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Lo Spazio conteso: conflitti e geopolitica nella corsa alle risorse orbitali



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La frontiera finale dell’esplorazione umana, lo spazio, è diventato una risorsa contesa e congestionata, con tutte le implicazioni economiche e militari che ne conseguono. La regolamentazione e la prevenzione dei conflitti sono al centro delle discussioni internazionali, ma le sfide rimangono

Pubblicato il 14 feb 2024

Mario Dal Co

Economista e manager, già direttore dell’Agenzia per l’innovazione



space

Non ci sono più risorse illimitate, lo abbiamo appreso dagli studi sull’ambiente e sull’impatto antropico: prima la terra fertile, poi gli idrocarburi, poi l’acqua, poi l’aria ed ora anche lo spazio è divenuto una risorsa scarsa. L’accesso e l’uso di queste risorse  un tempo considerate illimitate e  – secondo la teoria economica – considerate beni pubblici, diviene sempre più oneroso. Costa l’aria non inquinata, costa l’acqua non inquinata, costa ridurre le emissioni inquinanti, costa disporre dei servizi di uno spazio sicuro.

Lo spazio come risorsa contendibile

Lo spazio ultra-atmosferico, dove viaggiano i segnali radio delle telecomunicazioni, delle informazioni militari, della ricerca è oggi affollato da oltre 8.000 satelliti[1]. Sono distribuiti a diversi livelli di orbita, a seconda delle funzioni che debbono svolgere: telecomunicazioni, osservazione della terra per obiettivi ambientali, meteo e militari,  navigazione, osservazione astronomica. Radio, TV, internet e telefonia utilizzano i satelliti geostazionari, collocati a circa 36 mila km di distanza dalla superficie della Terra. L’assistenza alla navigazione  (come il GPS) vede i satelliti compresi tra 5.000 e 20.000 km di distanza dalla Terra. Il controllo delle condizioni sulla superficie terrestre viene effettuato da satelliti posti nella più bassa fascia di orbite, compresa tra 150 e 1.500 km. L’affollamento sta diventando un problema: nel 2022 il numero dei satelliti è aumentato di oltre il 40% rispetto all’anno precedente, e gli sviluppi delle telecomunicazioni, del controllo ambientale, meteo e militare lasciano prevedere un trend in continua crescita.

Lo spazio diviene risorsa scarsa e quindi lo spazio diviene risorsa contendibile, ovvero potenziale ragione di scontro, economico e militare: dopo l’invasione russa dell’Ucraina, e le dichiarazioni di Putin che i satelliti commerciali delle aziende coinvolte nel sostegno all’Ucraina erano obiettivi militari per la Russia, gli Stati Uniti si sono affrettati a dichiararsi pronti alla guerra nello spazio, per contrastare le iniziative  dei russi e dei cinesi. Dopo i primi esperimenti di distruzione dei propri satelliti con armi di attacco, portati avanti da USA, Russia, Cina e India, gli Stati Uniti hanno dichiarato un bando unilaterale di queste azioni, a causa della quantità di detriti pericolosi che esse producono, nocivi per la sopravvivenza stessa del sistema di satelliti in servizio. L’esplosione di un satellite russo attaccato da un missile russo per prova, ha prodotto 1.500 frammenti tracciabili che sono proiettili vaganti in grado di colpire casualmente a qualsiasi oggetto che giace sulla stessa orbita.[2]  Lo spazio sta diventando 3C: Conteso, Competitivo, Congestionato.[3]

I 93 paesi membri della International Telecommunication Union (ITU), organizzazione dell’ONU che coordina l’uso dello spettro radio a livello globale si sono riuniti a Dubai per la Conferenza Mondiale sulle Radiocomunicazioni (WRC Dubai 2023) che si tiene ogni quattro anni e determina  le regole per tutti coloro che accedono alle risorse spaziali. Ma la Conferenza,  come vedremo, ha seminato anche incertezze oltre che certezze per il futuro dello sfruttamento delle risorse spaziali.

