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In arrivo l’halving di Bitcoin: effetti sui miner e sul prezzo della criptovaluta



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L’halving di Bitcoin, previsto per metà aprile, dimezzerà la ricompensa dei miner da 6,25 a 3,125 bitcoin per blocco, influenzando l’offerta e potenzialmente il prezzo della criptovaluta. Evento ricorrente ogni quattro anni, l’halving è cruciale per la scarsità di Bitcoin e ha storicamente portato a significativi aumenti di prezzo post-evento

Pubblicato il 18 mar 2024

Alberto Franco

Professore a Contratto di Diritto Tributario presso l’Università di Torino, Ph.D. Of Counsel, Genta & Cappa



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L’halving di Bitcoin è un evento programmato, che avviene ogni quattro anni o, per essere precisi, ogni 210.000 blocchi minati. Ma cosa significa davvero? E perché assume una rilevanza così centrale nel mondo della criptovaluta più famosa al mondo? Proviamo a comprendere le implicazioni dell’halving – sia per i partecipanti attuali del mercato delle criptovalute che per coloro che potrebbero considerare di entrare nel settore in futuro.

Tema ricorrente negli approfondimenti su Bitcoin post-approvazione dell’ETF è senza dubbio l’halving, un evento che avviene approssimativamente ogni quattro anni e che attualmente è atteso per metà aprile.

Molto spesso si parla dell’halving di Bitcoin come di una circostanza (se non la circostanza principale) in grado di influire in maniera significativa sul prezzo di questa criptovaluta[1], che recentemente ha superato quota 57.000 dollari, toccando nuovi massimi dal dicembre 2021 e tornando al di sopra della capitalizzazione di 1.000 miliardi di dollari[2].

Il protocollo Bitcoin e l’halving

Per capire le ragioni dell’attesa dell’halving da parte del mondo crypto, è necessario innanzitutto comprendere in cosa consiste e come si inserisce nell’ambito del protocollo Bitcoin.

Com’è noto, Bitcoin è un asset digitale caratterizzato dalla scarsità, e questa scarsità è realizzata sostanzialmente in due modi[3].

In primo luogo, non possono essere creati bitcoin in maniera illimitata: il protocollo creato da Satoshi Nakamoto prevede che il numero massimo di bitcoin in circolazione sia pari a 21 milioni. Una volta che saranno “minati” (ovverosia, estratti) 21 milioni di bitcoin, non sarà più possibile estrarne altri.

In secondo luogo, vi è una predeterminazione del tasso di inflazione del Bitcoin. Se le valute fiat come l’euro o il dollaro possono essere emesse dalle istituzioni (FED, BCE) sostanzialmente in base a considerazioni contingenti e legate all’andamento economico, “stampando moneta” e facendo così crescere l’inflazione, nel protocollo Bitcoin si prevede un meccanismo “rigido” per cui l’offerta (o meglio, il tasso di offerta) di Bitcoin diminuisce nel corso del tempo, al fine di evitare una svalutazione dovuta ad una emissione eccessiva di nuovi Bitcoin. Bitcoin è infatti un asset che ha un certo grado di inflazione, contrariamente ad altre criptovalute che incorporano meccanismi deflattivi quali il “burning”.

Ad ogni modo, entrambi questi meccanismi che assicurano la scarsità sono relativi al procedimento di estrazione dei bitcoin, e quindi coinvolgono quei soggetti, chiamati miner, che si occupano di far funzionare il protocollo ed estraggono quindi nuovi bitcoin da immettere sul mercato.

Più in dettaglio, Bitcoin è una criptovaluta basata su un algoritmo Proof-of-Work (PoW), e ciò implica che, per il loro lavoro di estrazione dei blocchi mediante risoluzione di complessi problemi matematici, i miner ricevano delle ricompense in bitcoin; questo sistema di ricompense è l’unica modalità con cui sono creati nuovi bitcoin ed immessi sul “mercato”. Di conseguenza, una volta raggiunti i 21 milioni di bitcoin in circolazione, i miner non saranno più ricompensati con l’estrazione di nuovi bitcoin, ma solamente con le commissioni di transazione che otterranno dagli utenti per far funzionare il protocollo.

Tuttavia, come si indicava in precedenza, il protocollo creato da Satoshi Nakamoto non si è preoccupato solo di fissare un tetto massimo ai bitcoin esistenti, ma anche di stabilire a quale ritmo i nuovi bitcoin vengono messi in circolazione, e in particolar modo diminuendo progressivamente il numero di nuovi bitcoin che vengono immessi nella rete.

Infatti, protocollo Bitcoin prevede che ogni 210.000 blocchi estratti (“minati”) dai miner, la ricompensa guadagnata dai miner si dimezzi. Da qui il termine “halving” (appunto, dimezzamento), ed essendo che un blocco viene estratto dai miner, in media, ogni 10 minuti, ciò implica un periodo di circa 4 anni tra un halving e l’altro. Per rispettare il limite prefissato nel protocollo Bitcoin, questo processo di dimezzamento non sarà infinito, ma continuerà fino a quando saranno state minati 21 milioni di bitcoin, e si prevede che ciò dovrebbe avvenire nel 2140 (dato che il protocollo Bitcoin prevede che il processo di halving si interrompa dopo 64 volte).

