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Sanità digitale: ecco le best practice nazionali



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Digitale e modelli innovativi permettono di colmare divari organizzativi, superando gap di processo, di competenze o lacune di servizio. Ecco le 8 best practice che si sono aggiudicate il Premio Forum Sanità di Digital360. La parola ai protagonisti dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dell’Azienda Usl di Bologna e Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

Pubblicato il 22 dic 2023

Mirella Castigli

ScenariDigitali.info



Le best practice nella sanità digitale

Sono otto le best practice premiate dal contest di Digital360 nella sanità digitale. Le realtà che si sono aggiudicate il Premio Forum Sanità sono l’Azienda Usl di Bologna, la Regione Toscana, la Fondazione Enpam, SoReSa, l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori, oltre alle startup Pillnovations e Niverbec. Abbiamo parlato con alcuni sviluppatori e ideatori degli applicativi che ci hanno raccontato la genesi dei progetti, i vantaggi per i pazienti e istituti ed eventuali future adozioni.

VIRTUAL CLINICS: Innovazione digitale e telemedicina in oftalmologia

La leva digitale nella sanità

Iniziative digitali e modelli innovativi rispetto agli approcci classici permettono di colmare divari organizzativi, mancanze di competenze, superare gap di processo o lacune di servizio delle aziende ed organizzazioni sanitarie.

Il riconoscimento promosso dal Gruppo Digital360 nell’edizione 2023 ha visto competere soluzioni innovative. Tecnologie e soluzioni digitali spaziano dalla localizzazione digitale in tempo reali dei pazienti in sala operatoria e della dotazione tecnologica dell’ospedale alla piattaforma per identificare velocemente le farmacie vicine che dispongono del farmaco cercato alla gestione delle liste d’attesa con l’uso dell’intelligenza artificiale fino a un modello di telemedicina oculistica sul territorio.

All’evento dell’innovazione sostenibile del sistema sanitario nazionale, Digital360 ha premiato:

  • Fondazione Enpam con Tech2Doc, So.Re.Sa. con Smart wAIting list, l’Azienda Usl di Bologna con Virtual Clinics Oculistiche;
  • la Regione Toscana con Sanità (Cento per cento) Digitale – La citizen journey Toscana;
  • l’Asst Papa Giovanni XXIII con il progetto Indoor tracking dei dispositivi elettromedicali;
  • Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori con “Proact 2.0”;
  • la startup Pillnovations con Pharme;
  • la startup Niverbec con Tecnologia innovativa al servizio dell’emergenza”.

Le cinque aree tematiche

Ecco nel dettaglio i punti di forza dei progetti sanitari premiati in cinque aree tematiche:

  • Smart hospital;
  • Data-driven health;
  • Citizen Journey;
  • Operations e Logistica sanitaria;
  • competenze digitali.

Smart hospital è l’ambito in cui digitale e soluzioni avanzate puntano a ottimizzare l’efficienza, migliorando la qualità dell’assistenza, percorso ed esperienza di ogni paziente nei servizi sanitari.

Data-driven health mira a rendere più proficui i processi decisionali in sanità, migliorando l’esperienza del paziente. Citizen Journey mette il cittadino/paziente al centro dell’iter di prevenzione, assistenza e cura. Inoltre Operations e Logistica sanitaria enfatizza le soluzioni all’avanguardia di logistica volte a rendere più efficienti i servizi di cura e assistenza. Il quinto ambito è quello delle Competenze digitali dedicate all’innovazione sostenibile.

