intelligenza artificiale

Stairway to innovation: l’impatto dell’ AI sulle etichette discografiche



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La sinergia tra etichette discografiche e intelligenza artificiale potrebbe rivelarsi fondamentale nel contesto dell’industria musicale moderna, dove è fondamentale riuscire ad adattarsi velocemente ai nuovi trend

Pubblicato il 5 mar 2024

Chiara D’Onofrio

IP Specialist, DLA Piper

Tommaso Ricci

Avvocato, Data Protection & LegalTech Specialist presso DLA Piper



ai musica

I sistemi di intelligenza artificiale stanno profondamente cambiando molti ambiti dell’ecosistema musicale, dal modo in cui i brani vengono scritti, prodotti, realizzati e incisi al modo in cui viene effettuata la scelta e la promozione delle tracce da pubblicare. Analizziamo i risvolti per le etichette discografiche.

AI ed etichette discografiche: casi d’uso e prime alleanze

Nel procedimento di creazione e pubblicazione di un brano musicale, le etichette discografiche svolgono un ruolo fondamentale, in quanto spesso si occupano della gestione degli aspetti legati alla produzione, della distribuzione e della commercializzazione dei brani musicali, a 360°. Le etichette discografiche permettono, quindi, agli artisti di raggiungere il pubblico, fornendo loro il supporto finanziario, logistico e promozionale necessario per avere successo nel mercato musicale.

Inoltre, nel caso in cui le case discografiche assumano “l’iniziativa e la responsabilità della prima fissazione dei suoni provenienti da una interpretazione o esecuzione o di altri suoni o di rappresentazioni di suoni” (art. 78 Legge n. 433/1941 sul diritto d’autore), alle stesse spettano i diritti sulle registrazioni dei brani degli artisti, ossia la facoltà di pubblicare, distribuire, comunicare al pubblico, e riprodurre la registrazione che viene effettuata grazie ai loro investimenti.

Nell’ambito delle attività svolte dalle etichette discografiche, l’AI è stata utilizzata come strumento collaborativo, che contribuisce al processo creativo degli artisti e di valorizzazione e promozione delle canzoni. Ad esempio, con la pubblicazione di “Metallic Spheres” di The Orb e David Gilmour, Sony Music Entertainment e Legacy Recordings hanno permesso ai fan di dare la propria interpretazione dei brani e della cover dell’album grazie all’AI.

Inserendo specifici prompt (ossia i comandi che vengono dai agli algoritmi per realizzare un determinato prodotto), gli ascoltatori sono stati in grado di combinare e remixare parti delle canzoni adattandole alle proprie emozioni, al proprio mood, oltre che di rielaborare la copertina a loro piacimento. Inoltre, alcuni dei brani prodotti dagli utenti sono stati resi disponibili per l’acquisto dal pubblico, permettendo una maggiore visibilità del progetto e una massimizzazione dei proventi anche per gli artisti coinvolti.

Un altro esempio di utilizzo innovativo della tecnologia AI da parte delle etichette discografiche è quello che si preannuncia essere un approccio rivoluzionario alla realizzazione di film “musicali”, come quelli incentrati sulla vita di artisti e cantanti famosi. Di recente, Warner Music ha annunciato un biopic su Edith Piaf che sarà prodotto grazie all’impiego di sistemi di AI, sia per la riproduzione della voce della famosa cantante, sia per la realizzazione dell’animazione.

Per rendere l’animazione ancora più realistica, in un processo simile a quello che può essere impiegato per realizzare video deepfake (ossia video realizzati tramite intelligenza artificiale che ricreano in modo realistico caratteristiche e movenze di un viso o un corpo, e che riescono ad imitare la voce di una determinata persona), verrà impiegato un tool che permetterà di combinare disegni 3D con la voce originale della cantante.

Nell’ambito di tale progetto, l’AI dovrebbe anche essere impiegata per adattare e rielaborare i filmati di archivio, in modo da permetterne l’inserimento nel biopic. In questo caso, si può immaginare che l’etichetta discografica abbia ottenuto il consenso degli eredi dell’artista, oltre che assicurarsi di avere a propria disposizione le autorizzazioni necessarie per poter intervenire sulle registrazioni originali, sui filmati d’epoca, oltre che per realizzare la versione 3D della famosa cantante.

