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Valute digitali, così cambiano gli equilibri della finanza globale



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Il predominio del dollaro come valuta internazionale è sfidato dalla crescita delle economie emergenti e dall’adozione di valute digitali. Il ruolo crescente della Cina e dell’India nella digitalizzazione dei pagamenti e l’adozione di valute digitali potrebbero ridisegnare gli equilibri finanziari globali e influenzare la centralità della valuta Usa nel prossimo decennio

Pubblicato il 1 lug 2024

Mario Dal Co

Economista e manager, già direttore dell’Agenzia per l’innovazione



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Siamo abituati a considerare il sistema finanziario e quello dei pagamenti internazionali centrati sul dollaro.

Ma il predominio del dollaro nelle riserve monetarie delle banche centrali, nella regolazione degli scambi commerciali, nella scrittura dei contratti e nel finanziamento delle imprese è messo in discussione dalla crescita di nuove economie e da iniziative dei BRICs, guidate dalla Cina. La minaccia sale anche dall’evoluzione dei mercati finanziari e dei sistemi di pagamento, con il diffondersi delle valute digitali.

Central Bank Digital Currency: A Benefit or a Burden for Citizens?

Fattori economici, politici e tecnologici che minacciano la centralità del dollaro

Vi sono fatti oggettivi, come l’aumento della quota del PIL mondiale prodotta dalle economie emergenti (Cina, India, Brasile, Indonesia etc), e vi sono iniziative politiche, tecnologiche e accordi internazionali miranti a superare la centralità del dollaro nel sistema della finanza internazionale e nel sistema dei pagamenti che lo sostiene.

Poiché l’attuale sistema monetario e finanziario globale è imperniato sul dollaro e su istituzioni e regole connesse al suo ruolo centrale, l’adozione delle innovazioni digitali segue l’evoluzione di quelle istituzioni e di quelle regole. Innovazioni digitali nella finanza e nei pagamenti rapide e non accompagnate dall’adattamento di quelle regole e di quelle istituzioni che ruotano intorno al dollaro, scuotomo la stabilità del sistema. Paradossalmente, una accelerazione dell’innovazione che non venga accompagnata dall’adeguamento istituzionale, non allarga ma frammenta il sistema finanziario internazionale.

Il ruolo della tecnologia non deve essere sottovalutato. Essa sta dimostrando che i costi di transazione negli scambi, in particolare in quelli internazionali, si possono ridurre, insieme ai tempi di esecuzione delle compensazioni. Questo fattore competitivo, se sfruttato attraverso l’emissione di valute digitali delle banche centrali, può dare sostegno alla affermazione delle valute nazionali.

L’Europa e gli Stati Uniti devono porre sotto osservazione la politica cinese di rafforzamento del renminbi attraverso la digitalizzazione dei pagamenti e l’emissione del renminbi digitale da parte della banca centrale. Devono rafforzare ed allargare il sistema delle compensazioni internazionali, spingendo la banche a ridurre i costi dei servizi. La tecnologia sta mettendo in discussione non tanto il dollaro in quanto tale, ma il sistema degli intermediari finanziari che ruota intorno al dollaro.

Nel prossimo decennio il dollaro perderà progressivamente centralità e non possiamo escludere che, oltre ai competitori come euro e renminbi, si possano affacciare valute digitale emesse da privati, capaci di superare le limitazioni che hanno incontrato fino ad ora, nelle funzioni di unità di conto e mezzo di pagamento, le criptovalute. Se questo dovesse accadere, il successo sarà garantito dalle nuove tecnologie che verranno adottate per garantire rapidità, sicurezza, bassi costi di transazione.

