lo scontro sulle crypto

Binance, mondo crypto a un bivio: è ora di ripensare ruolo e funzioni



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È scontro negli Usa tra la SEC e numerosi player del mondo delle criptovalute, Binance in primis. Tra scandali legali e accuse di malversazioni, la piattaforma si trova a dover assicurare la compliance e collaborare con i regolatori per costruire un ambiente più sicuro e stabile. Il punto sulle prospettive future per l’intero settore

Pubblicato il 29 nov 2023

Alberto Franco

Professore a Contratto di Diritto Tributario presso l’Università di Torino, Ph.D. Of Counsel, Genta & Cappa



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La situazione del settore crypto e blockchain in USA è connotata da una profonda incertezza e da uno scontro molto forte in atto tra la SEC e numerosi player del settore, soprattutto gli exchange di criptovalute.

SEC vs Binance: alle origini dello scontro

Ad agosto scorso, si era descritto come la SEC e il suo presidente Gary Gensler avessero “messo nel mirino” gli exchange, ed in particolare Binance. Gensler, infatti, ha sempre sostenuto che tutti i token diversi da Bitcoin (assimilato a una commodity) siano da qualificarsi come security token (ovverosia, strumenti finanziari tokenizzati) e pertanto ricadano sotto la competenza della SEC, come del resto tutti gli strumenti finanziari “normali”. Conseguenza di questo approccio è stato che Binance, come altri exchange, e il suo CEO e fondatore Changpeng Zhao (CZ), sono stati accusati di avere violato le leggi federali sui prodotti finanziari in “palese disprezzo” delle norme federali e delle protezioni che queste offrono all’investitore e al mercato.

Evidentemente le violazioni di cui Binance è stata accusata non si limitavano alle norme di natura finanziaria, ma anche alla normativa antiriciclaggio. È ciò è ben più grave in un settore come quello crypto, ovverosia un settore “giovane” in cui sia gli operatori che le autorità stanno facendo letteralmente tutto il possibile per allontanarsi dai vecchi pregiudizi.

La maxi-multa a Binance

In altri termini, sono anni che i principali player del settore hanno dovuto sfatare costantemente cliché quale quello secondo cui le criptovalute sono utilizzate principalmente dalla criminalità e da organizzazioni terroristiche per il riciclaggio di denaro; ebbene, ora si scopre che, secondo alcune fonti, non solo Binance non avrebbe rispettato le norme antiriciclaggio, ma si sospetta addirittura che sia stato utilizzato anche da organizzazioni terroristiche per raccogliere fondi in modo indisturbato[1].

Non esattamente una bella figura, quindi, dato appunto che l’exchange maggiore al mondo e il suo CEO si sono dichiarati responsabili delle violazioni delle norme antiriciclaggio, e sono chiamati a pagare una multa di 4,3 miliardi di dollari. In più CZ, con una parabola degna di Bobby Axelrod in Billions, è costretto a versare una multa salata e a dimettersi lasciando il posto a Richard Teng, dato che l’ormai ex-CEO di Binance non potrà più ricoprire alcun incarico manageriale, pur continuando a detenere il controllo dell’exchange.

Binance e crypto, il peggio deve ancora venire?

Dettaglio non insignificante è che l’accordo con il Dipartimento di Giustizia per le questioni antiriciclaggio non riguarda (e quindi non chiude) il contenzioso in corso con la SEC. Per cui potrebbe mettersi anche peggio di così per Binance.

La vicenda di CZ è l’ultima in ordine di tempo ad avere coinvolto personalità di primo piano del mondo crypto: si pensi alla parabola del fondatore dell’exchange FTX, Sam Bankman-Fried, che attualmente rischia decine di anni di carcere (fino a 110) per truffa e riciclaggio, e a quella di Do Kwon, CEO dell’ecosistema Terra/Luna (rovinosamente crollato nel maggio 2022), attualmente detenuto in Montenegro (in attesa di estradizione) e su cui pendono numerose accuse di frode[2]. Una vera e propria “caduta degli dei” che nel giro di un paio d’anni ha cambiato il settore crypto in maniera radicale ed inimmaginabile.

Quali sono, quindi, le prospettive del maggiore exchange al mondo? Sicuramente la notizia in commento ha inciso profondamente sulla reputazione di Binance: alcuni commentatori, come Andrea Ferrero (CEO e co-founder di Young Platform, exchange italiano) ha paragonato Binance ad un gigante dai piedi d’argilla[3]: secondo Ferrero “il core business di Binance, un tempo intoccabile, ora è stato drasticamente neutralizzato. Le violazioni ammesse, tra cui il mancato rispetto delle leggi sulla trasmissione di denaro, hanno spinto il gigante delle criptovalute in un angolo in cui non può più operare come prima.