Best practice in sanità digitale: l’Asst Papa Giovanni XXIII

Nell’ambito delle Operations e Logistica Sanitaria, Digital360 ha premiato l’Ospedale di Bergamo, per Indoor tracking dei dispositivi elettromedicali . Il nuovo sistema di localizzazione ‘real time’ della dotazione tecnologica dell’ASST Papa Giovanni XXIII

“fotografa” la situazione della tecnologia all’interno della struttura.
“Il progetto nasce infatti dalla necessità di tracciare come si muove un paziente”, commenta Antonio Fumagalli, CIO e CISO dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, “che parte dal reparto di degenza, arriva in sala operatoria per un intervento chirurgico e torna successivamente al suo letto. Avevamo l’esigenza di conoscere i tempi e la logistica nel corso dell’attraversamento dell’Ospedale da parte di alcuni particolari pazienti”.
“Una volta implementato il progetto, abbiamo esteso l’applicazione al tracciamento di altri elementi sempre nel completo rispetto della privacy”, continua Fumagalli: “Il nostro progetto di tracciabilità è stato esteso ai dispositivi elettromedicali in collaborazione con l’Ingegneria Clinica, allo scopo di monitorare gli spostamenti di apparecchi elettromedicali in movimento e di centinaia di carrelli informatizzati, dedicati da molti anni alla cartella clinica elettronica, alla terapia farmacologica e altre applicazioni cliniche”.

Obiettivi dell’applicazione

“L’obiettivo dell’applicazione è quello di conoscere dove sono i dispositivi”, sottolinea il CIO e CISO dell’Ospedale bergamasco, “per averli a disposizione quando servono senza perdere tempo prezioso e poterli utilizzare più efficacemente in termini sanitari. A volte si scopre che i dispositivi sono fermi, magari spenti ed è possibile recuperarli per il loro riutilizzo in altri ambiti. Lo scopo è dunque l’ottimizzazione delle risorse, una funzione anti-smarrimento con notevole aumento di produttività in ambito ospedaliero”.
Un’altra applicazione utilissima di questo sistema “è legata al programma di manutenzione preventiva”, evidenzia Fumagalli: “se, per esempio, scade la manutenzione di un elettrocardiografo, si procede a localizzare lo strumento tramite l’app e si procede con l’attività di manutenzione, senza perdere tempo. La manutenzione dei dispositivi elettromedicali infatti non può essere eseguita da remoto come quella informatica, ma in loco poiché è una manutenzione che prevede anche un esame a vista”.

I punti di forza di Indoor tracking

In conclusione, Indoor tracking nasce per sapere “dove sono i dispositivi elettromedicali, come vengono usati e per gestirli nella maniera più efficiente sotto il profilo economico, risparmiando sui costi e sui tempi”.

I prossimi passi consistono nello “sfruttamento delle numerose antenne presenti nell’Ospedale e delle mappe già caricate nel sistema”, conclude Fumagalli: infatti “in futuro può essere utile non solo tracciare pazienti e dispositivi, ma anche guidare
le persone che entrano in ospedale per l’attività ambulatoriale. Vorremmo fornire a chiunque entri in Ospedale, soprattutto a ipovedenti e non vedenti, un servizio digitale di navigazione interna, da utilizzare in modo sicuro e affidabile con il proprio smartphone, per non perdersi in un Ospedale molto esteso ed articolato e andare verso il reparto o ambulatorio giusti, guidati dall’app”.

Smart hospital: riconoscimento a Virtual Clinics Oculistiche dell’Azienda USL di Bologna

Il progetto sviluppato dall’Asul Bologna è pioniere per sperimentare le Virtual Clinics Oculistiche (Vco) che costituiscono un nuovo modello di medicina di prossimità oculistica digitale e dematerializzata. Le innovazioni introdotte si riverberano nella gestione dei pazienti e nel miglioramento del percorso di cura.

“L’Azienda USL di Bologna è la prima azienda sanitaria in Italia ad aver sperimentato il modello organizzativo delle Cliniche Virtuali Oculistiche”, spiega Francesca Quagliano, responsabile del progetto: “Spoke diagnostici periferici, dislocati strategicamente sul territorio ed inseriti in una rete di telemedicina Hub and Spoke. Le Cliniche Virtuali rappresentano un innovativo modello di medicina di prossimità oculistica, digitale e dematerializzata”. Un modello “che comporta consistenti miglioramenti nella gestione dei pazienti e nell’ottimizzazione del loro percorso di cura”.

