Sono trascorsi ormai tre anni dalla definizione delle strategie e lo sviluppo dei progetti che costituiscono il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza[1] (di seguito il Piano o PNRR). Non siamo ancora, ovviamente, nel momento opportuno per trarre bilanci e considerazioni conclusive ma trovandoci sostanzialmente a metà percorso è utile analizzare lo stato delle realizzazioni e le traiettorie più opportune per completare con successo tale fondamentale iniziativa e proseguire di slancio sui progetti più importanti.
Lo faremo limitandoci alle iniziative, le riforme e i progetti focalizzati sulla trasformazione digitale, o meglio sull’uso delle tecnologie digitali a servizio dell’economia, dell’ambiente e della nostra vita.
Trasformazione digitale: le sei missioni del PNRR
L’uso delle tecnologie digitali è rilevante in tutte le sei Missioni del PNRR ognuna focalizzata su specifiche aree tematiche strategiche, e in particolare:
- La digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo che mira a modernizzare e digitalizzare il sistema pubblico e produttivo italiano, promuovere il turismo e la cultura, e sostenere l’innovazione nel settore privato.
- La rivoluzione verde e transizione ecologica, che si concentra sulla transizione ecologica dell’economia e della società italiana, includendo lo sviluppo di energie rinnovabili, il miglioramento della gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, e la promozione dell’economia circolare.
- Lo sviluppo delle infrastrutture per una mobilità sostenibile, che punta a migliorare e ampliare l’infrastruttura di trasporto sostenibile in Italia, inclusa l’espansione della rete ferroviaria ad alta velocità e il potenziamento delle infrastrutture portuali.
- Istruzione e ricerca che focalizza sull’educazione e sulla ricerca per migliorare le competenze e le capacità degli studenti e dei ricercatori, rafforzare i sistemi di ricerca e promuovere il trasferimento tecnologico.
- L’ inclusione e la coesione che mira a ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere, e a migliorare l’inclusione sociale attraverso il supporto a politiche e servizi che valorizzino il potenziale di tutte le regioni italiane, in particolare del Sud.
- La Salute che si concentra sul miglioramento e la digitalizzazione del sistema sanitario nazionale per renderlo più accessibile e efficiente.
Il capitolo REPowerEU
Oltre a queste sei missioni, il PNRR include anche il capitolo dedicato a REPowerEU, un’iniziativa per ridurre la dipendenza europea dai combustibili fossili e accelerare la transizione verde, attraverso nuove riforme e investimenti.
Stato attuale delle risorse e investimenti
Fino ad ora, l’Italia ha ricevuto 81 miliardi di euro grazie al riconoscimento di quattro diverse tranche di finanziamento dalla Commissione Europea[2]. Questi pagamenti sono stati fatti in base al raggiungimento di specifici obiettivi e traguardi concordati tra l’Italia e la Commissione Europea, riflettendo il progresso nell’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR.
Iniziative strategiche per il digitale nel PNRR
Gli investimenti sul digitale, come già indicato, si ritrovano in tutte le missioni del Piano proprio per la trasversalità e universalità degli strumenti che la tecnologia mette a disposizione per i vari obiettivi economici, ambientali e sociali. Tuttavia, un quadro abbastanza esaustivo del percorso e del potenziale impatto si ottiene andando ad approfondire i risultati e i prossimi passi relativi a cinque iniziative strategiche del PNRR:
- Il completamento cablaggio in fibra ottica, coadiuvato con pe tecnologie Fixed Wireless Access per le unità immobiliari meno raggiungibili, in tutto il Paese;
- Lo sviluppo della copertura e dei progetti relativi alla tecnologia radiomobile 5G;
- Il percorso di adozione del Cloud Computing quale tecnologia e infrastruttura di riferimento per le applicazioni della pubblica amministrazione centrale e locale tramite 1) la creazione e migrazione applicativa nei Data Center del Polo Strategico Nazionale (PSN) e 2) l’evoluzione dei data center regionali e nazionali classificati in classe A da AGID e recentemente certificati da ACN come idonei a conservare dati e applicazioni della PA centrale e locale;
- La particolare focalizzazione della digitalizzazione delle Scuole e della Sanità;
- Lo stato di adozione delle tecnologie digitali nella pubblica amministrazione e nell’industria italiana;
Vedremo emergere un quadro in chiaroscuro, con molti progressi e opportunità che si stanno cogliendo, ma anche con il persistere di problemi non banali che frenano e che rischiano di impedire il raggiungimento di importanti obiettivi attesi. Su questi elementi ragioneremo indicando suggerimenti e incoraggiamenti a operare per la decisa e definitiva soluzione.
Il cablaggio in fibra ottica: il punto della situazione e la raggiungibilità degli obiettivi 2026
Il Piano Strategico per la Banda Ultra Larga (Piano Strategico BUL o sinteticamente PSBUL) in Italia fu lanciato nel marzo del 2015. Questo piano aveva l’obiettivo di sviluppare l’infrastruttura di rete in modo da garantire una copertura capillare della banda larga e della Banda Ultra Larga in tutto il territorio nazionale. L’obiettivo principale era di ridurre il divario digitale, misurato dalla disponibilità di connessione veloce a Internet con almeno 100 megabit per secondo (Mbps), soprattutto nelle aree rurali e nelle regioni meno sviluppate, promuovendo l’accesso a Internet ad alta velocità per famiglie, imprese e istituzioni pubbliche.
Il Piano Strategico BUL in Italia utilizzava una distinzione tra aree nere, aree grigie e aree bianche per identificare diversi tipi di mercati in termini di copertura della Banda Ultra Larga e per stabilire l’intervento pubblico necessario:
Le Aree Nere si intendono quelle aree in cui esistono almeno due operatori che offrono o sono in grado di offrire connettività a Banda Ultra Larga (generalmente definita come 30 Mbps o più) senza necessità di intervento pubblico. Queste aree sono generalmente urbane e densamente popolate.
Le Aree Grigie sono quelle aree ove è presente un solo operatore che offre servizi di Banda Ultra Larga, e non ci sono aspettative di ulteriori sviluppi da parte di altri operatori nel breve termine. Anche in questo caso, l’intervento pubblico potrebbe essere limitato poiché già esiste un’offerta di mercato, ma potrebbe essere considerato per migliorare la concorrenza e la qualità del servizio.
