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AI e sovranità digitale: Europa e Global South a confronto



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Una panoramica sugli approcci macro-regionali all’Intelligenza Artificiale: dall’Europa, con la sua attenzione alla protezione dei diritti e alla libera concorrenza, passando per l’America Latina e gli Emirati Arabi, fino all’Africa, impegnata in una trasformazione digitale radicale con una visione inclusiva ed etica dell’IA

Pubblicato il 1 mar 2024

Simona Romiti

Change agent Senior Advisor in Programmi ed ecosistemi europei



Gli eccessi dell’AI stanno plasmando un mondo senza possibilità di scelta: servono regole e trasparenza
intelligenza artificiale: Foto di Gerd Altmann da Pixabay

L’intelligenza artificiale (IA) sta prendendo piede a livello globale, ma la sua adozione nei vari contesti regionali rispecchia una serie di approcci diversi, modellati dalle peculiarità socio-politiche e dai bisogni specifici di ciascun territorio. Mentre l’Europa punta sulla salvaguardia dei diritti individuali e sulla promozione di un mercato competitivo, in altre parti del mondo l’IA si fa strumento per affrontare sfide diverse.

Ne sono un esempio gli Emirati Arabi Uniti che vedono nell’IA la chiave per attrarre talenti internazionali e potenziare le infrastrutture tecnologiche del paese. Parallelamente, l’Africa scommette sull’intelligenza artificiale come motore di una trasformazione digitale inclusiva e rispettosa dei diritti umani. Un panorama complesso ed eterogeneo che denota come l’IA non sia solo questione di tecnologia, ma anche – e soprattutto – di visione strategica a lungo termine.

L’Europa e l’IA: tra protezione dei diritti e libera concorrenza

L’Europa ha puntato da subito sulla tutela, declinata in tutte le sue forme, tutela dei diritti umani, tutela dei principi di libera concorrenza. Nel solco dell’impegno legislativo e programmatico inziato con la creazione di uno spazio digitale unico, anche il mese di gennaio è stato animato da diversi eventi politici.

È recentissimo l’accordo sull’AI Act. L’Europa si candida come il primo continente ad avere emanato una legislazione che ha l’ambizione di stabilire standard universali nella valutazione del grado di rischio dei sistemi di AI, di base e/o generali. L’AI Act dovrà essere approvato dal Parlamento europeo il 24 aprile 2024 e ci vorranno 24 mesi prima che possa essere applicato pienamente applicato.

Una nuova governance europea per l’IA

Il Regolamento istituisce una nuova governance europea per l’IA, più o meno flessibile, composta da: un Ufficio sull’IA all’interno della Commissione, atto a coordinare e monitorare l’applicazione armonica della legislazione su base continentale; un gruppo scientifico di esperti indipendenti; un comitato per l’IA, composto da rappresentanti degli Stati membri; un forum consultivo per i portatori di interessi e stakeholders. Una governance molto simile quella definita in seno alle Nazioni Unite, che lascia un maggior spazio di rappresentanza, probabilmente a seguito delle pressioni di alcuni Stati membri, agli stakeholder dell’industria, le piccole e medio e imprese, nonchè start-up, società civile e mondo accademico.

Il consolidamento dell’infrastruttura Computing

Parallelamente, l’Europa sta lavorando sul consolidamento dell’infrastruttura Computing, con l’ampliamento e la nascita di nuovi siti ospitanti Computer ad alte prestazioni di calcolo, e sul rafforzamento del ruolo dellepiccole imprese nell’innovazione generata dall’IA, con il finanziamento di AI factories e di progetti che sviluppano applicazioni di IA emergenti, basate su modelli generali.

Complementari a questo impianto, sono in procinto di partire due consorzi pan-euopei, l’Alliance for Language Technologies, a sostegno di modelli linguistici plurali, e il CitiVERSE, che dovrebbe creare gemelli digitali di comunità locali, aiutando le amministrazioni cittadine a gestire i dati dei servizi di base.

L’Europa non può vantare l’egemonia nello sviluppo tecnologico dell’IA, men che mai dell’IA generativa, e non sarà mai in grado di controllare il mercato, ma ha posto delle basi solide per regolamentarlo e per tutelare i propri player. Nella relazione con altre aree di influenza regionale o globale del sud globale, tra cui l’America Latina, gli Emirati Arabi o il continente africano, può vantare una maturità regolamentativa che mette al centro etica ed equità, e una buona dotazione di dati manifatturieri, che meriterebbe una tutela altrettanto forte.

