Il biohacking è una pratica recente che combina nozioni di biologia fai-da-te con tecnologie avanzate nel tentativo di migliorare le prestazioni sia fisiche che mentali.
Nato negli Stati Uniti, questo movimento ha rapidamente guadagnato popolarità in tutto il mondo, inclusa l’Italia.
Tuttavia, le conseguenze di queste pratiche sono raramente positive e possono comportare seri rischi per la salute nonché violare molti dei principi etici che legittimano il settore.
Ecco cos’è la pratica del biohacking alla luce delle nuove tecniche di manipolazione genetica, per fornire una panoramica su un fenomeno controverso, potenzialmente pericoloso e in rapida evoluzione.
Biohacking: che cos’è
Il biohacking è un insieme di pratiche che mirano a migliorare la salute, le capacità fisiche e mentali, e a potenziare il corpo umano attraverso metodi non convenzionali e spesso non validati dai tradizionali canali tipici della pratica scientifica.
Le principali categorie di biohacking includono:
- Il grinder: utilizzo di impianti e dispositivi tecnologici inseriti nel corpo per migliorarne le funzioni;
- la nutrigenomica: studio di come gli alimenti influenzano l’espressione genetica e come la dieta può essere ottimizzata per migliorare la salute.
- pratiche di modulazione del sonno mirate a migliorare il riposo ed ottenere uno stato di salute migliore;
- Do it yourself (DIY) biology, progetti di biologia fai-da-te che possono essere svolti in laboratori domestici o comunitari.
I biohacker spesso adottano una mentalità di sperimentazione aggressiva, combinando conoscenze scientifiche con tecnologie all’avanguardia per esplorare nuove frontiere del potenziamento umano.
Sebbene alcune pratiche possano sembrare affascinanti, è importante riconoscere che molti esperimenti sono effettuati senza adeguate supervisioni mediche, spesso in assenza di documentazione e in condizioni dove non può essere garantita l’assenza di contaminazioni, aumentando il rischio di gravi conseguenze per la salute.
Storia e nuove frontiere
Il biohacking è un fenomeno che ha cominciato a manifestarsi negli Stati Uniti nei primi anni del XXI secolo e ha avuto origine nelle comunità di hacker e movimenti DIY.
Nei primi tempi i biohacker erano spesso appassionati di biologia, tecnologia e
medicina e sperimentavano nuove tecniche per migliorare la loro salute o capacità fisiche. Alcuni dei più famosi pionieri negli Stati Uniti includono Dave Asprey, creatore della Bulletproof Diet, e Kevin Warwick, professore di cibernetica presso la Reading University, che sperimentò su sé stesso l’impianto di dispositivi cibernetici con i quali riusciva a controllare le luci domestiche mediante il semplice schiocco delle dita.
CRISPR e biohacking
Il movimento di biohacking è oggi alle prese con una nuova fase da quando nei primi anni del 2010 la comunità scientifica ha portato alla luce rivoluzionari approcci di biologia molecolare capaci di produrre cambiamenti mirati del genoma. CRISPR è l’acronimo che definisce questa nuova tecnologia che si basa sull’azione di un enzima (Cas9) capace di determinare la rottura in doppio filamento del DNA in una posizione specifica del genoma corrispondente ad una corta sequenza di RNA chiamata RNA guida (gRNA).
Disegnando un gRNA appropriato, si può indirizzare il taglio della Cas9 verso il gene di interesse e sfruttare i meccanismi di riparazione per introdurre delle modifiche mirate e, di fatto, modificare in maniera permanente la sequenza genomica.
Uno degli aspetti rivoluzionari di questa tecnologia è il suo costo di esercizio. Il complesso Cas9-gRNA necessario per ottenere la modifica può essere sintetizzato a costi molto ridotti ed in tempi brevi ed è oggigiorno commercializzato da numerose aziende del settore biotech.
L’accessibilità economica di questo approccio ha velocemente attirato l’attenzione di diversi biohacker con l’intenzione di promuovere una sorta di democratizzazione dell’editing genomico allo scopo (sempre disatteso) di curare specifiche condizioni o addirittura di migliorare aspetti della biologia dell’uomo (bioupgrade).
Potenziamento muscolare
L’esponente forse più conosciuto e folcloristico nel campo del biohacking genomico è Josiah Zayner, fondatore del Open Discovery Institute (Odin), un sito web che, tramite la vendita di kit assemblati in casa, promette di fornire tutti gli elementi necessari per compiere vere e proprie sperimentazioni fai da te.
Alcune di queste procedure sono tanto ambiziose quanto potenzialmente pericolose. Per esempio, il sito propone un kit plasmidico per l’espressione in cellule umane del complesso Cas9-gRNA disegnato per abolire l’espressione del gene della proteina miostatina.
La miostatina, anche conosciuta come GDF-8 (Growth Differentiation Factor 8), è una proteina prodotta principalmente dalle cellule muscolari scheletriche. Svolge un ruolo fondamentale nella regolazione della crescita muscolare, agendo come inibitore della crescita e della differenziazione delle cellule staminali muscolari. In altre parole, la miostatina limita la crescita dei muscoli, impedendo che diventino troppo grossi.
L’idea di modificare l’espressione della miostatina con lo scopo di aumentare la propria massa muscolare viene dal regno animale, in particolare dal mondo dell’allevamento. La Belgian Blue (analogamente alla razza Fassone Piemontese) è una razza bovina conosciuta per la sua incredibile muscolatura e la qualità della sua carne. Queste proprietà sono la conseguenza di una lunga strategia di incroci controllati che ha portato alla selezione di individui caratterizzati da una mutazione proprio nel gene della miostatina che determina una crescita muscolare incontrollata dovuta ad un fenomeno di iperplasia muscolare.
Josiah Zayner, attraverso il suo sito “The Odin”, propone un complesso molecolare per autosomministrazione potenzialmente capace di interferire con l’espressione del gene della miostatina, nel caso questo riuscisse a raggiungere le cellule muscolari e a superare la loro membrana plasmatica, cosa per fortuna tutt’altro che scontata.
Conclusioni
Le moderne tecniche molecolari come l’editing genomico con CRISPR offrono
opportunità straordinarie, ma comportano anche rischi significativi se non vengono applicate in un contesto di rigorosità scientifica e medica.
L’assenza di controlli rigorosi e di competenze adeguate può portare a conseguenze imprevedibili per la salute, che possono andare da gravi infezioni a mutazioni genetiche indesiderate.
Il caso della miostatina e della crescita muscolare incontrollata evidenzia i pericoli insiti nel tentativo di alterare processi biologici complessi senza la necessaria preparazione, ignorando il tradizionale percorso di validazione scientifica.
L’esempio di Josiah Zayner mostra come la facile accessibilità a tecnologie innovative a basso costo possa portare rapidamente a esperimenti sconsiderati e irresponsabili.
In definitiva, mentre certi aspetti del biohacking possono sembrare una strada percorribile per migliorare aspetti del vivere umano, è fondamentale affrontarlo con cautela e responsabilità.
La ricerca scientifica deve essere condotta in ambienti controllati, seguendo protocolli etici e legali rigorosi, per garantire che le eventuali conseguenze non compromettano la sicurezza e la salute pubblica e dell’individuo.
Solo attraverso un approccio disciplinato e scientificamente validato possiamo sperare di sfruttare i benefici del biohacking senza incorrere nei suoi pericoli più gravi.