Le Aree Bianche, infine, sono quelle in cui non esiste alcuna infrastruttura di Banda Ultra Larga e non sono previsti investimenti commerciali nei prossimi tre anni. Sono principalmente rurali o remote. L’intervento pubblico in queste aree è cruciale per garantire l’accesso alla banda larga e ultralarga, poiché il mercato da solo non provvederebbe a tale copertura.
Stato attuale del progetto aree bianche
Il bando di gara per il cablaggio delle Aree Bianche nell’ambito del Piano Strategico BUL in Italia fu emesso il 13 agosto 2015 e fu focalizzato sull’estensione della copertura della banda ultralarga nelle aree che non avevano previsioni di investimenti privati per i successivi tre anni e dove era quindi necessario un intervento pubblico. Per quanto riguarda i finanziamenti, lo Stato italiano aveva stanziato un budget significativo per supportare lo sviluppo della rete nelle aree bianche. Il finanziamento totale previsto per tutto il piano era di circa 4 miliardi di euro, con una parte sostanziale di questi fondi destinata specificamente alle aree bianche. Questo importo includeva fondi sia nazionali sia regionali, oltre a contributi dell’Unione Europea, particolarmente attraverso i Fondi Strutturali e di Investimento Europei. L’obiettivo era quello di garantire che tutte le unità immobiliari nelle aree bianche avessero accesso a connessioni Internet con velocità di almeno 30 Mbps, con una parte significativa che doveva raggiungere i 100 Mbps, per promuovere l’inclusione digitale e lo sviluppo economico.
Il risultato oggi è ancora lontano dal completamento in quanto rispetto ai 6,3 milioni di Unità Immobiliari (UI) la cui copertura è stata pianificata nel progetto Aree Bianche oggi ne sono state completate circa 4 milioni con un avanzamento pari al 63% del totale. Se si considera che la convenzione di Infratel con Open Fiber, che si è aggiudicata tutte le tre gare del bando, è stata firmata nel 2017, si deduce che il Piano, che inizialmente avrebbe dovuto completarsi nel 2020, dopo ben 7 anni è ben lungi dall’essere completato. Nella figura 1 possiamo esaminare le UI collaudate da Infratel e quindi pronte per la commercializzazione al 31 marzo 2024.
Il cablaggio delle aree grigie
Il bando di gara per il cablaggio delle Aree Grigie nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) “Italia a 1 Giga” è stato pubblicato il 15 dicembre 2021. Questo progetto mira a portare connettività a banda ultralarga, con velocità pari o superiori a 1 Gbps, nelle aree definite come grigie, dove esiste già un operatore ma non è prevista una competizione sufficiente per garantire ulteriori investimenti privati nella rete a velocità elevata.
Per quanto riguarda i finanziamenti, il Governo italiano ha stanziato circa 3,7 miliardi di euro per la realizzazione di questo progetto, che fa parte degli investimenti complessivi del PNRR. Questi fondi sono destinati a coprire sia le Aree Grigie sia quelle bianche residue, che erano state tolte dal precedente bando, con l’obiettivo di rafforzare l’infrastruttura digitale del paese e promuovere una copertura capillare di internet ad alta velocità. Questo investimento nel settore delle telecomunicazioni è cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione e modernizzazione previsti dal PNRR.
Il 27% delle risorse totali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono state dedicate alla transizione digitale, di cui 6,7 miliardi per la Missione 1, Componente 2, Investimento 3 “Reti ultraveloci”. Questo dato evidenzia la centralità delle iniziative di connettività nel PNRR per i prossimi 5 anni e il ruolo decisivo che ha assunto Infratel Italia, in qualità di soggetto attuatore degli interventi del Governo per le infrastrutture telco, sulla base della convenzione con il Dipartimento per la trasformazione digitale e Invitalia.
Progetti e iniziative di Infratel Italia
Il PNRR rappresenta, pertanto, un’opportunità unica per completare la modernizzazione delle nostre reti e confermare il settore Telecomunicazioni centrale per le dinamiche di crescita del Paese. Con queste premesse, Infratel Italia, in linea di continuità con la nuova Strategia Nazionale per la Banda Ultralarga Verso la Gigabit Society, si pone come naturale leva operativa per l’attuazione del PNRR tramite le seguenti 5 iniziative:
- Il Piano “Italia a 1 Giga”, per un contributo erogato pari a 3,5 miliardi di euro;
- Il Piano “Italia 5G”, per un contributo erogato pari a 1,1 miliardi di euro;
- Pil iano “Scuola connessa”, per un investimento complessivo erogato pari a 166 milioni di euro;
- Piano “Sanità connessa”, per un investimento complessivo erogato pari a 314 milioni di euro;
- Piano “Isole Minori”, per un investimento erogato di 46 milioni di euro.
Il 29 luglio 2022 sono stati firmati i contratti per l’avvio dei lavori relativi ai bandi Italia a 1 Giga e Italia 5G tra Infratel Italia e i rappresentanti delle aziende aggiudicatarie Inwit, Open Fiber e Tim. Il 20 settembre 2022 sono stati firmati i contratti per l’avvio dei lavori relativi ai bandi Scuole e Sanità connessa tra Infratel Italia e i rappresentanti delle aziende aggiudicatarie TIM, Vodafone, Fastweb, Intred.
Obiettivi del piano “Italia a 1 Giga”
Gli obiettivi del Piano Italia a 1 giga sono la connessione di 6,8 milioni di numeri civici nella Aree Grigie con una progressione temporale pari al 25% a fine 2023, 60% a fine 2024, 90% entro il 2025 e infine il completamento del Piano entro il 2026.
Avanzamento dei progetti e monitoraggio
L’avanzamento a oggi, monitorabile in tempo reale sulla piattaforma “Connetti Italia” di Infratel indica un avanzamento del 17%, che è la metà dell’avanzamento atteso al primo quarto del 2024 come visibile dalla figura 2. Da quanto qui riportato emerge che sia sul Piano Strategico Banda Ultra Larga, relativo agli interventi sulle Aree Bianche e sia sul Piano Italia a 1 Giga, relativo alle Aree Grigie, l’avanzamento è molto indietro rispetto ai Piani.
