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Telemedicina: l’esempio virtuoso del progetto “telestroke” dell’Asl di Salerno



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L’esperienza virtuosa di telestroke dell’Asl di Salerno offre l’occasione per riflettere su alcune implicazioni e sfide relative all’impiego delle Ict e della telemedicina fondata su reti aziendali

Pubblicato il 15 apr 2024

Anna Francesca Pattaro

Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Comunicazione ed Economia



Telemedicina: il telestroke dell’Asl di Salerno

Il Progetto telestroke, noto come “Time is brain! Telestroke e la rete aziendale delle
patologie tempo applicazione dipendenti”, è stato attivato in via sperimentale dall’Asl di Salerno nell’estate del 2023. Già a fine dello scorso novembre era stato insignito del premio Agenas-Sics “Innovatività del Progetto in relazione all’uso dell’ICT – Concretezza – Sostenibilità e Replicabilità”.

Umberto I di Nocera Inferiore: parte il progetto Telestroke, telemedicina a distanza per l'Ictus

Il premio si inseriva nella più ampia iniziativa “Innovazioni in sanità digitale”, fondata sulla collaborazione di Agenas con la Società italiana di comunicazione scientifica e
sanitaria (SICS), i cui principali obiettivi riguardavano l’individuazione di buone pratiche di impiego delle ICT in sanità, finalizzate a una sempre più uniforme ed efficace presa in carico dei pazienti su tutto il territorio nazionale.

L’esperienza di telestroke dell’Asl di Salerno

Il progetto telestroke consiste nella possibilità da parte degli ospedali periferici – spoke di utilizzare una strumentazione avanzata per ottenere il teleconsulto, e dunque una consulenza neurologica in remoto da parte degli specialisti di neurologia dell’ospedale (o degli ospedali) hub attrezzati, in caso di pazienti giunti ai locali del pronto soccorso con i sintomi di un ictus cerebrale in corso.

Questa soluzione è particolarmente interessante perché, a fronte di una patologia seria e potenzialmente invalidante, dei tempi di risposta rapidi sono assolutamente decisivi. In effetti, riducendo i tempi di diagnosi, si può decidere tempestivamente la terapia e ridurre i tempi di trattamento (con terapia trombolitica) che nella patologia ictale, definita come “tempo dipendente”, sono veramente molto stretti (circa 4 ore). In questo modo anche i risultati clinici possono migliorare e si possono ridurre gli esiti altamente invalidanti dell’ictus cerebrale.
Anche la stampa locale ha evidenziato, sin dall’agosto scorso, i casi di successo dell’applicazione del protocollo ictus che hanno riguardato per esempio l’ospedale di Battipaglia che ha ottenuto consulenza dal neurologo di guardia all’ospedale di Nocera e ha consentito di trattare con successo in loco il paziente colpito da ictus.

Cenni sulle tecnologie impiegate

Il capitolato tecnico per il bando di selezione del fornitore per il progetto telestroke specifica come esso si basa su di una piattaforma per la telemedicina dedicata alla televisita e teleconsulto e costituita da sistemi robotizzati e stazioni di controllo da destinare ai diversi presidi ospedalieri della Asl di Salerno nell’ambito della rete stroke. La logica seguita è quella “hub and spoke” e la piattaforma inizialmente progettata prevedeva cinque presidi ospedalieri “spoke” per raccogliere i potenziali pazienti e due stazioni di controllo “hub” per il teleconsulto/televisita.

La dotazione tecnica per realizzare la piattaforma richiede principalmente:

  • un sistema robotizzato di teleconsulto/televisita per Spoke trasportabile dotato di hardware, monitor touchscreen, telecamera controllabile da remoto (hub), microfono direzionale (o con strumentazione per sopprimere rumore), interfaccia utente intuitiva, altoparlanti integrati, porte di connessione varie e alimentazione a rete e a batteria;
  • un sistema di monitoraggio continuo dei parametri vitali per spoke (ECG, frequenza cardiaca, SpO2 e NIBP);
  • una stazione di controllo per teleconsulto/televisita per Hub dotato di PC con hardware adeguato, telecamera, monitor da almeno 21’’, microfono direzionale (o con strumentazione per sopprimere rumore), alimentazione a rete (o con gruppo di continuità);
  • un’infrastruttura di comunicazione hub/spoke a servizio della piattaforma per garantire l’interoperabilità tra componenti, l’interfacciamento con i Pacs/Ris aziendali su protocollo Dicom, la partecipazione di più specialisti in tempo reale alla televisita/teleconsulto, la continuità e qualità della connessione streaming hub/spoke nonché la sicurezza e l’integrità dei dati trasmessi.