Strumenti diagnostici e telerefertazione

“Il progetto è stato realizzato da un vasto gruppo di lavoro. Molteplici i professionisti dell’Azienda USL di Bologna (medici, infermieri, ortottisti, ingegneri eccetera) hanno unito le loro competenze per migliorare il percorso di cura dei pazienti oculistici”, continua la dottoressa Quagliano.

Inoltre “nelle Cliniche Virtuali Oculistiche sono presenti strumenti diagnostici di ultima generazione e tecnologie d’avanguardia che consentono la telerefertazione dal centro Hub, che ha sede presso l’Ospedale Maggiore di Bologna. In questo modo, i pazienti con patologia oculare cronica possono eseguire esami e test diagnostici sul territorio, nelle Cliniche Virtuali, interfacciandosi con i professionisti sanitari presenti, ricevendo comodamente il referto sul Fascicolo Sanitario Elettronico non appena refertato dal medico specialista presente nel centro Hub”.

“Tramite la telerefertazione”, evidenzia la responsabile del progetto, “i medici oculisti del centro hub possono seguire il follow-up dei pazienti nelle cliniche virtuali”.

I vantaggi delle Cliniche Virtuali Oculistiche

“Il vantaggio per i pazienti è duplice: possono trovare una risposta di altissima qualità ai bisogni di salute vicino a casa, sul territorio e, al contempo, essere seguiti con continuità dai professionisti del centro hub”, conferma Quagliano.

Il progetto rappresenta dunque una soluzione vincente su diversi fronti. Infatti “garantisce il follow up dei pazienti con patologie oculari croniche in prossimità del loro domicilio, favorendone una maggiore adesione; rappresenta un vantaggio logistico e organizzativo per pazienti e caregiver di soggetti fragili distribuiti sull’intero territorio”, continua Quagliano, ” consente un’ottimizzazione delle risorse aziendali promuovendo peraltro la sostenibilità ambientale”. Tra i benefici, infatti, si riscontra anche la riduzione delle emissioni di CO2 dovute ai lunghi tragitti che, precedentemente, i pazienti residenti fuori città dovevano percorrere per accedere agli esami diagnostici, che un
tempo era possibile eseguire unicamente presso il centro Hub dell’Ospedale Maggiore”.

“Non da ultimo, questa innovativa soluzione organizzativa consente una reale continuità assistenziale tra ospedale (dove il paziente viene seguito nella fase acuta) e territorio (dove il paziente cronico esegue il periodico follow up), dando sostanza a quanto delineato nel DM77”, conclude Quagliano.

Evoluzioni future

Il progetto Cliniche Virtuali Oculistiche “si fonda su un modello anglosassone di presa in cura basato sulla telemedicina adattato al contesto italiano. La validità di tale modello di presa in cura in termini di appropriatezza, rispetto dei tempi di attesa ed efficacia clinica, è stata descritta in diversi articoli pubblicati su importanti riviste scientifiche internazionali”, mette in evidenza Quagliano. “Grazie alla presenza di
Cliniche Virtuali sul territorio si riducono del 52% gli accessi non necessari nei centri hub ed inoltre vengono rispettati i tempi d’attesa per il trattamento delle principali patologie oculari”.

“Per esempio, nei pazienti con maculopatia correlata all’età il trattamento viene eseguito entro 30 giorni. Il modello delle cliniche virtuali Oculistiche risulta efficace ed efficiente anche nella nostra realtà”, illustra Quagliano: “A maggio 2023 è stata inaugurata la prima clinica virtuale oculistica, gli accessi nei primi 3 mesi di attività sono stati 699, con una riduzione del 50% degli accessi non necessari nel centro HUB“.
“Il modello organizzativo delle Cliniche Virtuali, adottato per la prima volta in Italia dall’Azienda USL di Bologna”, sottolinea Paolo Bordon, Direttore Generale dell’Azienda USL di Bologna, “fa scuola a livello nazionale”.

