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PA digitale: il PNRR riuscirà a cambiare davvero i comuni?



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A 18 mesi dalla scadenza del PNRR Digitale, l’efficacia dei fondi per la digitalizzazione dei comuni è incerta. Strumenti come padigitale2026 e iniziative come PDND e SEND offrono benefici, ma restano anche molte criticità. È essenziale investire in automazione e interoperabilità per evitare che l’opportunità diventi un semplice adempimento burocratico, con spese inefficaci

Pubblicato il 11 ott 2024

Andrea Tironi

Project Manager – Digital Transformation



pa digitale servizi digitali dei comuni

I fondi PNRR che sono stati stanziati (e in piccola parte liquidati) ai comuni per digitalizzare gli enti, stanno davvero cambiando i servizi digitali dei comuni? Ce lo domandiamo perché mancano 18 mesi alla fine dei progetti (giugno 2026).

Gli avvisi sono quindi maturi e non siamo troppo lontani dalla fine dei progetti per avere quel senso di urgenza necessario a raggiungere un vero impatto.

Gli aspetti positivi del PNRR digitale

Partiamo dagli aspetti positivi del PNRR Digitale.

Padigitale2026

Padigitale 2026 è una piattaforma che ha permesso di gestire tutto il ciclo di vita degli avvisi in un unico posto, con tanto di assistenza integrata. Si tratta di una piattaforma che si auspica possa sopravvivere al PNRR e venga utilizzata come best practices nazionale diventano (nelle migliori utopie) l’unica piattaforma di accesso ai bandi nazionali per i comuni.

In fondo spendere i soldi interessa sia alla PAC che alla PAL e quindi un unico punto di contatto con procedure uniformi sarebbe auspicabile. La piattaforma ha generato come effetto di secondo ordine una nuova cultura degli avvisi, che sarà importante nei prossimi anni per avere capacità di spesa mediante fondi europei diretti e indiretti.

"PA digitale 2026: guida per superare i controlli formali previsti dagli Avvisi PNRR"

Team territoriale

Non in tutti i territori il Team è stato percepito come positivo, comunque aiuta gli enti a non sentirsi soli davanti alle scelte da fare rimanendo in balia dei fornitori. L’aiuto a fare scelte migliori e più consapevoli porta a migliorare gli strumenti e quindi la digitalizzazione dell’ente.

Inoltre il team territoriale del Dipartimento della Trasformazione Digitale ha portato nel tempo le problematiche degli enti a Roma, cercando progressivamente anche di capirne le dinamiche nonché gli effetti delle misure per raggiungere un impatto effettivo. Mai si erano visti così tanti fondi sul digitale e forse mai si vedranno nuovamente. Hanno permesso di spingere le piattaforme abilitanti, di rivedere i siti comunali, di portare in cloud gli applicativi, di dare linfa nuova a PDND e SEND, le piattaforme introdotte in questi anni.

Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

PDND nasce con i migliori auspici come punto di riferimento per l’interoperabilità e il principio once only. Sicuramente migliorabile, del resto è quanto si aspettava da anni. Dovrebbe aiutare, se ben utilizzata, a introdurre maggiore automazione nei processi digitali.

Servizio notifiche digitali (SEND)

SEND risolve l’annoso problema delle notifiche a valore legale, togliendo alle PA l’onere di dover pensare ogni volta a come spedirle con quale canale e inseguire gli “introvabili”. Sicuramente un’innovazione che se ben implementata (e semplificata nella parte di fatturazione grazie a PagoPA) risulterà estremamente efficiente.

Cloud

Finalmente i dati della PA saranno in cloud e non nel sottoscala del piccolo comune di 1000 abitanti. Si tratta di una miglioria perché i dati si trovano ora all’interno di data center autocertificati ACN, del resto ora è necessario valutare per bene questi data center, diventati dei punti critici della PA dal momento in cui ospitano migliaia di comuni e sono in proprietà di fornitori diventati a questo punto strategici per la PA, come lo possono essere gli hyperscaler. Alcuni enti (più di 100) sono poi passati al PSN (polo strategico nazionale) soprattutto in ambito sanitario, che diventa la roccaforte dei dati della PA. Ad oggi più di 4000 enti sono migrati a cloud certificati ed entro giugno 2026 saranno 12000 PA, grazie ad 1.9 miliardi di fondi, ha detto recentemente Alessio Butti.