Motivazioni dei ritardi e soluzioni proposte
Ma quali sono le principali motivazioni dei ritardi? Perché il Governo italiano sta lavorando attorno a un decreto che consenta di sostituire una parte dei numeri civici con altri inizialmente non presenti nei data base di Infratel?
Innanzitutto, è corretto indicare che sia nel caso del Bando Aree Bianche e sia in quello delle Aree Grigie gli obiettivi posti per i rispettivi piani sono stati assai sfidanti rispetto alle difficoltà insite nell’infrastrutturazione dei territori in oggetto. Anche se moltissimi sono stati i passi in avanti effettuati nei regolamenti scavi dei comuni, nei Decreti legge che hanno facilitato l’ottenimento dei permessi di scavo e di posa, i tempi della macchina pubblica, e spesso anche delle autorizzazioni provate, non sono adeguati con la velocità impressa ai Piani. Inoltre, non è ancora massimizzato il riuso delle infrastrutture esistenti, rispetto a quanto potrebbe essere, nella posa di nuove direttrici in fibra ottica questo sia per una non esaustiva documentazione delle stesse e sia, a volte, per diritti di uso onerosi. Infine, abbiamo ancora una volta toccato con mano l’insufficiente descrizione e documentazione del territorio, dei numeri civici, dell’occupazione delle unità immobiliari al punto che il Governo italiano sta considerando di includere nella realizzazione delle Aree Grigie circa 300 mila numeri civici che non erano parte delle iniziali liste sostituendo altrettanti civici, parte dei Bandi, ma difficilissime da realizzare. La rappresentazione digitale e accurata del territorio e delle sue infrastrutture (Digital Twin delle città), ancora una volta, si dimostra essenziale e, a nostro avviso, deve essere oggetto di approfondimento e pianificazione da parte delle nostre città, dei nostri comuni.
Strategie fondamentali per il completamento del progetto
La realizzazione delle opere che consentono il completamento della copertura di rete a Banda Ultra Larga in fibra ottica in Italia nei tempi ravvicinati, in accordo alle Milestones del PNRR sulle Aree Grigie e dei fondi ancora disponibili per il completamento delle Aree Bianche, può trarre vantaggio da otto strategie fondamentali che qui vengono sintetizzate[3].
- Uso delle centrali esistenti e dei tracciati della rete di telecomunicazioni tradizionale esistente per la progettazione, posa e terminazione della rete in fibra ottica FTTH.
- Riuso di tutte le infrastrutture esistenti con priorità di quelle già presenti nella rete di telecomunicazioni esistente (ossia le palificazioni, canalizzazioni e tubazioni). Le tecniche di rilevazione digitali sono fondamentali per ottenere un “Digital Twin” del sistema delle infrastrutture esistenti.
- Uso sistematico della microtrincea e delle altre tecniche di scavo “leggere” (no dig, minitrincea) per gli scavi che comunque saranno necessari per raggiungere ed entrare negli edifici e per completare le infrastrutture di canalizzazione e tubazione ove non presenti.
- Adozione di un processo ulteriormente semplificato, deterministico e veloce per la richiesta e ottenimento dei permessi di posa, di creazione dei pozzetti, dei pali e delle altre infrastrutture di posa nei comuni italiani.
- Stimolo alle imprese di progettazione e di realizzazione della rete ottica e di costruzione delle infrastrutture a investire in assunzioni e formazione di progettisti (ne occorrono oggi alcune centinaia) e di giuntisti (ne occorrono oggi alcune migliaia) consentendo da un lato anticipi e consuntivazioni a stato di avanzamento lavori e dall’altro facilitazioni fiscali.
- Apertura all’utilizzo delle risorse formate e assunte per il progetto Italia a 1 GIGA in altre opere di durata ancora maggiore che riguardano le infrastrutture di telecomunicazioni nelle nuove Reti Ferroviarie ad alta velocità, le Smart Grids delle utilities, le Smart Road e le Smart Cities.
- Incremento e accelerazione dei vouche per l’adozione di collegamenti FTTH con definizione di una data certa per lo Switch Off (ossia per il passaggio regolato dalla rete in rame alla rete alla rete ottica) che necessariamente dovrebbe collocarsi due anni dopo la conclusione del cablaggio ossia nel 2028.
- Evoluzione da una logica Long Run Incremental Cost (LRIC) a quella RAB (Regulatory Asset Base) per la determinazione dei prezzi dei servizi wholesale e retail di accesso nelle telecomunicazioni in modo tale da introdurre, anche nelle telecomunicazioni, un meccanismo che consenta di remunerare gli investimenti e la qualità delle reti lasciando meno spazio alla competizione sui prezzi al cliente finale.
Con l’adozione delle strategie indicate è possibile cogliere con maggiore probabilità gli obiettivi di copertura al 2026 e adozione entro il 2030, secondo le linee guida e gli obiettivi Italiani ed Europei, ed inoltre è possibile restituire quel valore che l’industria delle Telecomunicazioni ha avuto sino ai primi anni 2000 correggendo le problematiche che oggi sono insite in una competizione sui prezzi troppo spinta e una costante erosione del valore dei servizi operata dagli OTT e Content Providers i quali riversano nelle reti enormi quantità di dati senza minimamente contribuire allo sviluppo delle infrastrutture stesse.
Cablaggio del paese e copertura FTTH
Tuttavia, è innegabile che queste iniziative di finanziamento pubblico abbiano velocizzato enormemente il cablaggio del paese. Basti considerare che a fine 2022 la copertura FTTH (indicata in Europa con il termine FTTP o Fiber To The Premise) era del 53% in Italia, come visibile nella figura 3, rispetto al 73%, ossia meno 20 pp in meno, mentre invece nel 2020 era oltre 25 punti percentuali in meno.