Congestionamento spaziale: la sfida delle nuove tecnologie

I nuovi satelliti hanno dimensioni più piccole, e quindi costano di meno in termini di investimento nella fase di lancio, ma hanno maggiori capacità di banda di trasmissione. La domanda di dati in tempo reale aumenta in modo esponenziale, soprattutto sul campo, dove il flusso delle informazioni necessarie per prendere decisioni mirate cresce enormemente, inoltre la crittografia tende ad essere sempre più compressa, per evitare”percolazioni” di informazioni e dati. L’interruzione della comunicazione dell’arma con il sistema di controllo e guida diviene un’area cruciale della difesa: si sviluppano sempre più complesse tecniche anti-jamming, mentre cresce l’esigenza di avere una precisione altissima nella geolocalizzazione.

E’ in atto una corsa all’occupazione dello spazio per motivi commerciali, di ricerca e militari. La definizione del trattato internazionale (Outer Space Treaty del 1967) capace di creare una giurisdizione condivisa sull’uso dello spazio ha raccolto fino ad ora un consenso sostenuto nelle Nazioni Unite, con poco meno di 150 paesi tra semplici  paesi sottoscrittori e  paesi che hanno sottoscritto e ratificato il trattato. Ma, oggi, molti dei protagonisti attuali o futuri evitano di proseguire sul terreno della regolazione internazionale.

Le grandi costellazioni di satelliti nelle orbite più basse, come SpaceX di Elon Musk o Kuiper di Jeff Bezos, spingono verso una deregolazione nell’utilizzo della banda disponibile, e si sono fatte sentire nella Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni tenutasi a novembre a Dubai. Coloro che trasmettono dalle orbite più elevate, come ViaSat e SES, vedono assediate le loro bande radio dai fornitori di servizi i cui satelliti orbitano a livelli più bassi, che hanno maggiore potenza di emissione e che intendono allentare le regole che garantiscono non interferenza e che impongono il rispetto di limiti precisi di potenza di emissione.

Inoltre, molte nazioni spingono per trovare spazio per i propri satelliti, spesso finalizzati anche alla difesa e allo spionaggio. Le attuali regole impongono restrizioni che, come accade spesso nella fasi di forte innovazione tecnologica, appaiono eccessive ai soggetti emergenti, intolleranti a vedere limitate le potenzialità dei nuovi mercati. Starlink ha lanciato 5.000 satelliti in quattro anni e ne pianifica altre migliaia per i lanci nei prossimi anni. Kuiper sta lanciandoli e ha prenotato lanci fitti nei prossimi anni: le supercostellazioni di satelliti nelle orbite inferiori stanno predisponendo i pezzi nella scacchiera, che non è più quella dei vecchi accordi. 

Spazio conflittuale: dati e difesa

Mentre lo spazio si riempie di dispositivi di trasmissione e controllo, i servizi civili e  le operazioni militari  continuano a svilupparsi sulla terra. Ma sempre più la loro gestione intelligente ricorre all’intelligenza artificiale e quindi anche alle risorse di telecomunicazioni e di informazioni provenienti dallo spazio, per guidare gli attacchi sugli obiettivi e per analizzare i comportamenti del nemico. In questa fase la conduzione delle operazioni militari dipende in modo decisivo dall’interazione tra intelligenza artificiale e comando e controllo umano. Operazioni a terra e controllo dei sistemi d’arma richiedono il supporto continuo dei satelliti.

Di fronte ai rischi di entrare direttamente sul terreno di guerra, lo stesso Elon Musk ha ritirato la disponibilità per l’Ucraina dei satelliti della sua rete  dicendo: “Starlink non è nato per fare la guerra. Starlink serve per permettere alle persone di guardare Netflix, usare internet per studiare e fare cose pacifiche. Non è nato per condurre attacchi con i droni”[4].