Digital China: la strategia cinese di affermazione nelle tecnologie digitali

La strategia della Cina, che si riassume nell’insieme di programmi Digital China, punta a rafforzare la guida del Partito sul Paese, poiché è il Partito che rischia di perdere il controllo sul Paese se questo entra nel processo di digitalizzazione senza una guida stringente. Il programma Digital China è il primo tentativo su scala nazionale di sviluppare una strategia digitale per sostenere gli obiettivi del Partito di modernizzare il paese senza perderne il controllo. Lo sviluppo di una società smart capace di offrire migliori servizi pubblici (welfare, sanità scuola, difesa, sicurezza) deve confermare agli occhi dei cittadini la superiorità del modello cinese di governo della società. La strategia digitale precede un controllo crescente sulle telecomunicazioni sull’opinione pubblica interna e la promozione dell’immagine della Cina all’estero.

“Nel breve periodo la Cina può diventare più autoritaria e più efficiente sia sotto il profilo sociale sia sotto il profilo economico. Notiamo come l’intelligenza artificiale sia applicata nella società cinese per gli acquisti cashless. Naturalmente può anche portare a maggiore fragilità politica se i cittadini cinesi diventano insofferenti verso l’onnipresenza dello stato nella loro vita”[1]. Come la corsa allo spazio degli anni Cinquanta e Sessanta, così oggi la strategia cinese di affermazione nelle tecnologie digitali e nei servizi di intelligenza artificiale, è la strada maestra per affermare il ruolo della Cina nel mondo e per consolidare il potere del Partito all’interno.

La corsa di Pechino alla digitalizzazione dei pagamenti

Sulla digitalizzazione dei pagamenti la Cina ha fatto passi da gigante e molti paesi si dimostrano interessati.

Nella Cina di vent’anni fa tutti volevano le banconote, specialmente il dollaro e l’euro.

Oggi accade che molti negozi non accettino più le banconote, ma solo i pagamenti digitali.[2] I due maggiori sistemi di pagamento, Alipay e WeChatpay lanciati rispettivamente nel 2004 e nel 2013, oggi usano strumenti di autenticazione di intelligenza artificiale (riconoscimento facciale, impronte digitali, riconoscimento voce). Per i turisti significa dotarsi di un conto cinese o fornire identificazioni compesse per realizzare le transazioni con il conto estero. Un anno fa solo il 3,7% dei pagamenti avveniva ancora in cash. Ora si vuole mantenere aperta l’opzione dei contanti per gli anziani e si intende estendere l’accettazione delle carte di pagamento estere, per non danneggiare il turismo. Il successo della digitalizzazione dei pagamenti è tale che occorre frenarla per evitare che frange della popolazione vengano tagliate fuori.

La creazione del Renminbi digitale (e-CNY)

A lato di questo impegno tecnologico destinato ad affermare le transazioni digitali, il governo ha puntato sulla creazione del Renminbi digitale (e-CNY), emesso dalla Banca Centrale di Pechino. Il sistema e-CNY amplierà l’accessibilità dei servizi di pagamento: la popolazione con accesso insufficiente alle banche nei villaggi poveri e remoti potrebbe richiedere portafogli digitali senza aprire un conto bancario. La funzione di pagamento offline di e-CNY lo farà usare alle persone che vivono in aree con scarsa copertura di rete. Inoltre, l’e-CNY ridurrà i costi e l’onere per l’economia reale rendendo i pagamenti più efficienti.

Il progetto di Pechino rientra in un rafforzamento del ruolo del Renminbi sia all’interno del paese sia all’estero. Lanciato nel gennaio 2022, dopo 18 mesi il Renminbi digitale rappresenta ancora solo lo 0,165 dell’offerta monetaria cinese, dimostrando di essere ancora relegato al margine della circolazione principale, per altro quasi completamente digitalizzata.

La nuova articolazione del sistema finanziario internazionale

Il tentativo della Cina di rafforzare il Renminbi come moneta di riserva internazionale, facendo leva sulla digitalizzazione dei pagamenti, non sembra aver conseguito risultati significativi: e-CNY non occupa una posizione rilevante neppure nel mercato interno cinese. Gli investimenti diretti in Cina hanno rallentato, lasciando il mercato finznaiario più isolato dal resto del mondo.

