Puntuale come ogni anno, è stata pubblicata qualche giorno fa la Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza sulle attività del comparto sicurezza nazionale svolte nel 2023.
La struttura della Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2023
Durante la presentazione della Relazione a Palazzo Dante, Elisabetta Belloni, Direttrice generale del DIS, Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, ha sottolineato che se l’intelligence “da un lato mira ad anticipare i fattori di minaccia alla sicurezza nazionale, dall’altro ha il compito di analizzare queste sfide in chiave di opportunità”. Presente anche Alfredo Mantovano, Autorità delegata, Lorenzo Guerini, Presidente del COPASIR, Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, Giovanni Caravelli, Direttore di AISE, Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, e Mario Parente, Direttore di AISI, Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna.
Come si legge nella nota introduttiva della Relazione, in un mondo sempre più instabile e minacciato, non solo a livello analogico, ma anche a livello digitale, “La propensione dell’intelligence ad analizzare i contorni e a prefigurare le evoluzioni delle maggiori tematiche transnazionali (“horizontal issues”) si traduce ora nell’individuazione di indicatori, tendenze e segnali d’allerta utili a instradare la ricerca informativa, ora nel potenziamento della capacità di anticipare il concreto dispiegarsi di specifiche minacce alla sicurezza nazionale. Il riferimento è, nel primo caso, a fenomeni quali la nuova globalizzazione economica (con la progressiva emersione di un nuovo protagonismo del cosiddetto “Global South” e dei Paesi BRICS nel loro nuovo formato), le migrazioni internazionali (nel cui contesto si inscrive la pressione esercitata sul bacino del Mediterraneo), il fattore climatico (con i suoi molteplici risvolti, fra i quali l’insicurezza alimentare, e le tensioni e i conflitti legati all’accesso all’acqua), le nuove frontiere della tecnologia (a cominciare dalle incognite e dai dilemmi posti dall’intelligenza artificiale); nel secondo caso, alla trasformazione del jihad globale e alle dinamiche dei mercati delle materie prime”.
L’analisi degli scenari geostrategici
La Relazione si snoda partendo dall’analisi degli scenari geostrategici che caratterizzano il mondo d’oggi, focalizzandosi sui conflitti in atto, mediorientale e russo-ucraino, senza dimenticare gli altri versanti critici, Balcani, Africa e Asia, per poi esporre la trasformazione che questo stesso mondo sta attraversando, toccando temi quali la “nuova” globalizzazione, così come viene definita dalla Relazione, le migrazioni, il cambiamento climatico, il jihad globale, la questione energetica e materie prime e le nuove tecnologie. Il terzo e ultimo capitolo propone un focus sulla sicurezza nazionale, soffermandosi in particolare sulla sicurezza economico-finanziaria, sulla sicurezza cibernetica e la minaccia ibrida, sullo sfruttamento criminale dell’immigrazione irregolare, sulla minaccia jihadista in Europa e in Italia, sulla minaccia interna e sulla sicurezza ambientale.
La minaccia ibrida: definizione e attori principali
La minaccia ibrida non poteva non essere argomento ricorrente nella Relazione del 2023. Ricordiamo che già lo scorso dicembre il Consiglio Supremo di Difesa, riunitosi al Palazzo del Quirinale, aveva sottolineato che, in quadro globale in cui gli scenari strategici sono in continua evoluzione e le nuove tecnologie impattano pesantemente sugli equilibri internazionali, è necessario attenzionare il dominio cibernetico, quello spaziale e quello subacqueo, così come la dimensione cognitiva e “…una più efficace architettura di sicurezza e di governance nazionale è condizione per contrastare le nuove minacce nonché i rischi di uso offensivo delle tecnologie emergenti quali l’intelligenza artificiale. Considerata la trasversalità delle minacce ibride, è indispensabile uno sforzo congiunto del sistema Paese”.
