L’uso dei cellulari in classe è un argomento complesso sotto diversi punti di vista. Concordo con alcuni argomenti a supporto sul far sì che i ragazzi, i bambini, quindi dalla primaria, le medie e le superiori, non utilizzino il cellulare in classe. Ovvio che questa è una premessa che ha bisogno di diversi chiarimenti e di diversi argomenti a supporto.
L’impatto dei cellulari nella scuola primaria
Innanzitutto, per la primaria bisognerebbe considerare che non si dovrebbe avere il cellulare, perché ormai è ampiamente dimostrato che l’utilizzo di tecnologie in quell’età non è assolutamente funzionale a uno sviluppo corretto del cervello delle capacità psicosensoriali, e anche delle capacità di apprendimento.
L’apprendimento nei più piccoli è fortemente legato al gioco, all’esplorazione e all’interazione sociale. L’uso dei cellulari può limitare queste attività essenziali, riducendo il tempo dedicato al gioco creativo e alle interazioni con i coetanei e gli adulti. Inoltre, l’attenzione dei bambini è facilmente catturata da applicazioni e contenuti digitali, il che può portare a una riduzione della capacità di concentrazione e a una dipendenza dagli stimoli digitali.
La dottoressa Susan Greenfield, neuroscienziata di fama internazionale, ha evidenziato come l’uso eccessivo della tecnologia possa ridurre la capacità di sviluppare pensiero critico e abilità di problem-solving.
La necessità di metodologie didattiche appropriate
Secondo Greenfield, l’apprendimento profondo richiede tempo, riflessione e l’opportunità di fare connessioni tra diverse idee e esperienze, tutte cose che vengono ostacolate da un uso eccessivo di dispositivi digitali, che offrono gratificazioni immediate e superficiali.
Oggi più che mai nella scuola primaria i maestri non devono più incentivare gli stimoli e la frequenza degli stessi, ma allenare allo stare nell’emozione, a rimanere concentrati per più tempo senza avere l’esigenza di continui stimoli e distrazioni. Questo perché sia il ritmo che la frequenza degli stimoli nel mondo che vivono è cresciuto esponenzialmente in questi anni.
Il problema degli stimoli digitali veloci
Basta guardare un cartone animato di oggi rispetto a quello anche di 5 anni fa, non vi sono momenti di pausa, sono stimoli costanti visivi e auditivi; senza considerare l’uso di cellulari e tablet che includono anche l’uso delle mani, non in forma creativa e funzionale ma come strumento di accelerazione della ricerca dello stimolo.
Quindi il problema non è tanto il cellulare in sé, quanto le applicazioni e tutto quello che è sul cellulare, che è uno stimolo troppo veloce e passivo, cioè non legato ad emozioni, non legato ad esperienze sensoriali.
Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva e l’esempio degli adulti
Il bambino è bombardato da stimoli ultra veloci che non corrispondono a quello che lo circonda nel mondo naturale e alla sua naturale forma di apprendimento. Quindi è assolutamente corretto che non si conceda il cellulare almeno fino alle scuole medie. Bisognerebbe però al tempo stesso adottare metodologie didattiche ed educative che includano lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, per educare ed allenare all’ascolto, all’empatia, alle emozioni, e in questo modo preparare a gestire correttamente qualsiasi strumento digitale. Le emozioni legate allo sviluppo dell’età evolutiva hanno velocità differenti, necessitano di tempi e ascolto, necessitano l’uso dei cinque sensi e la capacità di ascoltarsi e di concentrarsi. Argomenti e skills troppo spesso non considerate nella didattica e nell’educazione della primaria e nella formazione dei maestri stessi. Perché i bambini faranno quello che vedono fare agli adulti.
L’impatto del cellulare sui ragazzi delle medie e superiori
Per quanto riguarda le medie e le superiori, anche qui sono d’accordo, non tanto per vietare il cellulare, ma per allenare i ragazzi alla concentrazione, alla fatica, al ragionamento, ovvero senza una distrazione costante, perché questo è il cellulare. È sicuramente uno strumento, ma ormai è visto come uno strumento di distrazione.