Progressi della banda ultralarga nel 2023
I risultati raggiunti nel 2023 in Italia riguardo alle coperture della rete a Banda Ultra Larga sono ben documentati nell’Osservatorio delle Comunicazioni 1/2024 pubblicato da AGCOM il 23 aprile di quest’anno. Tali dati certificano una copertura del 60% rispetto alle famiglie con un progresso di 6 punti percentuali (pp) rispetto alla copertura del 2022, come visibile nella figura 4.
Adozione dei collegamenti FTTH
Dunque, è innegabile, i progressi ci sono e sono anche significativi. Ciò che ancora non soddisfacente è il tasso di adozione dei collegamenti più innovativi, veloci ed affidabili quali quelli con la fibra fino a casa (FTTH). A fronte di una copertura che abbiamo visto essere al 60%, le linee con la fibra fino a casa sono il 23% del totale come indicato nella figura 5 dalla rilevazione di AGCOM. Potrebbe produrre una buona accelerazione, come già ricordato, la dotazione di voucher per l’adozione di collegamenti FTTH e la definizione di una data certa per lo Switch Off (ossia per il passaggio regolato dalla rete in rame alla rete alla rete ottica) per tutto il territorio nazionale, che necessariamente dovrebbe collocarsi due anni dopo la conclusione del cablaggio ossia intorno al 2028.
Crescita del traffico dati
La continua crescita dei collegamenti Ultrabroadband, che sono 82% del totale collegamenti di rete fissa Italia, la crescita ed evoluzione dei processi relativi al lavoro agile, l’adozione sistematica del cloud come repository dei dati personali e aziendali e infine il deciso spostamento delle principali fonti di intrattenimento e informazione sul Web, continuano a produrre la crescita dei volumi di dati traspostati dalle reti fisse e mobili nel mondo e in particolare in Italia dove negli ultimi 5 anni abbiamo registrato una crescita media annua percentuale del 17 %, come illustrato dai dati AGCOM riportati nella figura 6.
Situazione economico-finanziaria delle telecomunicazioni
Come più volte ricordato, non aiuta la situazione economico finanziaria del settore delle Telecomunicazioni il quale, nonostante l’incremento significativo e costante delle esigenze dei clienti, sta cedendo molto terreno nei volumi e nelle marginalità e non è oggi in grado di sostenere gli investimenti rilevanti che sono indispensabili non solo al continuo ammodernamento delle reti ma anche alla crescita dei servizi e dei contenuti che tali reti possono trasportare.
Nella figura 7 riportiamo, dalla fonte AGCOM più volte citata, la dinamica dei ricavi del settore in Italia negli ultimi 5 anni dove si evince la costante perdita del – 2,1% l’anno .
Confronto internazionale
La situazione descritta per il nostro Paese non è un caso isolato: in tutta Europa e ora anche nelle altre zone del mondo le Telecomunicazioni soffrono dal punto di vista della sostenibilità economica.
Nonostante queste considerazioni di natura più generale del settore, le linee guida, i finanziamenti, i bandi di gara e le realizzazioni che in tutti questi anni di Banda ultralarga sono stati messi in campo, hanno consentito al nostro Paese di recuperare molto terreno in Europa e di essere una delle nazioni che ha il più rapido tasso di crescita dello sviluppo delle comunicazioni a Banda Ultra Larga nella più moderna accezione delle VHCN (Very High Capacity Network) in ambito Europeo.
Nel grafico di figura 8 è rappresentata la copertura delle reti FTTH in Europa, considerata al solito la presenza nei paesi nordici e nei grandi paesi europei delle reti di televisione via cavo, che non sono presenti in Italia.
Valutazioni future
Se consideriamo le coperture in valore assoluto rispetto alle unità immobiliari presenti nei paesi Europei e valutiamo le percentuali di crescita vediamo molto chiaramente come stia accelerando il nostro Paese nell’ambito del contesto Europeo, e questo è dimostrato nella figura 9 dalle recenti analisi di FTTH Council.
Lo sviluppo della copertura e dei progetti 5G
Il PNRR ha dedicato rilevanti finanziamenti alla tecnologia 5G per oltre 1 miliardo di euro. Gli obiettivi, per motivazioni di compatibilità con le normative per gli aiuti di stato, si sono rilevati marginali rispetto al vero problema centrale che è il ritardo nello sviluppo e nell’adozione del 5G nel nostro Paese e più in generale in Europa. Nel progetto “Italia 5G” del PNRR si tratta di connettere in fibra ottica 9680 siti radio e di creare 1384 siti nuovi a copertura di altrettante aree a bassa densità non ancora raggiunte dalla rete radiomobile.
Lo stato di avanzamento del progetto a metà percorso è migliorabile come si può dedurre dai numeri della figura 10 tratti dal sito Connetti Italia, puntualmente aggiornato da Infratel, soggetto attuatore del finanziamento in oggetto.
Connessione dei siti radiomobili
La connessione dei siti radiomobili in fibra ottica, per quelli ancora connessi con collegamenti in ponte radio, sta procedendo in modo spedito. Invece la creazione dei nuovi siti nelle aree a fallimento di mercato procede lentamente principalmente per le lunghe procedure di ricerca e di autorizzazione.
Obiettivi del decennio digitale dell’UE
L’obiettivo del decennio digitale dell’Unione Europea è piuttosto ambizioso e include la connettività gigabit per tutti e una copertura 5G onnipresente entro la fine del 2030. Analizzando i progressi del 5G in Europa si giunge alla conclusione il nostro continente è indietro rispetto ai suoi omologhi internazionali e sebbene nell’ultimo anno sia stato assegnato più spettro, le prestazioni del 5G europeo sono state inferiori a quelle degli Emirati Arabi Uniti e della Corea del Sud.
Copertura del 5G in Italia
Pur nella situazione di ritardo rispetto ai benchmark internazionali, l’adozione del 5G è aumentata nel corso del 2022 e del 2023. Questo, combinato con la maggiore disponibilità di smartphone 5G e l’implementazione di reti 5G che utilizzano lo spettro a banda bassa, ha portato a una maggiore disponibilità del 5G nella maggior parte dei paesi europei. Nei paesi nordici e in alcuni mercati dell’Europa orientale (Bulgaria e Cipro) il 5G ha sovraperformato le 5 grandi economie europee (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Italia).
