Il dottor Annthok Mabiis, nell’anno 2333, ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia totale, dalla Sindrome della Noia Assoluta”, perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base di copertura su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
Metà agosto. Memorie connesse azzerate da tre anni. L’aria condizionata all’aperto, che rinfrescava il pianeta, era stata spenta volutamente dall’impresario. Gocciolanti. I candidati. Riprodotti. Entrambi avatar. Quello di paese e quello dell’Impero.
La voce percussante. Apparecchiata con fischi, fruscii, sbalzi di volume. “Gente!… Così si stava, in agosto! Come ogni anno, anche in questo 2336 abbiamo voluto riprodurre l’antica cerimonia, il comizio all’aperto, d’estate, di tre secoli fa!”
Una gradinata infinita. Conteneva la città. Un sole brulicante. Un cielo rilassato. L’aria affannata del primo pomeriggio.
Il naso storto. Le piume al vento: “Concittadini, amici, fratelli, paesani, compaesani, italiani, al di qua e al di là del mare, vicini e lontani. Chi vi parla è Antonio La Trippa!“
Affondavano nei panini gonfi. Sgorgavano nelle lattine da collezione. Applaudivano nelle mani bollenti.
Capelli sbuffanti. Occhi cisposi: “Hi folks, chi vi parla è una persona veramente ricca e ne sono orgoglioso! Guadagno 400 milioni di dollari all’anno… Le donne consciamente o inconsciamente si sono tutte innamorate di me… Sapete, non ha molta importanza che cosa i media possono scrivere di me, fintanto che ho con me una giovane e splendida gnocca!”
L’ola interrotta. La risata sedotta. Corrotta. Milioni applaudivano come avevano imparato.
I sei componenti della Memory Squad 11. In licenza premio. Un po’ seguivano. Sonnecchiavano. Circospetti. L’abitudine è un alibi perfetto. Per uccidere. Tutto.
Il megafono a tromba. Il microfono ad asta: “In questo momento cruciale della vita del nostro paese bisogna separare il bene dal male, il vero dal falso.”
Cravatta rossa. Boccuccia piragnica: “In questo momento dobbiamo dire la verità, questo ‘Climate change’ è una stronzata che deve essere fermata, il pianeta sta congelando, le temperature sono ai minimi storici, è tutta un’astutissima idea dei cinesi…”
Palco imbandierato. Pubblico incantato: “Se io vi dicessi che una volta eletto mi batterei per Roccasecca, nostro paese, che farei costruire scuole, strade, acquedotti, case, case… Voi mi credereste?”
Cravatta rossa. Camicia bianca: “Costruirò un grande, grande muro al confine meridionale… farò in modo che il Messico paghi per quel muro… per fermare gli immigrati, che sono tutti criminali e stupratori! Sarò il miglior jobs president che Dio abbia mai creato!”
Dignitari sorridenti. Astanti convenienti: “Se io vi dicessi che questi signori sono persone onorevoli, degne di pregiarsi di questo appellativo parlamentare e che adopereranno i vostri voti per il bene del paese, voi mi credereste?…”
Cravatta rossa. Polsini agitati. Sorrisi vetriolici: “Se Hillary Clinton, senatrice, segretaria di stato, non riesce nemmeno a soddisfare il suo uomo, cosa le fa credere di poter soddisfare l’America?”
Comparse esilarate. Spettatori esilaranti: “E allora sapete che cosa vi dico? Che siete degli ingenui, dei fessacchiotti, dei deficienti, degli incoscienti, perché io, una volta eletto, per Roccasecca non potrò fare un cacchio, dico cacchio; perché questi signori appena saranno eletti poseranno i loro sporchi deretani sugli scanni della camera e faranno soltanto i loro sporchi affari; vi faranno fessi, perché sono papponi, papponi, papponi…”
Dito puntato. Volto aggrotato: “Senza di me, perderete una montagna di dollari”.
“Non votate per me! Non votate per me!…”
Gridavano insieme, nelle due verità, Totò e Trump.
(133 – continua la serie. Episodio “chiuso”)
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