Il terreno di guerra non è più solo quello fisico, fatto di carrarmati, droni, armi e militari, ma è sempre più quello virtuale, che sfrutta le sempre più avanzate tecnologie per colpire “silenziosamente” il nemico, attraverso lo spionaggio, la propaganda, la disinformazione e/o l’attacco informatico, penetrando nelle sue strutture interne e strategiche. I settori più colpiti sono le filiere delle infrastrutture digitali/servizi IT, dell’energia, dei trasporti e il settore pubblico-istituzionale. Come riporta la Relazione, si tratta di azioni “condotte prevalentemente da gruppi altamente specializzati (Minacce Avanzate e Persistenti – APT), contigui ad apparati governativi dai quali ricevono linee di indirizzo strategico e supporto finanziario e, per questo, ritenute le più insidiose per il Sistema Paese in termini di informazioni esfiltrate (di natura sia geo-politica che economico-industriale), di perdita di operatività e competitività nonchè di dispendio delle risorse economiche necessarie per la loro mitigazione”.
Il ruolo della Russia e della Cina nelle minacce ibride
Russia e Repubblica Popolare Cinese si confermano i più attivi nell’attacco ibrido contro l’Occidente. La prima grazie al conflitto contro l’Ucraina, che gli ha permesso di condurre campagne multivettoriali a danno dell’Italia e dell’Occidente, e poi anche grazie allo scoppio del conflitto tra Hamas e Israele, occasione che Mosca ha sfruttato per diffondere una serie di narrative disinformative a favore del popolo palestinese. La seconda, supportata da leggi nazionali che sostengono questo tipo di attività, ha condotto diverse “operazioni informative tese a influenzare la percezione dell’opinione pubblica all’estero in modo favorevole agli interessi della Repubblica Popolare Cinese, accreditandosi come partner affidabile e di rilievo e ricorrendo anche a noti influencer per promuovere un’immagine positiva del Paese” e nel caso del conflitto russo-ucraino, ha condiviso con Mosca alcune narrative diffuse sui social media, come la responsabilità degli USA del perdurare del conflitto e la presenza di laboratori biologici sperimentali americani in territorio ucraino. Atteggiamento simile è stato, poi, adottato anche nei confronti del conflitto mediorientale, per assumere una posizione di contrapposizione strategica con gli USA.
La sicurezza cibernetica nel contesto internazionale
Così come evidenziato nella Relazione relativa al 2022, presentata lo scorso anno, il perdurare del conflitto russo-ucraino e i nuovi conflitti mediorientali hanno “prodotto riflessi rilevanti sulle caratteristiche e sugli obiettivi della minaccia cibernetica anche in Italia confermando, tra l’altro, la centralità del dominio cibernetico quale strumento preferenziale cui gli attori ostili fanno ricorso per il raggiungimento di obiettivi strategici”.
Il settore intelligence si è occupato di prevenire, rilevare e contrastare la minaccia ibrida, svolgendo attività in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, presso l’Horizontal Working Party on Enhancing Resilience and Countering Hybrid Threats, all’interno del Consiglio dell’Unione Europea, per favorire la sensibilizzazione sulla questione in Unione Europea. Tra queste attività, “le più recenti evoluzioni dell’Hybrid Toolbox, discendente dalla bussola strategica UE, che raccoglie e mette in relazione gli strumenti già esistenti per il contrasto alle minacce ibride, tra cui Foreign interference and manipulation of information (FIMI) toolbox (implementato per contrastare l’ingerenza straniera e la manipolazione delle informazioni)” e il contributo per la compilazione dell’Hybrid Trends Analysis, riferita all’anno 2022, al Servizio Europeo per l’Azione Esterna dell’Unione Europea.
Futuri eventi a rischio di interferenze esterne
In merito agli eventi futuri, che meritano particolare attenzione, come le prossime elezioni del Parlamento Europeo che ci saranno a giugno 2024, la Presidenza italiana del G7 e l’uscita dell’Italia dal Memorandum d’Intesa sulla Belt and Road Initiative (BRI), senza tralasciare le prossime elezioni presidenziali americane di novembre 2024, ci si sta già preparando alle eventuali campagne di disinformazione che potrebbero minare la sicurezza nazionale.