Le politiche di coesione dell’Unione Europea mirano a ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra le regioni, promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo con investimenti mirati in infrastrutture, innovazione e capitale umano. Se da un lato sono stati creati nuovi posti di lavoro di qualità, dall’altro le recenti crisi, come la pandemia e la guerra in Ucraina, hanno evidenziato nuove sfide.
Il quadro emerge anche dalla nona Relazione sulla coesione 2024, che evidenzia i significativi risultati ottenuti dalla politica di coesione nel favorire la convergenza economica e sociale verso l’alto nell’Unione.
Permangono sfide, in particolare a livello regionale, che saranno ulteriormente influenzate dalle trasformazioni strutturali. Le lezioni apprese dai periodi di implementazione passati e dall’interazione con altri strumenti sottolineano la necessità di ulteriori miglioramenti nella progettazione della politica di coesione.
Una politica più forte e modernizzata è essenziale per rafforzare il modello di crescita dell’Europa, costruire un’Unione inclusiva e realizzare l’obiettivo del Trattato di coesione economica, sociale e territoriale.
Politiche di coesione Ue, gli obiettivi
La politica di coesione dell’Unione Europea rappresenta uno degli strumenti più importanti per promuovere lo sviluppo armonioso e sostenibile all’interno del continente. Nata con l’obiettivo di ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra le diverse regioni, questa politica si basa sui principi di solidarietà e integrazione. Attraverso finanziamenti mirati e programmi specifici, l’UE sostiene le regioni meno sviluppate, aiutandole a raggiungere un livello di crescita e prosperità comparabile a quello delle aree più avanzate.
Negli ultimi decenni, la politica di coesione ha giocato un ruolo cruciale nel processo di integrazione europea, contribuendo alla creazione del mercato unico, all’Unione economica e monetaria e agli allargamenti successivi dell’UE. Grazie a questi interventi, le regioni meno sviluppate hanno potuto beneficiare di investimenti in infrastrutture, innovazione, istruzione e capitale umano, elementi chiave per stimolare la crescita economica e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il successo della politica di coesione è evidente nei progressi economici registrati dai nuovi Stati membri, che dal 2004 hanno visto il loro PIL pro capite crescere significativamente.
La riduzione delle disparità regionali
Questo aumento della prosperità economica è stato accompagnato dalla creazione di posti di lavoro di qualità, contribuendo a ridurre le disparità regionali e a promuovere una crescita più equa e inclusiva. Il contesto attuale presenta nuove sfide che richiedono un adattamento delle politiche di coesione. La pandemia di COVID-19 e la guerra in Ucraina hanno messo in evidenza le fragilità strutturali di alcune regioni, esacerbando le disparità esistenti.
Le regioni dipendenti dal turismo e dai servizi intensivi di lavoro sono state particolarmente colpite, mostrando la necessità di strategie più resilienti e diversificate. In risposta a queste sfide, la politica di coesione ha dimostrato una notevole capacità di adattamento, fornendo supporto finanziario e flessibilità per aiutare le regioni vulnerabili a superare le difficoltà. Per affrontare efficacemente le sfide future sarà essenziale modernizzare le politiche di coesione, promuovendo l’inclusione sociale, migliorando la qualità delle istituzioni e rafforzando la resilienza economica delle regioni.
Crescita a lungo termine, competitività e posti di lavoro di qualità
La nona Relazione sulla coesione del 2024 offre un’analisi dettagliata dei progressi realizzati finora e delle sfide emergenti. Questo documento evidenzia l’importanza di continuare a investire nella politica di coesione, adattandola alle nuove esigenze e garantendo che nessuna regione venga lasciata indietro. La politica di coesione rimane, dunque, un pilastro fondamentale per il futuro dell’Unione Europea, essenziale per promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile in tutte le sue regioni.
La politica di coesione dell’Unione Europea ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere la crescita economica a lungo termine, migliorare la competitività delle regioni e creare posti di lavoro di qualità. L’allargamento storico dell’UE nel 2004 è un chiaro esempio dell’impatto positivo di queste politiche. Venti anni dopo, il PIL pro capite medio negli Stati membri che si sono uniti all’Unione è aumentato dal 52% della media UE nel 2004 a quasi l’80% nel 2023. I tassi di disoccupazione in questi Stati membri sono scesi da una media del 13% al 4% nello stesso periodo.
Questa convergenza verso l’alto è stata guidata da un aumento della produttività nelle regioni meno sviluppate, testimoniando il miglioramento a lungo termine della competitività e dell’ambiente imprenditoriale di queste aree. Questo processo di recupero ha anche consentito progressi sociali tangibili, come migliori risultati sanitari e riduzioni dei tassi di disoccupazione e povertà in quasi tutte le regioni negli ultimi dieci anni.
La convergenza economica è stata irregolare in tutta l’UE, riflettendo differenze nella produttività e nella competitività. Mentre diverse regioni dell’Est hanno registrato un’impressionante ripresa economica dal 2004, beneficiando di un impulso economico post-allargamento, molte altre regioni hanno sperimentato una divergenza graduale, non riuscendo a raggiungere la media UE. Questo è particolarmente evidente nelle regioni degli Stati membri meridionali, soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008, e in alcune regioni di transizione degli Stati membri più sviluppati. Infatti, circa un terzo delle regioni dell’UE non ha ancora raggiunto i livelli di PIL pro capite del 2008. Queste regioni coprono tutti gli stadi di sviluppo e si trovano anche negli Stati membri più sviluppati.
