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Digitale sostenibile: come monitorarlo in Italia



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La “digitainability” combina digitalizzazione e sviluppo sostenibile. Un nuovo metodo valuta questo fenomeno a livello regionale e nazionale usando indicatori ISTAT e la teoria dei posets. Emergono disparità settoriali e geografiche nell’adozione digitale. Servono tuttavia dati più dettagliati per guidare politiche efficaci verso obiettivi sostenibili

Pubblicato il 2 ott 2024

Chiara Lella

ISEM, Ins. For Scientific Methodology, PA, Italy

Luigi Lella

ISEM – Institute for Scientific Methodology, Palermo



digitainability (1)

La ricerca più recente sembra confermare lo stretto legame esistente tra la digitalizzazione la crescita sostenibile, così come viene definita nell’ambito dell’Agenda 2030. Questa correlazione ha portato alla nascita nella letteratura scientifica del termine “digitainability”.

Secondo Lichtenthaler (2021) è possibile, ad esempio, riscontrare uno stretto legame tra i due megatrend della digitalizzazione nelle imprese e dello sviluppo sostenibile delle stesse. Tuttavia, anche se la digitalizzazione costituisce un obiettivo chiave nella pianificazione strategica della quasi totalità delle realtà analizzate, molte di queste si possono ancora considerare all’inizio del processo di trasformazione.

Una nuova metodologia di studio della digitainability

Il lavoro di ricerca che viene presentato ha lo scopo di sperimentare una nuova metodologia di studio della digitainability su scala regionale e nazionale, che possa essere presa come riferimento da qualsiasi regione o provincia, e che consenta non solo di stilare una classifica accurata dei progressi raggiunti in ambito di digitalizzazione per lo sviluppo sostenibile, ma anche di valutare l’efficacia delle misure prese dai decisori politici locali nell’ambito delle strategie di digitalizzazione intraprese sul territorio.

Il punto di partenza è stato uno studio approfondito nella letteratura scientifica avente il duplice scopo di individuare:

  • i principali fattori complementari che consentono alla digitalizzazione di massimizzare gli effetti benefici che si possono registrare a livello organizzativo;
  • le dimensioni di sviluppo sostenibile maggiormente impattate dall’introduzione della digitalizzazione.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) ha raccolto in un’unica pubblicazione (OECD, 2004) tutte le evidenze riguardanti il fenomeno della digitalizzazione.

È importante accompagnare l’adeguamento formativo e le campagne di nuove assunzioni con l’adozione di nuove pratiche lavorative come il team-working, il job rotation, la premiazione del multi-skilling, il coinvolgimento del cliente nelle attività di progetto ed il restringimento della struttura gerarchica. Il fenomeno dello spill-over, ovvero la “contaminazione di idee” scaturenti dall’innovazione favorita da tali pratiche lavorative, porta all’avvio di nuove imprese che risultano da subito digitalizzate. Viene sottolineata anche l’importanza, specie nell’industria dei servizi, di accompagnare l’adozione di nuove ICT con l’investimento in nuove assunzioni per abbassare l’età media dei dipendenti e per aumentare la percentuale di lavoratori di sesso femminile.

Il legame tra la digitalizzazione e lo sviluppo sostenibile

Per analizzare il legame tra la digitalizzazione e lo sviluppo sostenibile, è stato invece condotto uno studio delle revisioni sistematiche con il metodo PRISMA 2020 (Page et al., 2021).

Da quanto emerso la digitalizzazione, agevolando la pianificazione delle attività, il monitoraggio, la valutazione e la reingegnerizzazione dei processi, può contribuire infatti ad abbassare l’impatto ambientale delle imprese e ad instaurare un virtuoso processo di economia circolare con interessanti ritorni anche di tipo economico. Tecnologie quali l’Internet of Things (IoT), le smart grids, i sistemi di tracciamento GPS, la blockchain possono sviluppare e rafforzare la circolarità delle risorse economiche, sociali ed ambientali purché si persegua il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholders coinvolti nel raggiungimento degli obiettivi di crescita sostenibile digitale e venga adeguatamente regolamentata e supervisionata la diffusione della tecnologia (D’Amico et al. 2023).

Più in generale va sviluppato un nuovo modello demoetico che coinvolga tutti i principali stakeholder interessati dalla digitainability. Si deve diffondere e rafforzare una nuova sensibilità verso lo sviluppo sostenibile incentrata su principi e valori etici con esso allineati. I decisori politici devono assicurare un governo ed una capacità di leadership efficace. La città e tutte le comunità, organizzazioni e istituzioni che essa racchiude devono collaborare nel prendere decisioni organiche che permettano di raggiungere efficacemente gli obiettivi di sviluppo sostenibile seguendo il paradigma della Society 5.0 e dell’Industry 5.0 (Zanbayev et al., 2023).