America Latina: verso una democratizzazione dell’IA

Da una prima valutazione sul percorso di governance e di democratizzazione dell’IA, l’America Latina, sembra quella più affine all’Europa nella individuazione dell’elemento di globalizzazione e/o internazionalizzazione. Quasi tutti gli Stati dell’America Latina e alcuni Stati Caraibici hanno siglato a ottobre 2023 il primo impegno multilaterale comune, con la sottoscrizione della Dichiarazione di Santiago e l’istituzione del Consiglio regionale sull’Intelligenza artificiale per l’America latina e i Caraibi.

La Dichiarazione si richiama ai principi etici sull’IA fissati dall’UNESCO, che, insieme alla Banca di Sviluppo – CAF – ha avuto un ruolo determinante nell’organizzazione e nella istituzione di un unico soggetto rappresentativo a livello mondiale.

Il Summit di Santiago, è stata la prima risposta politica a quelle vulnerabilità infrastrutturali e di governance dell’IA molto ben sottolineate dal primo Report, datato 2023. sviluppato del Centro National de Inteligencia Artificial-CENIA, e dal primo indicatore -Latin American Artificial intelligence Index , elaborato dallo stesso centro studi. L’analisi quantitativa, sviluppata su fattori come dotazione infrastrutturale, presenza di talenti, attività di ricerca, sviluppo e adozione di sistemi di AI, Strategie e leggi nazionali, evidenziava uno stato dell’arte piuttosto disarticolato in quello che può includersi nell’universo offerta della tecnologia, e più omogeneo nella sperimentazione normativa.

L’indagine qualitativa ha invece sottolineato diverse priorità, la Governance sovranazionale è quella più indicizzata. Il report individuava, infatti, l’assenza dell’America Latina, questo almeno fino alla firma della Dichiarazione, nei forum globali sull’IA. e la necessità di una maggiore cooperazione tra Stati per costruire una governance interna, atta a guidare lo sviluppo, l’uso resposanbile e vantaggioso dell’IA. Il Brasile è risultato uno dei cinque paesi con il maggior ranking nel grado di partecipazione per definizioane di standard internazionali di IA dell’UNESCO. A onor del vero, questo posizione è’ perfettamente coerente con le priorità politiche individuate dalla presidenza brasiliana del G20, dove la task force 5 “Trasformazione digitale inclusiva” individua tra i temi in agenda “sfide, oppurtunità e governance dell’IA”.

Emirati Arabi Uniti: un approccio market-oriented all’IA

Un po’ meno simile, più market oriented, è invece il modello di leadership regionale e internazionale, individuato dagli Emirati Arabi Uniti-UAE-, concentrato su 4 assi fondanti. La Strategia è frutto di un impegno dei 7 emirati pluriennale e assume particolarità che andrebbeo approdondite nei loro molteplici impatti. Già nel 2018, l’UAE aveva individuato nell’attrazione di talenti, nei programmi di formazione e in un sistema di governance efficace i primi obiettivi di un’agenda politica condivisa. Subito dopo la crisi del COVID, l’Unione degli Emirati Arabi ha aggiornato la propria strategia puntando sulla costruzione di un’ottima Reputazione come Destinazione per l’AI.

Gli investimenti saranno focalizzati prioritariamente su 4 settori industriali (estrazione di materie prime ed energia; logistica e trasporti, turismo e ospitalità); sull’amministrazione delle aree urbane e metropolitane; la gestione condivisa dei dati tra player della ricerca e policy maker; sull’attrazione di giovani talenti e di grandi organizzazioni dell’IA. Modello di Attrazione in continuità con la storia di questa area regionale degli ultimi 20 anni. Una catalizzazione di tech giant o giovani talenti facendo leva su una risorsa fondamentale necessaria per supportare l’infrastruttura e gli ambienti operativi dell’IA: l’energia. Seppur nel ranking globale, elaborato da Tortois, questi due assi rappresentano un certo ritardo di sviluppo, punta, da un lato, sull’autonomia energetica, condizione sine qua non per garantire un processo continuo dei sistemi di AI. dall’altro sul proprio surplus energetico per ospitare le infrastrutture di AI di Supercalcolo o basate su modelli di larga scala.