Studi e statistiche sull’utilizzo dei cellulari
Uno studio del 2015 condotto dalla London School of Economics ha esaminato l’impatto dei divieti sui telefoni cellulari nelle scuole del Regno Unito. I ricercatori hanno scoperto che le scuole che avevano implementato un divieto rigoroso sull’uso dei cellulari avevano registrato un miglioramento significativo nei risultati accademici degli studenti, in particolare tra quelli con rendimento più basso. Questo suggerisce che la riduzione delle distrazioni può avere un effetto positivo sull’apprendimento e sulle prestazioni scolastiche.
Le statistiche dicono che noi adulti guardiamo il nostro telefono centinaia di volte al giorno, sblocchiamo il cellulare, semplicemente a volte per abitudine, per guardare se è arrivato un messaggio oppure addirittura per usarlo come strumento di distrazione.
La tecnologia: utile strumento o distrazione?
Come facciamo noi, così imparano a fare i nostri figli. Questo vuol dire che non siamo più in grado di stare con noi stessi, di aspettare, non c’è più la pazienza, non c’è più l’ascoltarsi, non c’è più l’ascoltare quello che ci circonda.
Un altro punto da considerare è poi come oggi viene usato il cellulare. Un’indagine condotta dalla Pew Research Center ha rivelato che il 95% degli adolescenti possiede o ha accesso a uno smartphone e che il 45% è online quasi costantemente. Il cellulare però non viene usato per le sue potenzialità, come quella di essere uno strumento utilissimo per la ricerca, il problem solving, la connessione con ogni parte del mondo, ecc.
Per il 98% delle persone e del tempo il cellulare viene utilizzato solo come strumento di distrazione e di socializzazione disfunzionale. Quindi, se vietare il cellulare è affiancato ad un allenamento per i ragazzi delle medie e delle superiori a rimanere concentrati su un qualcosa per più di tre minuti, a rimanere in ascolto di se stessi, a rimanere in ascolto dell’altra persona, di quello che ti circonda, allora sì, ha senso vietare il cellulare. Se invece il divieto nasce dalla paura di una tecnologia allora è sbagliato, perché la tecnologia è la loro realtà e vietarla per paura che loro non stiano attenti alla lezione è la soluzione sbagliata.
Educare all’uso consapevole della tecnologia
La domanda dovrebbe essere: perché un ragazzo guarda il cellulare invece che ascoltare un professore? La risposta è perché il cellulare è più interessante del professore, quindi la domanda dovrebbe essere da parte di un professore: come posso essere più interessante, o dire in una forma più interessante il contenuto che voglio far arrivare ai ragazzi? O meglio ancora: qual è il mio obiettivo? Quindi quale sarà lo strumento migliore per permettere ai ragazzi di raggiungere questo obiettivo?
Perché dalle nostre esperienze, quando ad esempio facciamo delle attività con i ragazzi senza togliere il cellulare, loro se lo scordano, perché sono impegnati a fare qualcosa che li emoziona.
La sfida per gli educatori
Quando un nostro docente coinvolge gli studenti in progetti didattici che implicano anche l’uso di tecnologie avanzate, come computer e intelligenze artificiali, e coinvolge gli studenti anche dal punto di vista emozionale, si mette in gioco con loro, li stimola con obiettivi sfidanti, li ascolta e li sprona a dare il loro meglio, allora sono loro stessi a utilizzare al meglio gli strumenti che oggi hanno a disposizione. A patto che sia il docente in primis a farlo, a non utilizzare il cellulare come distrazione, ma come strumento.
Guidati dall’esempio e dato il fatto che ci sono strumenti migliori per ottenere i risultati richiesti, sono i ragazzi stessi a non utilizzare il cellulare. E se parliamo di attività esperienziali e sociali, dove si mettono in gioco le soft skill e le emozioni, tutto questo acquista ancora più importanza. Perché qualunque essere umano darà sempre la priorità all’emozione rispetto che alla tecnologia.