L’anno 2016 non si conclude sotto i migliori auspici per quella che noi chiamiamo #italiadigitale
I nuovi dati aggiornati da Eurostat per il 2016 ci dicono che non è cresciuta né l’Europa digitale, né l’Italia digitale. Mal comune mezzo gaudio? No, al contrario questo rapporto parla di economia stagnante, ma peggio ancora di una diffusa cultura europea che guarda al digitale ancora con diffidenza.
Nella Pubblica Amministrazione vanno cambiati stili di lavoro, abitudini, incrostazioni di decenni. Un esempio: sappiamo benissimo che dal fatidico 31 maggio 2015 ad oggi il 99% delle imprese utilizza senza problemi la fatturazione elettronica verso la PA. Peccato che dall’altra parte più del 70% delle fatture elettroniche vengano tutt’ora trattate dalla PA in cartaceo!
Ma ad essere onesti non è che nell’impresa privata non è che le cose viaggino a gonfie vele, perché emerge il problema della mancanza di una vera cultura digitale. Prendiamo come esempio Industry 4.0. Venti giorni fa ero ad una importante riunione di Confindustria con le domande dei colleghi imprenditori tutte indirizzate al superammortamento, certo uno stimolo, ma significa non capire che Industry 4.0 è la re-ingenirizzazione dei processi produttivi, il ripensamento del sistema produttivo della propria impresa, non solo la mancetta dello stimolo fiscale… E si torna al solito schema di sempre: a fronte di un 20-30% di imprese che vola grazie ad aver creduto nel digitale, vuoi per i processi interni, vuoi per aprire nuovi mercati dicasi e-commerce, vuoi per fare web marketing e social, ce n’è sicuramente un altro 20% di imprese irrecuperabili, distante da qualsiasi visione futura digitale e quindi. Ma resta un 50-70% del sistema imprenditoriale italiano, che va in fretta preso per mano e portato dentro all’#italiadigitale, in una parola va alfabetizzato.
Alessandro Perego, PoliMI, dalle colonne di agendadigitale.eu, nei giorni scorsi, ha chiesto un regista forte, con il giusto supporto politico, pensando ovviamente a Diego Piacentini. Sono d’accordo ma più che un attesa messianica dell’ennesimo piano digitale Paese, credo serva un vero lavoro di squadra. Dice ancora Perego “Un regista che condivida il “canovaccio” con tutti gli attori. In questi ultimi 10-15 anni, in Italia, si è fatto molto meno di quanto non si sarebbe potuto e dovuto fare e la principale ragione è da imputare alla mancanza di una regia complessiva, che supporti con regole, linee guida, strumenti ed incentivi la digitalizzazione della nostra Pubblica Amministrazione”.
Piacentini presenterà il proprio piano a febbraio. L’ennesimo piano sull’Italia, e mi perdonerà Piacentini per lo scetticismo che traspare nelle mie parole, perché di piani in Italia siamo pieni, di decreti attuativi ed esecutività direi di no. Citiamo come esempio i fondi che dovevano arrivare all’interno di Industry 4.0 ai competence center, dal Governo alle Università, annunciati 100 milioni, arrivati o meglio promessi 30 milioni… Possiamo andare avanti così?
Se il 2016 si chiude con i chiaroscuri già detti, vediamo allora, nello spirito positivo di #aiutiamopiacentini, in 10 punti cosa augurarci per il 2017.
1- l’anno si apre già il 1 gennaio, con la possibilità per tutti i contribuenti di scegliere di effettuare la trasmissione della fattura elettronica anche tra privati con il sistema SdI, Sistema di Interscambio oggi già obbligatorio verso la PA;
2- che prosegua la diffusione dello SPID (Sistema pubblico di identità digitale) che sulle ali del Bonus Cultura e del Bonus Docenti, ha raggiunto quasi 800mila credenziali distribuite;
3- sempre in ambito PA: l’atteso aggiornamento delle “regole tecniche per la formazione del documento informatico“; il “Piano triennale dell’informatica per la PA“, a cura di Agid contenente obiettivi, cronoprogramma e capitoli di spesa per la digitalizzazione della PA per i prossimi tre anni; l’Anagrafe nazionale della popolazione residente, con la migrazione delle 8mila anagrafi comunali in un unico grande database nazionale.
4- che prosegua il piano dell’ultralarga di concerto tra Stato e Regioni, specie puntando nelle aree produttive del Paese;
5- il vero decollo di Industry 4.0, al di là delle troppe chiacchere, sia per l’avvio concreto dei Competence Center, sia per far nascere dal basso i Digital Innovation Hub, più nello spirito della UE che quello esperesso dal Mise, che siano desk leggeri nei territori a sostegno della cultura del digitale presso le imprese, creando link tra mondo della ricerca (Università) e impresa;
6- per Industry 4.0 ci auguriamo si investa in una visione meno rivolta ai soli macchinari, ma al processo, in una parola al passaggio “da prodotto a servizio”. Qui ci si gioca il cambio del sistema produttivo del Paese e serve lungimiranza, sia di noi imprenditori, sia di chi ci governa, per programmare non il piccolo cabotaggio ma da qui al 2030;
7- interventi legislativi di vero supporto alle giovani start up e tesi a sburocratizzare il settore e facilitare (leggasi invogliare) gli investimenti
8- ma soprattutto che sia l’anno dell’alfabetizzazione del nostro Paese, perché sono troppi il 25% di italiani che non ha mai usato Internet, così come risulta ancora troppo bassa la percentuale di chi utilizza Internet regolarmente (67%);
9- così come è ancora clamorosamente basso il 7% di PMI che vendono online. Nel frattempo la Spagna vola al 19% e la Germania al 26%. Bisogna credere e stimolare l’e-commerce presso le PMI;
10- auguriamoci poi che decolli il Piano Nazionale Scuola Digitale, che finora ha avuto scarso impatto sulla popolazione adulta.
Quindi ben venga #aiutiamopiacentini, ma direi soprattutto Piacentini coordini e dia una regia ad un sistema Paese Digitale che tarda a decollare. Il segnale dell’ennesima mega struttura creata a Palazzo Chigi, in un settore dove si sovrappongono strutture a tutti i livelli, locali e nazionali, la cosa inquieta un tantino. Ma vogliamo essere ottimisti e quindi attendiamo il 2017 con fiducia!