Nel Dipartimento della Ricerca dell’Inail, all’interno del laboratorio Biotecnologie per la sicurezza e l’ambiente è stato realizzato il Progetto di ricerca scientifica “Prevenzione e tutela della salute e dell’ambiente nei laboratori che utilizzano metodiche biotecnologiche avanzate e innovative” che rientra nel Piano Triennale della Ricerca dell’Istituto con l’obiettivo prioritario di accrescere la cultura e le competenze per la prevenzione e la tutela della salute e dell’ambiente in caso di uso confinato di microrganismi geneticamente modificati (MOGM).
Attraverso la collaborazione tra i ricercatori e i RSPP (responsabile sicurezza prevenzione e protezione) degli Atenei, delle Aziende ospedaliere e le Istituzioni si è dato vita ad una rete finalizzata ad un efficace e sistematico confronto sulle conoscenze di base e sulle nuove evidenze lavorative che possono emergere in realtà “fluide”, in ottemperanza al D.lgs.206/2001.
Il problema della sottovalutazione del rischio nei laboratori di ricerca
Da analisi effettuate è stato riscontrato che il personale che lavora nei laboratori di ricerca (personale precario sottoposto a turnover, studenti universitari, borsisti, tesisti) sottovaluta a volte la pericolosità degli agenti utilizzati, l’adeguatezza dei dispositivi di protezione e le condizioni delle attrezzature, esponendosi, suo malgrado, ad un rischio professionale di cui ne percepisce l’esistenza solo in caso di incidente già avvenuto.
Per la riduzione del rischio di esposizione risulta pertanto di fondamentale importanza non solo la professionalità, l’addestramento, l’esperienza ed il buon senso dell’operatore, ma anche l’individuazione e identificazione di procedure standard in grado di limitare, quanto più possibile, il rischio correlato a tale attività.
Il Progetto ha previsto la collaborazione scientifica di importanti istituzioni: l’Università degli studi di Roma La Sapienza, che ha coinvolto il Dipartimenti di Medicina Sperimentale e Molecolare, al fine di sperimentare soluzioni innovative nei laboratori che fanno uso di tecniche molecolari e per valutare ed identificare le migliori misure di contenimento in laboratori di didattica sperimentale, ambienti che prevedono il coinvolgimento continuativo nelle attività scientifiche e sperimentali di studenti, dottorandi, borsisti, ricercatori.
Contestualmente, al fine di formare nuovo personale esperto e giovane sull’argomento, si è coinvolto il Dipartimento di Scienze Biochimiche per la realizzazione di corsi in tema di biotecnologie e sicurezza nei laboratori, finalizzati a formare e sensibilizzare gli studenti dei corsi di dottorato in scienze della vita e biochimica, in modo tale da assicurare il rispetto della direttiva 2009/41/CE (D.lgs.206/2001) da parte degli utilizzatori di tecniche biotecnologiche.
La formazione per la riduzione del rischio di esposizione
Il primo Corso di formazione in “Biotecnologie e Sicurezza nei laboratori”, attivato all’interno del progetto, è stato rivolto alle Scuole di dottorato della Università degli studi La Sapienza, affiancato e cofinanziato dal Ministero della Salute, con i seguenti obiettivi:
- accrescere la cultura e le competenze per la prevenzione e la tutela della salute e dell’ambiente in caso di uso confinato di microrganismi geneticamente modificati (MOGM);
- creare una rete tra gli studenti delle scuole di dottorato e i dottorati stessi e i ricercatori Inail e dell’Università per un efficace e sistematico confronto sulle conoscenze di base e sulle nuove evidenze lavorative che possono emergere in ottemperanza al D.Lgs.206/2001;
- sviluppare le migliori competenze in tema di sicurezza in ambito biotecnologico e nella correlata attività di vigilanza e controllo.
Un altro aspetto del Progetto finanziato dal Ministero della Salute è legato all’aggiornamento del corpo ispettivo già formato in precedenza e alla formazione dei nuovi ispettori per la valutazione e il controllo degli impianti e delle attività svolte dai ricercatori che utilizzano MOGM sul territorio nazionale in ottemperanza al D. Lgs.206/2001. Alla conclusione delle attività di formazione è stato possibile la costituzione di un corpo ispettivo che verrà incaricato dal Ministero della Salute di effettuare le visite ispettive sul territorio Nazionale.
SafeLab: l’applicativo per facilitare le attività formative e ispettive
Per facilitare le attività formative e ispettive è stato sviluppato un applicativo (database relazionale basato su Mysql) denominato “SafeLab”, ottimizzato anche per l’utilizzo tramite smartphone e utilizzato già durante le lezioni. Al momento, grazie alla Direzione Digitale dell’Inail, si sta procedendo a migrare l’applicativo sul portare dell’Istituto.
Attraverso il sistema software Safelab è stato possibile archiviare tutto il materiale specifico relativo al progetto e le checklist sulla sicurezza d’uso con vettori per terapie avanzate; un utile strumento di consultazione anche per le attività ispettive in corso. L’utilizzatore del sistema, infatti, potrà effettuare la ricerca delle misure di contenimento del laboratorio che si sta ispezionando, per verificare che i requisiti corrispondano a quelli previsti dalla normativa.