Prove tecniche di combattimento nello spazio al via

Il timore negli ambienti militari americani è che  le operazioni aggressive nello spazio possano seguire gli esprimenti di guerre “senza firma”, come quelle lanciate dalla Russia per occupare la Crimea, con i famosi omini verdi che si muovevano senza riconoscimenti ma ben guidati dal Cremlino.

Le prove di combattimento nello spazio sono già in corso: il satellite russo Kosmos-2542 lanciato a novembre 2019 realizza appuntamenti nello spazio per eliminare detriti pericolosi o riparare e rifornire satelliti in orbita. Ma può anche essere utilizzato per attaccare satelliti che giacciono sulla stessa orbita.[5]

Ciò impone un cambiamento significativo nei sistemi d’arma, poiché quelli a conduzione automatica, come i droni, tendono a sostituire in misura crescente i sistemi a guida umana. Questo spostamento di baricentro dei sistemi offensivi e difensivi porta ad una riduzione dei costi complessivi a parità di capacità: assistiamo pertanto ad una crescita della potenza offensiva e difensiva di paesi e organizzazioni che anni fa venivano ritenute incapaci di portare attacchi o di difendersi in modo efficace nel confronto con potenze di ordini di grandezza superiori.

Oggi, quindi, anche i budget militari delle grandi potenze devono fare i conti con questo riposizionamento, e con un cambiamento di postura, poiché i nuovi sistemi hanno una connotazione meno “frontale” e più distribuita, con necessità di aggiustamenti tattici rapidi, poiché cambia completamente la logistica che supportava il dispiegamento di grandi forze.

Sia la Russia, sia la Cina stanno sviluppando droni capaci di interagire in modo efficace con equipaggi umani: i limiti della Russia sono di capacità produttiva e di tecnologie digitali, come abbiamo visto dalle sue richieste di forniture sia alla Corea del Nord sia all’Iran. La Cina non ha queste strozzature, ma si muove in modo estremamente coperto e segreto:  non è facile valutare i progressi della Cina.

Gli Stati Uniti ribadiscono l’esigenza di mantenere la supremazia operativa e strategica, confermata dall’Aviazione nella sua Dichiarazione di Postura Strategica per il 2024 “mentre l’ambiente di combattimento e il carattere della guerra cambiano, rimane insostituibile per il nostro ruolo nei confronti di alleati e partner mantenere la volontà di leadership nella velocità, agilità e letalità”[6]. Ma hanno anche l’esigenza di sviluppare i sistemi d’arma autonomi o semi autonomi, dove per altro rimangono insolute le esigenze di contemperare la completa autonomia e rapidità dei sistemi automatici, con il buon senso  e la responsabilità dei decisori umani. Il colonnello Marc Pelini dell’Ufficio Contrasto Aerei non Pilotati, sostiene che “Nell’attuale politica del Dipartimento della Difesa, deve esserci un uomo nel ciclo decisionale che, in un certo punto, autorizza l’ingaggio”[7].

Questa politica di mantenere il controllo umano sulle decisioni operative militari risponde all’esigenza di avere responsabilità riconoscibili con gli sviluppi delle nuove tecnologie. Ma nel caso di uso terroristico  dei droni commerciali predisposti per uso agricolo, caricati di sostanze altamente tossiche, la difesa reattiva risulta impossibile: si può agire solo sul controllo più attento della distribuzione di prodotti industriali che hanno possibile utilizzo militare[8].

Lo spazio competitivo: il ruolo delle aziende private

L’ incertezza creata dalle nuove possibilità che le tecnologie spaziali associate all’intelligenza artificiale aprono la porta a nuovi protagonisti, ossia a paesi  e organizzazioni che, fino a ieri, erano considerati irrilevanti nel confronto di una potenza globale.  La possibilità di destabilizzazione degli assetti di potere globali è accessibile a nuovi, e per molti versi imprevedibili, soggetti privati e pubblici. D’altra parte l’affidamento o comunque la possibilità di operare sulle infrastrutture essenziali da parte di soggetti privati dotati di risorse immense, come Musk o Bezos, dimostra che il controllo pubblico sulle risorse strategiche per la convivenza è indebolito.

