La storia dell’uomo è attraversata dalla sistematica “relazione” di sé con la tecnologia. La specie evolve e anche la tecnologia di cui si avvale. A volte è la medesima tecnologia che facilita la spinta per la sua crescita. È di fatto una propaggine umana per arrivare a fare ciò che con il proprio limite corporeo (fisico e intellettivo) non si riesce a fare.
Non è mai successo, però, che la tecnologia, per principio inanimata, abbia preso il sopravvento sull’uomo, autodeterminandosi ed evolvendo per proprio conto.
La tecnologia come estensione dell’uomo: dal bastone all’intelligenza artificiale
L’uomo primitivo e antico, al pari di quello moderno, ha usato il bastone per sorreggersi quando si è sentito fragile, per giocare ballando il limbo, per condurre ed essere riconosciuto sollevandolo assieme al proprio braccio, facendolo diventare un sostegno per sventolare una bandiera, come vincastro per tenere sul sentiero ogni pecorella, come bobina per avvolgere materiali, unendo due ruote e facendolo diventare giunto di trasmissione, per difendersi dalle aggressioni, per infliggere una pena o addirittura per uccidere!
A partire dalla stampa fino ad arrivare al monitor della tv e del computer, se ne fa un massiccio uso simbolico: il “carattere a bastone” (o senza grazia) si ritiene che guidi meglio lo sguardo nella lettura di ampie unità di testo. A riprova di ciò, in Europa è ormai invalso l’uso di tali caratteri nel corpo testuale. I caratteri senza grazia sono divenuti lo standard de facto per il testo visualizzato sullo schermo: in particolare, sui visori di vari dispositivi (smartphone, tablet, ed ogni altra forma di device), in quanto forniscono una resa più nitida e leggibile rispetto ai caratteri graziati, ed evitano fenomeni di sfarfallamento.
Sono davvero infiniti gli usi che l’uomo ha saputo inventare in relazione a un bastone. Esso rappresenta proprio la metafora del rapporto dell’uomo con la tecnologia, lungo il corso della storia della nostra specie.
Non dobbiamo avere paura della tecnologia in sé, perché il bastone rimarrà sempre un bastone anche se via via lo appelliamo giunto, asse, virgulto, bobina, carattere, ecc., quanto invece dell’intenzionalità che l’uomo imprime nell’utilizzo reale o simbolico del bastone, nei casi citati per guidare, sorreggere, giocare, comunicare, ecc., fino ad infliggere e uccidere!
L’intelligenza artificiale: un nuovo strumento a servizio dell’uomo
A Carmelo Cutuli, autore del libro “Intelligenza Artificiale e Pubblica Amministrazione: Guida alle applicazioni dell’AI per il settore pubblico” piace considerare le “nuove tecnologie” come propellenti per favorire una socialità che valorizzi le persone e il bene comune, soprattutto perché le relaziona con lo sviluppo della pubblica amministrazione, bandendole dall’uso non etico o poco trasparente di chi le cita per impressionarci e intimidirci, rispetto al principio inanimato delle stesse. L’intelligenza artificiale (o l’Artificial Intelligence – AI), non ha nulla di intelligente e non si approprierà mai di intenzionalità autonoma se non di quella che gli imprimerà volutamente la specie umana, utilizzandola ancora una volta come propaggine per arrivare a fare ciò che non sa esercitare per proprio conto e che invece può eseguire con efficacia ed efficienza organizzandosi in relazione ad una ennesima tecnologia.
L’AI è dunque inquadrata come uno degli strumenti a disposizione della pubblica amministrazione per rendere più efficienti i propri processi, non diversamente da quanto fatto in passato con l’introduzione dell’informatica.
Se affiancata all’uomo, e non vista come sua antagonista, l’AI può portare enormi benefici. È comprensibile che l’avvento di nuove tecnologie generi timori sull’impatto occupazionale, ma è bene non farsi prendere dal panico. La storia ci insegna che l’innovazione crea sì nuovi mestieri, ma non distrugge mai del tutto quelli preesistenti. L’AI permetterà, nel lavoro, di automatizzare esecuzioni ripetitive e noiose, liberando tempo e risorse per attività più creative e relazionali.
