L’innovazione in sanità è un tema che investe numerosi campi (come risulta anche dal programma del prossimo S@lute 2016 di MIlano, 2016, Ndr.) .
Farmaci
A cominciare dalla farmaceutica. In tal senso dobbiamo tener conto dell’attuale quadro della situazione, con una spesa territoriale sotto controllo, e quella ospedaliera che sfora il tetto. Una spesa che rischia di continuare a crescere perché i farmaci innovativi già disponibili, e quelli che arriveranno via via, hanno tutti un costo molto elevato. Noi stiamo lavorando con il Tavolo farmaceutico per immaginare una riforma della governance. L’innovazione va veloce e dobbiamo adeguarci rapidamente.
Nel mentre, all’interno della prossima legge di bilancio abbiamo rinnovato il Fondo strutturale per i farmaci innovativi dell’ammontare di 500 milioni di euro per l’acquisto di medicinali finalizzati alla cura di patologie gravi o fino ad oggi incurabili, come ad esempio i farmaci anti epatite C. Sono stati inoltre ricalibrati i tetti della spesa farmaceutica che diventano rispettivamente, del 6,89 per cento (oggi è fissato al 3,5%) quella ospedaliera e del 7,96 per cento (oggi è dell’11,35%) quella territoriale.
Viene inoltre istituito per la prima volta in Europa un Fondo per il finanziamento dei farmaci oncologici innovativi – anche questo Fondo è strutturale – per il quale vengono stanziati, anche in questo caso, 500 milioni di euro, per dare e garantire l’accesso in ogni luogo del nostro territorio nazionale ai nuovi farmaci contro il cancro.
Sempre nella manovra è stato inoltre inserito un Fondo per l’acquisto vaccini ricompresi nel Nuovo Piano Nazionale Vaccini (NPNV). Il Fondo, sempre all’interno delle risorse del fondo sanitario nazionale, è pari a 100 milioni di euro per l’anno 2017.
Ricerca
Grande spazio è stato poi dato al nuovo “Human Technopole”, al fine di incrementare gli investimenti pubblici e privati nei settori della ricerca finalizzata alla prevenzione e alla salute. Per questo progetto è stata autorizzata la spesa di 10 milioni di euro nel 2017, 114,3 milioni di euro per il 2018, 136,5 milioni di euro per il 2019, 112,1 milioni di euro per il 2020, 122,1 milioni di euro per il 2021, 133,6 milioni di euro per il 2022, 140,3 milioni di euro a decorrere dal 2023.
Sempre in tema di ricerca, al fine di incentivare l’attività base di ricerca dei docenti delle università statali, nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione è stato istituito un fondo con uno stanziamento di 45 mln di euro annui a decorrere dal 2017.
Innovazioni digitali
Occorrerà poi ripensare in digitale il sistema socio-sanitario, ossia scommettere su servizi più efficienti e trasparenti, su nuovi modelli di cura a misura di paziente, su risparmi di lungo periodo per il sistema sanitario; allo stesso tempo, tutto questo significa anche investire in un mercato che può fare da volano allo sviluppo economico del Paese. Nel settore della sanità e del welfare dobbiamo programmare oggi con un occhio a quello che avverrà tra qualche anno, quando avremo una società con più persone anziane e malati cronici. In questo contesto la tecnoassistenza è una scelta necessaria. E se è vero che la sanità digitale ci farà risparmiare circa 6 miliardi di euro l’anno, soprattutto ci farà guadagnare il triplo in termini di servizio reso.
La sanità digitale in Italia soffre oggi della stessa frammentazione che caratterizza tutto il sistema sanitario nel nostro Paese, i sistemi informativi ad esempio sono differenti tra Regione e Regione, a volte anche tra azienda ed azienda. Con il ‘Patto per la sanità digitale’ abbiamo sancito la necessità di avere un unico linguaggio digitale. Ma dobbiamo andare oltre, soprattutto sul tema dei dati, un grande patrimonio che però non riusciamo ancora a mettere a sistema. La parola d’ordine è standardizzare i processi: avere a disposizione i dati e poterli confrontare e analizzare a livello nazionale è fondamentale. Pensiamo solo a dati come il numero preciso di malati di diabete, oppure i risultati derivanti dall’adozione di un nuovo farmaco, o ancora il numero di cesarei effettuati nelle diverse strutture o il numero di ore che intercorrono prima di un intervento per la rottura del femore: dati fondamentali per valutare non solo la spesa delle diverse strutture ma anche la loro qualità.
Infine, una nota a margine merita il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) che sarà attivo in tutta Italia (anche se probabilmente subirà alcuni ritardi in Calabria) entro la fine di quest’anno. Anche qui siamo in procinto di una vera svolta. Il Sistema Tessera Sanitaria, infatti, entro il 30 aprile 2017, renderà disponibile ai FSE e ai dossier farmaceutici regionali, i dati risultanti negli archivi del medesimo Sistema Tessera Sanitaria relativi alle esenzioni dell’assistito, prescrizioni e prestazioni erogate di farmaceutica e specialistica a carico del Servizio sanitario nazionale, certificati di malattia telematici, prestazioni di assistenza protesica, termale e integrativa. Tutto questo avrà inevitabili ricadute non solo in termini di tracciabilità ed efficientamento della spesa, ma anche e soprattutto in termini di miglioramento della qualità del servizio offerto dal Servizio sanitario nazionale ai propri cittadini assistiti.