Doreen Bogdan-Martin è la prima donna presidente dell’ITU ed è americana, dopo una guida cinese negli ultimi 8 anni.  Sul taviolo della Conferenza di Dubai c’erano: l’armonizzazione ed espansione delle frrequenze disponibili per 5G e 6G nelle diverse regioni del mondo. Gli Stati Uniti sono interessati a questo aspetto, avendo uno degli spettri di radiofrequenze più congestionati, sia per  lo sviluppo delle tlc civili, sia per i vincoli derivanti dall’utilizzo militare. L’altro grande tema è naturalmente quello delle frequenze usate dai satelliti e della distribuzione dello spettro tra orbite di alta quota e orbite più basse, dove la domanda di banda sta esplodendo. Infine WRC23 ha posto le basi per la Conferenza del 2027[9]. La Conferenza ha assicurato uno spettro di frequenze per le Telecomunicazioni Mondiali (IMT) cruciale per espandere i servizi 4G, 5G e, nel futuro, 6G e ha regolato la banda dedicata alle stazioni orbitali di alta quota (HIBS) per consentire di raggiungere aree non coperte, in modo da ridurre il digital divide e raggiungere quelle aree nelle fasi critiche determinate da disastri naturali e conflitti.

La regolamentazione internazionale: l’impasse attuale

Regole e limiti di potenza nell’utilizzo delle bande disponibili sono oggi sotto pressione a causa delle nuove configurazioni e delle esigenze di un mercato che sta esplodendo in termini di domanda di servizi, in tutti i segmenti: telecomunicazioni, monitoraggio ambientale, geolocalizzazione, sicurezza e spionaggio, militare.

Le amministrazioni pubbliche presenti alla Conferenza difendevano lo status quo delle regole “ma la questione è posta: come si suddivide lo spettro delle frequenze e qual è la quantità di interferenze che possiamo tollerare”, ha detto Katherine Gizinski consulente sullo spettro delle frequenze.[10] Le tensioni geopolitiche e le guerre in corso mettono in crisi la capacità di regolazione internazionale degli organismi come ITU e l’operatività della sua Conferenza quadriennale, proprio nel momento in cui l’evoluzione della tecnologia e le pressioni del mercato si fanno più forti.

Infatti, i privati scalpitano, soprattutto quelli impegnati nella trasmissione di imponenti quantità di dati, poiché non siamo solo di fronte ad una crescita del numero di satelliti operativi,  ma anche all’enorme aumento della loro capacità.

Note


[1]) EOS Data Analytics, Types Of Satellites: Different Orbits & Real-World Uses, https://eos.com/blog/types-of-satellites.

[2]) Ian Sample, US ‘ready to fight in space if we have to’, says military official, The Guardian, May 28, 2023.

[3]) Jim Malachowski, Don’t Gamble on the Next Space Race: Win in the Orbital Gray Zone Now, Space Force Journal, January 31, 2021.

[4]) Wired, Quando Elon Musk tolse Starlink agli ucraini, 7 settembre 2023.

[5]) Malachowski, cit.

[6]) Jordan Rosenquist, cit.

[7]) Jordan Rosenquist, Sky’s the Limit: The Future of Air Warfare, Linkedin, October 20, 2023.

[8]) Zachary Kallenborn, Why cheap drones pose a significant chemical terrorism threat, Bulletin of the Atomic Scientists, November 21, 2023.

[9]) Patricia J. Paoletta, Bryan N. TramontWhat’s At Stake for the U.S. at the World Radiocommunication Conference 2023? The Federalist Society, March 13, 2023.

[10]) Peggy Hollinger, The new star wars over satellites, Financial Times, October January 10, 2024.

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