“Ne è la conferma il premio conferito al progetto qualche settimana fa nell’ambito della manifestazione di Forum Sanità (…), frutto di un grande lavoro di squadra, inserito nell’ambito dei progetti di telemedicina aziendali, per cui l’Azienda USL ha sviluppato un board di professionisti dedicati”, conclude Paolo Bordon.

Citizen Journey: premio alla Fondazione Irccs, alla Regione Toscana e a due startup

La Regione Toscana ha sviluppato Sanità (Cento Per Cento) Digitale – La citizen journey Toscana, il progetto che offre servizi sanitari digitali di qualità ai cittadini, in ottica multicanale (per dispositivi mobili e Totem) e anche multilingua. Il fiore all’occhiello sono le utility, compreso il servizio di prenotazione di prestazioni sanitarie ed analisi di laboratorio, gestione celiachia, app per donne in gravidanza e guida ai servizi sanitari digitali con chatbot ed assistente umano.

In questa categoria Digital360 ha premiato anche due startup, Pillnovations con Pharme, piattaforma per trovare facilmente le farmacie vicine che dispongono del farmaco che si cerca, e Niverbec. Quest’ultima ha svelato Tecnologia innovativa al servizio dell’emergenza. La soluzione fornisce ai cittadini/viaggiatori la possibilità di avvalersi del loro storico clinico digitale. Da portare con sé in una card di base (anche in formato digital) o su dispositivi indossabili.

Proact 2.0 della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori è un’app che consente a pazienti, medici, infermieri e ricercatori, coinvolti in trial clinici in ambito oncologico, di effettuare l’accesso a una piattaforma intuitiva per la gestione dello scambio delle informazioni non urgenti sul trial clinico. Il tutto, in modalità sicura e affidabile. Messaggi testuali, audio e video semplificano la comunicazione di eventi avversi ed effetti collaterali ai trattamenti. Il team medico, inoltre, può effettuare la raccolta di dati e l’analisi a scopo di ricerca. Infine l’applicazione può aiutare ad inviare comunicazioni non urgenti senza passare da email e telefono.

Proact 2.0: best pratice in sanità

“Proact 2.0 è un applicativo, disponibile in versione mobile e web-browser”, ci spiegano Filippo De Braud, ordinario presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e Silvia Damian, medico oncologo dello stesso istituto. L’app “permette la comunicazione diretta e sicura del paziente con il team medico-infermieristico di riferimento”. Ma offre anche altri vantaggi. Ecco quali.

“Sviluppato come metodo alternativo o complementare di contatto rispetto ai tradizionali metodi comunicativi, quali mail o telefono”, continuano il Professor De Braud e la dottoressa Damian, “Proact 2.0 permette di scambiare messaggi testuali, foto e video che non hanno carattere d’urgenza“.

“Consente inoltre l’invio di questionari da parte del medico, in particolare per la raccolta dei cosiddetti Patient Reported Outcomes (PROs) in ambito clinico e/o di ricerca”.

“Questo strumento è stato pensato in primis per i pazienti oncologici che partecipano a studi clinici di fase precoce, trials il cui obiettivo è valutare la tollerabilità e sicurezza di un nuovo farmaco. Ma la platea di utenti è potenzialmente estendibile ad altri contesti di ricerca oncologica, alla pratica clinica o ad altre branche di ricerca medica”.

Infatti, ci spiegano i medici intervistati, “i ricercatori che volessero adottarlo nel proprio contesto hanno la possibilità di personalizzare alcune funzioni e introdurre questionari personalizzati“.

Nei prossimi mesi sono previste “aggiunte di ulteriori funzionalità come il diario paziente, survey a struttura complessa, un sistema di prioritizzazione delle notifiche al team medico oltre al miglioramento dell’export dei dati per fini di ricerca“.