I precedenti halving e l’halving di aprile

Occorre considerare che ad aprile saremo al quarto halving. Infatti:

  • il blocco di genesi di Bitcoin è stato creato il 3 gennaio 2009, e nel protocollo era prevista una ricompensa per i miner di 50 bitcoin per blocco minato;
  • il 28 novembre del 2012, quindi dopo 210.000 blocchi estratti, avviene il primo halving e la ricompensa viene ridotta da 50 a 25 bitcoin;
  • il 9 luglio 2016, dopo altri 210.000 blocchi, avviene il secondo halving e la ricompensa viene ridotta da 25 a 12,5 bitcoin;
  • l’11 maggio del 2020 avviene quindi il terzo, e fino ad ora ultimo, halving, che porta la ricompensa da 12,5 a 6,25 bitcoin per blocco minato, ammontare che ad oggi ricevono i miner per la loro attività.

Cosa accadrà ai miner dopo il prossimo halving

Con il quarto halving previsto per il prossimo aprile, la ricompensa per i miner si dimezzerà ulteriormente, passando da 6,25 a 3,125 bitcoin per blocco minato. Si comprende quindi come questo sia un evento che interessa in primo luogo i miner.

Infatti, se un miner a oggi ottiene come ricompensa per ogni blocco un importo pari a circa 325.000 euro (supponendo un prezzo di bitcoin pari a circa 52.000 euro, moltiplicato per 6,25 bitcoin)[4], dopo il prossimo halving questo importo sarà pari alla metà, ovverosia a circa 162.500 euro – e cioè 3,125 bitcoin per il prezzo di euro 52.000, assumendo ovviamente che il prezzo rimanga costante – assunzione che, come si vedrà meglio infra, è piuttosto “forte” in realtà.

È quindi possibile che un miner non molto efficiente possa uscire dal mercato a seguito dell’halving, perché di fatto si troverebbe con i ricavi dimezzati – e se molti miner uscissero dal mercato, il protocollo Bitcoin potrebbe in effetti avere qualche problema di funzionamento. In realtà è molto difficile che questo accada, perché comunque l’halving è un evento prevedibile e atteso da tempo, per cui ampiamente previsto da parte della generalità dei miner.

Gli effetti dell’halving sull’offerta di Bitcoin

Chiaramente, però, l’effetto non si limita ai miner: come abbiamo indicato in precedenza, le ricompense dei miner sono l’unico modo in cui nuovi bitcoin sono immessi nella rete, per cui è anche l’offerta di nuovi bitcoin ad essere dimezzata, e questo effetto – incrementando in via di principio la scarsità dei bitcoin in circolazione – a parità di domanda dovrebbe comportare un aumento di prezzo di Bitcoin.

Infatti, tutti i dati relativi ai precedenti halving mostrano come vi sia stato un significativo aumento di prezzo dopo l’halving

Se consideriamo il primo halving (novembre 2012), si può notare come nell’anno successivo il prezzo passò da 13 dollari a un picco di 1.100 dollari, con un incremento dell’8.300% in meno di dodici mesi[5].

Nel secondo halving (luglio 2016) la dinamica fu inverò differente: il prezzo di Bitcoin iniziò a salire nell’ottobre 2016, con un grande incremento soprattutto a partire da aprile 2017; nel corso del 2017 infatti il prezzo di Bitcoin arrivò a 20.000 dollari, con un incremento del 1.700% rispetto al precedente massimo del 2013[6].

Anche il terzo halving (maggio 2020) innescò una crescita, tuttavia più contenuta rispetto ai precedenti, dato che il prezzo di Bitcoin arrivò quasi a 70.000 dollari nel novembre 2021, con un incremento del 250% rispetto al picco precedente[7].

Le previsioni per il prossimo halving di Bitcoin

È quindi evidente come, sulla base degli eventi precedenti, ci si attenda che questo incremento avverrà anche nel prossimo aprile, anche se ovviamente tale circostanza, in quanto prevedibile, dovrebbe in qualche modo essere già “prezzata” dal mercato – senza considerare come proprio gli anni che sono intercorsi dall’ultimo halving del 2020 hanno mostrato chiaramente la difficoltà di fare previsioni “mirate” sul prezzo di Bitcoin.

Note


[1] Cfr. L. Carrello, Il Bitcoin sfonda il muro 50 mila dollari per la prima volta dalla fine del 2021. Ecco perché, Milano Finanza, 12 febbraio 2024

[2] Dati Coinmarketcap.com al 27.2.2024.

[3] Cfr. Satoshi Nakamoto, Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System, p. 4 “By convention, the first transaction in a block is a special transaction that starts a new coin owned by the creator of the block. This adds an incentive for nodes to support the network, and provides a way to initially distribute coins into circulation, since there is no central authority to issue them. The steady addition of a constant of amount of new coins is analogous to gold miners expending resources to add gold to circulation. In our case, it is CPU time and electricity that is expended.”

The incentive can also be funded with transaction fees. If the output value of a transaction is less than its input value, the difference is a transaction fee that is added to the incentive value of the block containing the transaction. Once a predetermined number of coins have entered circulation, the incentive can transition entirely to transaction fees and be completely inflation free

[4] Dati al 27.2.2024. Fonte: Coinmarketcap

[5] Bitcoin: la relazione tra halving e prezzo, The Cryptonomist, 11 marzo 2023 (https://cryptonomist.ch/2023/03/11/bitcoin-relazione-halving-prezzo/)

[6] Ibidem.

[7] Ibidem.

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