I governi e le autorità di regolamentazione europei sono entusiasti sostenitori degli sforzi di digitalizzazione delle imprese e il 5G è annunciato come un fattore chiave per aiutare in questo. Nel nostro paese la copertura del 5G sulla base dell’uso combinato di tutte le frequenze disponibili e dell’architettura Non Stand Alone (NSA), che connette le nuove stazioni radio base 5G con la rete esistente 4G, è molto elevata e segue l’attuale copertura 4G che è estesa sostanzialmente a tutta la popolazione. Con questa considerazione siamo al quarto posto in Europa avanti a tutte le altre grandi nazioni come la Germania (7° posto), la Francia (12° posto) e la Spagna (17° posto), come indicato della figura 12.
Architettura stand alone (SA) del 5G
Dal punto di vista tecnologico lo sviluppo vero del 5G si deve misurare con la copertura dell’architettura Stand Alone (SA) che si realizza quando accesso e core della rete sono entrambe in tecnologia 5G.
La Stand Alone Architecture (SA) per il 5G è effettivamente considerata il vero game-changer nella tecnologia delle reti mobili, in quanto non dipende dall’infrastruttura esistente del 4G. L’architettura SA permette di sfruttare appieno le capacità del 5G, inclusi latenze molto basse, maggiore affidabilità e la capacità di gestire un numero molto elevato di dispositivi connessi simultaneamente.
In Italia, lo sviluppo dell’architettura SA è ancora in una fase relativamente iniziale, ma sta progredendo. Gli operatori di telecomunicazioni hanno iniziato con l’implementazione della Non-Stand Alone (NSA), che sfrutta le infrastrutture esistenti del 4G, per poi passare gradualmente alla SA.
Alcuni operatori hanno già iniziato a testare e a implementare reti 5G SA in aree limitate. Ad esempio, TIM (Telecom Italia) ha annunciato il lancio della sua prima infrastruttura 5G SA in alcune aree del paese, segnando un passo significativo verso la modernizzazione completa della rete. Anche Vodafone e altri operatori stanno esplorando e investendo in questa tecnologia.
Questo passaggio alla piena architettura SA richiederà tempo, investimenti sostanziali e aggiornamenti infrastrutturali. Inoltre, l’ecosistema di dispositivi che possono pienamente sfruttare il 5G SA sta ancora crescendo, con nuovi dispositivi che vengono rilasciati per supportare questa tecnologia.
In generale, la transizione verso il 5G SA è fondamentale per sfruttare le capacità più avanzate del 5G, come l’IoT (Internet of Things) industriale, i veicoli autonomi, la realtà aumentata e altri servizi avanzati che richiedono una connettività ultra-affidabile e a bassa latenza. Ci vorrà ancora del tempo per vedere una copertura SA completa e omogenea in Italia, ma gli sforzi sono chiaramente in corso.
Se consideriamo lo sviluppo misurato dall’uso delle nuove frequenze e in particolare le mid band 3,5 GHz la fotografia dell’Europa cambia radicalmente in quanto la percentuale dei siti con tali frequenze 5G attive rispetto al totale dei siti esistenti è particolarmente basso come ben visibile nella figura 13 elaborata da 5G European Observatory.
Sviluppo delle linee mobili
A fronte della copertura indicata, lo sviluppo delle linee mobili è stabile e nel nostro paese ed è arrivata a 108,5 milioni dei quali il 28% dedicate alle macchine (M2M) e il 72% alle persone (HUMAN). Mentre le linee human sono stabili o in lieve flessione, le linee M2M sono oggi 30 milioni in crescita di 1 milione l’anno, come riportato nell’Osservatorio delle Comunicazioni 1/2024 di AGCOM (figura 14).
Utilizzo delle SIM M2M
Le SIM M2M (Machine to Machine) sono utilizzate in una vasta gamma di dispositivi e applicazioni, principalmente nei contesti in cui i dispositivi devono comunicare automaticamente tra loro o con sistemi centralizzati, senza intervento umano diretto.
Di seguito alcuni esempi di oggetti che utilizzano le SIM M2M.
Contatori intelligenti
I Contatori intelligenti (Smart Meter), sono oggi gli oggetti intelligenti più numerosi e sono usati per monitorare e trasmettere dati relativi al consumo di risorse come energia elettrica, gas e acqua. Questi dispositivi permettono una lettura accurata e in tempo reale, facilitando la gestione e la fatturazione da parte delle compagnie di servizi.
Automobili
Le Automobili (o Connected Car), in forte crescita in quanto legate allo sviluppo nei sistemi telematici delle auto per servizi come le polizze assicurative basate sulle “black box” molto spinte dalle compagnie assicurative per incidere sugli stili di guida, rendere più oggettiva la rilevazione dei dati in caso di incidenti, l’assistenza stradale automatica, il monitoraggio del veicolo, i sistemi di navigazione in tempo reale e le chiamate d’emergenza automatiche (eCall).
Ascensori, vending machine e gambling machine
Gli Ascensori, i quali utilizzano la chiamata di emergenza basata su SIM mobile.
Le Vending Machine e Gambling Machine, le quali utilizzano le SIM M2M per comunicare lo stato di disponibilità dei prodotti destinati alla ristorazione (bibite, caffè, …), per richiedere il refill e per la gestione degli incassi, dei crediti e delle vincite maturate nelle fasi di gioco.
Apparecchiature mediche
Le Apparecchiature mediche nell’ambito delle applicazioni di telemedicina, per il monitoraggio a distanza della salute dei pazienti, permettendo la trasmissione di dati clinici agli operatori sanitari per una diagnosi e un monitoraggio costante.
Sistemi di sicurezza e sorveglianza
I Sistemi di sicurezza e sorveglianza, per inviare allarmi o flussi video a centri di controllo o dispositivi mobili degli utenti. Tra questi sistemi sono in forte crescita le telecamere ad alta definizione, le quali inviano immagini ai centri di controllo e alle applicazioni, sempre più basata su algoritmi di intelligenza artificiale, che riconoscono situazioni potenzialmente pericolose ingaggiando gli operatori di pubblica sicurezza per i necessari interventi.