Una metodologia di valutazione fondata su criteri oggettivi

Nel definire una sorta di scala di digitainability per tutte le province considerate nello studio, si è cercato di scegliere una metodologia di valutazione che fosse fondata su criteri oggettivi. Per prima cosa sono stati selezionati i gruppi di indici BEST prodotti da ISTAT maggiormente correlati con la digitainability seguendo le evidenze scientifiche e utilizzando idonei strumenti statistici (principalmente l’indice alpha di Chronbach). Sulla base dei valori di tali indici, come tecnica di classificazione delle province si è deciso di ricorrere alla teoria dei posets. La fase conclusiva dell’analisi della digitainability ha portato alla definizione dei diagrammi di Hasse associati ai posets delle province marchigiane e nazionali ed al calcolo dei rispettivi indici LPOM0 e LPOMext (Bruggemann et al., 2014).

La scelta di ricorrere alla teoria dei posets va in controtendenza rispetto alle modalità di studio utilizzate per affrontare problemi di valutazione multidimensionale in ambito socio-economico (come nello studio del benessere sociale e del benessere sostenibile). In questi casi si ricorre sempre al calcolo di un indice di ranking composto dato da una media pesata di indicatori selezionati da un gruppo di esperti assieme ai relativi pesi. Tanto per fare un esempio, lo stesso indicatore della Qualità della Vita aggiornato a cadenza annuale dal LAB24, laboratorio statistico del Sole 24 Ore, per stilare la classifica di tutti i comuni capoluoghi di regione italiani in base al livello di benessere sociale raggiunto si basa su un indice di ranking composito calcolato mediante una media pesata di valori di indicatori giudicati idonei a rappresentare il benessere sociale di 3 target specifici della popolazione italiana (bambini da 0 a 10 anni, giovani da 18 a 35 anni, anziani over 65). Le dimensioni ovvero i gruppi di indicatori che vengono presi in considerazione, come emerso anche dal presente studio, risultano però il più delle volte scarsamente interdipendenti. Questo fa emergere molti dubbi sulla validità degli studi socio-economici scaturenti da una riduzione unidimensionale del problema (Alaimo e Maggino, 2020).

In letteratura sono già stati effettuati studi simili a quello descritto nel presente articolo, tutti aventi lo scopo di valutare gli effetti della digitalizzazione su varie dimensioni di benessere sostenibile (Zola, 2023). Ciò che contraddistingue il presente studio rispetto ad altri condotti sulla digitainability attraverso la tecnica dei posets, non è solamente lo studio rigoroso effettuato sulle principali dimensioni di sviluppo sostenibili che possono essere influenzate dal processo di digitalizzazione portato avanti con la metodologia Prisma, ma soprattutto il tentativo di stabilire una metodologia di indagine che potesse essere portata avanti per qualsiasi provincia italiana. Per questo motivo sono stati presi in considerazione solamente open data sets di indicatori nazionali messi a disposizione dall’ISTAT (indici BEST).

I diagrammi seguenti sono stati ricavati dalla versione disponibile online di PyHasse. Il primo diagramma di Hasse che viene presentato rappresenta il livello di digitainability raggiunto nelle province marchigiane, che è stato ricavato dall’analisi degli indicatori rappresentati in tabella 1.

Tabella 1 – Dimensioni di digitainability considerate per le province marchigiane

Figura 1 – Diagramma di Hasse relativo alla digitainability nelle Marche

Come si vede il capoluogo delle Marche, considerando le variabili di studio della tabella 1, risulta essere ai primi posti rispetto agli altri capoluoghi di provincia marchigiani.

Utilizzando gli stessi indicatori di tabella 1 anche per analizzare tutte le province italiane si ottiene il seguente diagramma di Hasse:

Figura 2 – Diagramma di Hasse relativo alla digitainability in Italia

In figura 3 e in figura 4 vengono riportati i valori LPOM0 e LPOMext calcolati mediante la piattaforma online di PyHasse :

Figura 3 – Indici LPOM0 delle province italiane

Figura 4 – Indici LPOMext delle province italiane

Considerando quindi le dimensioni della tabella 1, la provincia di Ancona, come livello di sviluppo della digitainability si attesta in terza posizione sia in base al punteggio LPOM0 che al punteggio LPOMext calcolati.