Molte etichette discografiche hanno, quindi, avviato delle partnership con le società tecnologiche per esplorare le possibili applicazioni dell’AI nelle loro attività e per sviluppare personalizzati sistemi di intelligenza artificiale. In questi casi, vengono in rilievo gli accordi siglati tra le etichette discografiche e le società di sviluppo, dal momento che le prime vogliono assicurarsi l’utilizzo e lo sfruttamento di quanto generato dall’AI, mentre le seconde sono interessate alla possibilità di effettuare l’addestramento dei propri algoritmi tramite i contenuti forniti da etichette e artisti.

L’AI come strumento per la gestione dei diritti d’autore e scoperta di nuovi talenti

Uno degli ambiti in cui si prevede una maggiore applicazione dell’AI è la gestione dei diritti d’autore, che può ottenere importanti benefici grazie all’automazione. Gli algoritmi più sofisticati possono infatti analizzare flussi di dati molto voluminosi provenienti da piattaforme digitali e riconoscere automaticamente gli usi delle opere musicali. Tramite questa automazione potrebbe essere resa più accurata ed efficiente la riscossione di quanto spetta ad etichette ed artisti per l’uso dei contenuti musicali.

Un aspetto cruciale di queste soluzioni è sicuramente la possibilità di creare strumenti AI in grado di tracciare la titolarità dei diritti, identificando in modo accurato gli artisti, i compositori e gli altri detentori dei diritti coinvolti in una determinata opera musicale. In questo caso, i detentori dei diritti dovrebbero assicurarsi che le opere di propria titolarità siano impiegate nell’addestramento dei sistemi di AI solamente per i fini concordati, escludendo possibili usi diversi e non autorizzati. Gli stessi sistemi di analisi tramite soluzioni di AI potrebbero anche essere utilizzati per verificare e monitorare possibili violazioni dei diritti coinvolti nell’uso online di contenuti e brani musicali.

Seguendo tale approccio, Universal Music Group ha comunicato di aver stretto una partnership con BandLab Technologies avente come unico focus l’AI. Il colosso musicale ha rivelato che la collaborazione dovrebbe dar seguito all’impegno condiviso delle società per un uso etico dell’AI e la tutela dei diritti degli artisti e degli autori, favorendo la creazione di standard di mercato a favore dei creatori di musica.

Insieme all’uso dell’AI nell’attività di produzione musicale, intesa nel senso più tecnico, l’AI può essere anche utilizzata per scandagliare internet al fine di scoprire nuovi talenti. Molto spesso, infatti, raggiungono la fama solamente artisti e cantanti che diventano virali tramite social network. Gli algoritmi che vengono utilizzati alla base dei sistemi AI sono, infatti, in grado di analizzare ampi dataset, che possono provenire da più fonti come dai social media, dalle piattaforme di streaming e, più in generale, da qualsiasi contenuto sia caricato online. L’analisi condotta dall’AI permette quindi di identificare trend e classificare meglio i gusti musicali del pubblico in target. Sulla base di tali dati, è quindi possibile effettuare lo step successivo, ed individuare artisti promettenti, ancora non scoperti e investire nel loro percorso creativo.

Insieme all’individuazione dei nuovi talenti, i sistemi di AI possono anche essere impiegati per definire le strategie di marketing, esaminando i dati di ascolto, i fenomeni in tendenza sui social media, le attività degli utenti e ascoltatori. Combinando tale analisi con indicatori ricavati dal mercato, le etichette discografiche potrebbero essere in grado di determinare con largo anticipo il successo di un determinato cantante o di uno specifico brano.

AI e case discografiche: come impatterà la tecnologia sulla relazione con gli artisti?

Sebbene il valore aggiunto che l’ AI può apportare alle etichette discografiche sia indiscutibile, ci sono diversi temi caldi che mettono gli operatori in guardia rispetto agli usi non consentiti.

Il settore musicale si è già mosso per la propria tutela contro l’utilizzo di brani, composizioni e testi nel training di sistemi di intelligenza artificiale controllati da soggetti terzi. Ad esempio, negli Stati Uniti, numerosi editori musicali hanno citato in giudizio diverse società di sviluppo di sistemi di AI per violazioni di diritto d’autore, che sarebbero state realizzate in modo sistematico e generalizzato. Gli editori musicali hanno contestato l’utilizzo di contenuti protetti da copyright, in particolare di testi di brani di cui gli stessi hanno la titolarità dei diritti. Secondo gli editori, alla domanda di fornire un testo di una canzone famosa, alcuni sistemi di AI hanno proposto risposte contenenti testi di canzoni già pubblicate.