Formazione e prevenzione: un approccio partecipativo e motivazionale
Le attività formative sono state attivate anche con altri Atenei a livello Nazionale e quella condotta presso l’Università di Messina ha creato una stretta collaborazione con i responsabili scientifici delle applicazioni di tecniche biotecnologiche e della sicurezza, che in autonomia e con la supervisione degli esperti della materia, hanno sviluppato nuove specifiche procedure interne per la manipolazione, trasporto e conservazione dei microrganismi geneticamente modificati (MOGM).
Una particolare attenzione, in questo caso, è stata rivolta al rischio presente in ogni fase del processo che coinvolge ricercatori,studenti tirocinanti, specializzandi, dottorandi, considerate le categorie maggiormente esposte ai rischi a causa della particolare flessibilità delle loro attività e dell’elevato turn-over.
Per cui, a seguito della verifica e dell’identificazione dei rischi, da parte dei ricercatori e degli studenti stessi coinvolti nelle attività, attraverso un circolo virtuoso, è stato possibile programmare azioni correttive e ottimizzarne l’organizzazione al fine di assicurare la corretta applicazione delle norme relative al biotech e sviluppare le competenze specifiche.
In collaborazione con le Aziende ospedaliere, che utilizzano metodiche biotecnologiche, sono state inoltre utilizzate metodiche innovative per la sensibilizzazione dei lavoratori attraverso un approccio di formazione e prevenzione partecipativa e motivazionale.
Applicazioni Biotecnologiche: condivisione di materiali ed esperienze
Il raggiungimento degli obiettivi di Progetto è stato possibile grazie al coinvolgimento di più attori: gli Istituti di ricerca, che hanno permesso la creazione del Network tra Ricercatori, RSPP, gli Atenei/IRCCS, le Aziende ospedaliere universitarie, i ricercatori dell’Inail e del Ministero della Salute (l’Autorità Competente). Tutta la rete coinvolta ha la possibilità di utilizzare la piattaforma digitale dedicata dove gli esperti di settore condividono materiali, anche multimediale e innovativo, sulla Sicurezza e sulle Biotecnologie.
Inail all’interno del sito istituzionale mette a disposizione un link sulle factsheet “Applicazioni Biotecnologiche e aspetti normativi” accessibili a chiunque e dove è possibile visionare tutti gli approfondimenti relativi alle biotecnologie e alle diverse tematiche ad esse correlate, di forte attualità; trattasi di materiali che vengono costantemente implementati a seguito di aggiornamenti normativi e/o sviluppi progettuali del dipartimento. L’ultima tematica di approfondimento, appena uscita sul sito Inail, riguarda proprio la Big data analysis e intelligenza artificiale: strumenti Inail a supporto dei ricercatori nella gestione della moltitudine dei dati-omici – INAIL . Nella cosiddetta scheda informativa vengono rese note le nuove tecniche NGS (Next Generation Sequencing) che consentono ai ricercatori di studiare ed elaborare una grande quantità di dati depositati in repository pubblici che sono potenzialmente ricchi di informazioni su eventi cellulari. La banca dati molecolare chiamata “BiTdata” viene messa a disposizione dei ricercatori e può essere utilizzata per dare risposte a quesiti biologici non ancora studiati per contribuire al raggiungimento di nuove scoperte scientifiche.
Approcci innovativi alla biosicurezza: l’importanza delle neuroscienze
L’aspetto più innovativo di questa specifica sezione del progetto – realizzato in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia IRCCS e l’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR – riguarda l’uso delle neuroscienze al fine di indagare i fattori inconsci che influenzano l’effettiva adesione alle procedure di sicurezza da parte degli operatori.
L’approccio delle neuroscienze con le teorie di riferimento e il nuovo approccio alla considerazione della persona, non più come “macchina razionale” capace di prendere decisioni in base a meccanismi precisi di razionalizzazione, applicato allo studio della biosicurezza nei laboratori biotecnologici, ha permesso di identificare, progettare e implementare strategie di formazione per operatori specializzati tenendo in considerazione l’aspetto cognitivo ed emozionale nel decision making quotidiano.
L’analisi di neuromanagement, effettuata per testare il potenziale effetto di una formazione specifica sulla biosicurezza per operatori di laboratorio ha registrato dei risultati complessivamente positivi. La sperimentazione di neuromanagement ha permesso di individuare quegli stimoli dove è necessario un maggior intervento per far interiorizzare nuove abitudini più sicure, suggerendo quindi quali sono i contenuti e le informazioni utili da trattare e approfondire durante la formazione specialistica. La ricerca ha gettato le premesse per l’adozione di metodi più efficaci per il training alla sicurezza nei laboratori biotecnologici.
Nel complesso il Progetto ha creato maggiore consapevolezza sulle problematiche attinenti al settore delle biotecnologie, aggiornando e rendendo più rigorosa la valutazione del rischio in caso di impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati per la tutela dell’uomo e dell’ambiente.