Purtroppo i dati messi a disposizione da ISTAT ed Eurostat non permettono al momento un’analisi completa degli effetti della digitalizzazione sulla crescita sostenibile sul territorio nazionale. Molti di questi indicatori non vengono differenziati a livello provinciale. Molte dimensioni di analisi, essenziali per valutare gli effetti della digitalizzazione sulla crescita sostenibile, non vengono neppure prese in considerazione.

Poco si evince ad esempio sulla diffusione delle best practices a livello organizzativo per il consolidamento e la crescita del capitale umano, per lo sviluppo di rapporti inter-organizzativi e per la reingegnerizzazione dei processi e dei servizi. Non esistono dati sugli investimenti in ICT, né sul personale impiegato in posizioni specializzate in ICT. I dati disponibili non permettono neppure di valutare pienamente gli effetti della digitalizzazione sulla qualità dell’ambiente e dell’ecosistema, sul contenimento dei consumi energetici, sulla riduzione delle disuguaglianze sociali e sulla crescita del benessere sociale della popolazione. Si auspica che nel tempo ISTAT ed Eurostat mettano a disposizione ulteriori set di indicatori che consentano di analizzare tutte le dimensioni del fenomeno della digitainability, permettendo di valutare le differenze sia a livello territoriale che a livello di genere, età o disabilità/disturbi presenti. Solo in questo modo sarà possibile supportare pienamente i decisori politici nelle scelte strategiche da adottare per il raggiungimento degli SDG.

Digitale e sostenibilità: i primi risultati utili

Nonostante la scarsità dei dati attualmente disponibili è stato però possibile ricavare alcuni primi utili risultati dalle analisi effettuate. Si è innanzitutto verificato che, specie nella regione Marche, la digitalizzazione ha interessato maggiormente l’ambito dell’assistenza sanitaria ospedaliera.

Poco invece è stato fatto nell’ambito del turismo e dell’agricoltura. Dall’analisi effettuata sul territorio delle Marche è emerso infatti che le strategie adottate dai decisori politici non hanno previsto di ricorrere alla digitalizzazione dei servizi e dei processi produttivi per consentire uno sviluppo più efficace delle imprese territoriali operanti in questi ambiti specifici. In effetti alcune scelte come quella di mettere a disposizione dati in formato aperto sulle attività turistiche territoriali, sui musei e sui parchi naturali, come quella del monitoraggio della filiera agroalimentare ricorrendo alla tecnologia della blockchain, o come quella dello sviluppo dei digital village potrebbe dare un valido contributo alla crescita sostenibile dei territori rurali.

Conclusioni

Nell’ambito della rivoluzione verde e della transizione ecologica la digitalizzazione dei sistemi di approvvigionamento idrico e di distribuzione dell’energia potrebbe portare ad una riduzione degli sprechi e ad un contenimento dei consumi, abbattendo l’impatto negativo sull’ambiente. Il ricorso a soluzioni ICT come quella dell’IoT e dei digital twins delle città potrebbe aiutare a ridurre sia i consumi che lo spreco delle risorse disponibili.

Bibliografia

Alaimo L.S. e Maggino F., Sustainable development goals indicators at territorial level: Conceptual and methodological issues – the Italian perspective, Social Indicators Research, 2020;

Bruggemann R., Carlsen L. Voigt K., Wieland R., PyHasse software for partial order analysis: Scientific background and description of selected modules. In: Bruggemann R., Carlsen L., Wittmann J. (eds), Multi-indicator systems and modelling in partial order, Springer, 2014;

D’Amico G., Szopik-Depeczynska K., Beltramo R., D’Adamo I., Ioppolo G., Smart and Sustainable Bioeconomy Platform: A New Approach towards Sustainability, Sustainability, 2022;

Lichtenthaler U., Digitainability: The Combined Effects of the Megatrends Digitalizations and Sustainability, JIM, 2021;

OECD, The Economic Impact of ICT, Measurement, Evidence and Implications, 2004;

Page MJ, McKenzie JE, Bossuyt PM, Boutron I, Hoffmann TC, Mulrow CD, et al. The PRISMA 2020 statement: an updated guideline for reporting systematic reviews. Systematic Reviews 2021;

Zanbayev R.A., Irfan M., Shutaleva A.V., Maksimov D.G., Abdykadyrkyzy R., Filiz S., Demoethical Model of Sustainable Development of Society: A Roadmap towards Digital Transformation, Sustainability, 2023;

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