Apparecchiature industriali e agricole
Le Apparecchiature industriali e agricole per il monitoraggio e il controllo remoto di macchinari e processi produttivi, contribuendo a ottimizzare l’efficienza e ridurre i tempi di inattività.
I dispositivi per il punto vendita (POS),
I Dispositivi per il punto vendita (POS), per processare pagamenti con carte di credito in maniera sicura e affidabile in qualsiasi luogo, compresi ambienti mobili come taxi o eventi all’aperto.
Gestione delle flotte e delle risorse
La Gestione delle flotte e delle risorse, per tracciare e gestire le flotte di veicoli, le spedizioni e le consegne, migliorando l’efficienza logistica e la pianificazione delle rotte.
Quella delle SIM not human, o M2M, è segmento molto promettente e fortemente legato allo sviluppo delle tecnologie 5G. Il 5G dedica all’IOT una delle tre specializzazioni delle nuove reti, ossia mMTC (massive Machine Type Communication), con specifiche tali da consentire la connettività di 1 milione di SIM M2M per chilometro quadrato che equivale a 300 miliardi di oggetti in un territorio come quello del nostro paese, tre ordini di grandezza in più rispetto a oggi.
Negli ultimi tempi, dopo molto tempo dalla loro concezione, è iniziata la commercializzazione delle eSIM che, soprattutto nel caso degli oggetti intelligenti, consentono una radicale semplificazione della gestione e della loro struttura fisica. Questa innovazione sarà importante per accelerare lo sviluppo delle linee M2M a beneficio di molti settori della nostra economia.
L’evoluzione delle esigenze dei clienti
Dal punto di vista dell’evoluzione delle esigenze dei clienti si rileva che il traffico mobile cresce ininterrottamente e ciò avviene negli ultimi cinque anni con una media del + 28% / anno ed ha raggiunto nel 2023 un picco di volume di 44,8 PB / giorno come si evidenzia dal grafico di figura 15.
Ritardi nell’utilizzo delle tecnologie 5G
Se le coperture e i servizi 5G sono in forte ritardo rispetto alle aspettative iniziali, non sono migliori gli sviluppi relativi all’uso delle tecnologie 5G nell’ambito delle reti private. Le previsioni continuano a indicare un quadro di sviluppo molto intenso con una crescita superiore al 40% l’anno (figura 16).
Le reti 5G private sono fondamentali per accelerare la digitalizzazione in diversi settori industriali grazie alla loro capacità di offrire connettività ad alta velocità, evitando situazioni di alta densità di terminali presenti nelle celle, bassa latenza e una maggiore sicurezza rispetto alle reti pubbliche.
Le reti 5G private possono gestire un numero molto elevato di dispositivi connessi simultaneamente, il che è essenziale per ambienti industriali densi di macchinari e sensori IoT. Queste reti sono progettate per garantire una connettività affidabile e costante, critica per applicazioni come il controllo dei processi in tempo reale e l’automazione. Inoltre, viene assicurata una latenza dell’ordine di pochi millisecondi in accordo alla necessità delle aziende di eseguire operazioni in tempo quasi reale e di personalizzare la rete per specifiche esigenze di performance, gestione del traffico e priorità dei servizi. Questo controllo può essere vitale per applicazioni critiche e per la conformità a normative settoriali. Questo è particolarmente importante per applicazioni come la robotica autonoma e la realtà aumentata usate in manutenzione e formazione.
Sicurezza delle reti 5G private
Le reti private 5G offrono livelli di sicurezza avanzati, con la possibilità di configurare la rete per rispondere specificamente alle esigenze di sicurezza di un’organizzazione. Questo include la gestione delle identità dei dispositivi, la cifratura dei dati e la segmentazione della rete.
Integrazione con l’edge computing
Le reti 5G private sono spesso integrate con altre tecnologie emergenti come l’edge computing, che permette di processare i dati vicino alla fonte, riducendo ulteriormente la latenza e migliorando la velocità di elaborazione.
Le politiche di allocazione dello spettro radio
In molti paesi, sono state adottate politiche che facilitano l’allocazione dello spettro radio per l’uso privato. Questo ha permesso alle aziende di stabilire reti private 5G senza dover dipendere da spettro condiviso o reti pubbliche. Questo elemento dovrà essere considerato attentamente dal nostro Paese per accelerare l’adozione delle tecnologie in oggetto in settori come la manifattura, il trasporto, l’energia e la sanità per vari casi d’uso, da fabbriche intelligenti a ospedali connessi, fino a soluzioni di mobilità autonoma.
I progetti di connessione a banda ultralarga della Scuola e della Sanità
Torniamo al PNRR e alle iniziative di trasformazione digitale in esso contenute. Il Piano “Scuola connessa” prevede interventi per connettere, con velocità simmetriche di almeno 1 Gbps, quasi 10 mila sedi scolastiche di tutto il territorio italiano suddiviso in otto aree geografiche (i cosiddetti lotti). Sono compresi la fornitura e posa in opera della rete di accesso e i servizi di gestione, l’assistenza tecnica e la manutenzione. I servizi di connettività saranno offerti alle scuole gratuitamente per un periodo di sei anni dall’attivazione.
il Piano “Scuola Connessa”
Il Piano è stato pensato con un approccio “tecnologicamente neutro”, con l’impiego di infrastrutture idonee e scalabili per garantire un utilizzo ottimale delle risorse e un tempestivo raggiungimento degli obiettivi. L’8 giugno è stato aggiudicato il bando “Scuola connessa”. Il 20 settembre 2022 sono stati firmati i contratti per l’avvio dei lavori con i rappresentanti delle aziende aggiudicatarie.
Il Piano “Sanità Connessa”
Le oltre 12 mila strutture del servizio sanitario pubblico interessate dal Piano “Sanità connessa” sono distribuite su tutto il territorio nazionale. Quest’ultimo è suddiviso in 8 aree geografiche, che saranno oggetto di intervento da parte degli operatori aggiudicatari della gara.
Il bando aveva l’obiettivo di garantire la connettività con velocità simmetriche di almeno 1 Gbps e fino a 10 Gbps per le strutture sanitarie, dagli ambulatori agli ospedali. Sono compresi la fornitura e la posa in opera della rete di accesso e i servizi di gestione, l’assistenza tecnica e la manutenzione.