Gli sviluppatori di sistemi di AI ritengono che l’ utilizzo dei testi degli editori per addestrare oi propri sistemi costituirebbe un “uso trasformativo” (c.d. “transformative use”), che non avrebbe avuto alcun impatto negativo sul mercato dei brani. Inoltre, contestano agli editori di aver “indotto” i sistemi di AI a riprodurre testi protetti da copyright tramite i prompt utilizzati.

Al momento la controversia non è stata definita, ma la decisione della corte competente potrebbe determinare un significativo cambiamento – almeno negli Stati Uniti – nel modo in cui tutto l’indotto musicale si rapporta con sistemi di AI generativa, soprattutto se gestiti, ed addestrati, da soggetti terzi che non hanno siglato accordi con gli operatori del settore. Quanto allo scenario Europeo, le nuove normative in cantiere (e oramai prossime all’arrivo) come l’AI Act forniranno regole specifiche per tutti gli stakeholder coinvolti: dagli utilizzatori, tenuti ad adottare adeguate misure di trasparenza per informare i propri utenti quando interagiscono con strumenti di AI come chatbot, agli sviluppatori, obbligati ad indicare le fonti con cui sono stati addestrati i sistemi al ricorrere di determinate condizioni.

Cosa aspettarsi nel futuro dell’AI per le etichette discografiche

La sinergia tra etichette discografiche e intelligenza artificiale potrebbe rivelarsi fondamentale nel contesto dell’industria musicale moderna, dove è fondamentale riuscire ad adattarsi velocemente ai nuovi trend.

In particolare, l’utilizzo di sistemi di AI per scoprire nuovi talenti e prevedere il successo commerciale di brani e artisti potrebbe contribuire a una gestione più efficace delle risorse delle case discografiche. Tale approccio porterebbe ad un miglioramento dell’efficienza operativa delle etichette e contribuirebbe a mitigare i rischi finanziari associati all’industria musicale, promuovendo un ambiente più sostenibile e orientato al successo artistico e commerciale. Inoltre, l’utilizzo dell’AI per migliorare la gestione dei diritti, automatizzando i processi collegati, per migliorare la distribuzione dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle opere musicali contribuirebbe ulteriormente all’innovazione del mercato musicale.

Rispetto a questo fenomeno e all’impatto che potrà avere sull’ecosistema musicale, abbiamo raccolto il punto di vista di Riccardo Sada, manager, promoter, giornalista e autore del libro “#beattitude: L’intelligenza artificiale e la predisposizione alla produzione di musica elettronica”, secondo cui “l’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente l’industria musicale, offrendo strumenti innovativi per la produzione e la distribuzione di musica. Tuttavia, l’adozione dell’AI da parte delle major discografiche solleva preoccupazioni significative riguardo la possibile omologazione del panorama musicale. Le major, facendo affidamento sull’AI, potrebbero privilegiare la quantità di contenuti piuttosto che la loro qualità, concentrando le risorse su un numero limitato di artisti e generi, il che rischia di ridurre la diversità e la ricchezza dell’offerta musicale, rischiando di ridurre il coinvolgimento delle etichette indipendenti minori, che attualmente offrono un supporto sostanziale nella individuazione dei nuovi talenti. Inoltre, l’AI, se non adeguatamente ‘istruita’ a riconoscere e valorizzare l’unicità e l’innovazione, potrebbe standardizzare eccessivamente la selezione dei talenti, basandosi su trend e successi passati senza poter anticipare o riconoscere le nuove tendenze creative. Bisogna insegnare all’AI a ‘sbagliare’, per stimolare la scoperta di talenti unici e preservare la creatività nell’industria. Di conseguenza, è fondamentale che le major discografiche e gli sviluppatori di AI lavorino insieme per garantire che la tecnologia sia impiegata in modo da promuovere la diversità artistica e sostenere la scoperta di nuovi talenti, evitando così un futuro musicale monodimensionale e prevedibile”.

Ovviamente, l’introduzione delle applicazioni di AI dovrebbe avvenire contestualmente all’implementazione di un sistema normativo che tenga conto delle determinate particolarità del mondo della musica. In tal senso, è auspicabile che il legislatore sia europeo sia nazionale intervenga accogliendo le richieste e proposte degli operatori del settore musicale.

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