L’anno scolastico è iniziato in tutte le regioni italiane e nello stesso istante, anzi forse già da qualche giorno prima, sono ripartite le chat di classe, dei genitori, dei docenti, gruppi quanto mai variegati e con nomi e nickname fantasiosi.
È diventato una sorta di rito quello di entrare nei gruppi Whatsapp se si è nuovi di quella classe/scuola o se si è all’inizio di un nuovo ciclo di studi e qualora il numero dei figli passi da uno a due o più i genitori si ritrovano travolti dalle chat, in infinite comunicazioni su ogni qualsivoglia aspetto della vita scolastica dei propri bambini
In questo contributo proveremo a vedere alcuni aspetti normativi che riguardano le chat e si proverà ad offrire spunti di riflessione, per cercare di fornire idee e indicazioni per diffondere una cultura etica e rispettosa nell’uso di risorse digitali e tecnologie.
Le indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali
Il garante per la protezione dei dati personali pochi giorni fa ha indicato una serie di norme, un vademecum da adottare per assicurare la più ampia protezione per chi studia e lavora nel mondo scolastico.
La legge italiana sulla privacy e il regolamento europeo (Regolamento UE 2016/679) tutelano attentamente i minori in quanto soggetti vulnerabili. Dal Garante per la protezione dei dati personali arrivano in questi giorni una serie di indicazioni che riguardano proprio le chat, all’interno delle quali vengono postate informazioni, immagini e dati che rimangono in rete per entrare in quello che è stato definito un sottobosco pericoloso.
Il primo invito, che è anche un monito, è proprio quello di ricordare che le chat vanno usate con rispetto e attenzione, riducendo e minimizzando le informazioni da condividere, quando riguardano alunni e figli.
Attenti alle foto
Inoltre, se si vuole condividere su internet o sui social serve il consenso dei genitori degli altri minori che appaiono nelle immagini, poiché quanto pubblicato in chat rapidamente sfugge al controllo e entra irrimediabilmente in rete. L’attenzione è in particolare per le foto, che diventano immediatamente disponibili per chiunque. I genitori sanno, per esempio, che all’inizio dell’anno scolastico, viene richiesto dalle segreterie delle scuole il loro il consenso per diffondere le foto delle gite, di spettacoli o altri eventi che si svolgono durante l’anno. Le foto infatti, viene ricordato dal Garante per la protezione dei minori, possono uscire dal contesto in cui sono state scattate e violare la riservatezza della persona immortalata. Quindi, se un genitore viene a sapere che la foto scattata senza il suo consenso e poi diffusa tramite le chat, potrebbe chiedere al Garante di aprire un’istruttoria, fino a fare comminare sanzioni anche pecuniarie, per diffamazione o indebito trattamento di dati personali.
Condivisione di voti e pagelle
E se per le foto sembra evidente che occorre fare un passo indietro, farle ritornare – come afferma Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali – negli album di famiglia, un’altra preoccupazione è quella per la diffusione di informazioni che riguardano l’andamento scolastico dei propri figli. Condividere, anche in questo caso senza il consenso di chi è il diretto interessato e nel caso di minori i genitori, voti, pagelle, esiti di scrutini è un altro aspetto a cui bisogna porre la massima attenzione, garantendo il massimo rispetto per la privacy dei propri figli.
Diffusione di dati sensibili
Diffondere tramite le chat dati che riguardano le condizioni sociali e economiche è un altro comportamento da evitare, poiché anche in questo caso si tratta di dati che vanno tutelati. Ancor più questo va tenuto presente se si tratta di diffondere informazioni su particolari condizioni di fragilità di un minore, postando e scrivendo sulle chat a proposito, per esempio, delle condizioni di salute del proprio pargolo.
Potrebbe essere utile ai genitori pensare che se fosse un giornalista a diffondere immagini e informazioni su un minore, senza consenso incorrerebbe in denunce e procedimenti molto seri.
Altra indicazione di cui tenere conto è quella di evitare di scrivere sulle chat i nomi di eventuali bambine e bambine coinvolti in eventi avvenuti a scuola: è sempre importante parlare in generale.
Ancora, nell’ottica delle avvertenze fornite dal Garante per la protezione dei dati personali, è sempre meglio evitare di sponsorizzare prodotti, attività commerciali, mercatini o iniziative di parenti e amici.
La netiquette delle chat di classe
Esiste poi una ricca serie di norme, che seppure non definite per legge, rientrano però in una sorta di netiquette delle chat, che è quindi bene seguire per dare loro il reale valore e non trasformarle in agorà dove ciascuno entra a gamba tesa. Se ne è occupato di recente il presidente dell’Accademia Italiana Galateo Samuele Briatore, autore del libro “Le regole delle buone maniere”.
Anche in altri paesi il tema è estremamente attuale, pensiamo per esempio che il celebre Debrett’s di Londra[1] già da tempo sul suo sito ha pubblicato il vademecum “Surviving your school whatsapp group”.
Ecco allora qualche ulteriore indicazione sull’uso delle chat di classe, che anche se al di fuori della normativa, sono di fatto regole di convivenza, una sorta di netiquette.
Così, per esempio, non è mai il caso di mostrare un linguaggio poco rispettoso se qualcuno dei genitori chiede di ricordare una data, informazione che magari è stata ripetuta più volte ma è sfuggita alla madre o al padre che utilizza la chat proprio come promemoria, evitare quindi parole e toni stizziti o addirittura volgari e poco rispettosi per la distrazione o la dimenticanza. Questo vale anche per gli allegati: se l’informazione da diffondere fosse stata già divulgata nella chat tramite un pdf, sarebbe opportuno non allegarlo nuovamente, ma rispondere o facendo riferimento a quel documento o rispondendo in poche righe, senza far passare il messaggio che chi non lo ha letto ha sbagliato, senza appesantire la chat.
Evitare anche di usare nelle chat titoli o altro che fanno riferimento alla vita professionale dei familiari che ne fanno parte, alludendo con informazioni esplicite o implicite su quanto invece andrebbe lasciato completamente fuori da questo contesto virtuale. Così per esempio, se un genitore è medico o avvocato, o gestisce un’associazione o è un allenatore, e così via, tutto questo non dovrebbe mai diventare argomento di una chat o dare a coloro che rivestono questi ruoli una maggiore rilevanza nella chat.
E ancora, che dire di quegli interventi nelle chat di gruppo, dove chi ha nel frattempo stretto legami più profondi fa riferimenti impliciti a fatti o eventi condivisi al di fuori della classe/scuola, per esempio feste o altro a cui non tutti sono stati invitati, creando incomprensioni e rendendo il clima del luogo virtuale che è la chat poco accogliente.
Buona regola è anche quella condivisa da tutti coloro che studiano da tempo quello che si può definire una sorta di fenomeno, ricordarsi che la chat non è un forum, dove si pongono domande generiche, aspettandosi che qualcuno risponda. La chat di classe si dovrebbe usare solo per questioni pubbliche e pratiche, che interessano tutti.
E poi ancora meglio evitare più messaggi spezzando la domanda o la questione di interesse, distraendo chi legge dal focus della chat e creando l’effetto delle notifiche continue.
Altra regola non scritta ma che sarebbe meglio rispettare è quella di rileggere sempre, gli errori grammaticali e sintattici e i refusi possono indicare poco rispetto di chi leggerà, poca attenzione al messaggio, fretta.
Sitografia
https://www.gpdp.it/temi/scuola
https://www.garanteprivacy.it/temi/minori
https://debretts.com/surviving-your-school-whatsapp-group
[1] Debrett’s rappresenta la massima autorità britannica in termini di galateo già dal 17° secolo