Problemi strutturali e nuove sfide
Le disparità territoriali esistenti nell’Unione Europea rischiano di ampliarsi ulteriormente a causa delle sfide strutturali e quelle nuove se non verranno affrontate adeguatamente. Le politiche di coesione devono adattarsi per rispondere efficacemente a queste nuove realtà. Le disparità territoriali sono accentuate da regioni che affrontano stagnazione economica o declino, rischiando di cadere in una trappola di sviluppo.
Queste regioni non riescono a mantenere i tassi di crescita rispetto alla media UE e nazionale, nonché rispetto alle proprie performance passate. Tra queste, ci sono ex poli industriali nelle regioni più sviluppate. I responsabili politici in queste regioni spesso faticano a trovare soluzioni per recuperare il dinamismo economico del passato, alimentando frustrazione e scontento politico. Le cause delle trappole di sviluppo variano tra le regioni e richiedono diagnosi individuali. Tra i fattori interconnessi vi sono: insufficiente specializzazione, debole governance pubblica, sistema d’innovazione inefficiente, carenza di servizi e disallineamento delle competenze.
Questi elementi necessitano di analisi dedicate per ciascuna regione, seguite da risposte politiche su misura attraverso investimenti e riforme mirate. Le transizioni verde e digitale offrono nuove opportunità, sono essenziali per mantenere la competitività dell’UE e assicurare una buona qualità della vita ai cittadini. Queste transizioni richiedono cambiamenti strutturali significativi, che devono essere accompagnati da politiche di supporto, in particolare per le persone, le aziende e le regioni più vulnerabili ed esposte, altrimenti il rischio è di aumentare le disparità regionali e sociali.
Sostenibilità ambientale e digitalizzazione
La politica climatica dell’UE cerca di garantire equità, in particolare con la riduzione delle emissioni di gas serra. Le regioni con un’economia basata su industrie ad alta intensità di carbonio e scarse risorse per la transizione verso un’economia verde potrebbero subire un impatto negativo significativo. Le misure di giustizia sociale e di supporto economico saranno cruciali per assicurare che la transizione verde non lasci nessuna regione indietro.
La digitalizzazione ha il potenziale per stimolare la crescita economica e migliorare l’efficienza dei servizi pubblici e privati, ma senza adeguati investimenti in competenze digitali e infrastrutture, alcune regioni rischiano di rimanere indietro, ampliando ulteriormente il divario tra regioni sviluppate e meno sviluppate. Per affrontare efficacemente queste sfide, sarà necessario un approccio integrato che comprenda investimenti mirati in infrastrutture verdi e digitali, programmi di formazione e riqualificazione professionale, miglioramento della governance e dell’efficienza del settore pubblico, oltre al sostegno alle PMI per adattarsi alle nuove realtà economiche.
Bilancio dei risultati della politica di coesione e lezioni per il futuro
La politica di coesione dell’Unione Europea ha dimostrato di essere uno strumento efficace nel promuovere la convergenza economica tra gli Stati membri. Il quadro a livello sub-nazionale presenta però sfumature più complesse. Mentre il processo di convergenza nazionale è stato generalmente positivo, vi sono disparità crescenti all’interno degli Stati membri, in particolare tra le grandi aree metropolitane e le altre regioni, nonché tra le regioni che rimangono intrappolate in una “trappola di sviluppo”.
La qualità delle istituzioni, compreso il rispetto dello stato di diritto e la capacità amministrativa, sarà cruciale per il ritorno sugli investimenti pubblici e privati. Esiste una forte correlazione tra la qualità della governance e l’impatto degli investimenti della politica di coesione. Questo sottolinea la necessità di rafforzare la capacità amministrativa nelle regioni europee, anche in vista di futuri allargamenti dell’UE.
Priorità: migliorare la governance
Migliorare la qualità della governance a livello nazionale, regionale e locale può aumentare l’efficacia delle politiche e degli investimenti nazionali ed europei. Il potenziale di sviluppo di molte regioni può essere influenzato dalla mancanza di diversificazione delle fonti di finanziamento a livello regionale e locale, quando si dipende in larga misura dai trasferimenti dai bilanci nazionali. Le entità subnazionali sono responsabili, in media, di oltre la metà degli investimenti pubblici.
Questa proporzione è inferiore, ma in aumento, negli Stati membri meno sviluppati. Questa dipendenza indebolisce la resilienza dei Paesi interessati agli shock economici. Una maggiore capacità di finanziamento diversificata delle autorità regionali e locali, in particolare la possibilità di mobilitare investimenti privati, insieme al rafforzamento della loro capacità istituzionale e delle competenze amministrative, rafforzerebbe la sostenibilità delle loro strategie di sviluppo.
I programmi per il periodo 2021-2027 sono iniziati con alcuni ritardi a causa dell’impatto della pandemia e di altre problematiche amministrative. Questi ritardi hanno messo in evidenza la necessità di una maggiore flessibilità e adattabilità nei processi di pianificazione e implementazione dei programmi di coesione. Per affrontare le disparità territoriali e garantire uno sviluppo equilibrato, è fondamentale trarre lezioni dai risultati ottenuti finora. La politica di coesione deve continuare a evolversi, migliorando la qualità delle istituzioni e aumentando la capacità di finanziamento delle regioni meno sviluppate.
Conclusioni