l’analisi

Il nuovo ordine scientifico mondiale: Cina al vertice, Occidente in affanno



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La Cina, un tempo vista come paese dell’imitazione, è ora protagonista della scienza e della tecnologia globale. Dai progressi agricoli alle pubblicazioni scientifiche e ai brevetti, la Cina ha superato USA e Ue in molti settori. Le politiche statali e l’attrazione di talenti sono tra i fattori chiave del successo cinese

Pubblicato il 27 set 2024

Mario Di Giulio

Professore a contratto di Law of Developing Countries, Università Campus Bio-Medico Avvocato, Partner Studio Legale Pavia e Ansaldo



cina digitale (1)

Per lungo tempo nel recente passato abbiamo guardato alla Cina come il paese dell’imitazione che, senza ricorrere a una propria attività di ricerca, si appropriava delle invenzioni e delle scoperte altrui, per poi produrle o replicarle in larga scala, a volte (o spesso, secondo il nostro pregiudizio) con una qualità inferiore.

I fatti ci mostrano una realtà molto diversa dalla nostra rappresentazione e pongono la Cina sempre più quale protagonista della tecnologia e della scienza, come lo è stata per lungo tempo in epoche a noi ben lontane.

Scienza e tecnologia: la lunga ascesa della Cina

Dopo la conquista del potere da parte di Mao Zedong, con riferimento alla tecnologia la Cina si è naturalmente volta dapprima verso l’allora Unione Sovietica con la quale condivideva la visione politica del mondo, almeno per quanto concerne il modello comunista.

Complice anche in parte una certa incompatibilità tra i leader dei due paesi (Mao da un lato e Stalin dall’altro), la Cina ha quasi subito però volto lo sguardo anche a Occidente, cercando uno spazio proprio attraverso una crescita non sempre lineare, ma comunque ricca di tappe significative.

Si pensi ad esempio che nel 1960 venne progettato e realizzato il primo computer interamente cinese (il modello 107). E nel 1983 venne realizzato il primo dei computer con una velocità di calcolo superiore ai cento milioni di operazioni al secondo.

Da notare che se lo sviluppo tecnologico è spesso al centro delle attenzioni delle potenze e delle superpotenze che appunto attraverso la tecnologia tendono a conquistare e a mantenere il potere, non altrettanta attenzione è sempre stata prestata alla scienza in senso generale, quando essa non è direttamente al servizio della tecnologia.

Forse anche per questa ragione, per quanto concerne le pure scienze, per lungo tempo l’ordine mondiale è stato dominato da Stati Uniti d’America, Europa e Giappone.

Gli ultimi anni dimostrano però che un nuovo campione ha assunto la guida ed esso è appunto la Cina e nei più disparati settori. Di seguito alcuni esempi

Scienze applicate all’agricoltura

In un paese che per secoli ha sofferto di carestia (senza volere ricordare la Grande Carestia che imperversò dal 1958 al 1962, causata in gran parte da errori di programmazione economica e che costò 15 milioni di morti per fame), non meraviglia che molta della ricerca sia stata eseguita al fine di assicurare la sicurezza alimentare (food security) intesa quale possibilità di avere sufficienti risorse alimentari.

Così attraverso le alterazioni genetiche, è stata migliorata ad esempio la produttività del grano e del granturco, la capacità del miglio e del sorgo di crescere in terreni salini, nonché il numero dei raccolti annuali di riso.

Alterazioni genetiche che fanno storcere il naso a noi italiani, ma che in molti paesi sono ben accolte anche nel nostro Occidente.

Sempre nel settore agricolo, le “vertical farm” hanno rivoluzionato le stesse tecniche agricole, con le serre intelligenti per la coltivazione del riso in e gli allevamenti intensivi di maiali su ben 27 piani le cui immagini sono rimbalzate sui media di tutto il mondo.

L’attivismo della Cina nelle altre scienze

Ma non è solo nell’agricoltura che la Cina si muove come leader, se si considerano infatti il numero e la qualità delle pubblicazioni scientifiche in vari settori, le graduatorie vedono sempre questo paese nelle posizioni di testa.

Un esempio indica la progressione con la quale la Cina è cresciuta e nel solo arco di un ventennio.

È il caso delle citazioni dei testi scientifici, dove nel 2003 gli Stati Uniti erano in un rapporto di 20 ad uno, per poi passare a 4 ad uno nel 2013, per giungere al 2023 dove la Cina sorpassa USA ed Europa messi insieme.

Se è vero che il dato per se stesso può essere non significativo, perché può essere alterato da un diverso spirito di corporazione, dove gli scienziati cinesi potrebbero essere tentati di citare più spesso i connazionali che i colleghi stranieri, è altrettanto vero che questo atteggiamento può essere comune anche agli scienziati occidentali e comunque rimane di per sé esemplificativo che molto è cambiato e in pochissimo tempo.

A confermare il progresso è del resto anche l’alto numero di brevetti che sono sempre più richiesti dai cinesi rispetto al resto del mondo, anche se spesso si tratta di innovazioni su brevetti esistenti più che invenzioni in assoluto.

La Cina primeggia inoltre in numerosi altri settori, a partire da quello della chimica che spesso è di servizio allo sviluppo dell’industria.

Nell’attuale scenario l’Occidente mantiene ferma la propria egemonia soprattutto nel settore della biologia e della medicina.

Le ragioni dell’ascesa cinese nelle scienze

Parlando a volte con una mia collega cinese, una delle cause che lei adduce per spiegare la grande capacità d’impatto che ha questa nazione, è il fatto che oltre un miliardo di persone dipendono dalle decisioni di un numero davvero limitato di persone. Il dirigismo cinese può condurre a scelte giuste o sbagliate, ma, quando esse sono assunte, la grande macchina parte come un rullo compressore che non vede o ammette ostacoli.

Non viene lasciato spazio non solo al dissenso ma anche alle discussioni su cosa sia il bene e cosa il male.

Se questa spiegazione in parte può farci comprendere in parte i progressi nelle modificazioni genetiche o nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, dove non sembra esserci spazio per dubbi di carattere etico o esistenziale, da sola non sembra essere però ragione sufficiente.

Gran parte del merito sembra infatti anche dipendere dalle politiche d’incentivo statali volte ad attrarre i talenti cinesi sparsi nel mondo ed è forse anche frutto dell’approccio occidentale, spesso figlio del pregiudizio, che ha visto per anni in ogni ricercatore cinese una spia del nemico, volto a carpire segreti e a copiare, se non quando a sabotare (le politiche americane degli ultimi anni ne sono state un esempio).

E come spesso accade, la politica dell’emarginazione accresce il senso di accerchiamento e spinge a rendersi più forti per non dipendere dagli altri.

Conclusioni

Se da questo poi nasceranno minacce per noi che cinesi non siamo è tutto da vedere.

In attesa dovremo applicarci affinché scienze e tecnologia siano il più possibile campo di scambio condiviso e mai alla mercé di una sola nazione, sia la Cina o gli Stati Uniti o altro stato ancora.

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