La PA e l’innovazione tecnologica: sfide e opportunità
I vantaggi di un uso oculato dell’AI nella PA sono molteplici. Si pensi alla velocità nel fornire informazioni ai cittadini, alla possibilità di elaborare enormi quantità di dati per migliorare i servizi, all’abbattimento di costi e sprechi. Per non parlare del supporto nel prendere decisioni complesse.
La sfida sta nel governare questa transizione tecnologica in modo inclusivo, pensando alla formazione e al reinserimento di chi vedrà modificare il proprio lavoro. Solo così l’AI diventerà una preziosa alleata della PA, e non un nemico temuto. È una questione di mentalità aperta e di buona gestione del cambiamento.
Nel suo libro, Cutuli ci offre una visione chiara e definita di come l’Intelligenza Artificiale e l’Internet delle Cose possano migliorare il funzionamento della Pubblica Amministrazione, rendendola più vicina ai bisogni dei cittadini.
L’Intelligenza Artificiale rappresenta una delle tecnologie più promettenti per accelerare e completare il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione. I recenti sviluppi nel campo dell’AI, come il machine learning, il natural language processing (NLP) e il riconoscimento vocale, offrono infatti enormi opportunità per migliorare l’efficienza e l’efficacia, la trasparenza e la qualità dei servizi pubblici.
L’IA nella Pubblica Amministrazione: esempi concreti e benefici
Innanzitutto, l’AI può automatizzare una serie di procedure amministrative ripetitive e macchinose, liberando così tempo e risorse per i dipendenti pubblici. Chatbot basati sul NLP possono rispondere in tempo reale a domande frequenti dei cittadini su temi come tasse, documenti, scadenze, riducendo così il carico sul front-office. Allo stesso modo, sistemi di riconoscimento vocale integrati possono creare verbali e trascrizioni in modo automatico.
In secondo luogo, algoritmi predittivi di machine learning possono analizzare grandi volumi di dati per ottimizzare la pianificazione urbana, dei trasporti, la gestione delle emergenze, la manutenzione delle infrastrutture. Queste applicazioni smart city renderebbero le città più vivibili ed i servizi pubblici più efficienti. Le tecnologie come la blockchain e i sistemi di verifica basati sull’IA potrebbero incrementare la trasparenza, la responsabilità e la sicurezza nella gestione di dati sensibili e nelle transazioni, riducendo il rischio di corruzione. L’automatizzazione di procedure standardizzate potrebbe ridurre l’arbitrarietà nelle decisioni.
Competenze e partenariati per una transizione digitale efficace
Naturalmente, per introdurre e avvalersi dello straordinario potenziale dell’AI nella pubblica amministrazione, servono investimenti in competenze, dati di qualità, partenariati pubblico-privato e, se adeguatamente inserita e integrata l’intelligenza artificiale, può davvero arrivare a fare da volano per una transizione digitale rapida ed efficace, creando una PA più efficace ed efficiente, trasparente e vicina ai reali bisogni dei cittadini, imprese ed organizzazioni tutte.
In queste pagine l’Autore spiega in modo chiaro e accessibile le origini e le applicazioni dell’AI, dal riconoscimento visivo al linguaggio naturale. I numerosi esempi concreti aiutano a comprendere il potenziale di innovazione insito nell’unione di Intelligenza Artificiale e internet delle cose.
Conclusioni
Il libro di Cutuli rappresenta per questo un prezioso strumento per manager e dirigenti pubblici, ma anche per un pubblico più ampio e curioso di conoscere nuove frontiere, che vogliano capire come acquisire dimestichezza con queste tecnologie per migliorare i servizi offerti ai cittadini. Le indicazioni pratiche contenute nel testo possono guidare nell’adozione di soluzioni AI in modo etico e trasparente.
In sintesi, un contributo fondamentale per delineare una Pubblica Amministrazione moderna e “aumentata”, capace di essere sempre più efficace ed efficiente grazie all’innovazione responsabile.