Presentare le credenziali digitali della patente, gestire tramite smartphone prescrizioni mediche, pagamenti elettronici e documenti di identità: dai primi annunci nel 2021 sulla nascita di un nuovo modello di gestione dell’identità digitale europea, il percorso è stato lungo e complesso. Ma al principio del 2024 possiamo finalmente dire che i primi prototipi di European Digital Identity (EUDI) Wallet stanno per vedere la luce. Vediamo l’impatto sulle aziende e le opportunità che si presenteranno.
Le strade verso il modello del wallet
Durante l’ultimo convegno dell’Osservatorio Digital Identity – che abbiamo appunto voluto intitolare “Identità digitale: tutte le strade portano al wallet” – abbiamo descritto quali sono le diverse direzioni di evoluzione che stanno trasformando questo ambito.
La revisione del regolamento europeo eIDAS ha innescato una trasformazione importante nel mercato:
- i sistemi di riconoscimento attivati negli scorsi anni dai diversi Stati europei stanno evolvendo nella direzione del wallet, sviluppando app proprietarie o affidandosi a soluzioni già rese disponibili sul mercato da parte di aziende terze (come l’app France Identité e il wallet greco Gov.gr);
- le Bigtech, come Apple, Google e Samsung, stanno dimostrando un interesse crescente per il wallet, stringendo partnership con governi e istituzioni per giocare un ruolo rilevante nello scenario a tendere;
- i quattro consorzi europei incaricati di sviluppare e testare i primi EUDI Wallet – Potential, Nobid, EU Digital Identity Wallet Consortium e Digital Credential for Europe – stanno procedendo i loro lavori tecnici, a valle della pubblicazione di alcuni importanti documenti da parte delle istituzioni europee.
Gli impatti per le aziende
L’arrivo di EUDI Wallet abiliterà casi d’uso finora nemmeno pensabili: l’impianto tecnologico e delle credenziali che il wallet potrà contenere, oltre ai principi di base con cui è stato disegnato, consentiranno di fruire di alcuni servizi senza prevedere la condivisione dei dati identificativi completi dell’utente.
Riprendendo l’esempio di apertura, sarebbe possibile in linea teorica dimostrare di poter guidare un veicolo senza mostrare tutti i dati presenti nella credenziale “patente”. Allo stesso modo, sarebbe possibile provare di essere maggiorenne senza mostrare la propria data di nascita o ancora poter certificare delle competenze in maniera sicura e affidabile senza rivelare dettagli personali non necessari.
Sarà innovativa anche la gestione –unificata in un unico applicativo– dei principali documenti di riconoscimento dematerializzati, che renderà EUDI Wallet davvero vicino alla sostituzione del corrispettivo portafoglio fisico.
La presenza della firma elettronica qualificata
Infine, la presenza by default di un certificato di firma elettronica qualificata (FEQ), disponibile gratuitamente per il cittadino all’interno del proprio wallet, aggiungerà un ulteriore tassello alla trasformazione digitale delle relazioni con aziende e PA.
Digital identity wallet, le opportunità per le imprese
L’arrivo del digital identity wallet porterà quindi con sé importanti novità e opportunità per le aziende e i prossimi mesi saranno cruciali per poterle cogliere appieno. Sebbene, infatti, il regolamento eIDAS imponga l’adozione del wallet come strumento di riconoscimento dell’utente per alcuni attori (Pubbliche Amministrazioni, attori privati con obbligo di autenticazione forte dell’utente, grandi piattaforme digitali), la sua potenza trasformativa riguarda evidentemente un bacino di aziende molto più ampio, con cambiamenti su diversi livelli.
Un primo livello è sicuramente legato al ripensamento dei processi di riconoscimento: come detto, le aziende potranno contare sul fatto che gli utenti siano in possesso di credenziali digitali certificate e di un certificato di FEQ. Questi due elementi potranno cambiare radicalmente il modo in cui i fornitori di servizi digitali identificano nuovi clienti e riconoscono quelli esistenti.
Un secondo livello è legato, se così si può dire, al flusso inverso: le aziende potranno infatti non solo utilizzare i dati già contenuti nel wallet, ma anche contribuire esse stesse alla creazione di credenziali messe a disposizione dell’utente e integrabili nel wallet per supportare riconoscimenti digitali anche su terzi fornitori di servizi.
In questo modo, si potrà avere per esempio la propria credenziale di Know Your Customer spendibile per aprire un conto anche in una banca diversa dall’istituto che l’ha emessa, ma anche un attributo che attesta il merito creditizio o la classe di merito assicurativo.
Perché serve un cambio culturale
È evidente che questo ulteriore step richieda un più profondo cambiamento culturale all’interno delle organizzazioni, necessario per offrire un nuovo servizio di estremo valore per propri clienti che semplifichi le interazioni con l’azienda stessa, però anche –potenzialmente – con i suoi concorrenti, ridisegnando le logiche di mercato e i rapporti con i consumatori.
In questi (ormai pochi) mesi rimasti prima dell’arrivo di questa rivoluzione, è opportuno che le aziende private, specialmente coloro che puntano alla costruzione e al consolidamento di un canale di relazione digitale con i propri utenti, definiscano una strategia per cavalcare questa trasformazione, senza esserne travolti con il rischio di perdere la propria posizione nel mercato.