L’impulso più importante all’internazionalizzazione del Renminbi deriva dalla crescita dell’economia cinese: sono le transazioni realizzate in Renminbi nella regolazione dell’export e dell’import cinse che hanno dato la maggior spinta alla presenza del Renminbi sui mercati finanziari internazionali. Nella figura 1 sono riportate le quote del commercio mondiale dei principali paesi, dove si vede che gli Stati Uniti sono scesi dal 39% del 1960 al 25% del 2020, mentre la Cina è salita dal 4 al 17%.

Anche l’articolazione del sistema finanziario internazionale in una serie di centri che non dipendono più, secondo un modello hub & spoke, da New York e Londra, crea una situazione nuova. Per alcuni aspetti il policentrismo riduce il rischio di crisi generale che si estende immediatamente a tutto il mondo, come accadde nel 1929 e nel 2008. La gestione della politica monetaria di una sola banca centrale, come nel 1929, o la crisi dei subprime americani nel 2008, oggi difficilmente produrrebbero effetti tanto catastrofici. Ma c’è il rischio nuovo che questo policentrismo, che funziona quando è coordinato, crei le premesse per una anomia del sistema in caso di forti tensioni internazionali, quali quelle che stiamo vivendo[3].

Figura 2. Evoluzione dal 2007 al 2023 del punteggio degli attuali primi otto centri finanziari del mondo. (Economist op. cit. su dati Z/ Yen Group

La rupia digitale e i pagamenti digitali in India

Anche l’India ha avviato la circolazione della rupia digitale, emessa dalla Banca della Riserva dell’India nei due mesi finali del 2022. La rupia digitale mira a ridurre i costi di produzione, distribuzione e custodia del contante, molto elevati nell’India dei piccoli villaggi, con effetti positivi sul carbon footprint e sull’inclusione delle fasce economicamente più deboli nel circuito finanziario[4]. Ma moneta digitale intende rafforzare la presenza della rupia nella regolazione delle transazioni internazionali, per i bassi costi che essa ha rispetto alle transazioni intermediate dalle banche.

D’altra parte l’India sta facendo progressi rapidi nella digitalizzazione dei pagamenti, nonostante il contesto rurale di molti stati aderenti alla federazione. In un solo anno, da marzo 2021 a marzo 2022 il ritiro del contante si è ridotto dal 14 all’8% delle forme di pagamento. Si sono ridotti pagamenti via internet dall’8 al 5% per lasciare maggiore spazio a quelli su dispositivo mobile, con una salita ragguardevole dal 76 all’85%[5].

Per fornire uno strumento scalabile, date le grandi masse di possibili utilizzatori della moneta digitale, la rupia digitale è emessa dalla banche commerciali in base alla distribuzione primaria fatta dalla Banca Centrale. Il ruolo degli intermediari nella distribuzione della rupia digitale è quello di coinvolgere e preparare un pubblico sempre maggiore all’utilizzo della rupia digitale.

Infine la digitalizzazione dei pagamenti sortisce l’effetto -con il minimo sforzo da parte del contribuente e dell’erario – di ridurre significativamente l’evasione fiscale. I metodi tradizionali di lotta all’evasione comportano indagini, controlli, sanzioni, incroci di dati, tutte attività onerose per l’amministrazione e per il contribuente. “Ma i pagamenti digitali, aggirando il problema, aumentano volontariamente le entrate sostenibili. Questo accade a costo zero, sia per il governo sia per i contribuenti. La digitalizzazione si rivela quindi lo strumento migliore per il volontario adempimento del dovere fiscale da parte dei contribuenti.[6]

Gli studi sulla valuta digitale di FED e BCE

Anche la FED e la Banca Centrale Europea hanno avviato studi sulla valuta digitale: in tutto sono oltre 100 i paesi che stanno praticando o esplorando la fattibilità della valuta digitale. Intanto la crescita delle transazioni digitali che avvengono con le valute fiat continua a crescere. Nel 2023 le transazioni non cash a livello mondiale hanno raggiunto 1.300 miliardi con una aumento annuale del 17%[7]. Sembra una marcia trionfale, invece si registrano resistenze nell’utilizzo del cash, dovute a fattori contingenti, ma importanti. La pandemia ha accelerato il ricorso ai pagamenti digitali, ma con la fine della pandemia c’è stato un rallentamento che si è accentuato con le crisi Ucraina e Mediorientale.