I servizi saranno erogati per almeno cinque anni e comprenderanno servizi di VPN e di accesso Internet con banda minima garantita oltre che assistenza tecnica continua.
Il Piano è stato pensato con un approccio “tecnologicamente neutro”, con l’impiego di infrastrutture idonee e scalabili per garantire un utilizzo ottimale delle risorse e un tempestivo raggiungimento degli obiettivi. L’8 giugno è stato aggiudicato il bando “Sanità connessa”. Il 20 settembre 2022 sono stati firmati i contratti per l’avvio dei lavori con i rappresentanti delle aziende aggiudicatarie.
L’avanzamento è più sostenuto nella Scuola in quanto il 39% delle connessioni sono state realizzate, mentre è ancora nelle fasi iniziali per la Sanità con il 10% di avanzamenyo a ogi. La situazione è monitorata dal sito “Connetti Italia” di Infratel e riportata nella figura 17.
Stato e obiettivi dell’adozione del digitale nelle aziende e nella PA
La Componente 1 della Missione 1 del PNRR ha l’obiettivo di trasformare in profondità la Pubblica Amministrazione attraverso una strategia centrata sulla digitalizzazione. L’obiettivo è rendere la Pubblica Amministrazione la migliore “alleata” di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi sempre più efficienti e facilmente accessibili intervenendo sugli aspetti di “infrastruttura digitale” con l’adozione del cloud come tecnologia di base, spingendo la migrazione delle applicazioni e sistemi informativi delle amministrazioni, accelerando l’interoperabilità tra gli enti pubblici, snellendo le procedure secondo il principio “once only” (secondo il quale le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere a cittadini ed imprese informazioni già fornite in precedenza) e rafforzando le difese di cybersecurity.
Obiettivi del piano di digitalizzazione
Oltre alle infrastrutture, l’obiettivo è di estendere i servizi ai cittadini, migliorandone l’accessibilità e adeguando i processi prioritari delle Amministrazioni Centrali agli standard condivisi da tutti gli Stati Membri della UE. Questo sforzo sul lato dell’offerta, da parte della PA, di un servizio digitale performante è accompagnato da interventi di supporto per l’acquisizione e l’arricchimento delle competenze digitali (in particolare quelle di base).
I sette investimenti della Missione 1, Componente 1 del PNRR sono ben sintetizzate nelle tavole del documento “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, #NextgenerationEurope, aggiornamento del 2023”, riportate nella figura 18.
La strategia Cloud Italia
L’investimento 1 relativo alle infrastrutture digitali è orientato a implementare la Strategia Cloud Italia sviluppata dal Dipartimento per la trasformazione digitale (DTD) della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale per assicurare l’autonomia tecnologica del Paese, garantire totale sicurezza e controllo sui dati e valorizzare le Amministrazioni e i servizi digitali. La Strategia si basa sul principio del “Cloud First”, che considera prioritario per la Pubblica Amministrazione il ricorso a strumenti e tecnologie di tipo cloud rispetto a qualsiasi altra opzione tecnologica, e segue tre direttrici:
- Classificare i dati e i servizi della PA per guidare e supportare la migrazione al Cloud;
- Realizzare un’infrastruttura nazionale per l’erogazione di Servizi Cloud di Polo Strategico Nazionale, con le più alte garanzie di affidabilità, resilienza e indipendenza, la cui gestione e controllo siano autonomi da soggetti extra UE;
- Qualificare altri fornitori di Cloud nell’ambito dei Data Center centrali e locali esistenti e perfettamente adeguati, entro il 2023, alle prescrizioni di AGID e ACN (Agenzia della Cybersicurezza Nazionale) e nell’ambito dei fornitori di Cloud Pubblico e creare un listino dei Servizi Cloud utilizzabili dalle Amministrazioni;
Per realizzare il consolidamento e la messa in sicurezza delle infrastrutture digitali della PA, il Dipartimento per la trasformazione digitale ha promosso la creazione di Polo Strategico Nazionale S.p.A., società di nuova costituzione partecipata da TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti (CDP, attraverso la controllata CDP Equity) e Sogei.
L’obiettivo è quello di dotare la Pubblica Amministrazione di un’infrastruttura ad alta affidabilità, resiliente e indipendente, introducendo tecnologie d’avanguardia. La realizzazione di Polo Strategico Nazionale si lega anche al concetto di autonomia tecnologica e al desiderio della comunità europea di avere un’indipendenza rispetto a società non UE che offrono servizi in ambito IT che coinvolgono dati e infrastrutture strategiche. PSN rappresenta la prima soluzione concreta per raggiungere una piena sovranità digitale dei dati.
Il Polo Strategico Nazionale
Il Polo Strategico Nazionale vuole accelerare la trasformazione digitale della PA. La migrazione delle applicazioni delle pubbliche amministrazioni è di fatto avviato e ad oggi sono stati sottoscritti 270 contratti di adesione al PSN da parte di altrettante amministrazioni, come indicato in figura 19.
Estensione delle opzioni per l’investimento 1.2
Una delle iniziative più interessanti che caratterizzano l’evoluzione della Missione 1, Componente 1 è l’estensione delle opzioni per l’Investimento 1.2 di abilitazione e facilitazione della migrazione in Cloud della PA. In questo investimento sono ricomprese le migrazioni nei cosiddetti Cloud Regionali che sono Data Center che hanno superato positivamente le certificazioni ACN e che quindi possono essere utilizzati nei processi di migrazione delle applicazioni PA. E’ opportuno ricordare che da molti anni AGID ha effettuato una classificazione dei Data Center PA identificandone 62 (classe A) utilizzabili nell’ambito del Polo Strategico, 1190 di livello inferiore (classe B) e i restanti, rispetto agli 11.000 censiti, da consolidare.
L’Associazione ASSINTER, che raggruppa le Aziende In House Nazionali, è stata molto attiva nel promuovere il possibile ruolo dei Data Center di classe A come estensione del concetto di PSN a fronte di un completamento, nei tempi stabiliti, dei necessari interventi di irrobustimento e delle necessarie certificazioni. Nella figura 20 sono indicate molte delle aziende che costituiscono la citata Associazione.