L’app della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori

“Lo sviluppo di Proact 2.0 è avvenuta nell’ambito del progetto UpSmart, un programma quinquennale finanziato nell’ambito del bando Accelerator Award, promosso da Associazione Italiana di Ricerca sul Cancro (AIRC), Cancer Research UK (CRUK) e Ispanico Fundación Científica – Asociación Española Contra el Cáncer (FC-AECC). La sua finalità è l’implementazione di tecnologie digitali negli studi clinici sperimentali tra i centri europei del network“, illustrano la genesi dell’applicativo De Braud e Damian, intervistati da Agenda Digitale.

Tra poche settimane è previsto l’utilizzo in uno “studio pilota multicentrico finanziato da Horizon 2020 che coinvolge diversi primari centri oncologici europei.
Inoltre stiamo interloquendo con alcuni ricercatori italiani di altri istituti per valutarne l’utilizzo nell’ambito di studi osservazionali spontanei multicentrici.
Il codice sorgente è open-source sotto licenza pubblica Mozilla 2.0 ed è quindi già potenzialmente disponibile. Il nostro team è ovviamente aperto a stringere future collaborazioni e a fornire supporto tecnico ed informazioni ad altri centri interessati”, aggiungono i medici del progetto.

I vantaggi di Proact 2.0

“Nel periodo di prova Proact 2.0 si è dimostrato uno strumento molto pratico e facilmente utilizzabile sia da parte dei medici che dei pazienti”, mettono in evidenza De Braud e Damian: “Il grosso vantaggio è un passaggio di informazioni diretto che canalizza tutte le comunicazioni del paziente al medico che non solo è così sicuramente raggiunto ma può organizzarsi in modo più efficace per rispondere”.
In questo modo “il paziente ha la sicurezza che i suoi messaggi siano stati recepiti in tempi brevi e avrà così la percezione di una continuità di rapporto con il medico“, concludono il Professor De Braud e la dottoressa Silvia Damian.

Best practice in sanità digitale: premio alla Fondazione Enpam con Tech2Doc

Tech2Doc di Fondazione Enpam è una piattaforma multi-device destinata alla formazione e all’aggiornamento di medici e odontoiatri in ambito innovazione e supporto della pratica clinica. Offre un insieme di video di esperti del settore, applicazioni e strumenti digitali , news e tendenze, case history e un calendario che segnala eventi e corsi di formazione.

Data-driven health: Smart wAIting list di So.Re.Sa.

So.Re.Sa. ha sviluppato una soluzione basata su un approccio data-driven che offre una bussola per gestire le liste d’attesa, decidendo quali prestazioni da erogare in modalità collaborativa nella stessa agenda e quali slot riservare in ogni agenda per ogni classe di priorità.

Gli algoritmi di AI e machine learning permettono di raccomandare le risposte, identificando le prestazioni da erogare in modo cooperativo per l’affinità diagnostico-terapeutica e da inserire nella stessa agenda. Inoltre aiutano ad individuare la giusta allocazione degli slot di priorità nell’ambito dell’agenda e dell’elenco delle persone in lista di attesa da ricontattare per fissare un nuovo appuntamento. Infine suggeriscono risposte per individuare in automatico le persone in lista di attesa in base alla posizione in coda, al tempo di attesa e alla priorità.

Conclusioni

L’eHealth, grazie al supporto di strumenti digitali, al personale specializzato coinvolto e alle tecniche di comunicazione medico-paziente offerte, riduce drasticamente i costi di erogazione, senza inficiare la qualità delle prestazioni. Consente inoltre di rivedere radicalmente la visione della gestione pubblica della salute, focalizzandosi sulla prevenzione delle patologie rispetto alla cura, ancora una volta abbattendo i costi per il sistema sanitario.

Le best practice della sanità digitale emerse al Premio Forum Sanità vanno nella direzione giusta, abilitando nuove applicazioni più sicure, efficaci e performanti.

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