amministrazioni locali

Lotta al digital divide: dal Piemonte un esempio virtuoso



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Le amministrazioni locali riconoscono l’importanza della trasformazione digitale per l’inclusione e la crescita e chiedono un quadro informativo chiaro e soluzioni accessibili per i comuni minori. Il caso del Piemonte, dove le istituzioni locali hanno saputo pianificare e sperimentare interventi originali con il coinvolgimento del territorio e dei centri di eccellenza regionali

Pubblicato il 26 gen 2024



digital divide digitale

Sulle tematiche infrastrutturali le amministrazioni locali vengono spesso indicate come i soggetti che rallentano lo sviluppo attraverso l’imposizione di vincoli e veti. In realtà, sono sempre di più le amministrazioni che riconoscono nella trasformazione digitale e nelle infrastrutture abilitanti un’occasione per offrire ai propri cittadini e al tessuto produttivo locale una concreta opportunità di inclusione e crescita.

Innovazione digitale negli enti locali: il caso del Piemonte

In questo contesto, il Piemonte è tradizionalmente uno dei territori più sensibili all’innovazione digitale. Da un lato vi è la necessità di gestire un contesto con quasi 1.200 comuni, prevalentemente di piccole dimensioni e con un’orografia peculiare. Dall’altro, le istituzioni locali hanno saputo pianificare e sperimentare interventi originali (ad esempio la rete regionale in fibra ottica e i primi interventi nelle reti FWA), con il coinvolgimento sia del territorio che dei centri di eccellenza regionali.

Facciamo allora il punto, a valle di un webinar di metà gennaio organizzato dall’Assessorato all’Innovazione della Regione Piemonte, sulla declinazione della strategia per la banda ultralarga all’interno di quello che rimane un laboratorio di primario interesse nel panorama nazionale.

I pilastri della strategia nazionale per la banda ultralarga 2024-2026

Il webinar è anche stato l’occasione per ricordare i quattro pilastri della strategia 2024-2026, che intende sostenere e rilanciare il settore delle telecomunicazioni, sviluppare infrastrutture di rete fissa e mobile ad altissima capacità e aumentare il take up di servizi digitali:

  • copertura della rete fissa ad almeno  1 Gbit/s;
  • copertura della rete mobile 5G (stand alone) dell’intero territorio;
  • take-up di almeno il 50% della rete fissa con velocità di almeno 1 Gbit/s entro il 2026;
  • rete di Edge Cloud Computing per assicurare nuovi servizi applicativi e risparmi per gli operatori.

Le quattro macro-aree di intervento, si aggiungono ai piani già in essere (aggiudicati oltre 5 miliardi di euro), e prevedono investimenti per circa 2,8 miliardi di euro (al netto del futuro impiego di ulteriori risorse afferenti alle economie di gara che richiedono l’autorizzazione della Commissione europea e degli altri interventi per la trasformazione digitale). Gli interventi trasversali (1.155 mln €) sono articolati in quattro cluster (Normativa, regolamentazione e incremento capacità operativa della PA e delle Telco); Piattaforme e basi dati informative; Supporto per infrastrutture strategiche; Innovazione di settore). Gli interventi per lo sviluppo delle reti fisse (455 mln €) riguardano in particolare la domanda qualificata della PA per lo sviluppo delle reti in settori prioritari (scuola, sanità, comuni, emergenze, servizi digitali, isole minori). Per quanto riguarda gli interventi per lo sviluppo delle reti mobili (1.102 mln €), sono previsti tre cluster incentrati sull’innalzamento dei limiti elettromagnetici, il potenziamento e rilascio del catasto elettromagnetico nazionale, nonché la domanda qualificata della PA (reti 5G di proprietà pubblica, copertura gallerie Milano-Cortina 2026, reti e servizi in mobilità). Infine, l’area degli interventi di sostegno alla domanda (110 mln €) prevede la revisione della misura voucher famiglie, nonché una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sui vantaggi della connettività fissa e mobile ultraveloce. L’impatto delle iniziative finora identificate viene stimato in un incremento di circa 1% sul PIL reale annuo e oltre 180 miliardi di euro nel decennio 2020-2030.

L’avanzamento dei singoli territori

L’avanzamento di fine anno dei diversi piani in corso di realizzazione in Piemonte (Italia a 1 Giga, Italia 5G, Scuola Connessa, Sanità Connessa, Isole Minori) è anche un’occasione per fare un aggiornamento sulla possibilità di completare tutti i progetti entro la data prevista di giugno 2026.

Il Piano Italia 1 Giga prevedeva il collegamento del 16% dei civici della regione (circa 320.000 in 931 comuni, aggiudicatario TIM) e, a seguito delle verifiche sul campo (walk-in) è emerso come circa il 50% del totale risulta inesistente (quasi 119.000 civici…), privo di unità immobiliari, oppure già coperto (in circa 1.500 casi). I lavori sono stati avviati in 113 comuni e i civici collegati a fine 2023 sono pari a poco più di 34.000 (20,4% del nuovo totale, con l’obiettivo da bando del 25%).