L’Europa si sta muovendo con iniziative volte ad accelerare l’adozione dei pagamenti istantanei (TIPS) e on il regolamento per l’open banking (PSD3) e l’EU Digital Wallet 2023. Si stima che possano crescere dell’ 11% all’anno i pagamenti digitali nel quinquennio 2022-2027 anche grazie all’adozione da parte dell’European Payment Initiative del sistema olandese iDeal di quello belga Payconiq, con l’assenso della Banca Centrale Europea.

Nel Nord America la crescita dei pagamenti non cash è attesa al 6,5% nel quinquennio considerato. La FED sta seguendo le iniziative della Banca Centrale europea, con FedNow Service, operativo da luglio 2023. Questa relativa arretratezza dell’area nordamericana è principalmente dovuta alla lentezza dell’adozione di un sistema più aperto di pagamenti digitali. Tema su cui sta lavorando l’Ufficio degli Stati Uniti per la tutela finanziaria del consumatore ( USCFPB).

L’Asia Pacifico, che non dispone dello standard dei pagamenti SEPA dell’Europa, ha dovuto sviluppare accordi intergovernativi per superare le barriere giurisdizionali. In questo modo l’area (Australia, Cina, India, Singapore, Thailandia) si appresta ad una accelerazione che la porterà ad una crescita del 20% nel quinquennio considerato.

L’America Latina sta crescendo rapidamente nell’adozione dei pagamenti istantanei digitali: nel quinquennio il tasso annuale previsto di aumento è del 16%. Dieci paesi stanno avviando sistemi agganciati al PIX, sistema di pagamenti istantaneo creato dalla Banca Centrale del Brasile nel 2020. Dopo il lancio PIX si è dimostrato il sistema di pagamento preferito dai brasiliani, e questo facilita l’azione della Banca Centrale del Brasile d estendere il sistema oltre i confini.

La sicurezza Usa sulla centralità del dollaro

Negli Stati Uniti sembra prevalere un senso di relativa sicurezza sulla posizione del dollaro al centro del sistema finanziario internazionale. Si sottolinea che la posizione del dollaro è ancora di primato nelle transazioni internazionali e nelle riserve bancarie. Addirittura si sostiene che la circolazione cartacea ha ancora un peso rilevante poiché in molti paesi fragili la valuta locale è stata soppiantata dal dollaro. Gli studi più recenti stimano che una valuta digitale emessa dalla banca centrale potrebbe accrescere la competizione tra le banche e rendere molti servizi meno costosi, con un incremento potenziale del credito dell’1,5% e del prodotto lordo dello 0,2%[8]. Ma le posizioni conservatrici sembrano legate alla potente lobby della banche tradizionali che hanno il fulcro nella circolazione e nelle regolazioni in dollari.

Questa posizione, seguita in qualche misura anche dalla Commissione Europea, appare difensiva di interessi consolidati delle grandi banche multinazionali, che vedono con fastidio l’affermarsi di mezzi di regolazione meno onerosi.

La possibilità che il sistema finanziario internazionale centrato sul dollaro, potesse essere usato dagli Stati Uniti e dagli alleati come strumento di pressione sulla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, ha destato reazioni non solo al Cremlino, ma anche nei grandi paesi emergenti. Tuttavia, la centralità del dollaro non vien minata dalle iniziative tecnologiche (criptovalute, valute digitali emesse dalla Banca Centrale). La forza del dollaro al centro del sistema finanziario internazionale risiede nella forza e nella credibilità delle istituzioni americane, nella tutela della proprietà privata, nella certezza del diritto. L’ assedio al dollaro e alla sua posizione centrale nel sistema dei pagamenti e nelle riserve internazionali è efficace quando, con la promozione dei pagamenti digitali e investendo nelle infrastrutture e nelle tecnologie di pagamento istantaneo, la Cina, ma anche l’India e il Brasile, danno un contributo alla crescita del proprio sistema di pagamenti e della propria credibilità come piazze finanziarie e di conseguenza alla propria valuta come valuta di riserva.