Gli aspetti da valutare per rafforzare l’impatto del PNRR digitale nei prossimi 18 mesi

Ecco gli aspetti negativi o da valutare per cercare di rendere il PNRR digitale davvero di impatto nei prossimi 18 mesi.

1.4.1 e servizi

L’1.4.1 ha come obiettivo non tanto rinnovare i siti, quanto creare al loro interno servizi digitali. Questo richiede uno sforzo che è molto superiore rispetto a tutti gli altri avvisi, semplicemente perché questo, in particolare, li integra tutti. Quando si rivede un processo si utilizza un software che probabilmente è in cloud (1.2) che dovrà fare un pagamento (1.4.3 pagoPA) che invierà messaggio (1.4.3 App IO, 1.4.5 SEND), che dovrà interfacciarsi con altre basi dati (1.3.1 PDND), a cui si accederà auspicabilmente con SPID e CIE (1.4.4). Una volta realizzato, andrà ? (1.7.2 Facilitazione Digitale, per chi vuole leggerla così). In sostanza: se non verranno creati servizi efficaci, il risultato sarà speso soldi solo per rifare un sito.

Le tre caratteristiche di un servizio efficace

Ma cosa è un servizio efficace?

È un servizio che ha 3 caratteristiche:

  • possibilità di accedervi da qualsiasi strumento digitale
  • possibilità di conoscere in ogni momento lo stato del servizio/richiesta fatta
  • Possibilità di sapere in quanto tempo massimo mi verrà fornita una risposta/feedback

Se proprio poi vogliamo migliorarlo ulteriormente possiamo parlare della:

  • possibilità di prendere un appuntamento online per eventuali chiarimenti di persona
  • possibilità di prendere un appuntamento online per una webcall di chiarimento
  • avere un’assistenza umana o robotica H24

Diamo per scontato:

  • la semplicità di accesso
  • la semplicità di richiesta
  • il fatto che svolga quanto serve
  • che sia integrato al backoffice dell’ente e agli altri processi dell’ente

I primi tre punti indicati, richiedono:

  • riguardo al primo: un’ingegnerizzazione iniziale per avere un’esperienza sia da mobile che da pc conforme al dispositivo, come richiesto dalla 1.4.1
  • per il secondo: un’integrazione con il backoffice dell’ente
  • per il terzo: una gestione corretta del servizio e personale per erogarlo

Avvicinandosi alla scadenza del PNRR (giugno 2026) sta aumentando la consapevolezza che il PNRR Digitale è diventato sempre più strumento di compliance burocratica e sempre meno per svolgere al meglio il lavoro.

Questo non perché tanti comuni non vogliano svolgere le attività al meglio, ma spesso perché i fornitori:

  • procurano software obsoleti pensati per non essere interoperabili
  • forniscono software chiusi o che “fanno tutto ma solo se compri 1.4.1, 1.2, 1.4.3, 1.4.4. etc etc con i miei strumenti”
  • non hanno uno standard API per SEND, PagoPA, 1.2 che comunichi con 1.4.1

Aggiudicarsi i soldi non basta: lavorare su automazione e interoperabilità

Quindi stiamo investendo soldi (i famosi 200.000 euro dati al comune di 500 abitanti) per rifare il sito? Probabilmente sì, e si tratta di soldi buttati, a meno che si inizi a investire sull’automazione (inclusa l’intelligenza artificiale), sull’interoperabilità e sulla necessità di rendere più fluidi digitalmente i processi.

Altrimenti spesi tutti quei soldi ci troveremo di nuovo a smistare le Pec a mano, a rispondere al telefono alle richieste dei cittadini negli orari di ufficio, a far sparire pec e pratiche nel limbo del comune, senza che sia cambiato molto. Del resto saremo “compliant” e forse ci saremo pure aggiudicati i soldi, quindi tutto a posto.

Speriamo non sia così. Abbiamo ancora 18 mesi per fare la differenza per le future generazioni.

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