Per quanto concerne il Piano Italia 5G, erano previsti 822 interventi per realizzare il backhauling in fibra ottica dei siti radiomobili (aggiudicatario TIM) e ne sono stati realizzati 291 (35,4%). Riguardo alla più complessa attività di densificazione della copertura, (aggiudicatario RTI Inwit, TIM, Vodafone), le aree interessate in Piemonte sono 104 e ne sono state completate 19 (18,3%).

La seconda fase del Piano Scuole Connesse prevede il collegamento di 695 scuole oltre che la manutenzione e gestione per almeno 6 anni (aggiudicatario TIM) e ne sono state attivate 258 (37,1%). Sul versante della Sanità, il bacino di strutture da collegare è pari a 1.069 unità (aggiudicatario Vodafone) e a inizio 2024 ne erano state attivate 72 (7,0%), con altre 46 unità in approvazione e 138 in esecuzione.

L’aspetto più interessante è forse la previsione riguardante il Piano 1 Giga, per il quale il target che si pone l’aggiudicatario per il primo semestre 2024 è di superare l’obiettivo del bando fissato al 40%. Paradossalmente, la sfida maggiore sembra invece rimanere quella del completamento dei lavori del Piano BUL, inizialmente previsto per il 2020 e che vedranno il termine auspicabilmente nel 2024.

In sintesi, dal Piemonte emerge un segnale di ottimismo, per l’insieme dei piani, sul rispetto della scadenza 2026.

Per conoscere la situazione aggiornata delle singole realtà territoriali, Infratel ha in particolare reso disponibile sul proprio sito le principali informazioni disponibili (Infratel Data Room).

Le richieste delle amministrazioni locali

Il contributo probabilmente più originale dell’incontro piemontese e venuto dalle amministrazioni locali e in particolare dai sindaci dei comuni presenti (tra gli altri Burolo, Fraconalto, Oleggio e Piobesi d’Alba) e dal Presidente delle comunità montane.

In modo pragmatico, ma anche costruttivo, i sindaci hanno rappresentato le difficoltà, specie da parte dei comuni minori per poter effettivamente fare un salto di qualità nel processo di trasformazione digitale, di attivazione dei servizi digitali più avanzati, ma anche nel coinvolgimento dei concittadini.

Innanzitutto, anche se è aumentata negli anni la trasparenza delle informazioni riguardanti i singoli progetti, appare tuttora difficile disporre di un quadro unitario, soprattutto dal punto di vista delle esigenze informative degli utenti finali. Cittadini e imprese sono interessati in particolare a capire non tanto l’avanzamento dei piani pubblici, quanto quali servizi sono effettivamente disponibili, i possibili fornitori, nonché l’insieme dei costi legati all’attivazione dei servizi.

L’accessibilità economica ai servizi è un aspetto da non trascurare, specie per i comuni minori che devono collegare più sedi e che non necessitano dei massimi livelli prestazionali previsti dai listini attuali. Allo stesso tempo, ci si deve interrogare e indirizzare sulle reali motivazioni dei limitato take-up dei servizi, che nelle aree bianche (più remote e oggetto del piano BUL è ancora attorno al 5% (con i valori più bassi nella provincia di Asti e più alti in quella di Vercelli), mentre nelle aree degli investimenti privati è mediamente cinque volte superiore. Un approfondimento meritano le soluzioni FWA, che – a oggi – vedono un’adozione ancora del tutto marginale, ma rappresentano il 30% dell’obiettivo di copertura delle aree bianche. Allo stesso tempo, anche per le unità immobiliari coperture con la fibra (FTTH), poco meno del 30% degli ordini ricevuti sono finiti in KO. Inoltre, si segnala come in un numero significativo di comuni l’assenza di backhauling, consente solo l’offerta all’ingrosso di servizi passivi e, di fatto, riduce il numero di operatori interessati all’effettiva attivazione dei servizi.

Riguardo all’imposizione di particolari prescrizioni che rallentano il processo di infrastrutturazione e appaiono difformi rispetto alla normativa nazionale, viene riconosciuta l’utilità del chiarimento e la semplificazione del quadro di riferimento avvenuti negli ultimi anni. Alcuni sindaci evidenziano però la necessità di una maggiore sincronizzazione delle diverse opere che incidono sulle infrastrutture locali e di lavori eseguiti a regola d’arte per limitare l’impatto.

Le possibili priorità della concertazione

Se da un lato è vero che molte delle difficoltà riscontrate negli anni sono state indirizzate, rimane fondamentale garantire un elevato livello di concertazione tra i diversi attori coinvolti, dal Governo, alle amministrazioni regionali e locali, nonché gli altri enti interessati e gli operatori che devono realizzare le infrastrutture, ma anche quelli che devono veicolare i servizi ai clienti finali.

Un primo obiettivo comune è sicuramente quello di creare le condizioni per completare al più presto il processo di infrastrutturazione, limitando al minimo i disagi e le possibili diseconomie con altri interventi in corso nei singoli territori. Ancora più importante rimane però la necessità di creare le condizioni per annullare le differenze nei processi di adozione dei servizi digitali attraverso iniziative sinergiche, sia sullo sviluppo dell’offerta che della sensibilizzazione della domanda.

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