Chi ha sofferto di più delle recenti forti oscillazioni della finanza internazionale, messa sotto pressione dalla pandemia e poi dalla guerra della Russia contro l’Ucraina e dalla nuova, gravissima, crisi mediorientale?

Uno studio del Fondo Monetario Internazionale dimostra che i paesi non allineati ad uno dei due grandi blocchi, Stati Uniti e Cina, hanno beneficiato negli anni recenti degli investimenti diretti provenienti dall’estero. I flussi di investimento tra le due grandi aree si sono fortemente ridotti, soprattutto quelli verso la Cina e l’Asia, per effetto delle sanzioni e delle limitazioni agli investimenti. Ne hanno beneficiato i paesi non allineati, come l’India, l’Indonesia e l’America Latina.[9] I flussi di investimenti diretti esteri si sono orientati verso i paesi “amici”, con una perdita di investimenti diretti da parte della Cina. La crescita globale può risentire di queste barriere che limitano i movimenti di capitale. Secondo lo studio del Fondo Monetario la perdita nel lungo periodo sarà di 2 punti di crescita globale[10].

Lo stato di salute del sistema finanziario internazionale

Dopo l’insorgere dell’inflazione dovuta all’impatto della pandemia e alle diffuse interruzioni delle forniture, si pensava che l’assestamento della finanza globale sarebbe stato lungo e faticoso, in particolare a causa del perdurare dei tassi di interesse elevati e della pericolosa situazione politico -militare internazionale. Sia il premio sul rischio delle emissioni di obbligazioni da parte delle aziende, sia il premio (il famoso spread) sulle emissioni di titoli del debito pubblico, sono -secondo il Fondo Monetario Internazionale – molto ridotti. Ciò significa che anche emissioni da parte di soggetti pubblici o privati caratterizzati da intrinseco rischio, non vedono penalizzati i prezzi in misura tale da garantire un rendimento che sia in grado di premiare l’assunzione di rischio.

Nonostante le barriere che crescono ogni giorno sulle strade del commercio internazionale, nonostante l’attacco esplicito all’egemonia del dollaro, il mercato finanziario internazionale gode, in questo momento, di una buona stabilità, ovvero di bassa volatilità, avendo superato la fase in cui l’innalzamento dei tassi poteva concretizzare aspettative di default delle aziende private maggiormente indebitate.[11] Si trova in una fase relativamente favorevole di soft landing, un atterraggio morbido dopo una fase di innalzamento rapido dei tassi di interesse, senza le turbolenze e le crisi che in genere caratterizzano il rientro da periodi di interessi crescenti. In prospettiva non è chiaro se l’atterraggio morbido avverrà in un campo di forze ancora sconosciute.

Attualmente, nell’era del dollaro, le banche centrali dei diversi paesi e delle diverse aree si muovono con un buon livello di coordinamento: guida sempre la Federal Reserve (FED), che con le sue mosse condiziona le altre. Nei diciotto mesi dall’inizio del 2022 la FED ha innalzato i tassi di 5,25 punti percentuali e la Banca Centrale Europea ha alzato il suo tasso sui depositi di 4,5 punti, anche se l’inflazione nelle due aree aveva origini assai diverse. In Europa veniva sospinta dal rincaro dell’energia e delle materie prime, determinato dalle devastazioni produttive e commerciali dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con un ruolo non irrilevante di recupero dei margini di profitto da parte delle imprese che avevano assistito ad un loro restringimento drammatico durante la pandemia. Negli Stati Uniti l’inflazione era determinata dalla domanda di un’economia in vivace ripresa e fortemente stimolata dalle politiche fiscali del governo (riduzioni delle tasse e spesa pubblica aggiuntiva)[12].

