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L’infodemia minaccia il futuro dell’IA, l’educazione è l’antidoto



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In un’epoca in cui l’accesso all’informazione è istantaneo, siamo inondati da una quantità crescente di contenuti, spesso senza filtri riguardo la loro qualità o accuratezza. Questa sovrabbondanza, conosciuta come “infodemia”, diventa un problema quando ci si occupa di argomenti come l’intelligenza artificiale

Pubblicato il 24 ott 2023

Riccardo Petricca

Esperto Industria 4.0 Innovation Manager



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BIM

L’intelligenza artificiale è, senza dubbio, una delle tecnologie più rivoluzionarie e promettenti del nostro tempo. Tuttavia, l‘immagine che molti hanno dell’IA è distorta da titoli sensazionali, evocazioni di scenari distopici tratti da film e informazioni spesso prive di fondamento scientifico. Questa distorsione non solo mina la comprensione pubblica dell’Intelligenza artificiale, ma può anche ostacolare il suo progresso e la sua adozione.

Di cosa parliamo quando parliamo di IA

L’intelligenza artificiale è un ramo dell’informatica che mira a sviluppare macchine capaci di eseguire compiti tipicamente umani, come il riconoscimento vocale o la visione artificiale. Grazie a tecniche come il machine learning e il deep learning, le macchine possono ora “imparare” dai dati. Un esempio di IA avanzata nel campo del linguaggio potrebbe essere ChatGPT, basato sull’architettura GPT di OpenAI, permette interazioni fluide e naturali con gli utenti.

Questi modelli sono addestrati su vasti set di dati per comprendere la struttura e i modelli della lingua. Il risultato è un sistema che può rispondere a domande, generare testo coerente su una varietà di argomenti e assistere in una serie di applicazioni, dalla creazione di contenuti alla risposta a domande specifiche. La complessità e la potenza di questi modelli li rendono applicabili in molti settori, dal servizio clienti all’educazione, dalla ricerca alla produzione di contenuti.

È importante notare che, nonostante questi progressi, l’IA non possiede “intelligenza” o “coscienza” nello stesso modo degli esseri umani. Piuttosto, simula l’intelligenza attraverso algoritmi e dati complessi.

Titoli catastrofici: vendere paura o informazione?

Il ruolo dei media nella forma di comunicazione delle notizie è fondamentale, e spesso possono optare per titoli sensazionalistici o “catastrofici” per attirare l’attenzione del pubblico. Questo fenomeno non è nuovo e si estende ben oltre l’argomento dell’intelligenza artificiale, ma l’IA, essendo un campo emergente e complesso, è spesso suscettibile a rappresentazioni distorte. Ci sono dunque dichiarazioni apocalittiche che suggeriscono che l’IA sostituirà tutti i lavori umani in un breve lasso di tempo. Allo stesso modo, c’è l’antropomorfizzazione dell’IA, dove si potrebbe dire che un’IA “ribelle” ha agito contro le istruzioni degli sviluppatori. E poi ci sono le promesse esagerate, come l’idea che l’IA potrebbe curare tutte le malattie in un prossimo futuro.

Questi tipi di titoli possono generare incomprensione, paura o aspettative irrealistiche nell’opinione pubblica. Anche se è essenziale discutere delle preoccupazioni legate all’IA, è altrettanto cruciale che queste discussioni siano ben informate e non basate su titoli sensazionalistici.

La responsabilità rientra sia nei media che nel pubblico: i media dovrebbero cercare di rappresentare l’IA in modo accurato, mentre il pubblico dovrebbe essere critico e informato, cercando fonti affidabili.

La fantascienza e la realtà dell’IA

Film come “Terminator” o “Ex Machina” hanno presentato visioni spettacolari ma altamente speculative sull’IA. Sebbene questi film siano intrattenimento e non previsioni, hanno avuto un’influenza significativa sulla percezione pubblica.

È fondamentale differenziare la fantascienza dalla realtà. L’IA odierna, per lo più basata su tecniche di apprendimento automatico, è molto lontana dalle super intelligenze autonome e malevoli spesso rappresentate nei film. In realtà, la maggior parte delle applicazioni dell’IA sono strumenti specializzati progettati per compiti specifici, come il riconoscimento facciale o la traduzione automatica.

Decifrare la complessità: oltre il sensazionalismo

Essendo l’intelligenza artificiale un argomento di grande interesse e dibattito, la comprensione di molti aspetti di questa tecnologia è spesso offuscata da rappresentazioni semplificate o titoli sensazionalistici nei media.