L’impatto delle nuove regole su volumi e valori delle criptovalute

Con le nuove regolamentazioni, ci aspettiamo una riduzione drastica dei volumi e il valore di molte criptovalute. Questo sarà un passo significativo verso la normalizzazione e la maturazione dell’intero settore. Oltre a portare a una maggiore trasparenza e a una scoperta dei prezzi più onesta e accurata”.

Andrea Ferrero rileva anche come quanto accaduto sia suscettibile di compromettere il valore di BNB, il token di Binance: “il token Binance (BNB) è diventato ancora più inutile. Come evidenziato da osservatori critici del settore, l’aumento stratosferico del prezzo del BNB durante il boom delle criptovalute non è stato il risultato di un “bull market”, ma piuttosto di speculazioni e manipolazioni di mercato. La realtà è che il BNB non è salito così tanto perché usato per sconti sulle commissioni di trading ma perché usato come asset nativo per operazioni dubbie sulla Binance Smart Chain”.

Allo stato attuale, non sembra vi sia un rischio rilevante di “contagio” nei confronti degli altri player del settore, e la sostanziale “tenuta” dei prezzi delle maggiori criptovalute dopo l’esplosione del “caso Binance” sembra dimostrarlo. Ciò probabilmente è un segno del fatto che l’accordo tra Binance e le autorità USA è il risultato di una lunga trattativa che ha avuto anche l’obiettivo di non affossare tutto il settore crypto, pur sanzionando Binance e il suo CEO[4].

Exchange a un bivio

Certo è che quanto successo, oltre ad essere un ulteriore assist all’operato della SEC nei mesi scorsi, sembra anche confermare quanto indicato già da tempo da molti commentatori, ovverosia che è il momento di ripensare il ruolo e le funzioni degli exchange.

Sicuramente non si può prescindere, per uno sviluppo del settore, dall’effettuazione di controlli antiriciclaggio e KYC particolarmente incisivi da parte degli exchange, poiché, finché i pregiudizi sull’utilizzo illecito delle criptovalute verranno sostanzialmente avallati da insufficienti (se non assenti) controlli, indubbiamente la possibilità di diventare mainstream si riduce di molto. Questo lo ha specificato bene Brian Nelson, sottosegretario al Tesoro USA, affermando che “ogni fornitore di servizi di asset virtuali deve essere consapevole che salvaguardare il sistema finanziario statunitense non è facoltativo”[5]. A onore del vero, sotto questo profilo in Italia e in Europa la situazione è significativamente migliore che negli Stati Uniti, sia dal punto di vista della normativa UE, sia in tema di normativa nazionale e di presìdi antiriciclaggio.

Non è tuttavia solo una questione di controlli antiriciclaggio: la SEC, come già illustrato in un precedente contributo su Agendadigitale, sembra mettere in discussione lo stesso modello di exchange “integrato” nella forma in cui lo conosciamo oggi, ovverosia un exchange che cura sia l’emissione dei criptoasset, sia la loro negoziazione, sia la loro custodia etc., e che spesso non sembra operare una sufficiente segregazione tra i propri asset e quelli della clientela. Infatti, secondo la SEC questo modello organizzativo sarebbe portatore di un potenziale rischio sistemico, i cui effetti negativi potrebbero riverberarsi non solo sul settore crypto, ma sullo stesso sistema finanziario.

Conclusioni

In questa prospettiva, quello di Binance rappresenta solo l’ultimo esempio in ordine di tempo, dopo gli scandali e i fallimenti di diversi exchange negli ultimi due anni (non solo in USA – basti pensare all’italiano The Rock Trading), e ciò fornisce ulteriori armi alla SEC per i contenziosi in corso.

Difficile prevedere l’evoluzione che potranno prendere queste vicende, ma una cosa sembra potersi dire: se sinora vi è stato (almeno in alcuni ambiti) un certo far west nel mondo crypto, la vicenda di Binance ha probabilmente chiuso per sempre questa parentesi – e non è detto che sia un male, se l’obiettivo è uno sviluppo ordinato e sostenibile del settore. Del resto, le parole di Richard Teng, nuovo CEO di Binance, che ha affermato nel suo primo comunicato che l’exchange si focalizzerà innanzitutto sulla compliance e sulla collaborazione con le autorità, sembrano proprio andare in questa direzione.

Note


[1] https://cryptonomist.ch/2023/11/22/binance-dichiarazioni-cz-exchange-crypto/

[2] https://thecryptogateway.it/do-kwon-ok-estradizione-negli-usa-padre-terra-luna/

[3] A. Ferrero, Binance: un gigante dai piedi d’argilla, The Bitcoin Fix newsletter, 24 novembre 2023

[4] M. Bussi, Binance, ora sulle cripto regna la Pax Americana, Milano Finanza, 25 novembre 2023

[5] Ibidem.

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