Un’altra pietra miliare di questa agenda attrattiva è stata la creazione di un Marchio ID– “UAI”– che esplicita, da un lato, un sigillo di approvazione della tecnologia, da valutare sicura, etica e affidabile, dall’altro viene utilizzato, come nelle migliori pratiche di marketing territoriale, come veicolo di promozione di un esosistema di IA con elevati standard di qualità. La regolamentazione è ricompresa tra gli standard di qualità. Un elemento innovativo di questo marchio, ed è la ragione principale per cui si distingue dal sigillo “grado di rischio” stabilito dall’IA ACT, è la sua dinamicità informativa. Il suo design non è quello di Qrcode ma racchiude tutte le informazioni sulla progressione dell’IA di degli emirati.

L’ecosistema africano dell’IA: tra ritardi e prospettive future

L’Intelligenza artificiale sta producendo i suoi effetti sul PIL e sui consumi anche in Africa. L’Africa è il continente con il tasso di crescita demografica più alto al mondo, l’età media della popolazione è al di sotto dei 20 anni. Il Continente è impegnato in un processo di decolonizzazione che investe anche i dati e i sistemi di IA.

L’ecosistema africano sconta un ritardo nel processo di affermazione come attore globale unico nei contesti internazionali. Lindice globale di Intelligenza artificiale, elaborato da Tortois evidenzia un punteggio molto basso dei Paesi africani analizzati, sia in termini assoluti (Egitto 17/100, Sud Africa, Nigeria Marocco e Kenia 8/100,) che in comparazione con altri paesi del sud, come Brasile e Cile.

I Paesi sono classificati, per scala e intensita, sulla propria competitività in tema di AI a livello internazionale Tutti gli indicatori, talento, infrastrutture, ambiente operativo, ricerca e Sviluppo, Strategie di governo e commerciali,

Un primo passo verso la definizione di una propria posizione geopolitica, sia sulla regolamentazione dell’IA, che sullo sviluppo dei fattori abilitanti l’IA, è stato fatto dall’Unione Africana.

Uso responsabile, prospettive tecnologiche e individuazione dei pilastri per lo sviluppo socio-economico sono alla base dell’agenda dell’IA, coordinata a livello continentale. Questa agenda si inserisce all’interno di un processo di trasformazione digitale del continente, da completarsi entro il 2030, finalizzato alla creazione di uno spazio digitale comune.

L’uso responsabile si basa su un forte richiamo alla centralità dei diritti della persona nell’uso dei sistemi di IA e nella marcata volontà dell’Unione Africana di partecipare ai processi multilaterali di costruzione di regolamentazione generale globale, non per estensione ma con un ruolo proattivo. L’etica africana dell’IA può importare buone pratiche dal mondo occidentale ma può essere altrettanto utile per sostenere quella diversità linguistica e culturale dei luoghi, da preservare all’interno dei sistemi di IA.

Le prospettive tecnologiche sono tutte concentrate sul recupero del ritardo infrastrutturale: investimenti, implementazione e innovazione dei sistemi di IA da concentrare su 4 settori trainanti, quali sanità, agricoltura, istruzione e finanza.

I pilastri della crescita socio-economica sono prioritariamente focalizzati sulle strategie governative. Le politiche comuni di realizzazione dello spazio digitale comune, assumono l’intelligenza artificiale come vettore orizzontale dell’equo sviluppo, fattore che entra sia nella attuazione del quadro di interoperabilità dell’UA per l’identità digitale, sia nelle policy di sicurezza informatica a tutela dei bambini, come nel miglioramento dei servizi postali e il traffico dei dati che viaggia attraverso cavi sottomarini.

Last but not least, la narrazione: l’Unione Africana ha intrapreso diverse iniziative di comunicazione, sostegno e comprensione della propria agenda digitale. “Brand Africa”, la fonte di comunicazione istituzionale, per comunicare ai cittadini comuni e al pubblico globale gli ideali panafricani, fungerà da marchio autorizzativo per le piattaforme delle big tech, perché adottino una narrazione completa e condividano i propri ricavi con i media locali o ai creatori di contenuti.

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