Comprendere pienamente il contenuto delle informative legali dei servizi offerti sul web può essere una sfida ardua per l’utente medio, che si trova a navigare in un mare di termini tecnici e concetti astratti. E qui entra in gioco il legal design, uno strumento che potrebbe rivelarsi determinante per semplificare il linguaggio legale e renderlo più accessibile.
Non mancano esempi interessanti nel panorama italiano e diverse iniziative mirate alla semplificazione delle informative sono state avviate dall’Autorità Italiana. Ma come bilanciare la necessità di trasparenza con quella difensiva dei titolari?
Il GDPR e la necessità della trasparenza delle informazioni
Ogni trattamento di dati personali deve avvenire nel rispetto dei principi fissati all’articolo 5 del GDPR, e in primis deve essere lecito, corretto e trasparente, nei confronti dell’interessato. Il Regolamento richiede all’art. 12 che il titolare indichi agli interessati quelle informazioni essenziali per comprendere il trattamento stesso e i loro diritti (articoli 15-22 del Capo III del GDPR).
Premesso quanto sopra va considerato che l’architettura informativa, andrebbe basata su schemi logici e, perché no, anche informatici, conseguenti per portare al centro delle informazioni, “la persona” e il suo proprio diritto all’autodeterminazione.
L’asimmetria informativa: problemi e soluzioni
Purtroppo, è di comune evidenza che le informative rese, in particolare dalle cosiddette Big Tech, non consentono alla platea di riferimento la possibilità di comprendere a pieno il trattamento sottostante, con particolare riguardo all’online. Invero l’asimmetria informativa rappresenta uno dei principali tradimenti dei diritti degli interessati.
Se da un lato l’articolo 12 GDPR prevede la necessità di fornire l’informativa “per iscritto o con altri mezzi, anche, se del caso, con mezzi elettronici”, dall’altro è altrettanto chiaro che nel concedere al titolare la possibilità di fornire le informazioni “oralmente, purché sia comprovata con altri mezzi l’identità dell’interessato” invita ampiamente alla semplificazione.
La semplificazione del linguaggio nelle informative
In entrambi i casi il comune denominatore è rappresentato dall’esigenza che la forma utilizzata per il rilascio delle informazioni sia “concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori”.
Ciò che emerge dalla lettura delle informative è la circostanza che più che l’assenza di informativa è la sovrabbondanza delle informazioni e/o la loro difficoltà interpretativa che può comportare l’inadeguatezza dell’informativa, sia che l’informativa abbia a che fare con il trattamento di dati personali, e quindi sia rivolta alle persone fisiche in qualità di soggetti interessati, sia che la stessa sia rivolta ai consumatori.
Il legal design come strumento di semplificazione
Questa antinomia è stata colta da una nuova disciplina denominata “legal design”, la quale interviene proprio negli snodi di “incomprensione”, come elemento “disruptive” rispetto ad un certo modo di pensare, scrivere e procedere formalistico. Difatti per quanto concerne, la forma con la quale il testo viene presentato, bisogna fare una riflessione: l’aspetto visivo riveste un’importanza fondamentale, indipendentemente dal contenuto del testo. Al riguardo conta ad esempio il carattere utilizzato, difatti si possono trovare con frequenza condizioni di contratto o informative privacy scritte con caratteri ridotti che di fatto, non consentono una lettura agevole. Invero va dato atto che alcuni passi si stanno facendo, ad esempio in merito all’utilizzo del legal design, l’interfaccia che si presenta all’utente quando scarica una app dagli store ufficiali di Apple o Google, comportano la possibilità di vedere, in maniera sintetica e grafica, quale tipologia di trattamento verrà effettuato con i suoi dati.
Ma come ho previamente anticipato in merito alla sovrabbondanza di informazioni, resta aperto il quesito se ci siano informazioni che devono essere obbligatoriamente prima di altre, e se esista una gerarchia e se ci siano informazioni che, almeno in questa fase, possano essere tralasciate. A ogni modo pur nella consapevolezza della reale complessità delle tematiche sottostanti, il corretto design applicato al diritto può rappresentare la giusta strada per rendere effettivo il principio della trasparenza, dove icone, disegni o simboli, affiancati al testo possono consentire una percezione diretta e immediata di quanto si deve rappresentare agli utenti.
Esempi di legal design nel panorama italiano
Sempre in tema di legal design meritano di essere citati alcuni importanti esempi di casa nostra, tra i quali in primis quanto proposto dall’Istituto Italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati, che per primo – collaborando con la Scuola fumetto di Cassino l’Istituto – ha creato un portale in grado di generare un’informativa sulla privacy a fumetti. Efficace e divertente, inoltre, è stata l’iniziativa del Gruppo AVM dedicato alla mobilità veneziana che ha prodotto una informativa a fumetti in dialetto veneziano per gli utenti per i servizi dei battelli e dei pullman di Venezia.
Iniziative per la semplificazione delle informative da parte dell’Autorità Italiana
Va in aggiunta evidenziato che la nostra Autorità, ha portato avanti meritorie iniziative per l’incoraggiamento della semplificazione, promuovendo ad esempio dei contest aperti a sviluppatori, avvocati, designer, etc. e a chiunque fosse interessato a cimentarsi nell’individuare e proporre un set di simboli o icone capaci di esemplificare gli elementi che, a norma degli articoli 13 e 14 del Regolamento, andavano contenuti nell’informativa.
Tra l’altro, avendo un approccio olistico rispetto al concetto di trasparenza nelle informazioni, va considerato che il tema della difficoltà a comprendere i testi informativi è stato lungamente affrontato in Italia, anche dalle direttive sulla semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi.
Conclusioni
Per concludere la presente analisi, restano però da considerare le necessità del convitato di pietra, ovvero l’interesse dei titolari, posto che oltre alle corrette ed essenziali necessità di trasparenza vanno rilevate anche le necessità difensive dei titolari siano essi imprese, professionisti o Pubbliche Amministrazioni, i quali devono poter rispondere avverso i controlli delle Autorità di settore nonché alle doglianze degli interessati, talvolta accompagnate da richieste giudiziali. Difatti il linguaggio “buracratico” talvolta può essere una vera e propria esigenza vitale a fronte di richieste seriali. Pertanto, come anticipato la strada da percorre per un giusto bilanciamento di interessi è ancora lunga.