Per i non addetti ai lavori, il nome FromSoftware potrebbe non essere familiare, tuttavia questa software house giapponese ha, nell’ultimo decennio, consolidato il suo ruolo all’interno dell’industria videoludica. Passando da sviluppatori di nicchia a una delle istituzioni più importanti nell’ambito del gaming. Va detto però che non è sempre stato questo il caso.
La storia di FromSoftware
Analizzando la storia della compagnia, è possibile notare che è in attività dal 1986, anno in cui venne fondata da Naotoshi Zin in quel di Tokyo. Ben 36 anni fa iniziava quindi il viaggio che l’avrebbe portata solo nel nuovo millennio tra i grandi del settore. I primi videogiochi sviluppati in seno alla compagnia sono molto meno conosciuti rispetto a nomi che oggi tutti i videogiocatori ben conoscono, dalla saga Dark Souls al più recente Elden Ring, fiore all’occhiello dell’intera produzione.
Il nome King’s Field, per esempio, per quanto ben conosciuto in Giappone, non ha mai avuto un ampio seguito in occidente. In parte per la mancata pubblicazione del primo titolo nel territorio europeo, in parte per l’estrema difficoltà e cripticità del videogioco stesso.
I titoli che hanno lanciato FromSoftware
La storia è leggermente diversa se consideriamo invece la serie Armored Core, uno shooter in terza persona incentrato su costruzione e utilizzo di mech. Per quanto questa abbia avuto un riscontro nel pubblico, stimolando la produzione di seguiti e spin-off, difficilmente è riuscita in passato a bucare la propria bolla di appassionati, non arrivando anche al resto del mercato.
FromSoftware è apparsa sui radar dei videogiocatori in maniera preponderante nell’epoca PlayStation 3, quando il titolo conosciuto come Demon’s Souls iniziò a far parlare di sé per il suo approccio apparentemente complesso. Un’avventura dark fantasy che, proprio grazie alle sue meccaniche ostiche e radicalmente diverse da quanto il mercato proponeva tra il 2009 e il 2010, guadagnò trazione e popolarità. La risposta della critica di settore fu entusiasta, conquistando voti importanti e ottenendo riconoscimenti come miglior gioco dell’anno presso numerosi outlet.
Il successo fu poi bissato da Dark Souls, nuova direzione per il franchise, cresciuto poi fino a divenire una delle serie più importanti degli ultimi 30 anni. Consolidata tale posizione, ci si sarebbe aspettati una cementificazione delle meccaniche, come spesso accade nelle grandi software house, che puntano a replicare il successo tramite la stessa formula. In realtà, l’approccio di FromSoftware è stato differente. Spostandosi lateralmente dalla propria “safe zone” e spingendosi in territori affini ma diversi, abbiamo visto la pubblicazione di nuove IP che, pur condividendo parte del retaggio, hanno virato in direzioni alternative. Lampanti esempi di ciò sono Sekiro e Bloodborne, fino ad arrivare alla monumentale opera che è Elden Ring.
L’importanza di Armored Core VI
Giunti a questo punto, FromSoftware ha colto la palla al balzo, dimostrando ancora una volta la propria versatilità senza adagiarsi sugli allori. Con un colpo di coda inaspettato, la software house ha riportato in vita uno dei suoi franchise sopiti, ovvero il sopracitato Armored Core. L’ultimo titolo della serie, Armored Core: Verdict Day, risale al 2013, ben 10 anni fa. La critica non lo elogiò particolarmente, con voti relativamente bassi, soprattutto se paragonati al successo ottenuto con i souls. Motivo questo che, probabilmente, spinse la compagnia a mettere un freno ai progetti per la serie.
Nessuno si sarebbe quindi aspettato l’annuncio di un Armored Core VI e nemmeno il successo che questo avrebbe raggiunto. Vale la pena dunque soffermarsi su alcuni numeri, per quantificare i risultati. Dalla sua pubblicazione Dark Souls 3 e Sekiro hanno venduto individualmente oltre 10 milioni di copie, Elden Ring oltre 20 milioni di copie. Numeri da capogiro, soprattutto considerato il grado di sfida superiore alla media di questi giochi. Armored Core V, uscito nel 2012 e stando ai dati forniti da VGChartz, ha venduto 400.000 copie. Armored Core VI, invece, pubblicato il 28 agosto 2023, ha venduto nel giro di un mese e mezzo sette volte tanto, superando i 2,8 milioni di copie. Cifre confermate dai doppiatori Ryo Shimokawa e Yasuyuki Kase, invitati come ospiti a un livestream su YouTube.
Se da un lato tali cifre non sono paragonabili al risultato di Elden Ring, dall’altro indicano un trend importante di cui tener conto: oggigiorno ciò che viene sviluppato da FromSoftware ha un suo peso specifico all’interno del mercato. A prescindere dal franchise e dalla nicchia in cui si colloca, l’azienda ha conquistato un grado di fiducia tale nelle cerchie di appassionati da potersi permettere approcci differenziati e non necessariamente inseriti all’interno del solco del genere souls.
Armored Core VI, di fatto, riprende vecchi stilemi ma inseriti in contesti completamente nuovi. Torna quindi l’estrema personalizzazione del proprio mech, la progressione “mission based” e solo in parte la difficoltà che ormai viaggia parallelamente al brand FromSoftware. Pur distaccandosi dalla formula che ha reso popolare la compagnia, il successo è stato esplosivo.
Un titolo ben lungi dalla perfezione
Il livello di partecipazione degli utenti è molto alto, Armored Core VI continua a essere apprezzato da tanti giocatori a oltre due mesi dall’uscita, pur essendo sostanzialmente un’avventura single-player con una semplice modalità multiplayer incentrata sul PvP. Ma se andiamo ad analizzare il prodotto nella sua interezza, scopriamo che è ben lungi dall’essere un titolo perfetto. Presenta sessioni complesse, talvolta ottuse nelle soluzioni e una curva d’apprendimento terribilmente ripida. La sua importanza in questo specifico momento storico del gaming è però elevatissima.
Il genere opposto a quello proposto in Armored Core VI, ovvero l’open-world, ha caratterizzato gran parte della produzione delle software house di tutto il mondo. Un approccio che preferisce la quantità alla qualità ha però saturato il mercato, inondandolo di produzioni con mondi enormi e spingendo a fare a gara a chi avesse la mappa più ampia. Salvo poi, grattare sotto la superficie e scoprire che si tratta di mondi vuoti e privi di alcuna personalità.
Conclusioni
In completa antitesi, Armored Core VI si barrica nella sua struttura a missioni: livelli curati ma lineari, con nemici e boss da abbattere. A farla da padrone è indubbiamente il sistema di personalizzazione del mech che permette di costruire la propria macchina da guerra preferita. Modificando ogni singolo aspetto e testando l’AC sul campo, viene stimolata la creatività del giocatore, affinando intuizione e capacità di analisi. Non possiamo a tutti gli effetti definirlo un edu-game, ma presenta indubbiamente un approccio attivo da non sottovalutare.
Armored Core VI non è il souls-like che alcuni si aspettavano, ma è esattamente il gioco di cui noi, e anche FromSoftware, avevamo bisogno.