Nonostante la crisi internazionale e il trascinamento di effetti negativi cumulati con le restrizioni determinate dalla pandemia, il sistema finanziario internazionale non sembra al momento correre i rischi che, nell’autunno del 2023, dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre ad Israele, molti autorevoli policy maker avevano paventato.[13] Soprattutto sembra non esposto ai rischi di collasso globale che si svilupparono nel 2008. Ma le tensioni in atto sembrano non contemplare il rischio che tra spinte nazionalistiche e innovazioni tecnologiche l’attuale sistema finanziario globale corra il rischio di frantumarsi in spezzoni che fanno fatica a parlare tra di loro e a coordinarsi.

Le possibili aree di rischio

In questa situazione relativamente tranquilla a dispetto delle tensioni internazionali, permangono aree di rischio a breve nei mercati degli immobili commerciali, nella solvibilità di aziende private, nell’immobiliare residenziale. A più lungo termine, il periodo di facile indebitamento determinato dai tassi di interesse bassi, e conclusosi con l’innalzamento dei tassi dopo la pandemia, ha comunque elevato il grado di indebitamento sia del settore pubblico sia del settore privato e alcuni stati, quelli con maggior debito tra cui l’Italia, potrebbero incontrare difficoltà nel piazzamento delle loro emissioni negli anni a venire più prossimi a noi.

Ma permane la tensione tra le due aree geopolitiche contrapposte, con lo sforzo dei paesi che contrastano l’egemonia americana impegnati a cercare di ridimensionare il baricentro del sistema finanziario internazionale: il dollaro.

L’atteggiamento degli osservatori occidentali è diviso tra coloro che enfatizzano il peso tuttora rilevante del dollaro come moneta internazionale e coloro che paventano la perdita di centralità della valuta americana. Le riserve a livello internazionale erano detenute in dollari nella misura dell’80% verso la metà degli anni Settanta, ora la quota è scesa al 60%, ma la secondo valuta, l’Europa, non supera il 25%. Per un quarto la perdita di quota del dollaro è stata assorbita dal renminbi il resto da altre valute. Tra le ragioni del declino, uno studio recente cita il ridursi dei costi di transazioni connessi all’uso delle altre valute.

Come moneta di fatturazione negli scambi, il dollaro occupa un parte superiore all’effettivo ruolo degli Stati Uniti negli scambi: il 60% fatturato in dollari supera di 64 volte l’interscambio dell’economia americana che è pari al 10%.

Il dollaro come moneta di riferimento delle riserve e delle transazioni comporta benefici e costi per il paese emittente: il tasso di cambio risulta in genere sopravvalutato, con una perdita di competitività e disavanzi di bilanci commerciale, come è avvenuto per decenni all’economia americana. Ma comporta anche il vantaggio di tassi di interesse e costi di transazione più bassi e un afflusso di capitali che rendono disponibile il risparmio mondiale per lo sviluppo degli investimenti americani[14].

Le prospettive future

Nei prossimi dieci anni il prodotto cinese supererà quello degli Stati Uniti, ma la transizione dal dollaro al renminbi non seguirà automaticamente questo cambiamento. I controlli imposti dalla Cina sui movimenti di capitale, le protezioni legali deboli che la Cina assicura ai diritti di proprietà e agli investitori internazionali impediscono lo sviluppo del renminbi come moneta internazionale e di riserva di valore. Se la Cina facesse cadere i controlli e tutelasse i diritti di proprietà, eventualità oggi piuttosto remota, il declino del dollaro a favore del renminbi sarebbe accelerato. Il declino invece procederà molto lentamente, accompagnato dal crescere di altre monete “regionali” sostenute dalla forza delle rispettive economie.

