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Sanità: così l’AI Act aiuta le strutture a tutelare i dati personali



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Nell’ambito dell’AI Act, il profilo della privacy e la salvaguardia delle informazioni sanitarie emergono come priorità assolute. L’obiettivo è fornire delle linee guida alle strutture sanitarie affinché siano consapevoli delle potenzialità e delle sfide dell’intelligenza artificiale

Pubblicato il 12 ott 2023

Domenico Marino

Università Degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria



Digital,Transformation,Concept.,Binary,Code.,Ai,(artificial,Intelligence).

L’AI Act, la normativa sancita dall’Unione Europea per normare l’impiego dell’intelligenza artificiale, definisce un quadro normativo solido che intende sostenere l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel settore medico, ponendo al centro della sua azione la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

Le strutture sanitarie devono seguire le linee guida stabilite, approfondendo la propria consapevolezza delle potenzialità e delle sfide dell’IA.

IA in sanità, i rischi per i nostri dati personali

La crescita esponenziale dei dati digitali, che tocca ogni aspetto della nostra esistenza, inclusa l’area medica, apre a nuove prospettive. La gestione dei dati sanitari può rivoluzionare il monitoraggio del nostro benessere, svelare le cause sottostanti delle malattie, pensare terapie innovative e modellare i nostri stili di vita.

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L’intelligenza artificiale (IA) si sta affermando con forza nel dominio sanitario, mostrando una notevole efficacia nella diagnostica per immagini, nell’ideazione di trattamenti all’avanguardia, nella scelta di innovazioni terapeutiche, nella gestione delle cure e nell’monitoraggio della salute generale.

L’IA, inoltre, è una potente leva per incrementare la gestione operativa del settore medico. Eppure, l’adozione a pieno regime di queste soluzioni tecnologiche è ancora in una fase nascente, e le svolte radicali che potrebbero rinnovare l’intero panorama sanitario sono in attesa di concretizzazione.

La dilatazione delle frontiere informative, disponibili per analizzare lo stato di salute di un individuo e i potenziali attori che possono consultarle, accende dubbi sull’integrità e riservatezza dei dati personali. Uno esempio tangibile di questa situazione è l’utilizzo dei nostri dati sanitari da parte di gruppi farmaceutici e tech per scopi commerciali. Inoltre, va tenuto conto che le informazioni legate alla salute possono essere contaminate da inesattezze e preconcetti. Alimentando con questi dati contaminati l’IA, c’è il pericolo di perpetuare bias e acuire disuguaglianze. Un’ulteriore sfida è da affrontare è quella legata al fatto che un avanzamento tecnologico può inasprire le disparità sia a livello locale che globale.

La tutela delle informazioni sanitarie nell’AI Act

Nell’ambito dell’AI Act, il profilo della privacy e la salvaguardia delle informazioni sanitarie emergono come priorità assolute. L’AI Act concentra la sua attenzione sull’integrità dei dati personali e sulla difesa della privacy dell’individuo. Questa disposizione legislativa elenca criteri specifici mirati a certificare una manipolazione prudente delle informazioni mediche, coerentemente con le normative sulla privacy. Si sottolinea che l’intrinseca delicatezza dei dati sanitari reclama una tutela massima.

L’AI Act dettaglia protocolli precisi circa l’acquisizione, il trattamento e l’applicazione dei dati medici nel contesto dei dispositivi IA. Seguendo il principio di minimizzazione informativa, l’AI Act prescrive che solo il volume essenziale di dati debba essere sfruttato per perseguire le finalità stabilite. Ciò implica che i medici e le aziende che operano in campo sanitario debbano circoscrivere l’accumulo e l’elaborazione delle informazioni mediche esclusivamente a ciò che è indispensabile per fini ben definiti, come diagnosi, terapia o indagine clinica. L’AI Act inoltre evidenzia la necessità di acquisire un consenso informato dai pazienti per la gestione di tutto ciò che è connesso con le fasi di diagnosi e cura.

Ogni cittadino deve essere profondamente consapevole di come le proprie informazioni sanitarie verranno utilizzate e deve esprimere un’approvazione chiara per tale trattamento. Il provvedimento punta anche a garantire trasparenza nell’applicazione dell’IA nel dominio medico. Gli enti che integrano meccanismi di IA a scopi sanitari devono rivelare il funzionamento di tali dispositivi, compresa la logica sottesa alle decisioni e i principi adottati per deliberare. Infine, l’AI Act prevede protocolli robusti per preservare i dati medici da intrusioni esterne, dispersioni o usi inappropriati. Le istituzioni sono tenute a mettere in atto strategie tecniche e organizzative volte a garantire sicurezza e integrità delle informazioni, annullando ogni potenziale rischio di violazione.

L’impatto dell’AI Act sull’evoluzione delle piattaforme cloud per i dati sanitari

Questo quadro normativo ha ripercussioni profonde sull’evoluzione delle piattaforme cloud destinate ai dati sanitari. La transizione al cloud per un ente ospedaliero o sanitario è un’operazione intricata che necessita di una progettazione meticolosa e di un’attuazione scrupolosa per assicurare il successo dell’iniziativa. Dalla migrazione al cloud emergono molteplici vantaggi, ma si presentano anche insidie e problematiche da contemperare. Una delle prerogative principali della migrazione al cloud per una struttura sanitaria è la capacità di ottimizzare le spese legate all’infrastruttura IT. Con questo passaggio, l’ente può evitare di dover gestire e curare un’architettura hardware onerosa e articolata, riducendo anche le spese legate al personale IT.

Il cloud, inoltre, propone una maggiore adattabilità, permettendo all’ente di modulare la capacità IT prontamente. Tuttavia, vi sono anche rischi associati a questa transizione, in primis la sicurezza e la conformità alle leggi vigenti. Le strutture sanitarie devono garantire la massima protezione delle informazioni sensibili e osservare le direttive sulla privacy anche e soprattutto per i dati in cloud perché la migrazione potrebbe amplificare la vulnerabilità a minacce informatiche, come attacchi mirati o software malevoli, che possono minare la sicurezza dei dati. Un altro ostacolo può derivare dalla necessità di adeguare le applicazioni esistenti all’ambiente cloud, operazione che potrebbe richiedere un impegno di tempo e risorse. La struttura sanitaria deve ponderare accuratamente le proprie necessità in termini di sicurezza e riservatezza dei dati per identificare la soluzione cloud più idonea, garantendo un servizio efficace, modulabile e costantemente disponibile.

Un uso cosciente e responsabile dell’IA nel settore medico

In una visione olistica, l’AI Act incorpora anche clausole etiche di rilievo per stimolare un uso cosciente e responsabile dell’intelligenza artificiale nel settore medico. La nuova normativa spinge le istituzioni sanitarie a guardare oltre i vantaggi immediati della tecnologia e a concentrarsi sulle implicazioni etiche delle loro decisioni. I principi cardine di questo processo sono la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo, la promozione dell’equità e l’eliminazione delle discriminazioni. Le strutture sanitarie devono operare in un’ottica di trasparenza, fornendo ai pazienti tutte le informazioni necessarie sul funzionamento dell’IA e sulle motivazioni delle decisioni. L’obiettivo è un uso etico dell’intelligenza artificiale che privilegi il benessere dei pazienti e il rispetto dei loro diritti.

Conclusioni

Solo, insomma, con una visione equilibrata tra innovazione tecnologica e responsabilità etica si potrà perseguire un futuro in cui l’intelligenza artificiale sia un alleato prezioso per il benessere dei pazienti e l’efficienza del sistema sanitario.

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