L’IA può automatizzare molte di queste attività, consentendo al personale scolastico di concentrarsi su compiti più strategici.

Ad esempio, un sistema basato sull’IA potrebbe gestire automaticamente le presenze degli studenti, generare report dettagliati sulle assenze e persino inviare notifiche ai genitori in caso di assenze prolungate. Questo libererebbe tempo per gli insegnanti e per il personale amministrativo, consentendo loro di concentrarsi maggiormente sul miglioramento dell’esperienza educativa degli studenti.

Una scuola che funzionasse utilizzando questi nuovi strumenti sarebbe completamente (e necessariamente) rinnovata nell’approccio all’insegnamento, alla didattica, alla gestione dei processi amministrativi: richiederebbe un cambio radicale di prospettiva. Di questo bisogna essere consapevoli.

IA a scuola: timori e rischi

La realizzazione di queste proposte porterebbe indubbi vantaggi ma genera anche dei timori: il primo è la tutela della privacy di tutti gli utenti della scuola (studenti, insegnanti e personale amministrativo) La raccolta di dati sensibili sugli studenti, per esempio relativi a assenze per malattia, potrebbe sollevare questioni etiche e richiedere politiche rigorose per proteggere la privacy e la sicurezza dei dati.

Il secondo è il timore che l’automatizzazione e l’IA possano portare alla sostituzione degli insegnanti. È importante sottolineare che l’IA dovrebbe essere vista come un complemento all’insegnamento, non come un sostituto. Gli insegnanti svolgono un ruolo insostituibile nell’educazione degli studenti, e l’IA può aiutarli a svolgere questo ruolo in modo più efficace ed efficiente, quindi un timore infondato

Gli ostacoli verso questo nuovo modello di scuola

Ma esistono anche altri ostacoli molto più concreti al raggiungimento di questo nuovo modello di scuola.

La realizzazione di queste proposte richiederebbe da parte del personale (docente e non) delle competenze specifiche piuttosto elevate, ma nella maggior parte delle scuole il livello di conoscenza che il personale ha degli strumenti informatici è di base.

Il Piano nazionale di formazione del personale docente (2016-2019) ha identificato l’educazione digitale come una delle sue priorità. Il piano è rafforzato dal Piano Nazionale Scuola Digitale, all’interno del quale sono già stati formati circa 8.000 insegnanti (un insegnante per scuola), gli “animatori digitali” e le loro evoluzioni, a supporto dell’intera comunità scolastica. La presenza di questi esperti è di grande aiuto per i colleghi ma non è certamente sufficiente a realizzare le proposte relative all’uso dell’AI nella scuola.

Sarebbe necessario che tutti i docenti avessero padronanza di questi strumenti. Per molti di essi (quelli di ruolo) è previsto l’obbligo di formazione continua attraverso la frequenza di corsi accreditati dal ministero per un minimo di 25 ore all’anno: se gli insegnanti fossero vincolati a sceglierne alcuni sui temi del digitale, anche in questo caso per un minimo di ore, si potrebbe garantire nel giro di qualche anno, un livello omogeneo di conoscenze e competenze, almeno nel personale insegnante.

Quello che è possibile immaginare che possa avvenire a breve termine è che alcuni insegnanti più sensibili al tema e con le “skill” adatte, introducano l’AI, intanto, come argomento di cui parlare in classe, da spiegare e da imparare ad usare. Bisognerebbe evitare di pensare allo stereotipo per cui l’AI (e in particolare l’AI testuale) sia lo strumento per “copiare” i compiti senza svolgerli. Potrebbero essere messe in evidenza tutte le opportunità che un uso esperto e consapevole può offrire agli utenti: la generazione di un testo va preso come spunto per rielaborarlo, la risposta va esaminata con spirito critico, non è detto che sia giusta. Il debug di un programma è efficace e veloce, ma va controllato prima di adottare la versione corretta restituita, e così via.

Conclusioni

L’AI potrebbe essere introdotta in aula per qualunque materia e per qualunque livello di scuola: le AI che permettono di conversare con personaggi storici potrebbero essere uno strumento stimolante per spiegare ai bambini o ai ragazzi più giovani la storia o la chimica o la storia dell’arte….

Sarebbe dunque urgente e necessario investire sulla formazione del personale scolastico per sfruttare appieno i benefici dell’Intelligenza Artificiale nell’istruzione e garantire un futuro migliore per gli studenti italiani.

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