Ad una conclusione simile giunge una recente analisi di Alexandre Tombini, Rappresentante per le Americhe nella Banca dei Regolamenti Internazionali, analisi svolta all’International Finance Forum di Guanzhou, quindi di fronte ad un pubblico fortemente interessato alla disfida tra dollaro e renminbi : “Vedremo uno slittamento verso un sistema finanziario globale con diverse valute leader nel prossimo futuro, ma i cambiamenti saranno graduali. Il dollaro probabilmente rimarrà ancora la valuta dominate per un certo tempo”.[15]

Infine lo sviluppo dell’innovazione tecnologica nei pagamenti internazionali e l’avvio delle valute digitali delle banche centrali può ridurre il ruolo del dollaro al centro della rete delle transazione e degli scambi internazionali. Tra le monete digitali, alcune potranno essere emesse da privati ed assurgere ad un ruolo imprevedibilmente importante nel prossimo futuro. Come si diceva all’inizio, questo potrebbe non significare un rafforzamento della globalizzazione, ossia della capacità del sistema finanziario di rispondere alle esigenze di una economia globalizzata.

Passando a considerazione domestiche, l’affermarsi di un euro digitale emesso dalla Banca Centrale Europea avrebbe, per il nostro Paese, un impatto estremamente positivo, come insegna il caso della rupia digitale. L’euro digitale consentirebbe a molti che ancora non detengono le carte di credito, di attivare i pagamenti digitali direttamente, con la riduzione dei rischi e della costosa e rischiosa circolazione di contante. Inoltre toglierebbe al policy maker nostrano la possibilità di continuare a concedere la possibilità di pagare in contante anche spese di importo consistente, perseguendo l’insana politica più evasione = più voti, la via maestra per perpetuare l’evasione fiscale.

Note

  1. ) David Dorman & John Hemmings, Digital China. The Strategy anmd Its Geopolitical Implications, Pacific Forum, Issues & Insights, Vol. 23, WP 2, February 2023 p. 34.
  2. ) Helen Davidson and Chi Hui Lin in Taipei, Cash is king — for now: China signals it will slow transition to cashless society, The Guardian, Mon 29 Apr 2024 02.26 CEST
  3. ) The Economist, The global financial system is in danger of fragmenting. The American-led financial order is giving way to a more divided one, Report: World Aparts. May 3, 2024.
  4. ) Invest India, The Rise of Digital Currencies: Opportunities for Economies, April 16, 2024
  5. ) . Mihir Gandhi and Zubin Tafti, Future of digitalcurrency in India, PwC, Immersive Outlook,
  6. ) Jerome Joseph, N. Ramalingam, Do digital payments enhance tax revenue? Evidence from India, GIFT Discussion Paper Series, 2023/01, p. 31.
  7. ) Capgemini, Where Is the Cash?, World Report Series 2023.
  8. ) Jonathan Chiu, Seyed Mohammadreza Davoodalhosseini, Janet Jiang, and Yu Zhu, Bank Market Power and Central Bank Digital Currency: Theory and Quantitative Assessment, Journal of Political Economy, Volume 131, Number 5, May 2023.
  9. ) The movement of capital globally is in decline, The Economist Special reportMay 3rd 2024.
  10. ) JaeBin Ahn, Ashique Habib, Davide Malacrino, Andrea F. Presbitero, Fragmenting Foreign Direct Investment Hits Emerging Economies Hardest , IMF Blog, April 5, 2023
  11. ) International Monetary Fund, Global Financial Stability Report, April, 2004.
  12. ) Karl Whelan and Economic Governance and EMU Scrutiny Unit (EGOV), Comparing Fed and ECB monetary policies, Monetary Dialogue Papers, European Parliament, November 2023.
  13. ) Colby Smith, Joshua Franklin, Federal Reserve warns of growing geopolitical risks to global financial system. US central bank says Middle East conflict and war in Ukraine threaten ‘spillovers’ to markets. Finantial Times, October 20, 2023.
  14. ) Daniel Fried, The US Dollar as an International Currency and Its Economic effects, Congressional Budget Office, Working Paper 2023.2024 aprile 2023.
  15. ) Alexanre Tombini, The impact of international fragmentation and the role of the US dollar, Remarks at the International Finance Forum (IFF) 20th Anniversary, Guangzhou, 27–29 October 2023. Bank for International Settlements 2023.

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