È importante notare che i rischi e le sfide per fornitori tecnici dei servizi riguardano non solo la garanzia della sicurezza e dell’integrità dati, ma anche la formazione del personale coinvolto sull’utilizzo della strumentazione hardware e software, e la manutenzione preventiva continuativa nonché di quella correttiva.

Punti di forza e di debolezza e prospettive future

Come evidenziato anche dagli stessi dirigenti dell’Asl di Salerno alla consegna del
riconoscimento, questo progetto, paradigmatico di una certa tipologia di impieghi delle ICT in ambito sanitario, ha indiscutibili pregi e potenzialità che possono utilmente essere replicate in altri progetti analoghi e/o in altri territori.

Analizzando i pregi, in primo luogo il progetto analizzato può consentire nell’accesso alle cure specializzate anche in aree geografiche remote o scarsamente servite da strutture sanitarie specialistiche. Questo consente anche di evitare trasferimenti di pazienti tra strutture e a snellire e rendere più efficace la gestione dei pronto soccorso degli ospedali principali. I trasferimenti di pazienti sono ovviamente molto problematici e dispendiosi non solo in termini di spesa per le Asl, ma anche emotivamente ed economicamente per le famiglie dei pazienti.

Inoltre, si identifica la possibilità di un impatto interessante sulla gestione di questa tipologia di pazienti, in quanto si rende possibile un consulto a distanza che è particolarmente decisivo per la patologia oggetto del progetto poiché consente di gestire l’ictus direttamente sul posto, consentendo al neurologo che opera in remoto di valutare il paziente e di fornire indicazioni sulla terapia da somministrare in tempo reale riducendo i rischi di danni permanenti al sistema neurologico. Un cambiamento quindi che riguarda proprio il disegno e l’articolazione del modello di servizio ai cittadini.

Telemedicina: le patologie tempo dipendenti

L’idea sottostante dei promotori del progetto sembrerebbe essere stata quella di “fare dell’innovazione tecnologica il motore del cambiamento al servizio dei cittadini”. Questo è particolarmente critico in ambiti complessi come le reti tempo dipendenti come quelle per il trattamento delle patologie ictali.
Il passaggio successivo dovrebbe consistere nel portare a termine queste sperimentazioni e trasformarle in procedure consolidate, cui affiancare progressivamente ulteriori processi di cura riconfigurati per essere erogati anche tramite la telemedicina. Si tratta inoltre di un esempio di telemedicina avanzata, fortemente ancorata sull’analisi dei dati (e potenzialmente in futuro anche dall’IA forse) che non trascura e continua a valorizzare strumenti di diagnostica e trattamento più tradizionali, che possono essere così affiancate anche da strumenti più innovativi.

Allargando il ragionamento si può sottolineare come le iniziative di telemedicina, rese possibili grazie ad importanti investimenti in ICT che negli ultimi anni sono stati facilitati ed “incoraggiati” anche grazie alle risorse messe a disposizione dai bandi PNRR, consentono di realizzare risparmi riguardo la spesa per la sanità e i trasferimenti, e quindi anche delle spese personali dei pazienti e famiglie.
Gli effetti positivi possono riguardare sia le persone (pazienti, familiari, amici eccetera), ma anche le comunità e il Sistema Sanitario Regionale stesso, che hanno così a disposizione rinnovate opportunità di cura. Questo si ricollega al fatto che, nel corso degli anni si è assistito per varie motivazioni a tagli alla spesa sanitaria, e allo smantellamento di alcune strutture ospedaliere nelle zone più periferiche e remote del Paese.

Conclusioni

Rimangono comunque alcune significative sfide da affrontare. Solo per citarne qualcuna, per esempio, garantire che questo e numerosi altri progetti di telemedicina siano non solo portati a termine, ma continuati e potenziati, in modo tale che non restino casi sperimentali isolati ma componenti di una rete di servizi innovativi e basati sull’impiego intelligente delle nuove tecnologie che siano sempre disponibili e integrati tra loro e con strumenti di medicina diagnostica e di cura più tradizionali.
Tutto ciò non è semplice anche perché servono strumenti costosi, anche sotto il profilo della manutenzione e dell’aggiornamento. Quindi nel pianificare questi interventi e nel reingegnerizzare il servizio bisognerebbe anche fare tesoro di questi aspetti, nonché tener conto della possibilità di realizzare economie ed evitare sprechi di risorse di qualsiasi tipo in un contesto di sostenibilità.

Rimane infine un problema legato alla formazione del personale all’uso e alla deontologia, riferiti a questi strumenti hardware e software, oltre all’incognita delle differenze tra territori e regioni. Queste sono le principali sfide da affrontare.

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