  • Lavoro: Un’area di preoccupazione comune è l’idea che l’IA prenderà tutti i lavori umani. Mentre è vero che l’IA ha la capacità di automatizzare molte funzioni, specialmente quelle ripetitive e basate su regole, questo non significa necessariamente una riduzione netta dei lavori. Infatti, nella storia della tecnologia, l’introduzione di nuovi strumenti ha spesso portato alla creazione di nuovi ruoli e opportunità. Ad esempio, l’automazione potrebbe occuparsi delle funzioni manuali, permettendo agli esseri umani di concentrarsi su compiti più strategici o creativi. Inoltre, l’IA ha il potenziale di potenziare la collaborazione tra uomo e macchina, creando un ambiente di lavoro più sinergico.
  • Etica: L’IA ha sollevato numerose questioni etiche, da questioni sulla privacy a quelle sulla responsabilità. Ma l’etica dell’IA non può essere ridotta a dicotomie semplici. Non è solo una questione di determinare se l’IA è “buona” o “cattiva”, ma di comprendere come essa viene implementata, regolamentata e utilizzata in contesti specifici. L’IA, come qualsiasi strumento, può essere utilizzata per il bene o per il male a seconda delle intenzioni e delle circostanze.
  • Capacità: L’idea di una super intelligenza artificiale onnipotente domina spesso la narrativa popolare. Ma la realtà è che l’IA attuale è principalmente “stretta”, il che significa che è progettata per funzioni specifiche. Un sistema di IA che gioca a scacchi a livello mondiale non può, ad esempio, diagnosi mediche o prevedere il tempo. L’IA agisce sulla base dei dati con cui è stata addestrata e sotto la guida e il controllo umano.

Mentre l’IA è indubbiamente rivoluzionaria e potente, è essenziale avere una visione equilibrata e informata del suo ruolo e delle sue capacità. Solo con una comprensione chiara possiamo navigare nel suo potenziale e nelle sue sfide in modo efficace.

Il ruolo della comunità scientifica

In un’era dominata dalla velocità e dalla quantità delle informazioni, l’infodemia, ovvero la diffusione di informazioni non verificate o fuorvianti, rappresenta una vera minaccia per la comprensione pubblica di temi complessi come l’intelligenza artificiale. Qui, la comunità scientifica svolge un ruolo fondamentale come baluardo contro la disinformazione.

Gli esperti e i ricercatori nel campo dell’IA sono idealmente posizionati per filtrare il rumore, mettendo in luce ciò che è veramente rilevante e separando le promesse autentiche dalle esagerazioni. Quando la comunità scientifica comunica i suoi risultati, è di vitale importanza che lo faccia in modo che sia comprensibile non solo per gli altri esperti, ma anche per il grande pubblico. La chiarezza, la precisione e la trasparenza dovrebbero guidare tale comunicazione.

Mentre l’IA ha visto sviluppi straordinari che sembrano usciti da romanzi di fantascienza, è cruciale sottolineare che la scienza progredisce spesso attraverso passi cauti e riflessivi. Molte delle “grandi novità” sono in realtà il risultato di anni, se non decenni, di lavoro meticoloso e incrementale. Presentare ogni nuovo sviluppo come una “rivoluzione” può alimentare aspettative irrealistiche e confondere la percezione del pubblico.

Inoltre, la diffusione di affermazioni non corroborate da prove robuste e metodologie solide mina la fiducia nella scienza. La comunità scientifica ha la responsabilità di correggere queste informazioni, non solo per proteggere l’integrità del campo, ma anche per garantire che il pubblico possa prendere decisioni informate.

Educare per un futuro informato

Per navigare correttamente nel mare dell’infodemia, l’educazione gioca un ruolo centrale. Dalle scuole alle università, è essenziale fornire agli studenti gli strumenti per comprendere, valutare e interrogarsi sulle notizie e sulle informazioni che ricevono.

Ma l’educazione non deve si ferma alle aule. Gli ambienti online, le piattaforme di e-learning e i corsi aperti (come i MOOCs) possono ampliare ulteriormente la portata dell’istruzione, rendendo le competenze critico-informative accessibili a un pubblico più ampio.

Solo attraverso un pubblico ben informato e critico, la società può sperare di affrontare le sfide poste dall’IA con equilibrio e pragmatismo.

Conclusioni

L’infodemia legata all’IA è un prodotto della nostra era digitale, ma può essere mitigata attraverso l’educazione, una comunicazione accurata e una maggiore responsabilità da parte dei media. La società ha tutto da guadagnare dalla comprensione e dall’adozione etica dell’IA. Ma per farlo, dobbiamo guardare oltre i titoli sensazionali e gli scenari distopici e impegnarci in una discussione informata e basata sulla realtà.

L’Intelligenza Artificiale non ha “Coscienza” il problema è la “coscienza” di chi la usa. Le macchine apprendono dall’addestramento continuo ossia dal set di dati ed informazione che diamo loro per addestrarsi ad apprendere.

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