A partire dal 2023 Pubblica Amministrazione Centrale, Locale, Aziende Sanitarie potranno richiedere un finanziamento per completare la migrazione dei propri dati strategici e critici e servizi a Polo Strategico Nazionale.
La timeline del progetto prevede due importanti scadenze assolutamente non banali per la complessità dei processi di migrazione che debbono essere attuati nell’arco di due o tre anni e che, soprattutto, devono coesistere con l’incessante e importante evoluzione dei processi e delle applicazioni che li governano. Tali scadenze sono:
- entro settembre 2024 almeno 100 Amministrazioni con almeno un servizio migrato sull’infrastruttura PSN;
- entro giugno 2026 almeno 280 Amministrazioni migrate completamente sull’infrastruttura PSN.
Un bilancio del primo triennio e uno sguardo al futuro
I progetti di completamento delle infrastrutture digitali di telecomunicazioni e di informatica, che sono alcune delle colonne portanti del PNRR, sono in piena fase realizzativa
Lo sviluppo della rete a banda ultralarga deve essere completato entro il 2026, con il cablaggio di tutte le unità immobiliari del nostro paese, gran parte delle quali cablate in fibra ottica e una parte residuale, ove vi siano soverchie difficoltà nel cablaggio, connesse in tecnologie wireless rese oggi molto performanti dalla recente evoluzione della tecnologia 5G Fixed Wireless Access.
Lo stato di avanzamento di queste realizzazioni non è ancora del tutto soddisfacente nonostante gli impegni in termini di finanziamenti, nonostante l’impegno degli Operatori di Telecomunicazioni, che hanno vinto le gare per le Aree Bianche e le Aree Grigie, e nonostante il mondo dell’industria e delle imprese di progettazione e di realizzazione che hanno fatto molti sforzi per adeguare i propri organici per fronteggiare l’impatto di una attività di intensità senza precedenti nel corso degli ultimi vent’anni. Resta ancora molto da fare per la copertura delle Aree Bianche ed è appena avviata la copertura delle Aree Grigie e dunque c’è ancora moltissimo da fare.
Occorre accelerare ancora gli sviluppi e occorre riflettere davvero attentamente sulla strategia necessaria per completare le realizzazioni cercando in tutti i modi di trarre vantaggio dal totale riutilizzo di tutte le infrastrutture oggi presenti nel Paese e allineando gli intenti delle Aziende impegnate nei progetti, ciò significa che tutti i tracciati che sono esistenti da tempo debbono essere riutilizzati partendo dalle medesime centrali locali e arrivando da esse a coprire abitazioni, uffici, industrie e infrastrutture strategiche.
Analogamente per le infrastrutture dei Data Center, quindi delle infrastrutture cloud per la Pubblica Amministrazione, sono stati avviati l’adattamento e la migrazione delle applicazioni della pubblica amministrazione nei nuovi Data Center del Polo Strategico Nazionale e sono a mano a mano abilitati ad essere parte di questo sistema anche altri Data Center esistenti che hanno raggiunto disponibilità, performance e sicurezza certificati dall’Autorità di Cybersicurezza Nazionale.
Dobbiamo guardare con fiducia e in modo strategico l’estensione dei Data Center del Polo Strategico Nazionale in quanto il sistema che sarà il perno dei Dati e delle Applicazioni della PA deve essere distribuito, deve progressivamente modellarsi sulle architetture di Edge Computing e essere pronto a ospitare l’evoluzione degli algoritmi di Intelligenza Artificiale che di capacità, come è noto, ne richiedono tanta.
Anche nel caso PSN gli obiettivi sono sfidanti perché 280 amministrazioni debbono essere adattate, migrate, parzialmente riscritte o comunque aggiornate entro il 2026, in un contesto in cui le complessità sono rilevanti sia per la complessità delle applicazioni sia per il progressivo adeguamento delle stesse all’evoluzione dei processi e del contesto alle quali si applicano.
In tutti e due i casi, sviluppo delle infrastrutture di rete a banda ultralarga e sviluppo delle infrastrutture dei Data Center e della migrazione applicativa, occorre fare molta attenzione alle risorse umane che sono necessarie per tali obiettivi questa focalizzazione è importante perché non c’è dubbio che il periodo utile per mettere a terra i finanziamenti del PNRR è limitato e dunque richiede un picco di utilizzo e di impegno molto forti.
Note
- Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Italia è stato varato nell’aprile 2021. Questo piano è parte del più ampio Next Generation EU, un programma di finanziamenti stabilito dall’Unione Europea per supportare i paesi membri nella ripresa economica seguita alla pandemia di COVID-19. L’Italia ha presentato il proprio piano alla Commissione Europea per accedere ai fondi destinati a riforme e investimenti in vari settori chiave come digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione e ricerca. L’aggiornamento più recente del Piano, dopo l’avvento del Governo Meloni, è stato presentato il 7 agosto 2023. In questa revisione, il governo ha proposto cambiamenti significativi che includono la modifica di 144 investimenti e riforme, con l’introduzione di un nuovo capitolo dedicato all’iniziativa REPowerEU. La Commissione europea ha dato una valutazione positiva a queste modifiche, approvando formalmente la revisione del PNRR l’8 dicembre 2023. ↑
- Prima tranche: È stata approvata nel luglio 2021, con un valore di 25 miliardi di euro. Questo primo pagamento ha segnato l’inizio ufficiale del finanziamento del PNRR da parte dell’UE. Seconda tranche: Approvata nel novembre 2022, questa tranche ammontava a 21 miliardi di euro. L’approvazione è stata data dopo che l’Italia ha raggiunto 45 traguardi e obiettivi previsti nel piano. Terza tranche: Nel settembre 2023, l’Italia ha ricevuto 18,5 miliardi di euro come terza tranche di finanziamenti. Quarta tranche: è stato erogato un ulteriore pagamento di 16,5 miliardi di euro a dicembre 2023. ↑
- Lo sviluppo approfondito e corredato di dati di contesto a supporto delle strategie indicate è oggetto dell’articolo “Otto strategie per la Banda Ultra Larga”, pubblicato da Agendadigitale.eu. ↑