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Pezzotto, perché le nuove norme sono un pericolo per tutto il sistema



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Passato anche al Senato – ora manca solo la Camera – il DL Omnibus dove ci sono severissime norme contro la pirateria tv, in particolare per arginare l’uso dei “pezzotti”, ma l’industria tech ritiene che siano un grave errore. Ecco perché

Pubblicato il 2 ott 2024

Valerio Carnevale

Senior Public Affair Manager Anitec-Assinform



pezzotto dl omnibus

Nell’ambito della discussione in Senato per la conversione in legge del DL n.113/2024, noto come DL Omnibus, sono stati approvati due emendamenti presentati congiuntamente da Forza Italia e Fratelli d’Italia diretti a rafforzare la lotta contro la pirateria digitale di contenuti sportivi e contrastare in particolare l’utilizzo del cosiddetto “ DL Omnibus” e ora manca solo il passaggio alla Camera.

Le nuove norme anti pezzotto

Questo termine è comunemente usato nel nostro Paese per riferirsi ai servizi illegali di pirateria online, un fenomeno che negli anni ha avuto una crescita esponenziale in termini di numeri di utenti e di risorse economiche sottratte al settore. Nello specifico si tratta di un dispositivo, precisamente un decoder, che consente l’accesso illegale e gratuito a contenuti audiovisivi a pagamento offerti nella maggior parte dei casi dalle piattaforme di streaming.

Le nuove misure, ormai parte integrante del decreto approvato da Palazzo Madama, impongono obblighi stringenti per diversi operatori del settore digitale, tra cui i motori di ricerca, i fornitori di servizi di acceso alla rete e i prestatori dei servizi della società dell’informazione che dovranno segnalare alle autorità giudiziarie i reati di accesso abusivo ai sistemi informatici e frode informatica. La mancata segnalazione, anche solo di un semplice tentativo di reato, potrebbe portare a sanzioni fino a un anno di reclusione.

Ma l’attuale normativa è già efficace

L’introduzione delle nuove norme arriva a poco più di un anno dalla legge 14 luglio 2023, n. 93, che aveva attribuito nuovi poteri ad AGCOM nella lotta contro la pirateria on line, introducendo il Piracy Shield per il blocco automatizzato dei contenuti illeciti. Questo sistema, che permette di bloccare FQDN e IP destinati alla diffusione illegale entro 30 minuti dalla segnalazione, ha ottenuto risultati significativi, bloccando migliaia di domini e indirizzi IP in meno di un anno e dando saggio delle proprie potenzialità in termini di deterrenza dei reati.

Le critiche agli emendamenti approvati

  • Le nuove misure introdotte dal DL Omnibus hanno sollevato diversi dubbi, in primis sotto il profilo dell’attribuzione di una responsabilità penale a soggetti totalmente estranei all’oggetto del reato di cui sono responsabili chi diffonde illecitamente contenuti online e chi ne fruisce. I motori di ricerca, i fornitori di servizi di rete e le piattaforme digitali, infatti, rappresentano dei meri intermediari di un servizio, di certo non sono parte di un disegno criminoso, il che rende quanto meno discutibile l’idea di imputare loro una responsabilità penale per non aver segnalato attività illecite compiute da terzi.
  • La norma, poi, non definisce chiaramente i criteri oggettivi con cui determinare quando un provider debba segnalare un’attività illecita. Senza linee guida precise, l’obbligo di segnalazione scatterebbe nel momento in cui questi soggetti venissero a conoscenza di un accesso abusivo o di una frode informatica, ma non è specificato come debbano dimostrare tale conoscenza. Questa lacuna legislativa potrebbe rendere molto più complicata la concreta applicazione della legge, creando incertezze tra gli operatori del settore e rischi di disservizi per gli utenti.
  • Inoltre, accanto all’evidente incongruenza e sproporzionatezza della pena detentiva a un anno di reclusione in caso di omessa segnalazione, si rischia di colpire soggetti che, per mancanza di competenze e strumenti specifici utili a determinare quali condotte possano considerarsi rilevanti dal punto di vista penale, non potrebbero mai essere in grado di rispettare tempestivamente l’obbligo di segnalazione di illeciti informatici.

Inoltre, le nuove regole dettate dal DL Omnibus rischiano di produrre effetti negativi che vanno oltre l’obiettivo dichiarato. Da un lato, infatti, i gravosi adempimenti e oneri richiesti agli operatori del settore non potranno che influire sulla qualità dei servizi da loro prestati, mentre, dall’altro, il timore di sanzioni penali comporterà un inevitabile eccesso di segnalazioni alle autorità competente che andrà a intasare ulteriormente il sistema giudiziario.

Implicazioni con il diritto dell’Unione Europea

Critica anche la scelta di assoggettare a tali obblighi tutte le imprese che prestano i servizi in Italia indipendentemente da dove sono stabilite. Tale disposizione configurerebbe una violazione di uno dei principi fondamentali del diritto dell’UE, il cd. country of origin, il quale prevede che le imprese possano essere soggette esclusivamente alle norme del Paese in cui sono stabilite. Tale principio, infatti, ha il chiaro obiettivo di evitare che l’imposizione di norme nazionali ad aziende stabilite in altri Stati membri possa intaccare la coesione economica dell’Unione e ostacolare il commercio intra-UE.

L’appello del settore digitale

In risposta alle nuove misure, il settore del digitale ritiene necessario che Governo e Parlamento valutino nel più breve tempo la possibilità di un intervento puntuale per una revisione sostanziale della norma sulla responsabilità penale per le imprese introdotta dal DL Omnibus.

Nella stessa direzione, è necessario proseguire il lavoro iniziato con l’istituzione della Piattaforma Piracy Shield, che ha già mostrato risultati promettenti grazie anche alla cooperazione tra AGCOM e tutti gli operatori del settore. Solo attraverso la collaborazione e un dialogo costruttivo tra tutti i soggetti coinvolti sarà possibile mantenere l’Italia all’avanguardia nella lotta alla pirateria digitale, preservando allo stesso tempo la tutela del mercato digitale e la competitività delle imprese.

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